Spesso si sente dire che la scuola italiana è fossilizzata, ancorata a un passato senza alcuna connessione con la realtà, piena di insegnanti demotivati che ripropongono costantemente le stesse lezioni già vecchie ai tempi di matusalemme.
È uno stereotipo, ma come tutti gli stereotipi ha in sé qualcosa di vero.
A volte a noi prof manca un po' la voglia di rischiare, di provare, di buttarsi nel vuoto.
I ragazzi non sono così, loro si buttano e, quando cadono, si rialzano.
A volte siamo noi adulti a dover imparare da loro.
Questo scambio con una scuola di Bastia, Corsica, è stata una scossa come non ne capitano tutti i giorni nella vita di un'insegnante. È stato come il primo lancio con il paracadute e scoprire che è bellissimo e che, in effetti, il paracadute si apre.
Non sapevo bene cosa aspettarmi da questa esperienza. La congiuntura che si era formata non era tra le più favorevoli: mio marito in piena emergenza lavorativa, il concorso che incombe e la valanga di burocrazia da gestire, le previsioni del tempo che prospettavano il diluvio universale.
Mentirei se dicessi che non è stato stancante. Oggi pomeriggio ho dormito come un sasso per due ore e solo dopo i miei neuroni hanno ripreso a funzionare. Era da quindici anni esatti che non parlavo così tanto in francese. Mercoledì siamo stati a Torino con circa 120 alunni, sono stati tutti bravissimi, ma la tempistica e la gestione di così tanti ragazzi ha stremato tutti. Infine gestire lezioni bilingui anche di tre ore di fila con ragazzi italiani e francesi non è la cosa più semplice del mondo.
Però è stata un'esperienza che non solo non dimenticherò mai, ma che tutti i professori dovrebbero fare. Perché prende gli automatismi mentali e li fa a brandelli. Si entra in contatto con ragazzi che vengono da un mondo scolastico diverso, con professori che vengono da un mondo scolastico diverso. Si entra in un nuovo modo di pensare dove nulla è scontato e nulla "è così perché si è sempre fatto così".
Si fa un gran parlare, oggi, di competenze e di "compiti autentici" cioè non accademici, ma calati nella realtà. Per noi come per i ragazzi questa settimana è stata un enorme compito autentico.
E, alla faccia di tutto quello che si dice della cultura letteraria inutile, abbiamo scoperto che la poesia è un ottimo mezzo per spezzare ogni barriera. I ragazzi hanno letto, tradotto e illustrato le poesie di Ungaretti, con un impegno e una serietà che ha stupito in primis me.
Se volete vedere tutti i lavori prodotti li trovati sul blog didattico Liberamente Librum e ne vale davvero la pena!
Grazie davvero a chi a reso possibile quest'esperienza per i ragazzi, ma anche per noi!
Grazie a Nino, a Therese e alla dirigente che hanno organizzato tutto!
Grazie a Marie Ange, a Gracieuse e a Jean-Marie, super professori-partener!
Queste genere di esperienze sono sempre utilissime per i ragazzi, e in fondo anche per noi adulti.
RispondiEliminaSì, ed è bello imparare insieme
EliminaEro certa che sarebbe stata un'esperienza davvero super. Bellissimo. E poi ci sarà quindi il girone di ritorno. Sandra
RispondiEliminaSì, concorso permettendo.
EliminaL'esperienza in cattedra insegna - a chi vuole riflettere seriamente su questo mestiere - che la scuola ha bisogno di esperienze nuove, di aprirsi a contatti e condivisioni, di prendere coscienza del tempo in cui vive. Bella esperienza, complimenti.
RispondiEliminaDavvero bella! Prima di incontrare gli attuali colleghi non sapevo neppure che fosse possibile fare scambi simile con gli studenti delle medie!
EliminaComplimenti per l'iniziativa. Otto anni fa ho tenuto dei seminari di competenze relazionali alle superiori. Questo concetto potrebbe essere scontato, ma non lo è in un contesto che genera differenze. Quindi ben vengano gli scambi fra scuole diverse, che ai miei tempi avveniva solo con le partite di calcio contro quelli dello scientifico e del tecnico. :-)
RispondiEliminaNoi abbiamo fatto delle belle gite, abbiamo inviato una compagna in Canada, ricevendone in cambio una canadese, ma questa esperienza è qualcosa di più.
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