Scrivere per me è gioia.
Quando mi metto al computer e scrivo dimentico completamente tutto il resto, sono nella storia, sono la storia e sono felice.
Anche quando corro sono felice. Oggi ho fatto il primo allenamento degno di questo nome da non so quanto tempo e forse per questo mi è venuta l'idea per il post.
Ricordo quando a quindici anni sono entrata in una squadra di atletica. Prima uscivo a correre per distendermi, quando mi pareva. Quando ero stanca mi fermavo. Poi ho avuto orari fissi di allenamento e scadenze da rispettare. Mentre correvo ero felice, ma spesso c'era la fatica di uscire di casa col freddo o con la pioggia, la fatica di riprendere a studiare dopo un allenamento, la fatica di alzarsi la domenica all'alba per le gare. La gioia non era scalfita, e la soddisfazione di correre una gara nazionale ai Fori Imperiali a Roma la ricorderò per tutta la vita, ma tutto ciò non rende la fatica meno reale.
Passare da scrivere per hobby a provare a farlo in modo professionale è un po' come il salto che ho fatto a quindici anni per lo sport. Forse, il romanzo che non trova casa, quello dell'Antica Roma, è stato l'ultimo scritto in un determinato modo, alla cieca, seguendo solo la mia ispirazione e fermandomi quando ero stanca.
Adesso sto provando a seguire un metodo nuovo. Del progetto non posso dire molto, se non che è un romanzo pieno di struzzi. Sto cercando di seguire una tempistica. La storia è mia al 100% e mi piace un sacco, ma per stare nella tabella di marcia, o almeno per non sforare troppo, sto conoscendo anche la fatica di scrivere. Torno a casa, preparo tutto per il giorno successivo a scuola e poi scrivo. Preparo cena, ceno e poi scrivo. Nel fine settimana scrivo (questa è parte della mia pausa merenda). A Novembre ho letto solo Paradisi Perduti e qualche fumetto che, per i miei standard di lettrice onnivora è praticamente niente. Non sono andata al cinema, ho dedicato ai regali di Natale veloci missioni mirate.
Ora una parte di me mi dice che la scrittura è (anche) ispirazione e mettersi al computer quando non ne si ha voglia non può generare buone storie. Dall'altra la mia esperienza di sportiva mi dice che è proprio questa la strada per far le cose sul serio e che quando da un'attività che si da per puro hobby si passa a un livello semiprofessionale la fatica è inevitabile.
Voi che ne pensate?
Io intanto torno ai miei struzzi
Secondo me l'ispirazione serve anzi è indispensabile all'inizio, l'idea di base che genera un nuovo romanzo, poi è un po' come l'appetito che viene mangiando, per cui più si scrive più si scriverebbe e mettersi forzatamente alla tastiere è utile, spesso doveroso. Buona scrittura allora.
RispondiEliminaGrazie!
EliminaIo credo nel compromesso e soprattutto penso che se ci sono momenti di stanchezza vadano rispettati. Forzare la mano mettendosi a scrivere se sei scarica non porta da nessuna parte. Ma questo non vuol dire lasciarsi andare del tutto, l'allenamento giornaliero è vitale in questo campo tanto quanto nello sport.
RispondiEliminaSì, credo che il compromesso sia quasi sempre la cosa migliore. Nello specifico, proverò a rispettare la tabella di marcia: le vacanze di Natale si avvicinano e quindi si può tentare uno sprint finale.
EliminaBella sfida fra lavoro e ispirazione...
RispondiEliminaUn'idea interessante da sola non basta per una buona storia, ci vuole anche lavoro di scrittura.
Viceversa, un testo scritto bene ma privo d'ispirazione non lascia nulla al lettore...
Certo, ci vuole anche l'allenamento quotidiano.
Se potessi, riusciresti a scrivere tutto il giorno?
D'estate a volte lo faccio...
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