giovedì 17 luglio 2014

Scrittrice stagionale


Potrei definirmi così in un ipotetico biglietto da visita "prof precaria e scrittrice stagionale".
Del resto c'è chi d'estate va a cogliere i mirtilli o i pomodori, chi fa il barista, o passa la stagione turistica a lavorare in albergo, in rifugio o in ostello.
Io, a dire il vero, scrivo in estate e in inverno, ma è diverso.
In inverno un'ora di scrittura è un'ora tutta per me, guadagnata con le unghie e con i denti. Me la godo appieno, anche se magari di fondo c'è la televisione che sta guardando il Nik o gli occhietti si chiudono e Morfeo mi chiama con voce suadente.
Non ha troppo senso darsi scadenze, d'inverno, tanto basta una coda sulla via di casa, una cassa che si inceppa al supermercato (e la cassa che ho scelto è sempre quella che si inceppa) e il tempo scrittura se ne va. È inutile fingersi scrittori, d'inverno, è un hobby, gestito come tale e come tale fa piacere praticarlo.

D'estate, dopo aver salutato i non più colleghi, mi scopro scrittrice. Potrei parimenti definirmi disoccupata o casalinga. E, ecco, non so se sono o no brava a scrivere, ma è un fatto che mi vengano meglio i racconti delle pulizie. Ci sono più aloni sui vetri e i pavimenti dopo che li ho lavati che sbavature nelle mie storie (non sono le storie a essere impeccabili, sono i pavimenti che fanno schifo, specie se il gatto ci passeggia quando hai appena finito di passare lo straccio).
Come sempre accade, se cambia la prospettiva, cambia tutto.
Cambia il tempo scrittura. Posso scegliere quando e dove scrivere. 
Oggi, ad esempio, colazione con il Nik alle sette, lavaggio bagni, tempo blog e poi tutto un pomeriggio di scrittura. 
Mi viene naturale darmi scadenze. Voglio finire la stesura del romanzo che sto scrivendo per fine agosto.  Questo vuole dire che oggi è il 17, dal primo di luglio a oggi ho scritto dodici capitoli (dieci erano già pronti), il che vuol dire circa 5 capitoli a settimana, svariate migliaia di battute al giorno.
Arrivo alla sera un po' frastornata. Non è tanto il fatto di aver passato quasi tutta la giornata da sola. È il fatto di aver passato tutta la giornata, e non solo le ore al computer, a pensare al romanzo. 
In qualsiasi storia accadono fatti spiacevoli ai protagonisti. Io poi scrivo gialli. Ci sono morti, assassini. Menti di assassini. Motivazioni di assassini.
In uno degli scavi archeologici a cui ho partecipato ero l'addetta alla setacciatura. A quanto pareva, riuscivo a mantenere per ore l'attenzione sui particolari minuti e così passavo le mie ore a setacciare con l'acqua secchiate di terra alla ricerca di scarti di lavorazione in selce o cristallo di rocca o manufatti sfuggiti ai miei colleghi. Rimestavo fango tutto il giorno.
Ecco, la scrittura intensiva di un giallo assomiglia a quell'esperienza. Rimestare nel fango degli animi umani. Magari le parti più sporche poi le lascio fuori dal romanzo, ma devo comunque indagarle.
La notizia buona è che comunque non sto impazzendo. Non sono impazzita quando ho scritto il thriller storico, il romanzo che mi ha fatto rimestare più fango, perché c'erano angoli della mente del protagonista davvero spaventosi e di certo non impazzirò per questo.
Però arrivo alla sera un po' stranita. Con tanta voglia di un contatto col mondo reale. Peccato che il marito stia attraversando un periodo di lavoro particolarmente faticoso e lui, invece, vuole solo spiaggiarsi sul divano.
Poi ci sono altri aspetti.
Il senso del ridicolo.
– Cosa stai facendo?
– Scrivo.
– E quando uscirà questo romanzo?
– Forse mai.
– E continui a scrivere?
 – Già...
Per fortuna ci sono i lettori fissi, che leggono la storia a cinque capitoli alla volta e non mi abbandonano (un grazie a tutti, a chi legge e a chi leggerà, e uno speciale a Chiara e Mist che mi stanno aiutando parecchio).

