mercoledì 20 gennaio 2016

A cosa serve la letteratura?


Questa era la domanda sottintesa al post su Fahrenheit 451
La domanda principe, secondo me, di chiunque voglia scrivere narrativa o poesia o, perché no, insegnare letteratura, così importante che ho rinunciato persino alla foto col fiore. Avevo già tentato di affrontare il tema qui, ma oggi ho deciso di prendere la questione di petto.

A COSA DIAVOLO SERVE LA LETTERATURA?

Questa cosa che non si mangia, che non ha una spendibilità immediata, che non ci insegna niente di pratico, che costa fatica, attenzione e tempo a cosa diavolo serve?

E, per favore, niente assurdità teoriche, niente vaghi "arricchimenti personali", "aperture mentali" o, peggio ombelicali desideri d'evasione. Siamo gente pratica, oggi, vogliamo risposte spendibili.
Se leggi perché ti piace puoi dedicarti ad altri hobby. 
Se ti diverte immergerti in una storia, in un mondo altro, puoi andare al cinema, ha un indotto più grande, giovi di più all'economia.

PERCHÉ MAI DOVREMMO PERDERE TEMPO CON LA LETTERATURA?

– PER TOCCARE CON MANO LA NOSTRA COMUNE UMANITÀ
Non importa da dove venga un'opera letteraria nel tempo e nello spazio. Basta tradurla nella nostra lingua e la capiremo.
Ci saranno, ovviamente, dei riferimenti culturali oscuri, ma ancora oggi, a millenni di distanza, possiamo sentire la vergogna di Ettore che "ha troppa vergogna dei troiani e delle troiane dal lungo peplo se si ritirasse dalla lotta".
Possiamo capire l'ansia di un nativo americano che invoca una buona caccia per sfamare i suoi figli.
Ci ritroviamo nelle strutture delle fiabe russe.
Ci possiamo commuovere leggendo un salmo dell'Antico Testamento come un haiku giapponese.
Non importa quanto lontano sia un popolo nel tempo e nello spazio, nella sua letteratura ci ritroviamo. Siamo sempre noi. Possiamo capire la follia di Medea come il senso del dovere del paladino Orlando che con le ultime forze spezza la propria spada perché non cada nelle mani del nemico. Abbiamo in comune la stessa umanità, lo stesso sentire.
Chi ha scritto le parole che stiamo leggendo è nostro fratello, è accanto a noi in quel momento, anche se è morto mille anni fa dall'altro capo del mondo.

– È ANCORA IL MEZZO PIÙ EFFICACE DI TELEPATIA, PER TRASMETTERE PENSIERI A DISTANZA
Una canzone, un film trasmettono emozioni.
Un documentario o un libretto di istruzioni trasmettono informazioni.
La scrittura trasmette il pensiero. È a tutti gli effetti telepatia.
Proviamo?

Sono le 15.40, sono seduta sulla mia poltrona preferita. Il sole filtra dalla finestra e noto che sul pavimento di granito che ho lavato subito dopo pranzo ci sono già delle impronte. Le hanno lasciate i gatti, ma anch'io, quando sono uscita sul balcone a stendere. Probabilmente la suola della mia scarpa si è inumidita e ne è rimasto il segno. L'irritazione mi prende dallo stomaco e mi sale su fino alla gola. Di alzarmi e ri lavare non se ne parla. Tecnicamente, il pavimento è pulito e anche disinfettato. E poi senza questo sole diretto non si vedrebbe niente. Ma non è un lavoro ben fatto. Per niente.

Voi siete nelle vostre case, non sono le 15.40, non potete vedere il mio pavimento. Ma scommetto che l'ho trasmesso alla vostra mente. Ed è arrivata anche la sensazione di irritazione che sto provando io adesso. Forse vi riconoscerete in essa, perché anche voi l'avete provata. Forse provate sollievo perché siete più precisi di me, il vostro pavimento è ben pulito, il vostro è un lavoro ben fatto e ne siete gratificati.
Nessun altro mezzo se non la letteratura ha questa precisione nel trasmettere il pensiero. Oltre tutto rapporti logici di causa -effetto e emotività possono essere dosati come più vi piace e convivere pacificamente. La musica strumentale (quella non strumentale è già letteratura) trasmette invece solo la parte emotiva, un'istruzione solo quella logica.

