lunedì 21 luglio 2014

Fonti d'ispirazione: Fumetti

Penultima puntata per il post a puntate dedicato alle fonti d'ispirazione non letterarie.
Dopo aver parlato di cinema, di canzoni e di saggi, oggi parliamo di fumetti.
Io sono una lettrice compulsiva di fumetti. Un po' perché mi affascina l'aspetto grafico, un po' perché non è vero che i fumetti siano più leggeri dei romanzi, ma è vero che si leggono con più facilità. In certe sere, rintronata dal lavoro e da mille altri pensieri, un libro non mi sento di affrontarlo, mentre un fumetto lo leggo sempre volentieri, che sia un fumetto d'autore europeo, un Bonelli preso in edicola, un manga o, più raramente, un prodotto americano.
Come sempre, in questo post non parlo dei fumetti che in assoluto mi sono piaciuti di più (mancano, ad esempio pietre miliari come Corto Maltese o quella meraviglia di Persepolis), ma quelli che mi hanno più fatto ragionare a livello narrativo. Si tratta in tutti e tre i casi di fumetti seriali, forse perché lo svilupparsi della trama in un tempo lungo mi ha permesso di ragionarci con più calma. Titoli che ho già tirato in ballo in questo o in quell'altro post, ma che affronto ora con più sistematicità.

MAGICO VENTO
Edito da Bonelli tra 2007 e 2010, attualmente in ristampa presso Panini Comis
La documentazione è una risorsa e non un peso
Ci sarebbero molti aspetti di quello che è senza dubbio il mio fumetto seriale preferito, di cui mi piacerebbe parlare, ma mi limiterò solo a uno.
La documentazione.
Al contrario di Tex, che si muove in un western dai confini labili, in un eterno presente, immutabile nei decenni, le storie di Magico Vento hanno una localizzazione ben definita: le guerre indiane che videro opporsi all'esercito statunitense agli indiani di Toro Seduto e Cavallo Pazzo.
Nonostante molte trame non disdegnino, anzi, toni horror, Magico Vento è una narrazione storica che non nasconde mai la sua vocazione. Ogni numero è preceduto da un dettagliato articolo che spiega le fonti utilizzate e suggerisce approfondimenti. E questa è proprio la sua forza. L'accuratezza del dettaglio, il particolare ignoto ai più da cui parte la narrazione.
A parte i protagonisti, i personaggi storici sono tra i più riusciti.
Dato che l'ottica è quella dei nativi americani, mi sarei aspettata un Custer odioso. E invece il "generale" è un personaggio controverso, facilone, arrogante, ma anche tenero con la moglie, affascinato dalla cultura che contribuisce a distruggere, capace di riconoscere i meriti altrui. Infine, pedina nelle mani di politici ben più spietati di lui. Si vorrebbe odiarlo, Custer. Ned e Poe, i protagonisti, vorrebbero odiarlo, ma risulta simpatico. Alla fine, si piange per lui tanto quanto per Cavallo Pazzo. L'autore, Gianfranco Manfredi, spiega bene come questo ritratto sia stato basato sullo studio approfondito delle fonti. 
Sarebbe stato facile fare di Custer un semplice cattivo, ma le fonti non parlavano di un uomo senza cuore. L'autore ha provato ha raccontare quell'uomo, non lo stereotipo che già avevamo in mente. Ed è stato molto meglio così.

FULL METAL ALCHEMIST
Panini Comics
Si tratta forse della più bella storia per ragazzi che mi sia capitato di leggere, con buona pace anche di Harry Potter, con una trama che non perde un colpo, neppure nel finalone, quando tutti i nodi vengono al pettine, con dei personaggi memorabili. Ci sono parecchie cose che vorrei rubare a questo fumetto, ne scelgo solo alcune.
Non ci sono argomenti tabù – Bisogna scrivere con coraggio
Questa è la cosa che più mi ha colpito del fumetto, credo. Affronta temi tostissimi. Tutto parte da una domanda centrale: "cosa sei disposto a dare per avere ciò che desideri?", ma le risposte vengono indagate in ambiti inaspettati, almeno per un racconto per ragazzi. Quasi tutti i personaggi appartengono a uno stato chiaramente ispirato alla Germania nazista e sono militari. Gente che ha commesso genocidio, che ha fatto esperimenti su esseri umani. E no, non sono i cattivi. Sono esseri umani, soldati finiti al fronte troppo giovani, troppo deboli per ribellarsi al sistema o anche consapevoli che una defezione individuale sarebbe servita a poco. Il tutto affrontato con un tono che è adatta a un ragazzo di terza media. Full Metal Alchemist è una storia in cui non ci sono innocenti. Tutti hanno le loro colpe da scontare, compresi i ragazzini protagonisti. Ed e Al hanno tentato di riportare in vita la propria madre con un esperimento alchemico proibito e ne hanno pagato terribili conseguenze. In Full Metal Alchemist non solo non ci sono innocenti, ma nessun errore viene perdonato. Si paga tutto, si va avanti portandone il peso. "Non perdonare, ma sopportare" è un'altra delle frasi chiave.
Ci vuole un coraggio enorme a creare una storia del genere che abbia come target i ragazzi (e riuscirci). Forse anche un incrollabile ottimismo. Alla fine, in questo fumetto traspare un'enorme fiducia nell'umanità, che sbaglia, si sporca le mani, ma può andare avanti e diventare migliore.
Quello che voglio portare a casa da questo fumetto è l'idea che sia necessario scrivere con coraggio.
Non ci sono temi tabù.
Non ci sono innocenti.
Il finalone con battaglia finale non può risolvere tutti i problemi.
L'ottimismo può esistere senza essere zuccheroso, solo se si guarda il mondo senza addolcirlo.

