venerdì 12 luglio 2013

Divagazioni oniriche su democrazia, fisica e senso comune


Gli androidi forse sognano pecore elettriche, il Persinano non si sa, ma quando sta addormentato in questo modo sulle gambe del Nik e sogna, cade.
Io questa notte ho sognato di assistere a una conferenza sulla democrazia. La cosa strana è che al risveglio me la ricordavo più o meno tutta e ero pure d'accordo col parto del mio inconscio.
Per cui, prima che il ricordo si faccia rarefatto e svanisca nell'aria, provo a farne un piccolo sunto.

La democrazia non è esperienza comune nella vita dell'uomo, anzi, va contro al senso comune. Nell'infanzia non si sperimenta la democrazia, ma, se va bene, il dispotismo illuminato. Una mamma non indice un'assemblea per fa sì che i figli votino la decisione di mettersi un maglione più pesante, dice "Copriti che fa freddo" (nel sogno c'era questo esempio preciso). Per questo la democrazia non è un tipo di governo istintivo, è istintiva invece la tentazione dittatoriale, l'idea che possa arrivare un "uomo forte" a sistemare le cose e tale tentazione, proprio perché istintiva, si fa più forte nei periodi di crisi, quando nel nostro cervello entrano in funzione meccanismi rettiliani di "attacco o fuga".
La prima cosa che bisogna tenere conto ragionando sulla democrazia, quindi è che non è istintiva. Ora il senso comune ci dice che ciò che è istintivo di solito funziona ed è vero, ma non è così. Il senso comune ci dice che il tempo scorre sempre uguale e viene naturale paragonarlo a un fiume, ma la fisica ci dice che è invece una variabile e che in determinate situazione può rallentare o accelerare.
Per giungere a una democrazia matura, proprio come per approcciare la fisica moderna, bisogna fare uno sforzo di astrazione. Bisogna sforzarsi di credere che un sistema di governo complicato pieno di pesi e contrappesi che raramente riesce a mettere in campo le tipiche "risoluzioni semplici a problemi complessi" possa funzionare. E come uno scienziato è consapevole che un conto è un esperimento in ambiente controllato e un conto e un fenomeno che avviene in un sistema complesso, la democrazia nella realtà sarà imperfetta e a volte imprevedibile.
A questo punto il relatore apriva una parentesi chiedendosi se sia un caso che la democrazia sia nata proprio nell'antica Grecia, patria del sistema astratto, dove la filosofia aveva già nettamente diviso ciò che indicano i sensi da ciò che avviene nella realtà.
Ora, se la democrazia necessita di astrazione, anche i cittadini, quando la esercitano devono saper operare per astrazione, distinguendo tra senso comune e bene comune. Il rischio sono le democrazie immature, dove le decisioni popolari acquistano il colore di vendette di massa o portano, paradossalmente a scelte dittatoriali. L'esempio tipico è la Germania che, in piena crisi economica vota in massa "l'uomo forte", finendo nelle braccia del nazismo. Anche la stessa Atene classica è morta di democrazia immatura, la popolazione, seguendo quello che sembrava l'interesse comune, ma in pratica era un infantile desiderio di supremazia, è finita nella guerra del Peloponneso dalla quale, di fatto, non si è mai ripresa.
Dunque la democrazia necessita di convinzione e astrazione, sia nella sua progettazione, sia nella prassi di tutti i giorni. Non è istintiva, ma interiorizzata, va imparata, esattamente come va imparata e interiorizzata la fisica moderna.
Da qui si passa alla situazione italiana, che tutti gli analisti definiscono una democrazia immatura, con un elettorato che vota più per tifo che per convinzione. Ma quando e dove l'italiano interiorizza e impara la democrazia? Non certo in famiglia, come si è visto. Non certo a scuola. Nella patria della Montessori la scuola italiana è un dispotismo non illuminato in cui lo studente non sceglie cosa studiare, quando studiare o che importanza dare a una determinata materia. Non c'è flessibilità all'interno del sistema scolastico italiano né c'è modo per i ragazzi di influire su programmi e organizzazioni. I rappresentati di classe, i primi rappresentati che gli italiani eleggono hanno un potere praticamente nullo. Quindi a diciotto anni l'italiano si trova a votare con, se va bene, una conoscenza teorica del funzionamento della democrazia italiana e nessuna pratica. Sopratutto nessuna pratica della differenza basilare tra senso comune e bene comune.
E ci stupiamo che la nostra democrazia sia immatura?

Ora, alcune considerazioni estemporanee.
Ma dove ho pescato queste cose?? Vorrei sentire Freud che avrebbe da dire, se la potrebbe cavare con il solito disturbo della sfera sessuale.
E cosa direbbero quelli che traducono i sogni in numeri del lotto? Su che ruota si gioca l'astrazione democratica?
In ogni caso sono d'accordo su tutta la linea col mio inconscio. Però se ogni tanto mi regalasse qualche divagazione onirica meno impegnativa...

Al risveglio, constatato che non mi ero assopita in una sala conferenze, ho trovato invece le bozze di un racconto che s'invola e verrà pubblicato in autunno.
Regali di Natale sistemati anche quest'anno!

3 commenti:

  1. Vi risparmio tutta la parte di spiegone storico-filosofico in cui si metteva in relazione la filosofia pre socratica con la nascita della democrazia. questa mattina, poi, ci ho ragionato di mio, ma tutto ciò che ho scritto nel post è il puro riassunto della conferenza del mio sogno, senza aggiunte della mente cosciente.
    Sinceramente, devo preoccuparmi?

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  2. Mah, forse un pochetto... Dipende da cosa avevi mangiato a cena.

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