Parte prima
Riassunto breve
Eris ha ottenuto il permesso di partecipare, prima e unica donna, alla corsa dell'isola di Tiv perché suo padre spera possa attrarre le attenzioni del sovrano, Amrod, che parteciperà a sua volta. A tal fine Eris acconsente a far preparare un incantesimo, la Treccia d'Amore, che dovrebbe far innamorare di lei l'uomo. Perché l'incanto possa essere intessuto, servono però tre capelli della persona da ammaliare.
Eris riesce ad attirarsi le simpatie del sovrano, del ciambellano di corte, lord Adman Kalay e del generale Tivan. Percepisce anche un sottofondo di tensione nei rapporti tra i tre uomini.
Il giorno prima della gara, inaspettatamente, Amrod chiede ad Eris di desistere dal suo intento, ma la ragazza si mostra irremovibile e riesce anche a farsi dare alcuni dei capelli del sovrano. Capisce, tuttavia, che quella che sta per cominciare è qualcosa di più di una semplice competizione.
TRECCIA D'AMORE – PARTE TERZA
Il giorno dopo, come previsto da Adman, pioveva.
Eris arrivò alla partenza, nel grande spiazzo antistante la reggia, con una profonda calma nell’animo.
Le piacevano le corse lunghe. La vittoria si costruiva man mano. In una gara come quella, distribuita su due giorni, su un percorso reso più impervio dal maltempo, la saggezza del cavaliere e il suo affiatamento con l’animale contavano più delle qualità fisiche. Non le importava molto degli sguardi perplessi che le rivolgeva il vasto pubblico accorso, stupito di trovare una donna tra i partecipanti. Avrebbe potuto battere chiunque, anche il generale Tivan an’el’Ver, che osservava gli altri con l’orgoglio di chi sa di essere il più temibile, in sella a un purosangue dalla muscolatura imponente. Avrebbe potuto vincere persino Amrod, Leylord del Leynlared, che in quel momento guardava l’orizzonte con volto impassibile in sella al suo stallone grigio, in attesa della partenza. Guardandolo, Eris divenne più consapevole della treccia di tessuto legata intorno al suo braccio destro, a contatto con la pelle.
Appena aveva consegnato ad Aleiana i capelli, questa era partita di gran carriera. Notte inoltrata o no, aveva promesso che avrebbe trovato la fattucchiera. All’alba, Eris se l’era trovata in camera a consegnarle la treccia in cui erano stati cuciti i capelli di Amrod, con l’ordine tassativo di indossarla a contatto con la pelle. C’era un problema, però. Perché l’incantesimo si attivasse, lei doveva baciare il leylord. La cosa aveva fatto ridere Eris. Il bacio non avrebbe dovuto essere l’effetto? No, era parte della procedura magica. Non era necessario che fosse un bacio d’amore, aveva specificato Aleiana, ripetendo le istruzioni della fattucchiera, poteva anche essere un bacio di circostanza – come se il leylord andasse in giro a distribuire baci a destra e a sinistra – anche se era preferibile che fossero le labbra a sfiorarsi. Eris si era chiesta se le venti dame a cui il leylord aveva alluso non avessero delle Trecce d’Amore funzionanti ma non attivate. Per quel che ne sapeva, Amrod non aveva mai baciato nessuna dama e nessun cavaliere. In ogni caso, Eris dubitava che sarebbe riuscita a farsi dare un bacio, con buona pace delle speranza di Aleiana e di suo padre. Se avesse vinto la corsa, sarebbe stato ugualmente fiero di sua figlia?
Fu dato il segnale della partenza.
Tutti, compresa Eris, si allontanarono dal piazzale al galoppo, per farsi ammirare dalla folla e dare sfoggio dei propri cavalli, ma, appena fuori dalla vista del pubblico, la ragazza fece rallentare Laryel. La corsa era lunga e la velocità non era l’unica discriminante per la vittoria.