WILD ADAPTER
Edizioni J-Pop
Tutt'altri adolescenti, quelli di Wild Adapter, adolescenti perduti, abbandonati in un mondo violento e senza regole in cui gli adulti sono tutti pericolosi, assenti o, nel migliore dei casi, impotenti.
Non c'è alternativa alla criminalità e alla violenza. In Wild Adapter c'è appena una spolverata di fantascientifico (una droga che uccide e trasforma in animali) in una storia di ragazzi di mafia in cui sembra che non ci sia alternativa al finire a spacciare droga o a uccidere. Eppure...
...Anche le storie più violente possono essere raccontate con delicatezza
Questo fumetto mi ha conquistato per il tono con cui è raccontato. Struggente. Poetico.
L'autrice delinea i suoi ragazzi destinati all'abisso con estrema delicatezza. Che siano prostitute o giovani assassini hanno un carico di sensibilità e dolcezza che non può non commuovere. Di pallottole ne volano tantissime nella saga di Wild Adapter e gli schizzi  di sangue bagnano le tavole, poi però ci si prende tutto il tempo necessario per raccontare un bambino che non riesce a capire i genitori, l'incredulità che hanno i ragazzi, che si pensavano invincibili, davanti alla morte o la difficoltà di certe scelte. L'autrice non prende mai la strada più semplice. Niente scene di sesso esplicito, niente indugiare sulla violenza, nessun buono e nessun innocente (però qui senza ottimismo o speranza di redenzione). Ma molto onore viene dato ai tentativi falliti, ai drammi oscuri, al coraggio solitario di chi cerca, senza illusioni, di andare avanti.
Vorrei avere lo stesso tocco. Riuscire a far sentire umani e vicini anche gli assassini.

Voi leggete fumetti? Sono stati fonte d'ispirazione?

11 commenti:

  1. Fumetti sì, ma di tutt'altro genere: Peanuts di sicuro ancora oggi, un tempo Topolino tantissimo. E poi fumetti credo dimenticati: Soldino, Provolino, Nonna Abelarda, Geppo Il diavolo buono, Tiramolla, Braccio di ferro, questi li ho letti davvero tanto. Non sono mai stati fonte di ispirazione però. Un bacio

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    1. Nonna Abelarda mi piaceva un sacco! E ovviamente adoro i Peanuts e i Disney. Questi però mi hanno fatto ragionare a livello narrativo.
      PS: prova il fumetto on-line Eriadan lo trovo geniale, il link è qui a lato.

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  2. Oh, ti adoro. Finalmente un campo nel quale sono davvero competente e posso dire qualcosa.

    Sono da leggere ad ogni costo:
    PATTO CON DIO - di Will Eisner. Uno che doveva scrivere romanzi e invece ha fatto comics.
    LITTLE NEMO IN SLUMBERLAND - di McCay. Ci dovrebbe essere qualche raccolta. Meglio le ultime stagioni, ma va bene tutto. Poesia narrativa pura.
    DEVILMAN - Go Nagai. Non è il cartone animato e non è machista. Fa DAVVERO paura e se volete scrivere horror, prendete esempio.
    TETSUWAN ATOM - Osamu Tezuka. Se leggete fumetti è grazie a questo tizio. La saga completa è di una meraviglia assoluta (ma andrebbe bene leggere anche Black Jack, sempre di Tezuka, per capire lo spessore narrativo. Di questo c'è la raccolta in italiano ed è un ECCELLENTE investimento)
    SIN CITY- Frank Miller. Come si narra hard-boiled per immagini. Ottimo per capire cosa mettere in risalto in una scena (quel dettaglio, e come), ottimo anche per la struttura aperta dei capitoli.

    Strano perché teoricamente disegno manga in linea chiara, ma adoro queste storie a contrasto di toni. BOh. In ogni caso questi sono esempi di sceneggiatura che usavo con gli allievi.

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    1. Ah, penso che potremmo stare a parlare di fumetti per giorni! Insegni sceneggiatura? Dove? Disegni Manga? Io curiosa!
      Magari riesci anche a farmi digerire Miller verso cui ho una forma quasi allergica (in generale ho difficoltà a rapportarmi col fumetto americano, nonostante Eisner e Gaiman che, spero di non dire un'eresia, è stato pubblicato da case editrici americane). Mi manca anche Devilman, mentre ho letto Black Jack anche se non è scattata la scintilla, forse perché non l'ho contestualizzato come avrebbe meritato.
      Little Nemo è fantastico!