 FORNISCE EDUCAZIONE EMOTIVA
Abbiamo già dimostrato come la letteratura sia trasmissione del pensiero in grado di annullare ogni distanza in fatto di spazio e di tempo. Autore e lettore si incontrano nel testo da fratelli, fianco a fianco, anche se l'autore è morto da millenni. 
Quando leggiamo proviamo delle "emozioni indotte". Accade anche con altre espressioni artistiche, ma con due differenze:
– l'emozione ci arriva mediata da un personaggio (spesso l'autore stesso) che la prova a sua volta. Possiamo vederne in atto gli effetti sul suo modo di agire
– I tempi propri della lettura ci permettono di metabolizzare quell'emozione. Raramente un romanzo lo si legge in una sera. Spesso in più sere, abbiamo il tempo di metabolizzare, ragionare sulle emozioni mentre esse ancora agiscono sulla scena. Ipotizziamo le reazioni che quel personaggio avrà a quelle emozioni e cosa questo comporterà a lui e a chi gli è accanto. Potremo poi verificare le nostre ipotesi.
In altre parole, ci abituiamo a provare emozioni. Sapremo di non essere soli ad amare o a soffrire o a fare idiozie. Vedremo come se la cavano i personaggi. Quando noi ci troveremo in determinate situazione saremo un pochino meno spiazzati. Solo un pochino, ovviamente.
Io da prof vivo ogni giorno i drammi di una generazione con pochissima educazione sentimentale. Gli effetti più eclatanti arrivano alle cronache dei giornali. Ragazzini che tentano il suicidio per il bullismo, convinti di essere gli unici al mondo a trovarsi in quella situazione insostenibile. Senza arrivare a questi estremi, ci sono ragazzini che fino al decesso di un parente non sapevano, di fatto, che la morte esistesse e il lutto ha effetti devastanti su di loro, perché che nessuno mai li aveva preparati ad affrontarlo. 
Proprio ieri una ragazzina mi ha scritto in un lavoro "la lettura di Harry Potter mi ha fatto rendere conto che la morte esiste e che agli amici veri bisogna dire la verità". Magari a un adulto può sembrare banale, ma io invece penso che quella ragazzina sia un po' più pronta di altri suoi coetanei ad affrontare il mondo, un po' più allenata alle emozioni che comunque dovrà affrontare.

– CI PERMETTE DI RICONOSCERCI E DIVENTARE UN PO' PIÙ NOI STESSI
Credo di aver già raccontato la mia più forte "epifania" dovuta a un libro.
Un libro, si badi bene, di consumo, senza alcuna velleità.
La protagonista trentenne si scopriva ingabbiata nel matrimonio con un uomo che a ben vedere non era cattivo, ma non sapeva vedere esigenze di lei e frustrava le sue aspirazioni. Ho visto in quell'uomo il mio fidanzato di allora, con cui negavo la crisi perché "è un bravo ragazzo e mi ama". Vero, verissimo, ma non volevo trovarmi poi frustrata a fargli da balia. Ho visto come sarei stata cinque o dieci anni dopo e ho pensato che no, non mi andava bene. Gli ho spezzato il cuore, suppongo, ma il caso ha voluto che pochi mesi dopo abbia incontrato il Nik.
Quel libro, lo dico senza esagerazioni, mi ha salvato la vita (e pensare che me l'aveva prestato un amico di lui!). Mi ha permesso di riconoscermi e di diventare più consapevole, più me stessa.
Non mi sembra una cosa da poco!

Ogni volta che noi ci riconosciamo in un personaggio o in un'emozione impariamo qualcosa di più su noi stessi.
Troppo spesso la nostra anima è un territorio sconosciuto e spaventoso.
Quante vuole diciamo "quella reazione non è stata da me!" oppure "non mi aspettavo di reagire così!".
A volte la separazione tra ciò che siamo e ciò che pensiamo di essere è così netta da entrare in conflitto, cosa che è ottima per psicologi e psichiatri, un po' meno per noi.
Non dico che delle buone letture rendano inutile la psichiatria, tutt'altro, ma le buone letture ci permettono di conoscerci meglio.
Ci fanno rendere conto, magari di quando rischiamo di finire come quel personaggio (magari come la signora Bovary) e riusciamo a fermarci prima e a chiedere aiuto. 
Spesso leggere ci rende più consapevoli di chi siamo e cosa vogliamo.
E, di nuovo, non mi sembra una cosa da poco.

A COSA SERVE LA LETTURATURA?
A trasmettere con precisione un pensiero, sia nella sua componente logica sia in quella emotiva, oltre alle barriere spazio temporali.
A farci riconoscere gli uomini come fratelli, uniti da uno stesso sentire.
Ad educarci all'emotività e all'affettività.
A conoscere noi stesse e a renderci più consapevoli.

Queste sono le mie risposte.
Le vostre quali sono?
Mi raccomando, risposte pratiche, legate a un'utilità concreta!