La maggior parte dei concorrenti si diresse verso una delle tre piste interne, che puntavano dirette alle colline. Eris, invece, aveva deciso di seguire il consiglio di Tivan. La strada costiera avrebbe affaticato meno il cavallo, permettendole di affrontare la giornata successiva, più impegnativa, con maggiori forze. L’unico problema che presentava il percorso era il traghetto. Verso sera avrebbe dovuto attraversare il più importante fiume dell’isola. Andava da sé che il primo cavaliere ad arrivare sul posto avrebbe usato il traghetto e poi ne avrebbe tagliato le corde, negando poi di averlo fatto. Accadeva ad ogni edizione della gara. Gli altri avrebbero poi dovuto guadare e la cosa avrebbe potuto non essere facile.
Per ore Eris cavalcò senza problemi, superando alcuni concorrenti con cavalli di minor valore e già sfiancati dalla fatica. Ogni tanto, però, quando la ragazza si trovava sulla cima di un’altura, intravedeva la macchia scura del generale Tivan, più avanti sulla pista. Il suo vantaggio non era troppo. Non era certa, invece, di quale pista avesse preso Amrod. Alla partenza il sovrano aveva staccato tutti, dando prova di possedere un cavallo fortissimo e ottime doti da fantino e l’unica cose certa era che Eris non l’aveva più visto. Tuttavia la pioggia era gelata e forzare l’andatura del cavallo avrebbe solo voluto dire rischiare di metterne a repentaglio la muscolatura. Meglio procedere a passo regolare e accorciare poco a poco il divario.
Quando Eris giunse sulla cima della collina, in vista del fiume, capì di essere arrivata tardi.
La chiatta si era appena sganciata dalla riva e portava non uno, ma due cavalli e i rispettivi cavalieri, muovendosi lungo la corda tesa che collegava le due rive. Il fiume non era ancora in piena, ma era già parecchio grosso, cosa che le fece fare una smorfia. Laryel avrebbe dovuto nuotare e questo le avrebbe fatto perdere forze, inoltre la corrente le avrebbe spinte più a valle, facendo loro perdere tempo. Tempo e forze erano i beni più preziosi, in quella gara.
Mentre iniziava a scendere dalla collina, vide però che il traghetto aveva smesso di avanzare. Tra i due uomini pareva essere in corso una discussione, che venne però subito troncata e uno dei due, biondo e con i capelli lunghi, prese a manovrare la chiatta per portarla indietro.
Quando Eris giunse alla riva, il traghetto era lì che la aspettava. A bordo c’erano Amrod e Tivan.
– Non dovevate farlo per cavalleria.
– Lo avremmo fatto per chiunque – disse Amrod, secco. – Sta per venire un’onda di piena. So quanto può essere pericoloso farsi sorprendere sulla riva. Gli altri cavalieri sono più staccati e arriveranno quando il fiume sarà già esondato.
Tivan non sembrava altrettanto convinto, ma annuì.
– Adesso, però, per lo Spirito, andiamocene, prima che ci tocchi recuperare qualcun altro – disse.
Eris, da agonista, provò simpatia per la sua irritazione. Amrod, invece, non disse niente e tornò a manovrare la chiatta. Eris vide che usare il braccio sinistro gli costava smorfie di dolore malcelate. Gli si avvicinò.
– State bene, mio signore? – chiese.
– Oggi non sono il signore di nessuno, solo un cavaliere in gara – replicò lui. – È solo una vecchia frattura guarita male, niente che potrebbe darvi troppo vantaggio. Dove vi aspettano le vostre dame?
– Al campo tre. Ho pensato che iniziare a fare salita oggi e riposare in quota potesse essere una buona idea.
– Lo è, ma devo chiedervi, no, ordinarvi di venire con noi al campo uno.
Era serio e deciso, come il giorno prima quando le aveva chiesto perché fosse giunta a Caysal.
– Scandalizzerò le mie dame, se passerò la notte in un campo solo maschile.
– Quale miglior occasione di sedurmi che passare la notte nel mio campo?
– Le mie dame mi vogliono leylady, non disonorata.
– Le vostre dame dovrebbero sapere che non permetterei a nessuno di mancarvi di rispetto.
Per un istante Eris fu tentata di chiedergli un bacio per suggellare il patto, ma la curiosità ebbe la meglio.
– Mi dovete una spiegazione, mio signore. Ieri, quando vi sono stata presentata, non avevate alcuna obiezione al fatto che io partecipassi alla gara, ma quando mi avete visto nel pomeriggio qualcosa è cambiato. Temo però che non vi siate fatto spaventare dalle mie capacità di amazzone.
