martedì 19 aprile 2016

Regole infrante a regola d'arte – Scrittevolezze

È un po' che non parlo di scrittura. Forse perché un po' che non mi dedico alla scrittura o, meglio alla narrativa. Scrivere scrivo un sacco, ma solo cose di rara noia, relazioni sulla mia esistenza (se mai avessi avuto dubbi, ora so perché non scriverò mai la mia autobiografia) o prove di tracce per lo scritto del concorso a cattedra. Anche perché, considerando che il programma in sé è impossibile da padroneggiare (tutta la pedagogia dell'universo mondo, tutta la legislazione scolastica, buona parte della psicologia dell'età evolutiva, tutta la letteratura italiana, tutta la storia dell'universo mondo e tutta la sua geografia), se posso cavarmela è con la scrittura.
Devono essersene accorti anche gli altri, perché negli ultimi giorni si stanno moltiplicando dei manualetti di scrittura ad uso dei docenti allo scopo di ottimizzare i propri testi in vista del concorso. Ad averci pensato prima, potevo gettarmi nel business. Sia come sia, questo sovrappiù di regole inizia a darmi l'orticaria. Ho una gran voglia di tornarne alla narrativa.
Dove tutte le regole sono frangibili a patto di sapere cosa si fa, come lo si fa e con quali scopi.
Ci sono delle regole in narrativa, ma nascono per indirizzare un'opera alla massima fruibilità. Seguendole sei sicuro che chi legge capirà cos'hai scritto. Ma se entri in campo artistico, allora puoi sostanzialmente fare quello che vuoi. Ovvio è che più regoli infrangi e più attenzione chiedi al lettore sarà bene, quindi, che ne valga la pena. 
Oggi mi sento particolarmente anarchica, per cui ho deciso di fare un'elenco di opere che presentano regole infrante a regola d'arte. Dove l'andare oltre la norma è valore aggiunto. Come mio solito, giganti della letteratura e mero intrattenimento si alternano senza imbarazzi.

SINTASSI, PUNTEGGIATURA E DIALOGHI
José Saramago – opera omnia
La prosa di Saramago ha la consistenza del plutonio. Apri un libro e trovi pagine fitte fitte fitte, senza mai un a capo. Lui scrive così, saltando dentro e fuori dal dialogo, e quindi dentro e fuori dalla prima alla terza persona.
Non si può leggere Saramago alla sera, quando si è stanchi. Ma nella giusta condizione d'animo, può essere delizioso. Tra le sue opere, il mio romanzo preferito è Le intermittenze della morte e non saprei immaginarlo in una prosa differente.





UN LETTORE DEVE AVERE DEI PUNTI DI RIFERIMENTO PER CAPIRE CHI PARLA, DI COSA SI STA PARLANDO E DOVE SI È
Alain Damasio – L'orda del vento
È probabilmente una delle cose più sperimentali che abbia mai letto. Le pagine scorrono letteramente al contrario, dalla seicento e rotti verso la prima, con numerazione inversa. All'inizio tutto è spiazzante. Non si capisce chi parli, cosa racconti e dove sia ambientato il romanzo. Dei simboli identificano le voci narranti e pian piano qualcosa si riesce ad intuire di un mondo percepito per pezzi e bocconi dallo sguardo di chi lo sta vivendo. Ma anche questo è vero fino a un certo punto. L'unica narrativa importante di questo romanzo potrebbe essere la punteggiatura...
Un'opera davvero sperimentale, che prende tutte le norme di buona scrittura e le getta nel cestino. Rimane l'impressione di un virtuosismo un po' fine a se stesso, ma anche un fascino davvero difficile da eguagliare. 

NO A CAMBI REPENTINI DI PUNTI DI VISTA
In questa categoria ho tutta una serie di romanzi che delle regole sul punto di vista se ne fregano altamente. In generale ho l'impressione che prima degli anni '70 se ne fregassero assai di più di quello che oggi è un dogma. Forse sono io che adesso ci faccio più caso, perché una delle prime regole che ti vengono insegnate, di quelle che non si possono infrangere per nessun motivo. Giusto qualche mese fa, però, raccontavo di quanto mi fosse piaciuto il romanzo L'esorcista di W. P. Blatty, pur saltellando allegramente da un punto di vista all'altro anche nello stesso paragrafo. In una pagina ne ho contati addirittura cinque. Eppure il libro funziona alla grande. Ho adorato Venere Privata di Scerbanenco, eppure anche lì, nelle pagine iniziali, il punto di vista un po' saltella, terza persona focalizzata su Duca Lamberti che tre righe dopo diventa onnisciente, che poi torna a focalizzarsi, magari su altri personaggi. Però funziona, funziona alla grande.