24 commenti:

  1. Secondo me la domanda giusta non è a cosa serva la letteratura, ma se oggi abbia ancora un senso la forma romanzo. Come sai mi sto occupando da un po' proprio di questa problematica. Le storie, soprattutto se visuali, possono essere raccontate meglio con altri mezzi, ad esempio il cinema. Oggi siamo abituati a interagire con strumenti di comunicazione sempre più raffinati e, al contrario, il tempo che riusciamo a dedicare alle lettura di letteratura si riduce sempre di più (vedi i famosi, anzi famigerati distillati). Qualcuno sostiene che tutto quello che può essere fatto meglio con un altro mezzo, non debba essere raccontato attraverso la parola scritta. Allora a cosa serve la parola scritta? O meglio, come usarla in modo tale che nessun'altro mezzo di comunicazione potrebbe fare meglio? Naturalmente, non ti anticipo nulla! :)

    Tuttavia, leggere rimane ancora oggi il modo più bello di far niente. ;)

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    1. No, non sono d'accordo che altri mezzi siano meglio per raccontare storie.
      L'esperienza "in soggettiva" nel cinema è solo abbozzata, suggerita, ma non trasmessa. Puoi intuire le emozioni di un personaggio, non conoscerle con esattezza. È un mezzo diverso, che fa altre cose (io adoro il cinema) ma non è sostitutivo.
      Inoltre guarda come invecchiano i film. Salvo pochissimi capolavori, i film di solo 50 anni fa sembrano distantissimi da noi, richiedono un notevole sforzo intellettuale per essere fruiti, molto più che i romanzi di 150. Le poesie, poi, sembrano scritte oggi anche quando hanno 2000 anni.
      E ci tengo inoltre a parlare di letteratura in generale. Perché mi si chiede come mai mi ostini a far leggere pezzi di poemi o poesie.
      Leggere non è mai non fare niente, lo dimostrano gli studi che controllano le parti del cervello attivate dalla lettura, tutt'altro che fare niente!
      Personalmente penso che molte cose ancora debbano essere raccontate tramite la parola scritta, perché lo stesso effetto non è in alcun modo ancora replicabile.
      Da prof, inoltre, per me è essenziale far capire che la letteratura tutta, da Omero a Fabio Volo non è perdita di tempo.

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  2. Io ti dico la solita vecchia faccenda del sentirmi meno sola in determinate situazioni come i lutti. E naturalmente condivido le tue osservazioni in viola e la sensazione del pavimento poco pulito anche dopo averlo pulito, capita a tutti, (almeno credo)
    un bacione sandra

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    1. Sentirsi meno soli, anche se a farci compagnia è il pensiero di un uomo morto e sepolto.
      Capire che la nostra sofferenza è parte della vita, è toccata ad altri prima di noi. Qualcuno l'ha superata, qualcuno no, ma tutti ci siamo passati.
      Capire che nostri pensieri in quel momento non sono scemi, che tanti hanno dato tante risposte alle nostre domande. Qualcuna ci piace, qualcuna no, ma la domanda ha senso e non siamo stati scemi a porcela.
      Se questo non è utile, cosa lo è?

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  3. Domanda difficile. Ci provo solo perché me lo chiedi tu. Per me la letteratura serve a leggere in me stesso. Sia che la legga sia che la scriva. E più leggo e scrivo e più entro in contatto con me e posso capire di conseguenza gli altri, interpretare i fatti che mi accadono intorno, dar loro un senso nella mia vita.

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  4. Onestamente non saprei fornire motivazioni diverse da quelle che hai fornito tu.
    Posso solo specificare che come lettore amo la letteratura perché leggendo sento espandersi la mia esperienza della vita, come scribacchino amo la letteratura perché mi permette in modo quasi terapeutico di fuggire da me stesso o di entrarci dentro fino alle più estreme profondità.
    Ma mi rendo conto di essermi espresso in termini molto individualistici.

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    1. Espandere le nostre esperienze di vita, bellissimo!

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  5. Hai scritto un bellissimo articolo, Antonella!
    Hai detto le cose che penso, tutte; sono quelle in cui credo, forse per questo mi viene difficile pensarmi "scrittrice" vera, perché il mio obiettivo è riuscire a trasmettere pensieri ed emozioni a distanza, vorrei indurre a una riflessione profonda, vorrei rappresentare il comune sentire per consentire un'immedesimazione piena, raccontare storie che potrebbero appartenere a tutti. Ed è una cosa che ancora mi vede ai nastri di partenza.
    Per raccontarti un aneddoto: mi sono innamorata della letteratura giapponese ai tempi del liceo e sono entrata talmente tanto in sintonia con i personaggi e il loro modo di interpretare la realtà che avrei pagato oro per andare in Giappone a toccare con mano. Ecco, la letteratura per me è toccare con mano un'emozione.

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    1. Il tuo col Giappone è proprio un ottimo esempio di come la letteratura annulli tempo e spazio!

