Elisabetta Bucciarelli
Da quando ho deciso di leggere più autori italiani ho fatto un sacco di belle scoperte.
Tra i tanti, questo è forse il romanzo che più entra nel profondo.
La prima cosa che si nota è la tessitura della prosa, bella e rarefatta come i luoghi che descrive, un piacere che ti trascina nella lettura prima ancora che la storia prenda forma.
Poi c'è l'ambientazione. Un villaggio in alta quota che sembra ruotare intorno a una strana casa, immerso in boschi e vallate dove geografia reale, simbolica e mitologica si mescolano.
Qui, nella stagione estiva, si incrociano le storie e i destini degli abitanti del villaggio e dei villeggianti. A metà tra queste due popolazioni c'è Maria Dolores Vergani, poliziotta in aspettativa, tornata nel luogo delle sue estati di bambina per lenire le ferite dell'animo. Ma ci sono altre ferite, o errori del destino, che vanno sanati, c'è il cadavere di una donna ritrovato nel bosco, la morte misteriosa di una mucca destinata a combattere e il mistero vecchio che coinvolge una donna morta troppo giovane, un uomo che non si mostra mai e un altro che ha perso la memoria.
L'indagine più contingente, a dire la verità, è più un pretesto narrativo per esplorare luoghi, animi e misteri più profondi. Gli animi, del resto, l'autrice li sa dipingere davvero bene ed è difficile decidere quale personaggio rimane più impresso, anche se giganteggiano tre figure di donna, una di cui è rimasta quasi soltanto una voce, l'unica ragazza del villaggio e, appunto, Maria Dolores.
L'unica controindicazione è che a volte questo libro tocca vette di malinconia soverchianti. In questo momento avrei voluto credere a una felicità possibile. Ho tifato fino all'ultimo per un lieto fine, che però sembra non impossibile, ma di certo improbabile.
In ogni caso, una lettura caldamente consigliata.
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