domenica 13 luglio 2014

Fonti d'ispirazione: saggi

Terza puntata del post dedicato alle fonti d'ispirazione non letteraria. Il primo post, dedicato al cinema, lo trovate qui, mentre il secondo, sulle canzoni, qui. Oggi si parla di saggi.
Penso che la lettura di saggi sia indispensabile allo scrittore e all'aspirante tale. Non solo per una questione di documentazione, ma proprio per un'attitudine mentale. Se lo scrittore è un creatore di mondi, intendendo questo nel senso più lato possibile (mondi interiori, altri mondi, altri tempi, microcosmi...) non può che essere per natura curioso. Soffermarsi, imparare, andare a fondo alle cose sono attitudini mentali di cui difficilmente si può fare a meno. Del resto si può descrivere la giungla senza esserci mai stati, ma non senza aver mai letto qualcosa in proposito.
Al momento ci sono diversi saggi sul tavolino del salotto. Oltre a quelli che servono per la documentazione al romanzo in scrittura l'altra sera mi ha fatto tirare tardi uno che mi parlava del piumaggio dei dinosauri (eh, sì, il T. Rex coperto di piumino è davvero un po' imbarazzante...). 
Come per le altre Fonti d'Ispirazione, i tre saggi che vado a presentare non sono i più belli o i più importanti che io abbia mai letto, ma quelli che hanno avuto un effetto più diretto sulle mie storie.

CESARE,  IL DITTATORE DEMOCRATICO
Luciano Canfora
Luciano Canfora mi incanta sempre quando mi racconta il mondo antico, persino quando dissento da lui.
Questo saggio in particolare, però, ha avuto un effetto epocale sulle mie storie. Ha avuto un'influenza diretta, liberando le idee che hanno dato vita al racconto Come foglie nel vento, pubblicato su Giallo Mondadori nel novembre 2012 e al giallo/noir storico arrivato in finale al Premio Tedeschi nel 2013. 
Ha portato, però, anche a ragionamenti più universali.
Imparare a vedere i personaggi come universi complessi
Canfora indaga la storia e la personalità di Giulio Cesare cercando di tenerne presente i molteplici aspetti. Da un lato riesce a descriverlo con frasi brevi e icastiche: "un impasto di meschinità e grandezza", dall'altro tiene in considerazione tutte le tessere del puzzle. Un politico pragmatico, un amante del rischio, uno che non ha paura di sporcarsi le mani, ma che tuttavia spende fortune in lussi, ma anche un intellettuale. Un uomo, come tutti, formato dalla sua storia famigliare, dal contesto politico,  ma anche privato in cui è cresciuto e dal substrato culturale in cui si muoveva. 
Al di là del ritratto del singolo uomo, Giulio Cesare, talmente vivo e intrigante da non convincermi al 100% come storica, ma capace di farmi innamorare come narratrice, questo saggio mi ha fatto capire che ogni personaggi è un universo altrettanto complesso. Ogni personaggio porta su di sé le tracce del contesto in cui è vissuto, sia sociale, che culturale che personale e ogni personaggio è fatto di infinite sfaccettature e sconcertanti contrasti. Non tutti, ovviamente, finiranno come Cesare a conquistare le Gallie, distruggendo un popolo intero, ma, contemporaneamente, scrivendo il libro che permetterà anche al suo nemico di diventare un eroe dal nome immortale. Tutti però sono, nel loro piccolo, un impasto insieme folle e coerente che va analizzato prima di essere raccontato.

GEOGRAFIA DEL CINEMA
Bruno Fornara
Lo "zio Bruno" è stato mio prof di cinema al master che ho seguito dopo l'università e ha plasmato in modo irrimediabile in mio modo di fruire e di costruire una storia. Anche se non lo avessi conosciuto di persona, solo la lettura del suo saggio sarebbe bastata ad incantarmi.
In Geografia del cinema i film vengono analizzati e spezzettati per carpirne i loro segreti, ma sopratutto per rendere il lettore uno spettatore più attendo, in grado di apprezzare con somma goduria una pellicola ben girata. Alcuni concetti, tuttavia, possono essere applicati anche alla narrativa.
Una storia è fatta di diversi elementi e tutti devono convergere verso un unico scopo
Trama, ritmo, sviluppo dei personaggi, ma anche punto di vista, gestione delle linee temporali etc. etc. sono tutti gli elementi che vanno a formare un romanzo. Tutti vanno conosciuti, analizzati e utilizzati con consapevolezza  in modo che tutti siano coerenti con ciò che l'autore vuole dire. Cosa l'autore voglia dire non ha importanza, può anche essere "nulla ha un senso", ma una storia funziona se:
a) l'autore ha ben chiaro in mente qual è il nocciolo del suo discorso
b) ogni elemento contribuisce a formare questo nocciolo.
Va da sé che cinema e letteratura, mezzi differenti, con una fruizione differente, non siano sovrapponibili. Un romanzo può essere multifocale, avere cioè più "noccioli del discorso" e avere un fascino dovuto anche a un controllo non ferreo sulla materia. Tuttavia, almeno per me, che non ho mai avuto velleità da grande letteratura, l'idea che ci sia un centro verso cui tutto va a convergere ha molto fascino.