Amrod sospirò.
– Sta bene – si decise a dire. – Il vostro cavallo è alto quanto il mio. Cavalcate con abiti maschili e io e voi siamo gli unici a portare capelli così lunghi, raccolti in una coda. In un crepuscolo scuro come questo tutti i colori sembrano uguali e un sicario frettoloso potrebbe confondersi. Preferisco sapervi almeno vicino, dove le mie guardie possano difendervi.
Eris lo guardò negli occhi grigi.
– Voi non temete un sicario. Voi sapete che qualcuno cercherà di uccidervi e avete partecipato alla corsa per sfidarlo – sussurrò, scegliendo piano le parole.
– Per stanarlo e permettere ai miei uomini di prenderlo – annuì il sovrano. – Qualche giorno fa sono state avvelenate le erbe della mia tisana. Sfortunatamente, o fortunatamente, la mia cuoca l’ha assaggiata, prima che mi fosse servita. Non voglio che un’altra donna muoia al posto mio.
Eris distolse lo sguardo. Una smorfia di dolore era apparsa sul volto di Amrod. La ragazza non sapeva se fosse per il braccio o per la cuoca, in ogni caso le sembrava indelicato guardarlo in un momento di debolezza.
Scesero dal traghetto e rimontarono in sella. Era evidente che andavano tutti allo stesso campo ed era altrettanto evidente che sfiancare i cavalli sotto la pioggia che si era fatta battente per arrivare qualche minuto prima era inutile.
– Vi propongo un accordo – disse Tivan. – Domani avremo una giornata impegnativa. Se un cavallo dovesse mettere un piede in fallo, il cavaliere potrebbe farsi male davvero. Noi siamo i primi, perché le piste più alte oggi sono sicuramente franate e dietro di noi il fiume è esondato. Aiutiamoci fin dopo le colline, poi, nelle ultime miglia, prive di rischi, che vinca il migliore.
Eris era diffidente, anche se la proposta era piena di buon senso.
– Va bene – disse Amrod. – Alleati fin dopo le colline e poi ognuno per sé.
– Ci sto – disse anche Eris.
A quel punto, sarebbe stato sciocco smarcarsi.
I vantaggi dell’alleanza divennero evidenti già quel giorno. Benché fosse primavera inoltrata, le nubi scurirono presto il cielo e senza l’aiuto di Tivan, che conosceva perfettamente il tracciato della gara, si sarebbe persa. Quanto ad Amrod, il suo cavallo sembrava reggere bene, ma lui aveva del tutto rinunciato ad usare il braccio sinistro e dei tre sembrava il più stanco.
Raggiunsero il campo quando il cielo era già completamente buio.
Ad attenderli, davanti alla tenda principale c’era Adman Kalay.
Il secondo di Tivan corse ad aiutare il suo signore. Amrod, invece, con un grugnito, scese da solo di sella, mentre lord Kalay teneva le briglia di Laryel.
– Damigella Eris an’Tay è nostra ospite – disse il leylord. – Bisogna inviare un messaggero al campo tre perché non si preoccupino e trovarle degli abiti asciutti.
Kalay annuì.
– Venite, mia signora, la stalla è da questa parte – le disse.
– Siete il secondo di Amrod, non il mio – gli sussurrò Eris, anche se, stanca com’era, faticava a reggersi in piedi. – E lui ha problemi con un braccio.
Il nobile stava già conducendo con passo deciso la giumenta verso la tenda che fungeva da stalla.
– Siete nostra ospite. E poi è meglio così. Diventa intrattabile quando deve rendersi conto di essere vulnerabile come tutti.
Eris rimase quasi scioccata da quel commento. Aveva sentito parlare benissimo o malissimo di Amrod, ma nessuno si era mai riferito a lui come se fosse una persona normale. Kalay rise. Sistemò Laryel vicina al fieno, le tolse la sella e iniziò a frizionarle il pelo fradicio di pioggia e sudore, come se non fosse un lord e il ciambellano, ma uno stalliere da tutta una vita.
