giovedì 27 febbraio 2014

Visioni - The following



Io: – Credo di essere ingrassata
Alunni: – Non vogliamo fare la verifica di storia...
Come risolvere questi problemi? Una fatina volenterosa deve essermi passata vicino e zac... Influenza intestinale per me e Nik (grande festa per gli alunni, immagino).

Eccomi dunque qui, quasi cosciente, dopo due giorni di digiuno forzato e essere riuscita a buttar giù quel tanto di riso in bianco da avere l'energia per postare. Nel periodo di coma a farmi compagnia c'è stata la prima stagione di The Following.

A parte l'influenza, ci sono buone ragioni per guardare questa serie?
Una sola, Kevin Bacon.
Kevin Bacon è perfetto, col suo fare da angelo caduto, per dare vita a Ryan Hardy, un agente FBI maledetto (o che si crede tale) convinto di causare la morte di tutti coloro che gli stanno intorno. Non che abbia tutti i torti, dato che Joe Carroll, un serial killer che Ryan ha catturato, è ossessionato da lui al punto tale da mettere su una vera e propria setta al solo scopo di distruggerne definitivamente la vita (e, di conseguenza, anche a tutta una serie di altre persone, tra cui la ex moglie, di cui Ryan è innamorato).
Come si diceva, Kevin Bacon è perfetto per dare credibilità a un personaggio al limite. Purtroppo le buone notizie si fermano qua.
La credibilità è, in effetti, il vero punto dolente della storia.
Con un po' di sforzo si può credere al serial killer dalla personalità magnetica che dal carcere riesce a mettere su una setta di invasati capaci di infiltrarsi più o meno ovunque che ha come unico scopo aiutare il loro capo a scrivere una sorta di "romanzo perfetto" con Ryan nell'involontario ruolo dell'eroe. Quello a cui non si può credere è un FBI che brancola nel buio, si fa mettere nel sacco da ragazzini psicotici, non riesce a localizzare cellulari, né a identificare i sospetti e quando ben li ha identificati, permette che vadano e tornino da casa loro senza problemi. Per non parlare del fatto che un serial killer evade di prigione due volte nel giro di pochi giorni con una semplicità disarmante.
Ryan Hardy è sempre il primo (spesso l'unico) ad arrivare nei luoghi chiave è palese che sia l'unico ad avere delle idee (non sempre buone, ma pur sempre idee) eppure tutti o quasi vogliono estrometterlo dalle indagini per le più svariate ragioni, salvo poi coprirlo quando davvero si mette a torturare i prigionieri.
Ecco The Following è una serie che può essere godibile, a patto di dimenticare la parola credibilità. Le puntate hanno un ritmo serrato e la follia di Carroll e dei suoi seguace è palpabile, tutti possono essere uccisi e nessuno è davvero al sicuro.
Se siete bloccati in casa con la febbre e le capacità mentali ridotte al minimo è l'ideale.
In altre circostanze non saprei. 

PS: nel mentre su Skye sta andando in onda la seconda stagione, ne ho visto qualche puntata e mi sempre persino più improbabile della prima...

6 commenti:

  1. Volevo iniziare a guardarlo, poi per un motivo e per l'altro non l'ho mai fatto... e da come lo recensisci forse non mi sto perdendo moltissimo, almeno per i miei gusti! XD

    Moz-

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    1. In rete le critiche sono molto discordanti. La verità, come sempre, sta probabilmente nel mezzo. Ottima recitazione e buona regia, qualche problema di scrittura. Per quel che mi riguarda si lascia guardare (ma ammetto di avere un debole per Kevin Bacon)

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    2. Beh con Bacon direi che l'ottima recitazione è assicurata!
      Chissà, guarderò i primi episodi magari... vediamo se mi prende...

      Moz-

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  2. Sono assolutamente concorde con te Tenar!

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  3. Ci avevo fatto un pensierino, ma da quanto hai detto non ne vale la pena...
    Spero che tu ti sia ripresa!
    Cmq io quando sto male la tv non la sopporto, preferisco buttarmi sulla lettura :)

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    1. Mi aveva attirato molto la premessa metaletteraria, l'idea dello scrittore serial killer che vuole ricreare "dal vero" il libro perfetto e le prime puntate, in effetti, puntano molto su questo elemento. Poi, però, si perde e diventa quasi secondario. Probabilmente è l'aspetto che mi ha deluso di più. più ancora dell'improbabilità del tutto. Poi, per carità, al protagonista ci si affeziona e si vuole comunque vedere come va a finire

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