giovedì 3 ottobre 2013

Letture - Le ultime gocce di vino


Mary Renault

Se non avessi letto quest'estate Il mondo di Atene del sempre ottimo Luciano Canfora non mi sarei ricordata che questo libro era stato citato, moltissimo tempo fa, dal mio docente di Storia Greca e mi sarei fatta fuorviare dalla quarta di copertina (su cui tornerò) e mi sarei persa un grande romanzo.

Non so se Le ultime gocce di vino sia davvero il miglior romanzo sull'antica Grecia che sia mai stato scritto, di certo è il migliore che io abbia mai letto.

Alexias nasce a ad Atene durante la grande peste, quando muore Pericle, all'inizio della Guerra del Pelloponneso e la sua sua voce narrante la ripercorre tutta, in un potente affresco che è sopratutto la storia di una dolorossima crescita personale tra perdita di innocenze e disgregazione dei valori morali di un'epoca. 
Adolescente, Alexias guarda la grande flotta ateniese in partenza per la Sicilia in mezzo alla folla esaltata dei suoi concittadini e arriverà a vedere la vittoria spartana e il governo dei trenta.
L'autrice ha la rara capacità che è dono peculiare del vero scrittore di romanzi storici, di immergerci completamente in un'epoca che non è la nostra, al punto dal farci apparire assolutamente plausibili, perché lo sono agli occhi del protagonista, scene e particolari di vita che stridono col nostro senso comune, come il trattamento riservato agli schiavi che pure sono prigionieri di guerra nati liberi, il fatto che fosse normale per un padre decidere di lasciar morire un figlio neonato per tutta una serie di motivi  o una scena ai nostri occhi quasi comica in cui un uomo ha appena dichiarato il proprio amore a un giovane e con naturalezza gli comunica che ha anche un'amante fissa (però la possono sempre condividere, eh!)
Molte cose mi hanno colpito del romanzo, che ho letto d'un fiato e adesso sto centellinando in seconda lettura, in primis, ovviamente l'aspetto storico. Impossibile non associarlo al saggio di Canfora. Il romanzo è stato scritto nel 1956, il saggio sessant'anni dopo, eppure guardano la stessa Atene con perfetta coincidenza di sguardi. Il fatto che Pericle fosse apprezzato principalmente dagli aristocratici (di cui per altro faceva parte), l'enorme impatto emotivo e psicologico che la strage di Melo dovette avere per gli ateniesi stessi, l'assoluta impossibilità per un moderno di dare un giudizio storico su Alcibiade e i veri motivi per cui Socrate fu accusato si ritrovano infatti quasi identici in entrambi i libri.
La capacità propria di un romanzo storico, tuttavia, è il farci sentire il profumo di un'epoca e Le ultime gocce di vino lo fa in modo sublime. Si sentono i sassi delle strade di Atene, quando Alexias vi corre e l'odore del vento che soffia dal Pireo.
E se l'autrice forse è un po' troppo indulgente nei confronti del suo protagonista, un po' troppo "bello e buono" eccellente in tutto, dall'aspetto alla corsa fino alla guerra, non lo è per niente nei confronti di un'epoca che certamente amava, ma che è stata tra le più lucidamente spietate e crudeli della storia.
Particolarmente struggente mi è sembrato il finale, che qualcuno in rete ha definito "tronco" ed è solo in apparenza agrodolce. In realtà (è spoiler se rivelo eventi di 1500 anni fa?) è amarissimo il sorriso finale di Alexias che guarda i giovani intorno a Socrate. Lui non narra cosa accadrà a breve al filosofo, ma l'io narrante che scrive ne è ben consapevole e così lo è il lettore e l'ultima frase rivolta a un personaggio morto, considerata con la consapevolezza del dopo, diventa di una tristezza quasi insostenibile.

Un libro da leggere, quindi, quasi imperdibile per chi ami la cultura classica in una versione non edulcorata.

Piccola nota personale. La quarta di copertina. Sarebbe davvero felice l'autrice, morta ormai da trent'anni, con tutta la pena che si è data per scrivere un romanzo a tutto tondo sull'Atene del tardo V secolo a essere promossa come quella per cui "la passione per la Grecia diventa la chiave per trattare temi universali come quello tabù dell'omossessualità"? Io non ne sono così sicura per il semplice fatto che non c'è nulla di tabù nel romanzo. Non certo per il lettore, neppure quello del 1956, considerato che  Memorie di Adriano è del 1951 e ha passaggi molto più espliciti (e se un lettore non sa che all'epoca in ambiente aristocratico avere un certo tipo di legami era la prassi non è certo colpa dell'autrice). E ancor di più non c'è nulla di tabù per i protagonisti che da questo punto di vista sono estremamente conformi a ciò che ci si spetta da loro. 
L'autrice è molto brava a fare esattamente il contrario di quanto la frase faccia presupporre. Non usa l'ambientazione per trattare un tema, ma contestualizza il tema, che certamente le sta a cuore, all'interno dell'ambientazione senza idealizzarla, anzi muovendosi bene nelle molte regole non dette che all'epoca normavano i rapporti affettivi.
O forse, spero di no, l'Italia è ancora un paese in cui un romanzo (del 1956!) in cui due giovani (aristocratici ateniesi!) si danno un bacio (in 365 pagine!) va segnalato o pubblicizzato come "tabù".

PS: no, non mi sta venendo voglia di scrivere qualcosa sul processo ad Aspasia... Non ho intenzione di impegolarmi di nuovo in una narrazione storica... Però, che grande personaggio femminile che nessuno ha ancora raccontato degnamente...

8 commenti:

  1. Stai cercando di autoconvincerti??

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  2. Ancora romanzi storici!! Il giovane Cesare mi ha lasciato un buco nel cuore... maledetto lui!

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    1. Attenta che Cesare è un gran bastardo dallo sguardo affascinante...

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  3. grazie infinite per la segnalazione, ero giusto alla ricerca di un'idea regalo per mio marito, che compie gli anni tra una settimana e visti i deliri del periodo non sono proprio riuscita a muovermi. Sai che è greco, vero? appassionato di storia, e storie, ma che siano ben scritte. Ti sono debitrice.

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    1. Allora spero che gli piaccia. Non è un capolavoro, ma è tra le migliori letture del 2013

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  4. Sì, sto cercando di autocovincermi che non voglio impegolarmi in una narrazione storica. Dopo Cesare so esattamente in che guaio andrei a cacciarmi (o forse no, perché avrei bisogno una mole di documentazione molto maggiore), però Aspasia...

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    1. è già il secondo però... ti vedo "male"! :-)

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    2. è già il secondo però... ti vedo "male"! :-)

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