– Non fraintendetemi – disse poi, quando ebbe terminato. – Amrod non è “come tutti”. Una volta che ha posato gli occhi su di te puoi solo dare la vita per lui o cercare di togliergliela. A parte questo, però, è un semplice essere umano.
Controllò il lavoro che aveva fatto col cavallo e poi guardò Eris.
– Sembrate un gattino quasi annegato. Dobbiamo trovarvi dei vestiti. Quelli di Amrod saranno un po’ lunghi, ma i miei o quelli delle guardie sarebbero troppo larghi. Sarete la prima dama a vestire i panni di un leylord.
Eris sorrise all’idea del contrasto tra l’impeccabile sovrano dalle dita affusolate e il pratico ciambellano schietto con quelle mani enormi e abili. Si chiese quanto particolare fosse il loro rapporto. Peculiare, aveva detto Amrod, ma non nel modo che potreste pensare.
Soprappensiero, stava per uscire dalla tenda, contrariata dall’idea di bagnarsi di nuovo, quando lord Kalay le mise una mano sul braccio e le fece segno di non andare.
Appena oltre l’apertura, Amrod e Tivan stavano discutendo.
Eris fece un passo indietro, ma udì comunque qualche battuta.
– Non lo posso fare.– stava sibilando Tivan. – Voi volete distruggere idee vecchie di secoli.
– Sono il Leylord, è mio dovere farlo, se sono idee sbagliate – la voce di Amrod era bassissima e secca.
– Forse, ma non con la mia vita.
– La vostra vita è una menzogna.
– Può essere, ma è quello che ho. Non potete capire.
– Ah, no, io capisco benissimo. Io non nascondo quello che sono.
– Ma nascondete lui.
– Sono costretto a nascondere coloro che amo, a prescindere dai motivi per cui li amo, lo sapete.
La voce di Amrod, adesso, era secca e tagliente.
– Bene, io sono costretto a nascondere me stesso.
Tivan se ne andò con passi decisi ed irati.
Amrod invece entrò nella tenda col suo cavallo e un volto stanco e impassibile. Questa volta, il ciambellano si affrettò a prendere le redini e a occuparsi dell’animale. Eris preferì lasciarli soli. Si chiese se quello che aveva sentito fosse un litigio tra innamorati e, se sì, quale fosse il ruolo di Kalay.
A cena prevalse la stanchezza. Amrod mangiò in silenzio una ciotola di riso e si ritirò. Tivan rimase in disparte e quando, più tardi, arrivarono altri concorrenti scambiò con loro solo poche parole. Kalay rimase tutto il tempo al fianco di Eris. La presenza del lord ciambellano rendeva evidente la protezione del leylord su di lei e impediva a chiunque anche solo di pensare a mancarle di rispetto. Anche Kalay sembrava preoccupato o teso, ma si sforzò di tenere una conversazione piacevole. La fece parlare di cavalli e si rivelò un buon ascoltatore. Più di una volta entrambi si trovarono a ridere di gusto. La maggior parte dei nobili che la ragazza aveva frequentato fino a quel momento trovava disdicevole il solo fatto che una dama ridesse in pubblico. Di farlo insieme a lei, poi, non se ne parlava nemmeno! Alla fine, Eris non resistette dal porgli almeno una domanda.
– Il vostro cavallo, Buio, è un dono di Amrod, vero?
– Sì.
– Immagino sia un dono unico.
– No. Esiste un terzo cavallo sordo.
Non aggiunse altro, ma i suoi occhi si illuminarono, quasi a sfidarla a risolvere un enigma.
Evviva le gare di Endurance!!!
RispondiEliminaSono sicura che indovini anche il film da cui è venuta l'idea del racconto (gara molto accorciata, se no usciva un romanzone)
EliminaHidalgo!!!! Sicuro!!! È anche un buon suggerimento su cosa guardare, sono malata, la sera crollo informe sul divano e ho già rivisto due volte Seabisquit.....
RispondiEliminaAcqua, acqua... Un film più vecchio e di un genere che di solito non si associa al fantasy (io invece lo faccio spesso...)
EliminaPs io comunque lo leggevo volentieri il romanzone....
RispondiEliminaE sfidi anche noi a risolvere l'enigma. Che ti sei inventata?
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