NO A CAMBI REPENTINI DI TEMPO VERBALE, PASSAGGI DALLA PRIMA ALLA TERZA PERSONA
Lucarelli – Almost Blue
Lucarelli imbroglia un sacco in questo romanzo. Passa allegramente dalla prima alla terza persona e dal passato remoto al presente. Imbroglia consapevolmente, facendo credere al lettore che un punto di vista appartenga a un personaggio, quando appartiene a un altro.
Imbroglia un po' troppo, a mio avviso, e nasconde sotto il tappeto dello stile qualche sbavatura. Però funziona, sfido chiunque a dire che non funzioni, mannaggia a lui.





NON NARRARE, MOSTRA!
J.R.R Tolkien – Il Silmarillion
Il Silmarillion è un'eccezione narrativa da qualsiasi parte lo si prenda. Non nasce per essere un romanzo, ma come lo sviluppo negli appunti del professor Tolkien sulla storia del suo mondo fantastico, la Terra di Mezzo. Pubblicato postumo è una sorta di storia alternativa di un popolo alternativo (?) che copre svariate migliaia di anni. Ricorda, per certi aspetti (perdonate il paragone) quasi la bibbia o le cronache medievali. Parrebbe solo un susseguirsi di riassunti di eventi. Eppure è un libro amatissimo, conosco più di una persona che lo considera il proprio libro preferito. In effetti ha un fascino suo proprio, una forza evocativa che ha a che fare con l'epos e con il mito e non con la narrativa moderna. Sprazzi di narrazione che si aprono all'improvviso, svelano frammenti di un mondo mai esistito, eppure tangibilissimo. Non è il mio libro preferito e ho faticato in alcuni punti, eppure ci sono episodi che hanno plasmato il mio immaginario assai più di tanti romanzi narrativamente più coesi.

NO INFODUMP!
E. Salgari – Opera omnia
L'infodump in italiano U. Eco lo chiama "salgarismo". Ci sarà un motivo. Infatti i romanzi di Salgari sono infodump con inserti narrativi. I nostri eroi, persi nella giungla, stanno morendo di fame. Ecco lo spiegone sulle piante commestibili e su come costruire una trappola per catturare un maiale selvatico. I nostri eroi non hanno tempo per costruire una trappola, ma non importa, intanto Salgari lo ha spiegato al lettore. Non si fa, lo so. Eppure sono convinta che togliere i salgarismi ai romanzi di Salgari sarebbe togliere loro qualcosa. Non so quante volte ho letto il mio preferito, Capitan Tempesta, quasi sempre ho saltato il capitolo sulla storia dell'assedio di Famagosta, del tutto inutile ai fini della vicenda. Però non lo toglierei per nulla al mondo. Così come mi tengo le spiegazioni sulle armi, sui modi di dire, sulle navi e sui cavalli. Certo, non si può pensare di inserire dei salgarismi oggi in un romanzo se neppure ci si chiama Salgari.

NO PERSONAGGI PIATTI! 
Dante – Divina Commedia
C'è un personaggio più piatto del Dante della Divina Commedia? Per tre cantiche ha paura, sviene, ogni tanto piange, si fa pascolare prima da Virgilio e poi da Beatrice. Tutto intorno a lui selve di personaggi mastodontici, dilaniati, cesellati nella loro psicologia da farci dubitare che davvero quest'opera risalga a così tanto tempo fa. Dante, invece, è un disastro. Qualsiasi editor moderno farebbe riscrivere da capo a piedi questo protagonista. Eppure è perfetto così, pavido e piagnone, in balia delle sue guida. Vero "cronista dell'aldilà", sparisce, quasi, a confronto con i suoi immensi intervistati, a cui non ruba mai la scena. I commenti, se mai, li fa il Dante autore, mai il Dante personaggio, che osserva e annota, anonimo e spaventato, ciò che nessun altro occhio vivente ha mai visto.

