Illustrazione ispirata al romanzo Hyperion, utilizzata per una delle copertine del romanzo. Fonte flick.com |
Le parole sono solo proiettili nella bandoliera della verità. E i poeti sono i cecchini.
Da "I canti di Hyperion" – Il racconto del poeta, in Hyperion, Dan Simmons
Tra le mie letture, uno degli autori che torna sempre più spesso è Dan Simmons. A volte mi incanta, a volte mi irrita, ma quasi mai mi lascia indifferente. Parlando con altri lettori, mi sono spesso trovata in questo dialogo:
– Ultimamente, apprezzo sempre di più Dan Simmons.
– Quindi hai letto Hyperion.
– Ehm... No.
– Ah... Hyperion...
Ah... Hyperion...
Di questo romanzo (che poi, ho scoperto, è il primo di quattro) ho sempre sentito parlare con questo tono sognante, come di qualcosa che trascende la normale esperienza di lettura e di cui non si può parlare chiaramente. Ah... Hyperion...
Nessuno che sapesse dirmi di cosa parlasse (dell'Amore... Dell'umanità... Ah... Hyperion...).
Il fatto è che Hyperion è stato per molto tempo introvabile, un romanzo mitico e quasi perduto. Se non che (adesso che, oltre tutto, Fanucci l'ha riproposto anche in e-book), facendo le pulizie in casa in modo un po' più radicale, ho trovato la vecchissima edizione Urania in due volumi del 1999 di mio marito.
E l'ho letto.
Ah... Hyperion...
Non è per niente facile definire cosa sia Hyperion. Ha la forma della fantascienza, ma l'ambizione di essere una sorta di poema moderno, sulla scia di quelli di Dante, Milton e della poesia di Keats. Mica bruscolini.
La trama, volendo proprio semplificare, si intesse intorno a un pellegrinaggio. Sette personaggi sono stati scelti per raggiungere le Tombe del Tempo, luogo mitico (che viaggia nel tempo al contrario?) dove è a guardia un mostro inconoscibile, lo Shrike, in un mondo chiamato Hyperion in onore del poeta John Keats. Abitualmente, i pellegrinaggi alle Tombe del Tempo si concludono con la morte di tutti i pellegrini tranne uno, questa volta, però, nessuno ha scelto spontaneamente di intraprendere il viaggio.
Il romanzo altro non è che la somma dei racconti dei pellegrini.
Già questo dovrebbe lasciare intendere quali siano i riferimenti letterari dell'opera, non proprio razzi e spade laser, senza nulla togliere a razzi e spade laser.
Appare ben presto chiaro che il pellegrinaggio ha a che fare con cosette lievi come la fede, la fine dell'umanità, il senso della poesia, la distruzione dei mondi in cui viviamo, bazzecole così.
I racconti dei pellegrini oscillano tra l'estremamente inquietante e lo struggente, ognuno trasporta in un mondo altro, sorretto da un prosa ricca di suggestioni e di riferimenti.
Difficile non trattenere un fremito di fronte all'orroifico racconto del prete e sfido chiunque sia dotato di un minimo di cuore a trattenere una lacrima sul racconto dello studioso Il fiume Lete sa d'amaro. L'idea alla base di questo racconto non è nuova, tutti abbiamo visto Il curioso caso di Benjamin Button, ma il racconto di un padre costretto a vedere la propria figlia ringiovanire ogni giorno e perdere ogni giorno la memoria di quanto vissuto rientra a buon diritto tra le cose più strazianti che io abbia mai letto.
Cercando recensioni in rete, troverete lettori perplessi di fronte alla frammentarietà di quest'opera e a uno stile che non è proprio quello veloce e secco dei romanzi d'azione. Qui siamo dalle parti della grande fantascienza filosofico/sociale, molto più affine alla mia amata Le Guin e che al concetto mainstream di "fantascienza". I riferimenti filosofici, letterari e religiosi non si contano, pur essendo immersi in un altrove del tutto coerente e non rinunciando a lanciare chiare staffilate all'oggi (il sistema editoriale di questo futuro non sembra affatto diverso da quello di oggi...).
Il risultato è una lettura lenta e meditativa, ricca di spunti e suggestioni, che genera domande e non risposte.
Non finisce, Hyperion.
Non porta a termine il pellegrinaggio. Certo, ci sono altri tre romanzi che mi attendono (sia grazie a Fanucci per averli rimessi sul mercato), ma nel saggio dell'autore che apre questa mia vetusta edizione, è chiaro come questo finale fosse quello originariamente voluto. E a me piace così. Con il lettore lasciato a immaginare cosa attenda davvero i pellegrini alle Tombe del Tempo, dall'altra parte dell'arcobaleno.
Leggerò gli altri romanzi, ovviamente, quest'estate sarà probabilmente, per me "l'estate de I canti di Hyperion". Eppure, senza considerare i seguiti, questo romanzo, così com'è, con questa struttura medioevale e le sue mille suggestioni, rimarrà per sempre nel mio immaginario, a dare forma ai miei sogni e ai miei incubi.
Avete letto Hyperion?
No?
Ah... Hyperion...
AGGIORNAMENTO 11 GIUGNO
È di oggi la notizia che da Hyperion trarranno una serie tv. Che lo Shrike prenda tutti coloro che non se ne riveleranno all'altezza.
AGGIORNAMENTO 11 GIUGNO
È di oggi la notizia che da Hyperion trarranno una serie tv. Che lo Shrike prenda tutti coloro che non se ne riveleranno all'altezza.
Ah... Hyperion...;)
RispondiEliminaUno di quei libri che mi piacerebbe non aver ancora letto per poterlo riscoprire, e penso di aver detto tutto.
Già...
EliminaDubbio... vorrei sospirare anch'io su Hyperion, ma non so se allungare la lista dei "devo leggere". Non è terribile sapere di non poter leggere tutto, ma proprio tutto quello che si vuole in una sola vita? D'altra parte dà un valore ancora maggiore alla lettura. Perciò medito... e sospiro preventivamente. :)
RispondiEliminaConoscendo i tuoi gusti questa per te potrebbe essere davvero una gran lettura. L'ebook lo trovi a 4,99€, un ottimo investimento! E poi quando la serie farà furore potrai fare quella saggia che l'aveva già letto...
Elimina:D
EliminaAcc, il moby... io ho il lettore Sony, perciò mi servirebbe l'epub. Non so quali nefandezze escano se tento una conversione con qualche software...
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