giovedì 24 ottobre 2013

Editing, la Pietra Filosofale dello scrittore.

Mentre i Gatti di Brolo continuano a farci compagnia, mi sono decisa a parlare di Editing, chimera e pietra filosofale  per molti scrittori e aspiranti tali.
In effetti a leggere quello che si trova in rete, sembrerebbe proprio che l'editing sia la Pietra Filosofale, una magia che permette di trasformare un manoscritto digeribile quanto piombo in oro editoriale appetibile per agenti, editori e lettori.

Quindi di fatto cos'è l'editing?
È la sistemazione di un manoscritto per traghettarlo dalla sua forma da cassetto alla sua nuova (si spera) forma di libro. Qualcosa di più della vecchia e assai meno romantica "correzione delle bozze". Non si limita (in teoria) a correggere errori di battitura e sviste varie, ma interviene per rendere più leggibile le frasi e, se il caso, più fruibile la trama stessa dell'opera. Ancora più in pratica, è la lettura esterna di qualcuno di competente che ti dice "Bello, però che noia il cap. 5! Non è che accorci un po' il primo paragrafo del cap. 4?" Insomma, come spesso accade, niente magia e molto buon senso applicato.

Per come la vedo, io, di editing ne esistono di tre tipi e io ne ho sperimentato solo uno.

Editing interno pre-pubblicazione
Dovrebbe essere sempre a carico esclusivo dell'editore. È una delle ultime fasi di lavoro prima di impaginare l'opera e passare alla correzione delle bozze vere e propria (in cui si starà attenti più che altro che i segni di interpunzione siano tutti al posto giusto e a altri dettagli simili).
La prima volta che mi hanno detto che un racconto sarebbe stato "editato" mi è salito il panico. Chi osava mettere il naso nel mio racconto? 
In realtà per i racconti, per quel che mi riguarda, si è sempre trattato di editing leggerissimo, risolto di solito con qualche mail con il curatore dell'antologia. Qualche soggetto da esplicitare meglio, qualche frase da spezzare e altre cose del genere. L'editing più leggero in assoluto l'ha subito il racconto pubblicato in Giallo Mondadori, a cui è stata solo modificata la prima riga (quando l'ho letto mi è venuto un colpo: mi hanno modificato fin dalla prima frase! Poi mi sono accorta che era l'unico cambiamento). Credo comunque che sia normale. Un racconto è pronto o non è pronto per la pubblicazione, senza troppe vie di mezzo.
Per LA ROCCIA NEL CUORE in realtà il discorso è stato molto simile, tolta qualche ridondanza e sistemata qualche frase qua e là. Mi è crollata l'illusione dell'editor come un demiurgo che ti rivolta la storia come un calzino. 
Forse, se un romanzo deve essere rivoltato come un calzino, non è pronto per la pubblicazione.
Per l'apocrifo sherlockiano l'editing è in corso e in effetti è un po' più sostanzioso, ma si è tratta più che altro di trovare insieme la soluzione a un capitolo che non torna e poi ci vuole il controllo di un "esperto più esperto di me" per tutti i riferimenti interni/storici/linguistici. Nessun calzino rivoltato neanche qui.

Editing esterno pre-pubblicazione
Ho sentito che può capitare che un'agenzia letteraria consigli a un autore di farsi affiancare da un editor (a pagamento) per migliorare un testo o che una casa editrice faccia pagare l'editing da farsi presso un professionista esterno.
Non ho un'opinione precisa su questo tipo di evenienza, non essendoci mai passata. 
Di base direi che è scorretto, sopratutto se a proporre l'editing è una casa editrice, che dovrebbe farsene carico. 
Però mi rendo conto che la scrittura è, almeno in parte, un'arte che va imparata. Immagino che un buon editor, che abbia chiara fama e curriculum possa insegnare molto a un autore che ha già un buon testo, ma che deve essere rifinito. Io che a suo tempo ho speso non poco per un master sulle tecniche di narrazione, non posso certo biasimare chi spende per imparare a lavorare su un testo. Continuo a ritenere che se uno scritto è valido, ci debba lavorare la casa editrice. E che se si vuole imparare sia meglio un corso più generale che un lavoro fatto su un singolo testo.
E tutto questo resta valido solo se parliamo di editor seri e di testi poi traghettati alla pubblicazione

Editing esterno indipendente da un'eventuale pubblicazione
Vedo proliferare in rete tutta una serie di agenzie di "servizi editoriali" che dicono più o meno "non siamo una casa editrice, non siamo un'agenzia letteraria, aiutiamo a migliorare i vostri testi."
Cioè, traducendo a braccio: non vi pubblichiamo, non vi aiutiamo a pubblicare, ma ci facciamo pagare per mettere le mani sui vostri scritti e di questo campiamo.
Da qui una serie di domande: se campi sui testi che la gente ti propone, puoi dire "lascia stare, datti all'ippica, non ne vale la pena"? No, se no muori di fame. Quindi presumo che queste agenzie accettino tutto o quasi e si sforzino di renderlo leggibile. A costo di riscriverlo, temo. Al costo che l'aspirante scrittore è disposto a pagare. Senza alcuna garanzia. Senza alcun futuro in vista.
Seconda domanda: e il curriculum di questi editor? Spesso sui siti è impossibile trovarlo. E i libri editati da loro e poi pubblicati? I loro studi? I loro scritti? A che titolo mettono le mani sul mio scritto (a pagamento!)? Io ad esempio so di non avere il talento dell'editor, che è diverso da quello dello scrittore. Ho visto un editor, uno vero, capire da un manoscritto anonimo che era stato scritto a due mani da un lui e una lei. Esperienza e sensibilità che io non ho. Ma ho il sospetto di essere molto più qualificata (anche solo per titoli accademici) di molti titolari di sedicenti agenzie di "servizi editoriali" 