RISPETTARE SEMPRE LA STRUTTURA IN TRE ATTI
Omero – Iliade
Non venitemi a dire che non conta perché allora la struttura in tre atti non la si conosceva. La struttura in tre atti c'è nella fiabe e nei miti più antichi. E se davvero Omero è esistito, la conosceva, perché l'Odissea la rispetta (giocandoci per altro in modo sopraffino). Infatti è assai più facile riassumere l'Odissea. Chi si ricorda a che punto dell'Iliade va inserito il catalogo delle navi? E non vi sentite persi alla fine? E come si può dire che Achille ne sia il protagonista, dato che appare poco e i passi migliori ce li hanno sempre gli altri?
L'Iliade non rispetta la struttura in tre atti. La rispetta assai meno della media dei poemi coevi, al punto che gli stessi antichi si sono domandati se fosse completa, se fosse davvero questa la forma originaria. Ancora oggi su questo gli studiosi si scannano. Un fatto però è certo. L'Odissea è più moderna e più fruibile. Ma l'Iliade ha più fascino.

IL CONSIGLIO DEL NIK:
CHE SI CAPISCA ALMENO SE È UN ROMANZO O CHE ALTRO!
R. Zelazny – Creature della luce e delle tenebre
Non ho letto questo romanzo, ma da che leggo in rete e da che dice mio marito, si contende con L'orda del vento il premio "più regole narrative infrante". Da quello che leggo alterna parti in prosa con altre in versi, incapsulando racconti del tutto autonomi. Il punti di vista saltellano come ballerini di tip tap e la parola viene data per lo più a redivive divinità egizie. A quanto pare chi l'ha avuto tra le mani si divide tra chi non l'ha finito e chi lo ritiene un capolavoro.




Le regole, in narrativa, sono fatte per essere infrante, ma a regola d'arte
Questi sono alcuni libri che a mio parere l'hanno fatto. Adesso a voi la parola, quali libri hanno infranto le regole a regola d'arte?

22 commenti:

  1. Anche a me Il Silmarillion ha ricordato la Bibbia, per come è narrato. Anzi, per me si tratta del corrispettivo della Bibbia per i popoli delle terre create da Tolkien.
    Non serve mostrare in quel libro, ma appunto narrare.
    Salgari: se togli i salgarismi, ammazzi Salgari :)
    Ma anche Verne faceva così, in qualche caso.
    Iliade: ha ragione!

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    1. Il Silmarillion, Verne o Salgari sono proprio quei casi in cui il non rispetto delle regole è un valore aggiunto.
      L'Iliade è un caso a sé, ma sono millenni che ci strega non la sua struttura anomala.

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  2. D'accordissimo su "Le intermittenze della morte" di Saramago.
    Parlando delle mie letture, così su due piedi mi viene in mente Virginia Woolf, in particolare "Gita al faro" del quale un editor zelante potrebbe legittimamente affermare che non ha una trama. Vero, non ha una trama. Ma la non-trama del romanzo viene narrata così splendidamente...

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    1. Nel caso della Woolf la "non trama" ha aperto tutto un mondo narrativo allora quasi inesplorato. A volte bisogna osare... Se si è un genio, però.

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  3. Non sono in grado di fare esempi, ma direi che i tuoi sono perfetti e dimostrano in pieno quanto la mia riflessione di questi giorni.
    Le regole si possono infrangere, a patto che il risultato sia quello che ti proponevi, aggiungerei.
    In questo senso, certe critiche da parte degli editor sono ridicole e puntano solo a rendere la scrittura tutta uguale e le storie come se fossero fatte con lo stampino.

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    1. Un buon editor, credo, dovrebbe capire quando la trasgressione delle regole è un valore aggiunto. Dopo tutto "L'orda del vento" è un romanzo relativamente recente e spulciando in rete ho trovato altri casi di romanzi che io non ho letto, ma che hanno il loro punto di forza in strutture anomale e sono tutti pubblicati da buoni editori.
      Le regole è bene conoscerle, rendono un testo più fruibile, ma non sono i dieci comandamenti, non rispettare il punto di vista non ammazza nessuno, al peggio rende la lettura più faticosa. Sta all'autore decidere se ne valga la pena. Nel mio caso la risposta è tendenzialmente no.

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  4. Wow, complimenti! Io non saprei da che parte farmi, a parte da Baricco. I suoi giochi con la punteggiatura hanno un potere unico.
    "L'Odissea è più moderna e più fruibile. Ma l'Iliade ha più fascino." Quanto hai ragione!

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  5. Una bella carrellata :)
    Io però ho letto solo venere privata (e fra l'altro non mi ero accorto del cambio di punti di vista :P)

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    1. Ce ne sono alcuni all'inizio, ma se non hai occhio critico/criticone neppure te ne accorgi. Ma in generale inizio a pensare che il punto di vista sia diventato una fissa degli scrittori e degli editor solo dalla fine degli anni '70.

