mercoledì 4 marzo 2015

Lo stile è (anche) una questione di scelte – Scrittevolezze


Nel prato di casa è spuntato il primo croco e posso tornare a utilizzare le foto dei fiori per le mie Scrittevolezze.

Domenica, se sopravvivo venerdì all'esame finale del PAS (vedo la luce in fondo al tunnel, ma non ne sono ancora fuori, come il bruciore allo stomaco sta a testimoniare), si terrà il secondo incontro del corso Nelle trame del lago.
Se settimana scorsa ci siamo concessi del tempo per ragionare sugli inaspettati esiti della lettura e della scrittura nel prossimo incontro ci soffermeremo su questioni più tecniche.

E, parlando di tecniche di scrittura, prima o poi salta sempre fuori la domanda:
Che cosa determina lo stile di un autore?
Secondo me, lo stile è in gran parte la risultante di una serie di scelte consapevoli.

Quando si progetta una storia e si comincia a scriverla si operano una serie di scelte cosa che l'autore esperto fa con estrema consapevolezza. La somma di queste scelte determinerà in gran parte il tono, il lessico e il taglio della storia, insomma, lo stile.

Quali sono queste scelte?
Sono in realtà moltissime e ognuna influisce sul tutto, ma alcune hanno un influsso più evidente, anche per l'autore alle prime armi.

Il lettore ideale
Ma come, al primo posto, quello della scelta che più influenza lo stile c'è il lettore ideale?
Certo. 
Poniamo questa fabula "ragazzo del popolo si innamora di ragazza del popolo. Lei è concupita da un signorotto locale. Seguono problemi. Alla fine l'amore trionfa". L'avete riconosciuta? 
Se i "25 lettori" di Manzoni fossero stati "25 lettrici romantiche" avremmo avuto Lucia come protagonista assoluta, sarebbe stata data attenzione alla descrizione anche fisica di Renzo e a tutti i mutamenti dell'animo femminile. Non ci sarebbero state le grida, i capponi, i ragionamenti politici e religiosi. Lucia, magari, avrebbe fatto un pensiero su quel bel tenebroso dell'Innominato. Avremmo avuto, insomma, un libro diverso.
Invece il lettore ideale di Manzoni è un cattolico colto favorevole all'Italia unita. Si interessa fino a un certo punto ai sentimenti di Lucia e molto alle altre questioni.

Narratore
Al secondo posto tra le scelte che influenzano lo stile c'è il narratore.
Onnisciente, terza persona limitata o narratore interno (e in questo caso chi?). Ogni scelta ha come risultato una storia diversa. Chissà qual è la versione dei Promessi Sposi di don Rodrigo?

Narratario
Sopratutto nel caso in cui si sia scelto un narratore interno, il narratario porta non pochi cambiamenti. A chi si rivolge il narratore? Per quale scopo? 
Questo è un aspetto da non sottovalutare sopratutto quando si scrive in prima persona. L'ho scoperto sulla mia pelle con gli apocrifi sherlochiani. In questi racconti di solito c'è una cornice. C'è cioè un racconto giallo che viene raccontato dal narratore (Watson o Holmes di solito) in un momento preciso. È diversissimo per Watson, ad esempio, parlare della dipendenza da cocaina di Holmes in un momento in cui l'amico si è ormai disintossicato o quando è ancora preda del proprio vizio. Cambia totalmente il tono del racconto e, quindi, lo stile.

Il protagonista
Solo al quarto posto inserisco la scelta del protagonista. Scegliere nel nostro cast di personaggi il protagonista influenza inevitabilmente non solo cosa si scrive, ma anche come si scrive.
Anche se il protagonista non è la voce narrante la sua visione del mondo influenzerà inevitabilmente il modo in cui una storia è raccontata, i particolari su cui viene posta l'attenzione. Se, ad esempio, il protagonista è un musicista, la colonna sonora della storia avrà una certa importanza. Ci saranno riferimenti a quello che ascolta o ai suoi gusti musicali. Nel mio romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico la musica classica è molto presente perché è importante per il protagonista. Fa parte del suo mondo mentale, quindi non è solo un elemento da inserire, ha cambiato il mio modo di scrivere. Protagonisti e antagonisti si incontrano all'opera a una rappresentazione del Flauto Magico. Lo scontro finale, a capitoli di distanza, l'ho scritto con un sacco di riferimenti al Flauto Magico (che ne ha costituito la colonna sonora in fase di scrittura). Holmes non è la voce narrante, ma è comunque il personaggio più importante. Se per lui la musica classica è importante, diventa importante anche per me e cambia il mio modo di scrivere.