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  6. Forse la mia è una motivazione un po' astratta, ma la colpa è di chi è intervenuto prima di me con risposte tutte vere e validissime ;-)
    A COSA SERVE LA LETTURATURA? A creare una memoria comune, parallela - anche se in realtà a volte si toccano - alla storia dell'umanità.

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    1. Mi piace un sacco questa di creare una memoria comune.
      Pensiamo solo al termine "perpetua", entrato nel linguaggio comune o l'effetto de "I promessi sposi" sul nascente italiano.

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  7. La letteratura è soggetta all'uso che se ne fa. Può servire a evadere da se stessi - Rilke scrisse in un momento particolarmente cupo della sua vita: mi do alla lettura come uno si dà al bere, per dimenticarmi di me - o, al contrario, può servire ad aumentare il contatto con se stessi. Può servire a far riposare la mente oppure a far funzionare al massimo le rotelle dei suoi ingranaggi. In qualche raro caso può anche servire a far soldi ;)

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    1. Mi piace l'idea della letteratura come un vino per l'anima!

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  8. Per me la letteratura dovrebbe celebrare il mistero dell'essere umano. E in questa epoca dove non c'è alcun mistero, oppure il mistero è una bufala, e presto tutto sarà chiarito e spiegato, resta e resterà ancora a lungo un atto eversivo.

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    1. La tua definizione mi piace come frase, ma, essendo io uno spirito pratico, fatico a figurarmi una "celebrazione del mistero dell'essere umano". Mi viene in mente una cosa seriosissima, tipo messa... Aiutami a capire meglio!

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  9. Le mie risposte sono diverse dalle tue. Per me serve come intrattenimento, come ampliamento della mia cultura, miglioramento della mia scrittura e del mio stato d'animo.

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    1. Acc... Mi sa, caro Daniele, che le tue proposte non possono essere accettate:
      come intrattenimento e ampliamento della cultura si può obiettare che c'è di meglio in giro. Migliorare la tua scrittura è un'attività dubbia, fino a che non stabiliamo a che serve la letteratura e il tuo stato d'animo è una cosa personale e soggettiva.
      Qual è, secondo te, l'utilità universale della letteratura?

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    2. Non esiste per me un'utilità universale. Altrimenti anche la musica dovrebbe averne, e la pittura, ecc.
      L'utilità è personale.

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    3. Tutta l'arte, in quanto tale, ha, secondo me, un'utilità universale. L'uomo ha bisogno di arte. Io qui parlavo di letteratura perché questo insegno, non perché ritenga la letteratura superiore.
      Mi spaventa da morire un mondo che non ritiene l'arte necessaria...

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  10. Articolo bellissimo davvero, complimenti!

    Per quanto mi riguarda la letteratura serve:

    - come veicolo di viaggio, nel passato, nel presente e nel futuro. Tutti possono permettersi queste splendide automobili che sono i vari generi letterari, anche chi ha pochi soldi in quanto si possono prendere i libri in prestito da amici o dalle biblioteche.
    - per avere più amici con caratteri e voci differenti (e pazienza se sono morti e sepolti, anzi, sono più interessanti proprio per quello!)
    - per avere visioni. Con la letteratura sei tu che crei le tue visioni a partire da un testo, perché non è una fruizione passiva come il cinema, ma pienamente attiva.

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    1. La fruizione attiva! Io non ho voluto parlare nel post di tutti quegli studi che mostrano come il cervello si attivi durante la lettura, immaginando, costruendo ipotesi, ponendosi domande. La velocità che la lettura impone facilita il lavoro del cervello (il cinema è più passivo perché più veloce) che si allena a pensare. E la cosa va intesa in senso pratico e non astratto. Più utile di così!

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  11. Che bello questo articolo! Davvero molto interessante.
    Per me, la letteratura è un modo per conoscermi un po' meglio e che mi aiuta a interpretare la realtà con maggior chiarezza. Le volte in cui, leggendo un libro, ho pensato "ecco, questo è stato scritto apposta per me" non si contano più. Mi è successa la stessa cosa anche con qualche film, lo ammetto, ma la qualità del ricordo è differente. Mentre quella del film è annebbiata sempre e comunque, quella della trama e dei contenuti di un libro è nitida e ben definita, forse anche per il fatto che, trattandosi di uno sforzo di immaginazione, un'immagine letta s'imprime meglio di un'immagine vista.

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    1. Certo! Leggere attiva più processi cognitivi rispetto al guardare. Questo non implica una superiorità della letteratura rispetto al cinema, solo che attivano processi diversi. Leggere non genera solo emozioni, ma concetti che si infilzano nel nostro io, fino a cambiarlo.

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