Poi ci sono le risposte degli editori per "Una storia piena di struzzi". Si possono riassumente tutte con "ni". A parte a un editor a cui proprio il romanzo non è piaciuto, gli altri scrivono più o meno tutti "bello, scorrevole, interessante, però..."
La parte dopo il però cambia ("però ci è sembrato troppo" vince per ora il premio simpatia), ma il succo è che il romanzo non è ben inquadrabile all'interno del genere e quindi o non se la sentono di pubblicarlo o vogliono comunque leggere anche il seguito (quello che sto scrivendo e da qui l'esigenza della scadenza) per "capirmi meglio".
La mia agente, che ringrazio, riesce sempre a mettere in luce la parte positiva del giudizio e mi evita pensieri troppo disfattisti. Il tutto amplifica la sensazione, già insita nell'estate, di tempo sospeso.
Quindi scrivo, rimescolo il fango cercando di non esserne risucchiata. Sperando di trovare qualche arma  in cristallo di rocca, come accadeva in quello scavo di un'estate lontana (undici anni fa... ), un momento in cui tutto, di colpo, acquisiva senso.

29 commenti:

  1. Commento che non centra niente. Il sito "Orgoglio Nerd" ha confermato una cosa che sostenevo da tempo, nonostante la perplessità del Nik: Guerre Stellari è, se non un remake, almeno fortemente ispirato a un film di Kurosawa, La fortezza nascosta.
    Scoprirsi più nerd del proprio marito non ha prezzo.
    E va condiviso con il mondo.

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  2. Avevi già accennato al fatto degli editori, che ti rispondono picche perché il tuo lavoro non è inquadrabile... bah!
    Comunque, leggo che stai passando un'estate produttiva, e non vedo perché tu debba rischiare di impazzire! :)
    Ah, la perla nerd di Kurosawa/StarWars ti fa onore^^

    Moz-

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    1. Diciamo che a scrivere cose morbose, si rischia di diventare morbosi. Io cerco di evitare di rimestare troppo nel torbido, ma mi rendo conto della possibilità.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. (seconda versione del commento, edulcorata)

    Leggendo questo post, mi è venuto un groppo in gola, condito da un pizzico di bonaria invidia. Non c'è da stupirsi: in questo periodo piango in continuazione. però leggere della tua giornata mi ha fatto rendere conto, ancora di più, quanto odio la mia routine. è inutile girarci intorno: ho alcuni problemi sul lavoro che mi stanno creando anche un danno di salute, in quanto ho perso quasi 13 kg a causa dello stress accumulato.

    Negli ultimi tre mesi, il tempo dedicato alla scrittura ed al blog sono quelli che mi hanno salvata dall'impazzire e vorrei davvero avere più tempo da dedicare al mio romanzo, perché qui, dietro a questa scrivania, indosso una maschera che non mi rappresenta. Non ci sto bene. Non sono felice.

    Se io potessi avere un mese, solo un mese, da trascorrere facendo la scrittrice full-time sarei al settimo cielo. Penso di essere l'unica a sentirsi felice quando si prende l'influenza, perché posso portare avanti i miei progetti sotto le coperte. Tu sei fortunata, forse, perché fai un lavoro che mi piace. Io continuo a domandarmi a cosa sia servito studiare tanto per lavorare in un contesto in cui non vengo trattata come merito.

    Aver riscoperto la mia passione da un lato mi ha risvegliata dal coma, dall'altro mi fa rendere conto di quanto certe dinamiche quotidiane a cui sono sottoposta contro la mia volontà umiliano me, la mia persona, le mie capacità, costringendomi in un mondo che non mi appartiene. "Lei stia zitta, non ha il diritto di parlare, è solo una segretaria": questo è ciò che mi sono sentita dire. Ma no, non è così, io sono laureata, ho un master, faccio la segretaria per vivere, ma non sono una segretaria. Sono una scrittrice.

    Nel post di stasera, forse, parlerò anche di questo.
    Baci

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    1. Certo che siam messi bene se un lavoro precario senza garanzia di riassunzione genera invidia!
      Fino a qualche anno fa, nei mesi estivi mi cercavo un altro lavoro, poi ho scoperto che in questo modo le tasse aumentavano esponenzialmente e quindi ho deciso di sorridere e fare la scrittrice stagionale. E ogni autunno a sperare che le cattedre ci siano e non troppo lontano da casa...
      Non ti dico poi le soddisfazioni del lavoro: laurea e master e dodicenni che pensano di saperla più lunga di te!
      Insomma, io non mi lamento certo di come sto, ma non è tutto così luminoso. L'anno scolastico 2012/2013, ad esempio, è stato un incubo che mi ha portato sull'orlo dell'esaurimento fisico e mentale.
      Questo vuol dire anche che ti capisco.
      So che è difficile, ma cerca di essere forte. Non vale la pena di ammalarsi per il disagio lavorativo. 13kg persi sono tanti per cui, davvero, ti prego di non trascurarti.
      La scrittura, spero, aiuta anche in questo.
      Nell'orribile anno 2012/2013 (in cui, oltre alla condizione lavorativa, avevo anche i genitori sempre in ospedale, più o meno a turno) mi hanno salvato alcune colleghe (precarie come me) e la scrittura.
      Ho scritto l'apocrifo sherlockiano, una scrittura molto tecnica con tematiche non troppo impegnative. Si può dire che Sherlock Holmes mi abbia salvato! Spero che anche i tuoi personaggi possano fare lo stesso.

