lunedì 7 gennaio 2013

Fino alla parola fine

Il bel post di Anima di Carta che trovate qui mi ha fatto ragionare sui miei processi creativi.

Le cose funzionano più o meno così. Arriva un personaggio e inizia a bussare alla mia testa. Tutto parte sempre da un personaggio che ha una storia e chiede a me di raccontarla. Ci sono personaggi più o meno insistenti. Le donne, ad esempio, sono in generale più disciplinate, si siedono in un angolo e aspettano il proprio turno. Finisce spesso, infatti, che devo essere io a invitarle, quando ciclicamente decido che ho trascurato troppo i personaggi femminili e scrivo un racconto su uno di loro. Il fatto è che i maschi sono più invadenti.
Spesso più di un personaggio si contende la mia attenzione. Fanno a botte finché uno non prevale sull'altro, che va tutto mogio in panchina ad attendere il suo turno e io inizio a scrivere. E sono convinta al 100% della storia. Fino a quando non arrivo alla parola "fine" sono assolutamente certa che sto facendo un lavoro non buono, necessario. Che la gente abbia bisogno di leggere quella storia, non perché la sto scrivendo io, ci mancherebbe, ma perché è interessante in sé. In quel momento penso anche di stare riuscendo a renderla in modo degno.
Tutto questo si interrompe alla parola fine o, peggio, al momento in cui il racconto o il romanzo deve volare verso dei lettori, siano essi gli amici di sempre, i giudici di un concorso o gli editori. Di solito continua a essere convinta dell'intrinseco interesse che può avere la mia storia, ma... Iniziano, appunto i ma. Ma non sono più certa di averla resa al meglio, per niente. Ma non sono più sicura che gli snodi narrativi rendano giustizia all'idea generale. Ma qualcosa nella trama o nell'ambientazione inizia a sembrarmi debolissimo. Ho appena inviato due racconti a un concorso. Uno di questi lo ritenevo tra i migliori prodotti nel 2012. Appena l'ho inviato sono iniziati i dubbi. Di ambientazione. Di cronologia (è un racconto storico). Di resa dei personaggi. Praticamente di tutto.
Se non altro non sono tra quegli autori che si arrabbiano per il fatto di essere snobbati dalle case editrici, peccando piuttosto per scarsa convinzione. Credo ci sia stato un solo caso in cui ho inviato a un concorso un racconto che è stato poi ignorato, mentre io tutt'ora lo ritengo molto valido e aderente al tema del concorso stesso. E invidio la convinzione di cui sa affermare con sicurezza di aver scritto cose che vale la pena leggere...
Per voi come funziona la genesi delle storie?

PS: sono arrivata alla fine della revisione del romanzo che mi ha tenuto impegnata da maggio ad oggi. Sono, è ovvio, nella fase il cui penso che non valga nulla...

5 commenti:

  1. Io ho appena finito di rileggere per la terza volta il tuo Briscola e Padre Marco mi sta proprio simpatico, è un giallo dolce, delicato, nulla "come nei film americani"....avrò il tempo di dedicare ai tuoi racconti così ben costruiti un post?
    stanne certa, ma non so dirti ancora quando.....però che bello leggerti!!!

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    1. Grazie mille per la lettura e il commento! Per noi scrittrici insicure è davvero un toccasana avere dei riscontri positivi! Quanto a Padre Marco, è un personaggio che amo molto. Lui è educato e disciplinato e per questo negli ultimi tempi è stato zittito da altra gente meno arrendevole, ma tornerò quanto prima a dedicargli la mia attenzione.

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  2. Grazie di cuore Tenar per il link :)
    Mi sono ritrovata in tutto quello che dici, sia per la genesi delle storie sia per i dubbi finali. Arriva il momento in cui si mette la parola fine e ci sembra giusto così, pensiamo di aver fatto tutto il possibile per rendere la storia leggibile e completa. Poi, quando la spediamo a qualcuno o la facciamo leggere... cominciano i mille dubbi: forse là potevo aggiungere questo, forse la trama non è forte come mi è sembrato, forse non vale nulla... Ti viene quasi l'istinto di prendere tutto e riscriverlo.
    Magari dobbiamo avere solo più fiducia in noi stesse, quella stessa fiducia e quello slancio che ci accompagnano quando scriviamo.
    Cmq se trovi un rimedio all'insicurezza fammelo sapere :)

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  3. Mi sa che prendo questo post, citandolo sul mio blog, e ci aggiungo la mia esperienza ^^
    Meriti una risposta ampia e articolata. Comunque, per farla breve, ho tante storie che bussano alla mia testa, quelle che lo fanno con più urgenza decido di scriverle, o almeno di provarci. M'è capitato anche di fermarmi perché il lavoro diventa troppo difficile, mi serve ancora tempo di gestazione...
    poi mi è utilissimo parlare con mio marito: lo inondo di notizie su trama, personaggi, e così via, perché parlando mi chiarisco le idee e riesco a scrivere "vedendo" meglio le scene. Allora ci si risente!
    Un caro saluto!

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    1. Anche la mia scrittura è molto migliorata da quando ho un marito da "vessare". Per fortuna fin dall'inizio ho avuto degli amici che si sono sempre fatti in quattro per trovarmi informazioni, spunti, mi hanno letto e incoraggiato. Senza di loro credo avrei smesso di scrivere da un sacco di tempo.
      PS: tantissimo tempo fa mi avevi suggerito un post sulla genesi delle storie brevi. Non mi sono dimenticata, appena ho un attimo di tempo lo metto giù!

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