Scrivendo e ragionando di scrittura, spesso ci si interroga sulla gestione dei protagonisti, su quanto di noi ci sia nei protagonisti e di quanto non ci sia. Il protagonista, però, alla fine è il personaggio su cui abbiamo più controllo. Noi lo creiamo e noi lo eleggiamo a protagonista, plasmiamo la storia tutto intorno a lui. In teoria (poi lo so che non è così) dovrebbe essere il personaggio che meno ci dà problemi di gestione in assoluto. Al limite, se proprio non lo sopportiamo più, possiamo elevare qualcun altro al ruolo di protagonista e ributtarlo nel limbo dei secondari, dove ci darà meno fastidio.
Ma come ve la cavate con quei personaggi che vi stanno veramente antipatici, che vi sono odiosi fin nel midollo, me che, ahimé, sono indispensabili allo svolgimento della trama?
All'inizio tendevo a non inserire alcun personaggio davvero odioso. Non c'erano neppure dei veri cattivi nelle mie storie. C'erano persone benintenzionate che sbagliavano, combinando grossi guai. Forse allora avevo una visione più edulcorata della vita, credevo davvero che la malignità non esistessero e che tutti fossimo in fondo brave persone, per quanto fallibili.
Il mio primo problema con i personaggi odiosi, quindi è ammetterne l'esistenza. Prendere atto che nella società girano delle creature orribili (ma davvero orribili, gente che ammazza donne e bambini, tanto per intenderci, e spesso per futili motivi) e che essi non hanno l'aspetto di mostri. Sono persone e come tali vanno raccontate. E per raccontarle vanno indagate. Per indagarle devo mettermi nei loro panni. Brrr...
Scegliersi il personaggio odioso, quindi, e sforzarsi di vedere il mondo con i suoi occhi.
Che cosa orribile e masochista da farsi!
Molti autori dicono di amare tutti i loro personaggi, anche i peggiori, perché in fondo in fondo...
Di solito questi autori non scrivono gialli.
Io non posso e neppure voglio amare i miei assassini. Io i miei assassini li odio con tutta me stessa e tifo già dalla prima riga perché vengano messi in galera.
Questo è un altro problema. Calarsi nei panni del cattivo, dell'assassino, nel mio caso, ragionare con la sua testa e cercare per lui una via di fuga. E a volte riuscirci.
I miei cattivi stanno diventando più bravi e più apprezzati dai lettori. E io ho sempre più paura di loro.
Tra i tanti personaggi odiosi con cui ho dovuto convivere negli ultimi dodici mesi, due mi hanno creato particolari problemi. Sono entrambi in racconti perché non avrei mai potuto reggerli per un romanzo intero.
Il primo è presente in Certe Mattine, il racconto che è arrivato secondo a Giallo Grado e che sarà pubblicato a breve. È un assassino viscido, manipolatore, che si approfitta delle persone di cui dovrebbe prendersi cura. La cosa peggiore è che la fa franca. L'investigatore è un personaggio dolce e dolente, a cui voglio bene al 100%, che lotta contro l'assassino, contro il tempo e contro se stesso. Ho tifato per lui dalla prima riga. Però, però, però... Alla fine non lo prende. E io ci sono rimasta malissimo. Perché davvero non volevo che finisse così...
Ma si può rimanerci male per un finale che ci si scrive da soli?
Ancora oggi, a mesi di distanza, ho dei problemi a relazionarmi con questo racconto...
Il secondo se ne sta in un racconti apocrifo Sherlockiano. È un viscido manipolatore pure lui, con l'aggravante del sadismo. Riesce a incastrare Watson in un modo così profondamente subdolo da farmi sentire un mostro solo per il piano architettato. Lo volevo morto a tal punto da usare un espediente che non è al 100% canonico. Il risultato? Più di un lettore cavia ha considerato il mio odioso cattivo un personaggio riuscito e mi hanno chiesto di non ucciderlo per vederlo di nuovo in azione.
Come sentirsi sconfitta da un proprio malvagio personaggio!