Ambientazione
Descrivereste Venezia con lo stesso ritmo, lo stesso lessico e la stessa sintassi con cui descrivereste Napoli?
L'atmosfera di un luogo deve entrare nella storia non solo come fredda descrizione. Non può essere un fondale fisso davanti a cui far muovere i personaggi. Deve essere il mondo in cui si immerge il lettore. Deve sentirne l'odore, la musica nell'aria e il tepore dell'atmosfera. 
L'ambientazione, quindi, cambia inevitabilmente lo stile con cui una storia è scritta, ne cambia il ritmo e il sapore.
Stessa cosa dicasi per l'epoca in cui ambientiamo la storia.

Ognuna di queste scelte influenza tutte le altre. Io ho creato una graduatoria fittizia delle scelte che influenzano lo stile, ma in realtà vanno compiute tutte insieme nello stesso momento e ognuna si ripercuote sulle altre. Tuttavia basta cambiare una sola di queste variabili per avere una storia del tutto diversa.
Torniamo ai Promessi Sposi. Teniamo tutto com'è, ma viriamolo alla terza persona limitata multipla. Ci siamo giocati i capponi. Renzo poserà magari lo sguardo su di loro, ma difficilmente ne trarrà ragionamenti profondi. Penserà magari che vorrebbe mangiarseli in brodo quella sera.
Ci siamo giocati "la sventurata rispose". Avremmo piuttosto l'ottica di Geltrude che palpitante e piena di aspettativa annuisce, del tutto inconsapevole del futuro.
Eppure abbiamo cambiato una sola delle variabili in gioco.
L'abilità di un autore sta nell'operare consapevolmente queste scelte in modo da compiere quelle che maggiormente valorizzano la storia che ha in mente.

Voi cosa ne pensate? Quanto consapevoli sono le vostre scelte e come modificano il vostro stile?

PS: tra esame finale e corso di scrittura è probabile che non riesca a postare fino a settimana prossima.

21 commenti:

  1. Sono drastico rispetto alle questioni dello stile. Per me lo stile di un autore è determinato dalle parole che usa, dalla scelta del registro linguistico, dal modo in cui elabora la prosa. Sto cercando di leggere Il pasticciaccio di Gadda per l'ennesima volta e non ci riesco. E' un poliziesco banale, ma il suo stile è dato unicamente dalle parole. Lo fa consapevolmente per farmi impazzire, però è il suo stile, unico.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Abbiamo proprio parlato (anche) di Gadda al corso! Il suo stile è dato dal narratore che ha scelto, dal lettori ideale che aveva in mente e da tutte le altre scelte. Certo che il suo stile è unico, tuttavia è la risultante di un sacco di scelte consapevoli (a me il Pasticiaccio è piaciuto un sacco!)

      Elimina
    2. Mi sono sempre fermato a pagina 10, e periodicamente ci riprovo. Qual è secondo te il lettore ideale di Gadda? Fatico a immaginarmelo, a configurarmelo. Gadda mi pare che scriva per pochissime persone, non è certo una scrittura facile la sua. In casa ho anche Accoppiamenti giudiziosi e tremo anche solo ad aprirlo.

      Elimina
    3. Sicuramente voleva un pubblico elitario, colto, che sapesse apprezzare sia i suoi giochi linguistici che il suo rovistare nel torbido.

      Elimina
  2. Scrivere presuppone scelte continue. "Un uomo esce di casa." Va a destra o sinistra? Prima scelta, che in realtà è la seconda: già abbiamo scelto che sia uomo, non donna, bambino o cane... che esca di casa, esca, non stia in casa, casa, non castello, hotel. E via di sto passo. Sono molto consapevole credo. Bacio Sandra

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E abbiamo scelto il narratore onnisciente (o la voce narrante di uno stalker che lo sta osservando, a scelta)!

      Elimina
  3. Hai proprio ragione: prima ancora di scegliere le parole, ci sono tante cosa da decidere. Terrei anche l'ordine che hai dato tu, perché la penso allo stesso modo. L'unica cosa che toglierei è l'ambientazione: perché parli di ritmo (e sono d'accordo) ma variazioni di ritmo e "musica" possono essere indotte praticamente da tutto, nella definizione di una scena.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so, credo che luogo e tempo definiscano abbastanza la mia scrittura, ma forse è solo una sensibilità mia, altri si fanno influenzare più da altro.

      Elimina
  4. Per quanto riguarda le scelte, il genere che scrivo - e che è un po' di nicchia - individua già di suo il lettore ideale.

