sabato 25 novembre 2017

Le donne della storia a cui sto lavorando

Questi sono giorni in cui ci si mobilita contro la violenza sulle donne. Violenza che spesso non è solo fisica, è la pacca sul sedere, il commento per cui sei zoccola solo perché ti vesti in un determinato modo, è l'idea che non puoi, solo perché sei donna.
Per la prima volta, sto lavorando a una storia che è quasi al 100% femminile. Spero che siano personaggi femminili veri, con il loro carico di passione e sentimento. All'inizio le mie protagoniste sono delle perdenti ed è così che voglio presentarvele, con i loro dolori, fin troppo comuni, ancora ben vivi.

Veridiana
Anche se il giorno in cui lei aveva organizzato tutto per presentarlo a suo padre, Gualtiero si era trovato con trentanove di febbre e nessun anello col brillante sembrava voler apparire al suo dito, non c’era stato un momento in cui Veridiana aveva supposto che le intenzioni del giovane fossero meno che oneste. Abituata ad essere l’unica figlia dell’uomo più influente del paese, non era pronta a capire che c’erano al mondo partiti migliori di lei. Di Gualtiero non si era accorta del gentile, ma assiduo, salutare la figlia del professore ordinario, né poteva sapere dei fiori che le venivano inviati ogni domenica mattina. Veridiana era arrivata del tutto impreparata al giorno in cui Gualtiero Molinari pubblicava a proprio nome l’ultima parte della ricerca sul Mantegna scomparso e, contemporaneamente, annunciava il proprio fidanzamento con la figlia dell’ordinario. Il cuore di Veridiana si era frantumato all’istante, per poi ricompattarsi, non più di carne e sangue, ma del granito del Montorfano, una montagna poco distante da Roncaglio, il cui nome dava perfettamente l’idea dello stato d’animo della donna. 


Palmira
Dopo seicento anni non ci sarebbe più stata una Strigoni a Roncaglio. Nessuno più che sapesse estrarre il veleno da una vipera, far cicatrizzare una ferita con le giuste foglie o rimettere a posto una spalla lussata senza quasi fare urlare il proprietario. Nessuno più che sapesse quali fiori cogliere nel cimitero nelle notti di luna piena e su quali pietre versare un bicchier d’acqua per far cessare la siccità. Nessuno più che sapesse perché c’era un carpine vicino al masso erratico, nei boschi appena fuori dal paese e il modo in cui una donna appena sposata dovesse toccare pianta e sasso per essere sicura di rimanere incinta. L’ultima casa del paese, che non era più l’ultima, con tutto quel gran giardino, sarebbe stata comprata dall’immobiliare che da due anni faceva loro il filo, l’avrebbe abbattuta per fare spazio a una palazzina.


Marieme 
...Era una donna sola, arrivata in Italia incinta, pensando che il medico italiano responsabile di quella sua condizione l’avrebbe sposata. Aveva scoperto che l’affascinante volontario che le aveva giurato amore eterno di moglie ne aveva già una e anche di figlia. L’aveva messa a tacere aiutandola con il permesso di soggiorno e istradandola verso un centro di aiuto per ragazze madri, perché non finisse in mezzo alla strada. Solo quando si era impratichita con la lingua e la legislazione, Marieme si era resa conto che il buon medico avrebbe avuto il dovere di riconoscere la piccola e provvedere a lei, ma, come molte donne in quella situazione, a quel punto era troppo impegnata a sopravvivere per gettare energie in una battaglia legale e poi aveva ancora l’orgoglio di riuscire a farcela da sola.

Albina
Era cresciuto considerando la madre una figura incolore contro cui il marito riversava tutte le sue frustrazioni. Una creatura apparentemente senza personalità propria, senza desideri o aspirazioni il cui unico scopo era nutrire i famigliari e produrre lamentele prolungate che non prendevano mai una forma propositiva. 

Inutile dire che le mie quattro donne riusciranno alla grande a riprendersi in mano la propria vita, purtroppo questo è un romanzo e che nel mondo reale non sempre accada.

9 commenti:

  1. Che belle queste 4 figure, Marieme mi ha ricordato la mia Virginia, spero di poterle incontrare presto in un libro.

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    1. Sì, ricordo anche quello che avevi scritto sul blog sul fatto di conoscere davvero quella realtà, infatti ho limitato al minimo il racconto del "prima" per concentrarmi sulla vita di Marieme qui (ispirata ad alcune mamme di alunni avuti in anni passati)

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  2. Bel progetto. Non vedo l'ora di leggerlo.

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  3. Complimenti, perché già così questi personaggi mi sembrano interessanti e ricchi di spessore. Non vedo l'ora di sapere di più :)

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  4. Molto intensi i tratti e le storie di questi personaggi femminili. Ho idea che andranno spedite fino al traguardo. 😉

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  5. Anch'io sto scrivendo una storia al 100% femminile. Le mie ragazze sono cinque. Mi piacerebbe scrivere un post simile, ma rischierei un eccesso di spoiler. :)

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