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    2. Little Nemo è IL fumetto.
      Ho tenuto tre corsi di disegno per il Comune di Firenze, uno di sceneggiatura e uno in parallelo con la Scuola Comics. Poi ho smesso. Si parla di qualche anno fa (io vecchio anche se no sembrare XD).
      Miller ha portato le tecniche narrative del noir nei comics. Ha creato la tendenza del bianco/nero a forti contrasti anche in serie dove non c'azzeccava (vedi Batman). Ha inoltre portato la "non linearità". Ad esempio, in Sin City, un personaggio secondario diventa nella storia successiva il protagonista, anche se magari sappiamo che morirà. Questo incrocio di spin off asincroni è molto piacevole. Inoltre ti dice per immagini cosa uno scrittore evidenzierebbe con le descrizioni. Ad esempio il paio di occhi bianchi nel buio, e la scia di sangue sul pavimento. E SOLO questo.... E' anche uno dei massimi fautori della spalsh page (disegno a pagina piena).
      Gaiman e Eisner sono ovviamente autori che hanno pubblicato in USA.

      Per Black Jack i gusti sono gusti, Tezuka ha quello stile infantile molto naif, ma ti spacca le interiora coi contenuti. La ragazza morta che è "incastrata" dentro la bambina artificiale che non può crescere è un esempio.

      Devilman ha il suo perché, ma è per stomaci forti.

      Se invece vuoi sapere quale è il mio fumetto preferito di sempre, non ci sono dubbi: LE BIZZARRE AVVENUTRE DI JOJO, una cosa unica, bella, spettacolare, che seguo da più di dieci anni con la bava alla bocca. Ma è "cosa mia" XD.

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  3. Io non leggo i fumetti, però sono appassionata di un ANIME, tratto da un manga giapponese, che si chiama ONE PIECE. Credo che prima o poi leggerò anche il cartaceo: è appena iniziata una trama intricatissima e sono curiosa da morire.

    Forse ne ho già parlato, ma credo che quest'opera, creata da Aikiro Oda (un ragazzo poco più vecchio di noi, credo sia del 77) negli anni 90 e giunta a circa 650 puntate rappresenti un ottimo esempio di tecnica narrativa. I personaggi sono caratterizzati molto bene. La trama è complessa e densa di flashback. Se la tua prossima fonte saranno i cartoni animati ne parlerò più approfonditamente!

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    1. Di One Piece (come di Naruto, altro successo relativamente recente) non mi piacciono i disegni, cosa che non mi ha fatto avvicinare alla storia, anche se ne ho sentito parlare molto bene.
      La prossima fonte saranno le serie tv. Gli anime li seguo poco per mancanza di tempo, mentre per quanto riguarda i lungometraggi non vedo la necessità di separarli dal resto del cinema (Porco Rosso, Persepolis e Valzer con Bashir sono tra i miei dieci film preferiti di sempre, che siano a cartoni animati per me fa poca differenza).

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  4. Io ho imparato a leggere, coi fumetti.
    Mio padre mi comperava una rivista coi fumetti dei Lego Fabuland e i Masters, e da lì imparai a mettere assieme le prime lettere.
    Quindi, sono nato coi fumetti e a casa mia è pieno di narrativa disegnata.

    Capisco perfettamente il tuo discorso, e penso che un buon fumetto possa essere utile per imparare a scandire bene il ritmo dei dialoghi nei nostri racconti/romanzi. Che ne dici, Tenar?
    Il fumetto insegna le pause, i tempi e l'intensità di una frase al momento giusto :)

    Ah, i miei preferiti: Berserk, Diabolik e poi taaanti altri^^

    Moz-

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    1. Sì, insegna molto su sintesi, ritmo e dialoghi. Le sceneggiature di fumetti hanno moltissimi vincoli e quindi bisogna avere un enorme bagaglio tecnico per scriverle. Noi narratori possiamo solo imparare da loro!

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  5. Di fumetti ne leggevo tanti da bambina, a partire dal classico "Topolino", poi anche "Tira e Molla", "Geppo", quelli menzionati da Sandra. E a casa ho un volume dal titolo "I primi eroi" che parla della nascita dei cartoon alla fine del 1800, con personaggi immortali come Il pupazzo di Pierino, Arcibaldo e Petronilla, Felix il Gatto... con disegni bellissimi.

    Da ragazzina invece ero una fan di Lanciostory e Skorpio. Mi piacevano moltissimo le storie di fantascienza, specie L'Eternauta.

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    1. Qualche Eternauta l'ho avuto sotto gli occhi anch'io, oltre, ovvio, ai classici. Alla fine, forse, io sono una che non ha mai smesso di fare le cose che faceva da bambina, tra le altre leggere fumetti e inventare storie.

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