E quindi?
Mi spiace disilludere quanti ancora ci credono, ma la Pietra Filosofale non esiste. Se il piombo si trasforma in oro, molto probabilmente nel processo sprigiona spiacevoli radiazioni. Se un testo illeggibile diventa un capolavoro, semplicemente non è più il testo che avete scritto.
Se un testo non è pronto per la pubblicazione, non è pronto e nessun editing potrà salvarlo.
Se va migliorato, molto probabilmente sarà un editore o un curatore di antologia a proporvi un'editing che può essere paragonato a delle pulizie di primavera in una casa. Non si abbattono i muri, né si comprano mobili nuovi, al massimo si spolvera e si tinteggia.


8 commenti:

  1. Ho speso davvero poco per far valutare un manoscritto da una seria agenzia editoriale. Il costo comprende scheda di valutazione e laddove funziona, chiare indicazioni per lavorare sul testo. In pratica il costo è lo stesso per sentirsi dire:
    "fa cagare, dammi tot e ciaoooo!" e questo all'autore non piacerà, così come per avere - come ho avuto io - un ottimo responso, lavorare insieme in maniera efficace, avere un manoscritto migliore di quando l'avevamo spedito e pronto per essere proposto ad editori e agenti. Questa per me è stata un'ottima esperienza, ho scelto di rischiare di spendere la cifra preventivata perchè per me era il giro di boa, se avesse bocciato il romanzo avrei smesso di illudermi, mi ha dato la giusta consapevolezza delle mie capacità e dei miei limiti.

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    1. Sì, quello che intendevo dire è che non ritengo in linea di principio sbagliato pagare per imparare. Non so, non avendolo mai provato, quanto si possa imparare dall'editing di un singolo testo e mi domando se si porti a casa di più o di meno che da un corso.
      Quello che mi preoccupa è il proliferare di agenzie con personale dalla dubbia professionalità, che convincono TUTTI gli autori di avere per le mani un potenziale capolavoro, basta pagare e lavorarci su.
      Ecco, credo che debba essere chiaro che la Pietra Filosofale non esiste e che alcuni "servizi editoriali" (mica tutti!!) rasentano la truffa.

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    2. Truffa e fuffa assolutamente sì, se si vuole affidare il proprio testo a terzi occorre informarsi bene prima di scegliere. La "mia" scarta il 90% dei testi che riceve, potrebbe dire agli autori: "lavoriamoci su, mi dai tot e vedrai." Ma non è questa la loro politica/filosofia, bensì quella di creare un rapporto con l'autore, e credere davvero nei manoscritti che passano la scrematura. Di cialtroni non sai quanti ne ho incontrati, o forse lo sai : ) Sandra

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    3. Appunto, togliamoci dalla testa che l'editing possa salvare qualsiasi testo!

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  2. Ottimo questo post, Tenar. C'è tanta confusione sull'argomento editing, forse proprio generata dai servizi editoriali di cui parli.
    Personalmente non ho avuto esperienze negative. L'idea che qualcuno mettesse mano su quello che avevo scritto mi spaventava, invece poi me la sono cavata anche io con pochissimi ritocchi.
    Sono d'accordo quando dici che se un testo necessita di un lavoro troppo approfondito, non è ancora pronto. E sono convinta che come scrittori o aspiranti tali dovremmo fare del nostro meglio per renderlo "pronto" e non confidare sempre sul lavoro di terze persone. A questo scopo sto proprio preparando una serie di post e sicuramente linkerò queste tue utili spiegazioni :)

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    1. Sì, a me preoccupa soprattuto il proliferare di agenzie che si rivolgono a autori che intendono auto pubblicarsi. Ma non avevamo detto che ci si auto pubblicava per non farsi spennare dall'editoria a pagamento? Non vorrei che tanti autori (o aspiranti tali) si facciano spiumare ancora più che dai famigerati editori a pagamento per poi vendere ancora meno.

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  3. Bello questo post sull'editing.
    Un buon editing, condiviso dall'autore, aiuta a distaccarsi dalla propria opera, a vederla in modo oggettivo, come farebbe un lettore che si accosti al testo per la prima volta.
    L'autore è spesso attaccato ai suoi personaggi, preso dalla costruzione della trama, e, per forza di cose, non riesce ad essere completamente oggettivo.
    Non guasta far leggere il testo a più persone, se preparate meglio, ma anche a persone normali, come potrebbero essere i possibili acquirenti del libro, per averne una prima impressione.
    Se tutti i lettori pilota dicessero: "Il finale proprio non l'ho capito", allora forse è il caso di rivederlo; ma se ognuno di loro criticasse passaggi differenti, allora starebbe all'autore dare il giusto peso alle critiche ricevute.
    L’autore cresce e migliora la propria scrittura quando l’editing delle sue opere diventa sempre meno invasivo. Certo, a due condizioni: che l’editing sia fatto bene, e che l’autore abbia la voglia e la capacità di imparare dall’editing ricevuto…

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    1. Hai super ragione, Laura.
      Il primo editing sui miei testi lo fa un volenteroso gruppo di amici. Le impressioni dei primi lettori sono utilissime!

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