    Più che altro il mio stile è molto determinato dall'epoca storica in cui mi muovo: Il Pittore degli Angeli è ambientato nella Venezia di fine 1500 in un mondo colto e raffinato, anche se certamente dominato da interessi anche pecuniari, per cui il mio stile vi si è adattato nella scelta delle parole. I miei romanzi sui crociati del 1100 hanno uno stile ancora diverso, in generale ho notato che è più asciutto, specie nelle scene d'azione. Ma non sempre, se c'è una scena ambientale in un palazzo musulmano in Andalusia, magari nel corso di un banchetto con della musica, cambia ancora. Non sempre è facile definirlo a livello razionale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Era proprio quello che volevo dire quando scrivevo che l'ambientazione determina lo stile. Anche scrivessi in terza persona e fregandomene dell'originale, non scriverei di Sherlock Holmes come scrivo di Padre Marco. Le storie ambientate nel medioevo o nell'antica Roma hanno un sapore diverso ancora.

      Elimina
  5. Ops... uno dei post che avevo in mente riguardava proprio le scelte preliminari alla stesura di un romanzo. Per fortuna che io cambio idea piuttosto spesso: ne parlerò più avanti.
    Sai che io non mi sono adoperata più di tanto per operare queste scelte? Sono sorte in modo quasi naturale, spontaneo. Ad esempio la terza persona limitata, l'ambientazione milanese, il frame storico. è come se fossero loro ad aver scelto me. Lo stile varia e muta insieme al protagonista che all'inizio della storia ha 20 anni e alla fine ne ha 35. Però la musica c'è sempre, visto che è un chitarrista. Ho un amico che è una sorta di wikipedia vivente per quel che riguarda la musica. Credo che sarà in cima alla lista dei ringraziamenti.
    In bocca al lupo per tutti i tuoi impegni. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Inevitabilmente alcune scelte si compiono d'istinto. L'importante, credo, è essere consapevoli dell'esistenza di alternative.

      Elimina
  6. Com'è andato l'esame? Possiamo finalmente stappare lo champagne?
    Bel post, come sempre spiegato bene e in modo comprensibile per tutti... e come sempre la zuccona della classe ha bisogno di ripetizioni...
    Non riesco a capire bene la differenza tra il lettore ideale e il narratario, credevo fossero la stessa cosa.
    Per esempio: il mio lettore ideale è una giovane donna frustrata e sognatrice.
    Il mio narratore è onnisciente, il suo punto di vista è quello della protagonista (una giovane donna frustrata e sognatrice).
    Il narratario è colui a cui si rivolge il narratore (indovina un po'?): una giovane donna frustrata e sognatrice.
    (o.O)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. la differenza diventa evidente solo quando si usa la prima persona. Il narratario è interno al testo. Ad esempio, Memorie di Adriano inizia con "Caro Marco". Adriano si rivolge a Marco Aurelio, che è il narratario. L'autrice scrivere per un lettore ideale ben definito nella sua testa.
      Scrivendo in terza persona la differenza sussiste,ma si fa più evanescente, la si avverte un pochino con il narratore onnisciente, per niente con la terza persona limita.

      Elimina
    2. Grazie ho capito! Allora nel mio caso visto che uso l'onnisciente non conta tanto, o meglio, il lettore ideale è anche il narratario! Voglio convincere tutti e due della stessa cosa.

      Elimina
  7. Spero che sia andato tutto bene e tu possa respirare!
    Sono d'accordo sui tuoi punti e anche sul loro ordine, ma se mi chiedi quanto sono consapevole dello stile mentre scrivo, rispondo: poco. Credo di cambiare istintivamente in base al cocktail dei vari punti, e quando nella revisione trovo qualcosa che mi sembra suonare stonato, lo modifico fino ad aggiustarlo. Però hai ragione, l'importante è essere cosciente delle possibili scelte. In quel senso il tempo mi ha migliorata, credo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, nella prassi scelgo anch'io spesso d'istinto, ma in alcuni casi mi è stato utile ripensare alla storia variando una delle possibili scelte.

      Elimina
  8. Vero, anche per me lo stile è la conseguenza di una serie di scelte. Concordo anche col tipo di narratore (mi ero perso il post del narratario, ora vado a leggermelo).
    Non avevo mai pensato però a tutti questi fattori di influenza. Non saprei dirti quale di questi influisca sul mio stile, però dico sempre che lo stile va scelto in funzione della storia da raccontare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In funzione della storia si fanno le scelte e la risultante delle varie scelte determina lo stile?

      Elimina
    2. Io cerco di usare uno stile adatto alla storia che devo raccontare. Per me un romanzo horror non può essere scritto con lo stesso stile che usi per un romanzo d'amore, un giallo, un fantasy, un noir, ecc.

      Elimina
    3. Sì, anche il genere influenza lo stile, ma, secondo me, meno delle altre variabili

      Elimina