Ed eccomi qui, alla fine ci sono arrivata. All'ultimo capitolo dell'apocrifo sherlockiano. In linea con la tempistica che mi ero prefissata, entro qualche giorno l'avrà finito, per dedicarmi durante le vacanze alla revisione.
E' un momento stranissimo, quello dell'ultimo capitolo, ne avevo già parlato qui, quando mi ero trovata nella stessa situazione con il thriller storico che ora cerca casa.
Si prova senso di straniamento, di abbandono, come se fossero i miei personaggi a lasciarmi e non io a lasciare loro. Una sorta di panico: troverò un'altra storia da scrivere? Che ne sarà di questa?
Quella con Sherlock Holmes è stata una convivenza lunga un anno, iniziata proprio di questi tempi, quando qui ho pubblicato uno dei miei primi esperimenti col personaggio (la data, in effetti, è del 28 luglio 2012). Una convivenza estremamente produttiva, dato che ha originato 4 racconti e un romanzo (sindrome della pagina bianca? Cos'è? Si mangia?) e che, al di là del mero piacere di scrivere, mi ha regalato altri momenti impagabili. Tra questi lo studio ragionato delle lapidi vittoriane del cimitero degli animali di Londra eseguito sotto i miei occhi dalle insuperabili Manu e Elena per scegliere su basi statistica il nome più probabile per il cane di Watson (che, no, non poteva chiamarsi Gladstone come nel film). Oppure l'imbarazzo nel leggere (prendendo appunti) un manuale on-line per imparare a scassinare le serratura. Per il momento i carabinieri non sono ancora venuti a prendermi. Per non parlare delle liti del giovedì sera per convincere il Nik a guardare sul 142 di Sky lo Sherlock Holmes con Jeremy Brett. Va detto che il poveretto si era già subito Elementary e tutta una serie di discussioni che spaziavano dalla velocità dei treni agli sterzi delle automobili a vapore (una delle quali è stata messa in moto nel romanzo quasi a furor di popolo).
Sono soddisfatta? Domanda complicata. Appena sarà finito vi troverò tutti i difetti del mondo. Tuttavia, appartenendo a un genere tanto specifico di cui ho letto quasi tutto il leggibile (mi manca soluzione al 7% e Il mandala di Sherlock Holmes che non ho trovato), posso dire di sì.
Ho scritto l'apocrifo che avrei voluto leggere, dinamico, frizzante, con molta azione, molta deduzione e dialoghi brillanti, il tutto in un finto ottocentesco che volevo leggero e elegante. Sopratutto, ho raccontato una storia che mi stava a cuore, che incredibilmente nessuno ha sfruttato in un romanzo e che sembrava fatta apposta per Sherlock Holmes.
Adesso non resta terminare, revisionare e sperare che questa storia trovi la strada della libreria.
Per intanto vi regalo lo scorcio più privato del mio Holmes:
"Holmes non esternava mai i propri sentimenti. Se ne parlava, era per ribadire la superiorità della mente e per invitare l’interlocutore a diffidare dai moti dell’animo. Ma suonava. E attraverso le note veicolava tutte le sue parole non dette e i sentimenti non esplicitati. Nella musica, solo attraverso la musica, persino Sherlock Holmes si emozionava."
E a novembre, sulla rivista Sherlock Magazine, sarà pubblicato il mio racconto Avventura a Parigi.
E ovviamente un un enorme GRAZIE a tutti colore che mi hanno aiutato, hanno letto e stanno leggendo le bozze, hanno dato spunti, idee e sostegno.
RispondiEliminaL'ultimo capitolo è un traguardo che senza di voi non avrei raggiunto