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    2. Sai che forse a ripensarci hai ragione, mi ero accorto che c'era qualcosa di "strano" all'inizio. Però Scerbanenco era tutto fuorchè un autore istruito, non aveva neppure la licenza elementare. La sua capacità di scrittore deriva, credo, tutta dalle sue letture.
      Quanto al punto di vista, non so se si inizi a parlarne dagli anni '70, ma in effetti, almeno per quel che mi rocordo, nell'ottocento non ci si poneva il problema, semmai c'erano altri canoni, linguistici o retorici, ad esempio.

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    3. Quando ha scritto "Venere privata" aveva anni e anni di esperienza nell'editoria. Credo semplicemente che abbia scritto ciò che richiedeva la storia, ma penso anche che allora il punto di vista fosse un dogma meno sentito.
      Anche le regole hanno le loro mode.

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    4. Sì, ma resta un autodidatta, il che lo rende ancora più grande ;)
      Penso anche io ci siano le mode, a saper anticipare le prossime :P

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  6. Potrei citare almeno due romanzi letti di recente che non rispettano le regole. Il primo è L'Uomo di Marte di Andy Weir: ci sono vari salti di punto di vista qua e là, passaggi dal diario del protagonista al narratore onnisciente. Eppure l'ho trovato splendido, tant'è che lo ritengo già alla prima lettura uno dei miei libri preferiti (a proposito, anche il Silmarillion ci rientra :D )

    Citerei poi "Snow Crash" di Neal Stephenson, che sto ancora leggendo (quasi finito). Pieno di metafore, con qualche infodump, qualche scena inutile, scritto con uno stile che dire sperimentale è poco. Eppure mi ha preso tantissimo, e se avrà un finale all'altezza potrebbe anche lui essere, nella mia classifica personale, un libro da cinque stelline su cinque (anche se magari non proprio tra i preferiti di tutti i tempi). In generale quindi sono d'accordo con te: le regole sono solo linee guida per scrivere meglio, non dogmi. Non rispettarle, ma farlo con consapevolezza, può avere lo stesso grandi risultati :) .

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    1. Grandissimi.
      Il problema è se si sa sciare solo a spazzaneve e si pretende di fare fuoripista, ecco.

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  7. Questa storia de "L'Orda del vento" mi incuriosisce tantissimo: penso proprio che approfondirò.

    "Almost blue" l'ho ritrovato da poco a casa mia. Ricordavo di conoscerlo quando l'avevi citato nel post di San Valentino sulle coppie. Credo che a breve lo rileggerò.

    Al momento non mi vengono in mente altre infrazioni di regole, se non le enumerazioni di De Carlo, che usa una "e" anziché le virgola. Oggi sono un po' spenta, ma ci rifletto un attimo. Chissà che non mi sovvenga qualche illuminazione. :-D

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    1. "L'Orda del vento" è davvero, davvero strano. Nasce come "opera totale" e nell'edizione originale francese c'è anche un cd con musiche composte apposta e delle tavole che in quella italiana manca. Di certo allarga la percezione del fattibile, ma ti avviso che può non piacere per nulla. Io non ho neppure ancora capito se a me sia piaciuta oppure no!

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    2. Penso però che uno scrittore debba almeno provare a vedere qualcosa di diverso, ogni tanto, per allargare i propri orizzonti. :)

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  8. Su Saramago hai ragione: quest'estate ho letto "Cecità" e a parte la tematica angosciante, lo stile rimane quello che dici tu, nel modo di scrivere, nei dialoghi... Non saprei fare esempi calzanti, sui punti di vista inciampo anch'io, dunque, forse, farei fatica a intercettarli così nettamente durante una lettura; i tempi verbali no, quelli mi si impigliano nel cervello.
    Comunque, mi stupisco sempre di come esistano casi letterari simili e mi chiedo come arrivare a quel livello di libertà nella scrittura. Chissà se un giorno riuscirò ad affrancarmi dalle regole a tutto spiano!

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    1. Più che altro, secondo me, è arrivare alla consapevolezza che permette di capire se seguire una regola migliora o peggiora un'opera. Quello è difficile!

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  9. Anch'io, leggendo "Le intermittenze della morte", ho pensato che solo Saramago potesse farcela, e solo così andasse scritto . È un'opera d'arte.

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