SCRIVO DUNQUE SONO
Elisabetta Bucciarelli
Ho già avuto modo di dire altrove che trovo la prosa di Elisabetta Bucciarelli di rara eleganza. Così quando è uscito questo libro, sono subito corsa a prenderlo. E ne avevo bisogno.
Un po' manuale e un po' meditazione sulla scrittura, il testo non offre alcuna ricetta per sfornare best seller, anzi sono del tutto assenti molti concetti base presenti in quasi tutti i manuali di scrittura creativa. Questo perché il centro del libro non è pubblicare, ma, appunto, scrivere. 
Due cose mi ha ricordato la Bucciarelli
Il valore personale della scrittura
"Scrivere è anche un modo per prendere possesso del mondo che abbiamo intorno. Un atto di appropriazione indebita, una forma di bracconaggio (...) che in modo più o meno catartico ci rende proprietari di oggetti, luoghi, fantasie, sogni e anche persone" recita la quarta di copertina.
Nel nostro mondo di aspiranti, tutti tesi alla pubblicazione, alla recensione, al risultato, a volte si rischia di dimenticare il perché abbiamo iniziato a scrivere, allora, quando pubblicare non era neppure nei nostri sogni. Ebbene, per me era proprio quello, un atto di appropriazione indebita, un rendere mio e solo mio, in quanto filtrato dal mio modo di vedere, quello che mi colpiva. O, al contrario, un dono non richiesto, un dare all'altro, un altro solo potenziale, un sogno o un incubo, un parto della mia mente che sarebbe svanito all'alba. Fermarlo su carta. Renderlo vero.
Alla fine, scriviamo per provare a noi stessi di esistere. 
Questo resta vero al di là di ogni fortuna editoriale.
Prendersi cura della prosa
Io spesso finisco per essere molto concentrata sulla trama. Penso a quello che deve accadere, penso al personaggio, visualizzo la scena. E poi mi metto al computer e la scrivo, così, un po' di getto, cercando di ricreare con le parole le sensazione che provavo nell'immaginare i fatti. Era da molto tempo che non mi concentravo più esclusivamente sulla prosa. Sulla scrittura sensoriale. Che non perdevo tempo a esercitarmi con l'aggettivazione. 
Questo saggio mi ha ricordato che devo prendermi cura delle parole. Sempre.
Per una che scrive, non mi sembra una cosa da poco.

Per voi quali saggi sono stati fonte d'ispirazione?

4 commenti:

  1. L'ultimo mi pare figo.
    Inutile che ti dica che io ho sempre preferito i saggi ai romanzi in sé.
    Tuttora preferisco saggi e trattati :)
    Il mio preferito? Ovviamente L'interpretazione dei sogni di S. Froid (si legge Fruà* :p)

    *battuta tratta da uno dei primi Dylan Dog, fatta durante una lezione su Freud.

    Moz-

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  2. L'interpretazione dei sogni mi manca e un po' anche mi spaventa.
    *a sua volta ripreso dal film Frankestein Junior, il preferito di mio marito

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  3. Post eccellente! Dei saggi che citi mi attira molto il secondo, per via del mio amore sviscerato per il cinema, e il terzo in quanto tutto quello che parla di scrittura... mi interessa a prescindere! (Invece nei confronti di Giulio Cesare soffro di orticaria, ma non dubito che il saggio proposto sia notevole.)

    I miei saggi preferiti sono da sempre la serie di Rizzoli sulla Vita Quotidiana. Per me apprendere come vivevano le persone comuni nelle varie epoche storiche, e in determinati luoghi, è una fonte di curiosità perenne e anche di idee per i miei romanzi.

    Mi è piaciuto molto, ultimamente, anche il saggio-romanzo di Franco Cardini "L'avventura di un povero crociato".

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    1. La serie Vita Quotidiana è un must (ho persino più edizioni dello stesso testo!), anche se a volte semplifica un po' troppo per i miei gusti (es: Vita quotidiana nella Roma Imperiale. È durata secoli, sarà cambiata la quotidianità dai tempi di Augusto già a quelli di Marco Aurelio...)
      Il saggio di Fornara te lo consiglio proprio, per me è stato illuminante!

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