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    2. Non c'è nulla di disdicevole a fare la segretaria, per vivere o per passione, ogni lavoro va rispettato se svolto con onestà. Non viverlo tu per prima come uno sminuire il tuo valore. Sandra

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    3. Non è questo il punto: è avere un capo che usa questo termine in senso spregiativo che mi disturba, perché il mio lavoro mi piace e lo faccio bene. Io credo che il lavoro della così detta segretaria sia molto cambiato rispetto al passato, io mi occupo di moltissime cose, anche di responsabilità ma lui tutto questo non lo vede. Quando dice così dovrei davvero iniziare a rispondere al telefono e imbucare lettere, così forse comprende che reggo da sola tutta la baracca ;)

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    4. Tenar, ti scrivo poi in privato su facebook... il tuo post ha suscitato riflessioni ma non voglio "sbatterle" in pubblico :)

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    5. Purtroppo di capi e di colleghi così è pieno il mondo. Penso che siano loro in primo luogo delle persone infelici e in sicure se devono sminuire gli altri per avere delle gratificazioni.
      E, so che è una banalità, ma di questi tempi ogni lavoro è benvenuto. Me lo ripetevo ogni mattina e ogni sera nell'anno tremendo per dare un senso al mio continuare ad affannarmi. Ok, il senso era solo la busta paga. Senza, però, sarei stata peggio.

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    6. Uh! L'anno scolastico 2012-2013... me lo ricordo pure io. Bello, divertente e gratificante. Vero?
      (Io però, nei periodi di grande stress, i 13 kg li prendo. Com'è sta storia? E non sottovalutate la possibilità che avete di gestire il vostro tempo, tanto o poco che sia, come volete...)

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    7. C'è qualcosa nell'aria che mi fa arrivare nei post altrui quando rifletto su determinate cose. Oggi il tema era: stress. Il mio. Infinito, enorme stress di essere uno che scriverà per sempre "cose inaccettabili", perché quelle conosce (o sogna che accadano). Stress da "Sogno di un uomo ridicolo", per citare un grande. Forse stressato anche lui.
      Che sia il boss, che sia la solitudine, che sia lo stesso scrivere, per alcuni accumulare le tensioni è un bel problema e oggi mi ero ficcato in testa di scrivere un articolo-promemoria-ricerca proprio su questo tema. Pensavo fosse una cosa mia, e invece...
      (Il commento dell'anonimo potrebbe essere il capo, occhio!).

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    8. @ Nuvole Prensili: per ora il blog è "capi free", speriamo di mantenerlo così!
      @ Jamila: rimarrà proprio nella storia il 2012/2013, vero? Sopratutto gratificante, eh?

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    9. @Chiara: forse anche tu, come me, pensi che ciò che ci capita nella vita abbia lo scopo di addestrarci a qualcosa. Questo non toglie il peso, ma gli dà un significato. Ha ragione Antonella, non devi lasciare che la tensione danneggi la tua salute. E' da quella salute che ripartirai quando la situazione cambierà. Pazienza, e occhi aperti per vedere se passa qualche occasione: forse è il modo migliore per vivere momenti così difficili.

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  5. Dio, che ansia sta roba di dover finire il secondo romanzo per vedere se funziona il primo! Tuttavia vorrei riportarti una frase che scrissi da me tempo fa: di aloni non è mai morto nessuno. E soprattutto dirti, ma so che lo fai, di goderti la scrittura estiva no limits, convengo anch'io che la scrittura spesso salva se non una vita, almeno situazioni brutte. Ne so più di qualcosa. Un bacio

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  6. "Di aloni non è mai morto nessuno" è una frase che potrei appendere al frigo!
    E certo che mi godo queste settimane di scrittura, è proprio l'incertezza, sia lavorativa che editoriale che un po' pesa. Tempo sospeso verso non si sa cosa. Ma va bene così.

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  7. Non c'è neanche il nipotino, sei proprio in vacanza! Buona scrittura, aspettando i prossimi capitoli:), S.

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    1. Sì, ma infatti me la sto godendo! Questa era un po' la descrizione di sensazioni varie, che comunque ci sono.
      PS: grazie mille per la lettura! Dovrei consegnare i prossimi, puntuale, lunedì

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  8. "Buongiorno, la chiamiamo in merito a quell'opera che ha mandato in visione. Ecco... non è proprio da scartare... ma non sappiamo bene come inserirlo in linea editoriale. E' un poco fantasy, c'è dell'horror, è una storia on-the-road, e ha voluto mettere anche della satira politica. Che oggi, guardi, davvero non va. Le consigliamo di creare qualcosa più semplice, più digeribile, signor Dante."