Voi come ve la cavate con la gestione dei personaggi odiosi?
Quali sono quelli che avete odiato di più tra i personaggi che avete scritto?
E tra quelli che avete letto?
Nella descrizione di "Certe mattine", quando parli del protagonista, di lui dici "che lotto". Un bel lapsus freudiano, non c'è che dire :)
RispondiEliminaIo tendo a tenerli "staccati" da me, facendoli coincidere con persone odiose con cui ho/ho avuto a che fare: questo (ahimè) mi garantisce una buona base di partenza. Però non scrivo gialli, e comunque non basta neppure a me. Una delle cose che mi ha messo più a disagio è stato far litigare un padre (protagonista) con un figlio: una situazione del tutto fuori dalla mia esperienza.
Invece come lettore forse sono atipico: quando trovo un personaggio davvero odioso chiudo il libro e smetto di leggerlo. Non sopporto certe emozioni, leggendo. Se invece è moderatamente odioso (o caricaturale, alla Sauron, per intenderci) allora sono meno coinvolto e leggo per il gusto di vedere il protagonista che lo bastona.
Dislessia freudiana!
EliminaAllora non sono l'unica ad avere problemi con i personaggi odiosi!
Da lettrice li odio con gioia, se così si può dire, a meno che non siano i protagonisti. Se sono i cattivi della storia posso serenamente aspettare la loro sconfitta.
Come autrice, sono comunque creature mie, nel bene e, in questo caso, sopratutto nel male.
Ho difficoltà anch'io a concepire il lato più oscuro dei personaggi (e delle persone in generale), perciò tendo a non inserire nelle mie storie personaggi di quel tipo. Fino a qui non mi è stato necessario. Solo in qualche racconto il malvagio c'è, ma resta più una minaccia simbolica che una persona in carne e ossa, con gesti e azioni proporzionate alla sua malvagità.
RispondiElimina(Sì, si può restare male per un finale che si scrive, e anche restarne sorpresi! Bah.)
Il problema è che a un certo punto ho sentito la necessità di raccontare "i draghi del mondo reale" per come sono, con la loro apparente normalità e il dolore che si seminano dietro. Questo però ha voluto dire renderli vivi, sentirli vivi dentro di me. E sono iniziati i guai...
EliminaNessun problema con i personaggi odiosi, ne ho inventati diversi, di solito mi baso su qualcuno che conosco realmente, e ahimè ho l'imbarazzo della scelta, poi vado giù con vigore a renderlo davvero negativo. Sandra
RispondiEliminaOPS ho dimenticato due risposte, allora il più odioso che ho inventato? Mah credo il Biniverme di Ragione e pentimento, mentre tra quelli incontrati in libri altrui mi hanno davvero urtata i genitori di Adam in Libertà di Franzen, per tutta quella faccenda dell'eredità della casa di campagna. Sandra
RispondiEliminaSì, forse è catartico ispirarsi a persone che si conosce, pregustando la pessima fine che faranno...
EliminaIn questi giorni sto rivedendo un po’ il “casting” del romanzo perché mi sono accorta che i personaggi femminili sono troppo “buoni”, non avevo inserito alcuna donna un po’ maligna, pettegola ed invidiosa oppure superficiale libertina e frivola ma, per lo sviluppo della trama che ho in mente, penso sia fondamentale. Quindi ci sto lavorando. In particolare me ne servono due, corrispondenti alle caratteristiche di cui sopra, e con funzioni diverse.
RispondiEliminaNon si tratta di veri e propri antagonisti, perché il tipo di storia che sto scrivendo è prettamente psicologica e non richiede lotte all’ultimo sangue. Diciamo che il loro conflitto sui protagonisti si gioca prevalentemente nel quotidiano. Le inimicizie che si creano rispecchiano un po’ quelle che ciascuno di noi ritrova nella propria realtà, nel vivere quotidiano. Ma ciò non mi rende di certo la cosa più facile, per un motivo fondamentale: io NON SOPPORTO un certo modo di esprimere la femminilità e nella vita ho sempre dovuto combattere contro persone del genere, sia nel lavoro sia nell’ambito sentimentale. Pertanto non sono molto brava a gestire questi personaggi. Mi accorgo che non riesco a staccarmi dal mio giudizio morale.
