Come vi raccontavo, a Lucca, nella mia mattinata di libertà sono entrata all'apertura nel padiglione degli editori dove sono incappata in alcuni irresistibili volumi cartonati che poi mi sono portata nello zaino fino a sera. Ho avuto male alle spalle per tre giorni.
È bello scoprire che, almeno in un caso (l'altro devo ancora leggerlo) ne sia valsa la pena.
Green Manor è un piccolo gioiello. Lo è già come oggetto. Ricorda in tutto per tutto un volume ottocentesco e al tatto regala una sensazione bellissima, che riporta ai tempi in cui i libri erano oggetti di lusso. L'ultimo libro così bello da un punto di vista meramente estetico che mi è capitato per le mani è stato S. La nave di Teseo, il cui contenuto, però, alla fine mi ha deluso.
Green Manor è sicuramente meno ambizioso, ma dà quello che promette. Storie nere squisitamente vittoriane.
Il Green Manor è un club londinese dove i distinti soci si trovano tutti, in un modo o nell'altro, a disquisire di delitti, a progettare delitti e solo più raramente a risolvere delitti.
Ogni storia occupa pochissime pagine e si sforza di giocare con i cliché del giallo classico, ribaltandoli e stupendo il lettore. Non tutte e sedici le storie ci riescono, ma alcune sono fenomenali. Ovviamente, la mia preferita riguarda un tentativo di omicidio ai danni di Doyle, l'inventore di Sherlock Holmes.
In tutta sincerità non pensavo che il racconto breve si adattasse alla narrazione per immagini, eppure queste brevissime storie a fumetti sono perfette così come sono, con i loro disegni falsamente rassicuranti, dove gli assassini hanno quasi sempre lo sguardo placido e i tratti vagamente disneyani.
Onore al merito a Bao, quindi, per aver portato in Italia questo gioiello d'oltralpe per farne un volume di lusso per palati raffinati. Non mi stupisce, quindi, che abbia vinto uno dei premi che la fiera di Lucca assegna annualmente ai fumetti migliori.
Consigliatissimo, dunque, non solo agli amanti del fumetto.
C'è molto da imparare da questi mini gialli che con pochissimi tratti caratterizzano personaggi e situazioni, in due pagine costruiscono aspettative che poi vengono ribaltate sulla terza. Green Manor mi ha ricordato molto quei piccoli gioielli che sono i Racconti Imprevisti di Roald Dahl e mi ha fatto quasi impressione constatare che queste storie così british sono in realtà state scritte e illustrate da dei francesi, Fabien Vehlmann e Denis Bodart.
Da leggere.
Adoro l'epoca vittoriana, la copertina è stupenda davvero. Sandra
RispondiEliminaSecondo me fa un'ottima figura anche come regalo di lusso.
EliminaAllora non sono l'unica a non essere stata inglobata da "S. La nave di Teseo". Ancora cerco di venirne a capo. Tu ci sei riuscita?
RispondiEliminaHo abbandonato perché trovavo fisicamente molto faticosa la lettura con le note minuscole e il dover continuare a girare il libro, oltre tutto più andavo avanti e più pensavo che non mi avrebbe cambiato la vita. Tutta quella fatica doveva essere ripagata, secondo me, da qualcosa di epocale a livello di contenuti.
EliminaPerò, che bello. Se vuoi provarci anche tu, mi offro per i disegni!!
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