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    1. Ho un dejà-vu! E pensare che quando chiamano per dire così, davvero, bisogna prenderlo come un fatto positivo. Vuol dire che l'opera si è fatta notare. Sorridere e rimettersi al lavoro. Spero davvero che il trucco sia questo!

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  9. Purtroppo chi ama scrivere deve fare i conti con tutta una serie di variabili. Io ho sempre scritto, tranne un periodo di fermo dovuto al dio Moloch del lavoro che assorbiva ogni mio atomo di energia, soprattutto mentale. Poi, la famiglia, con una serie di problemi collegati a mio figlio piccolo. Mi rimaneva pochissimo tempo, e per anni non ho scritto nemmeno una riga. Ne ho risentito molto, ero nervosa ed infelice.

    Ho preso poi una decisione che mi ha portato a guadagnare molto meno, ma che ha risollevato la qualità della mia vita e, di conseguenza, anche quella di chi mi sta attorno. Certo, devi avere al fianco una persona che ti sostenga molto, nel mio caso è stato mio marito, ed erano tempi in cui non c'era la crisi di oggi. Ma è la migliore decisione che ho preso nella vita e che non ho rimpianto nemmeno per un istante.

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  10. @Chiara, nel mio lavoro ho fatto tutta la gavetta, partendo da un lavoro di dattilografa a diciannove anni (al tempo si usava!), e passando poi per varie segreterie fino ad approdare ad una casa editrice francese. Là anch'io avevo un capo (uomo) che parlava con disprezzo del mio lavoro di segreteria e non ci insegnava nulla. Voleva mantenere, probabilmente, il suo micropotere. Di persone piccole così se ne incontrano tante. Poi sono arrivata ad una casa editrice inglese, e lì ho trovato un capo (donna), che mi ha insegnato piano piano il lavoro di redazione e a cui sarà grata per l'eternità.

    Io sono contenta di essere stata una segretaria per tanti anni, ho incontrato molte persone e ho imparato moltissimo soprattutto a livello organizzativo, ho visto tutti gli aspetti del lavoro in una casa editrice, dai contratti con gli autori fino... alla morte del libro (il macero!).

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    1. Che percorso interessante! Perché non ne parli, una qualche volta? (Magari lo hai fatto, ma io ancora non c'ero.)

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    2. Chissà, magari ne farò un post nel mese di settembre... che di solito ha tanta carne al fuoco in tutti i sensi!

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  11. Sì purtroppo di capi o colleghi così è davvero pieno il mondo, come dice Cristina sono persone piccole, infelici, che hanno bisogno di vessare gli altri per sentirsi qualcuno. Se non spandessero infelicità tutto intorno ci sarebbe quasi da compatirli.
    Io in questa crisi sono fortunata, perché comunque ho sempre lavorato, a volte a sprazzi e bocconi, a volte con delle pause, ma mai troppo lunghe e mio marito ha un posto fisso (potrebbe raccontare anche lui di dinamiche lavorative...). A me quello che pesa è l'incertezza. Il non sapere dove finirò a settembre, se finirò da qualche parte. Per i perversi meccanismi della scuola, poi, l'anno prossimo le graduatorie saranno aggiornate a lezioni iniziate, con possibili cambi in corsa.
    Idem la scrittura. Incertezza, incertezza, incertezza. Abbastanza segnali positivi da pensare che mollare ora sarebbe idiota, ma, appunto, incertezza.
    Ci sono poi altre incertezze più private.
    Il tutto fa si che alla domanda che hanno fatto a mio marito al lavoro: "come ti vedi tra 5 anni?" io non saprei che rispondere. "Mi vedo?"
    Le disoccupavacanze me le godo, non vorrei dare l'impressione contraria, ma, con più tempo, mi faccio anche più domande, sul cosa e sul senso.

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    1. "come ti vedi tra 5 anni?"
      ...
      ...
      Grassa e con un fegato (metaforicamente parlando) così!!

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  12. La tua estate da scrittrice riesce a sembrare romantica, ma se provo a immaginare di scrivere un romanzo per decidere le sorti di quello precedente, il romanticismo evapora... eppure non è poi così diverso da quello che sto facendo anch'io, con la differenza che io non ho editori in sospeso. Il tuo mi sembra un ottimo stile di vita per imparare a vedere il bicchiere mezzo pieno! Mi sembra che tu sia molto equilibrata in questo, anche se non sei di ferro... o sì? ;)

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    1. Ecco, hai centrato il punto, Grazia. Sarebbe tutto molto romantico, scrivere sul balcone guardando il giardino, stirare pensando al romanzo, se solo ci fosse una garanzia sul dopo, letterario e lavorativo. Eh, no, non sono di ferro, anzi!

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