Con i maschi odiosi, invece, me la cavo un po’ meglio.
Eh, sì, è difficile staccarsi dal proprio giudizio morale. Sopratutto se poi la storia (e spesso la vita) premia questi individui...
EliminaAmare non è il termine giusto. Io ad esempio i cattivi li adoro, perché sono i personaggi più interessanti; lo sono per molti motivi. Non li amo però. In fondo non amo nessun personaggio e non ho problemi a ucciderli. Ad esempio, in "Gemme preziose", mi piacevano molto i due bambini africani, Kano e Chewe, eppure li ho fatti morire entrambi... :P
RispondiEliminaTornando ai cattivi, non ne potrei fare a meno. :)
Questo però non significa che il tuo atteggiamento sia sbagliato. Anzi, hai una poetica ben definita. Tu semplicemente non credi che l'essere umano possa essere davvero malvagio. Magari sbaglia, magari persegue fini personali e, nel farlo, fa danni, anche gravi. Ma non è malvagio di una malvagità fine a se stessa. In questo senso, perfino un dittatore è solo un uomo che crede fermamente in una verità e cerca di realizzarla a ogni costo. Non butterei via una poetica così chiara e anticonformista. ;)
Certo che sei sadico! ;)
EliminaPurtroppo, invece, penso che l'essere umano possa diventare terribile e che questa sia proprio una caratteristica dell'essere uomo. Da qui la mia esigenza di indagare anche la parte oscura, senza demonizzarla. E da qui i miei problemi di gestione.
Non sono sadico, mi disegnano così... :P
EliminaLe tue riflessioni mi hanno fatto sentire molto a disagio... nel senso che amo i miei personaggi cattivi e non li trovo affatto odiosi. Avrò qualche problema io, allora? :)
RispondiEliminaA parte cmq queste mie strane tendenze, sono del parere che nelle storie siano proprio loro (gli antagonisti) i personaggi che suscitano emozioni più forti in chi legge. Anzi, se qualcuno risulta davvero antipatico, è il segno che si è fatto un buon lavoro.
Tu evidentemente fai parte di quella schiera di autori che ama tutti i suoi personaggi. Un po' ti invidio.
EliminaInteressante, Prof, vorrei farti una domanda, la stessa che ho fatto ieri a Chiara. Secondo te per scrivere una bella trama ci vuole il cattivo? L'antieroe? Perché nel mio libro sono tutti belli e simpatici, non vorrei che risultasse noioso da leggere!
RispondiEliminaNon so, dipende dalla trama, credo. È difficile fare un giallo con tutti belli e simpatici...
EliminaA parte questo, la narrazione si basa sul conflitto. Con chi sono in conflitto i tuoi personaggi? Può essere anche una lotta improba contro il destino. Mi viene in mente l'opera "Un ballo in maschera" di Verdi in cui tutti i personaggi sono ben intenzionati, ma per una serie di circostanze sfortunate finisce in tragedia, tra le risate beffarde del destino.
Thomas Harris ha creato un cattivo tanto affascinante da renderlo protagonista della saga che lo riguarda. Parlo ovviamente di Hannibal Lecter. Se ci pensi, però, è impossibile non tifare per lui visto che quasi tutti quelli che uccide risultano talmente antipatici al lettore da volerli morti. Quindi alla fine pensi "ok, è un omicida cannibale, ma almeno libera il mondo da personaggi inetti".
RispondiEliminaSe fornire una scusa al tuo assassino non ti aiuta prova a vendicarti dandogli dei difetti o degli handicap tali che in qualche maniera paghi il prezzo delle sue azioni. Una sorta di marchio di Caino.
Che ne dici, può funzionare?
Già sono cattivi, poveretti, se posso evito di farli pure brutti!
EliminaMio marito vigila che non li maltratti troppo, fa la funzione di una sorta si sindacato degli assassini