mercoledì 9 settembre 2015

Riletture – La saga di Earthsea


Mi sono accorta con orrore che nel mio blog non è presente un singolo post interamente dedicato a uno dei libri di Ursula Le Guin, cosa che grida vendetta al cielo. Quindi oggi inizia una serie di Riletture per porre rimedio a questa lacuna imperdonabile nel post di una tizia che si firma Tenar. Non possiamo che iniziare da qui. La saga di Earthsea

COS'È LA SAGA DI EARTHSEA?
Iniziamo dai fondamentali, perché già rispondere a questa domanda non è banalissimo. "Saga di Earthsea" stesso è inesatto, l'ho usato solo perché sono affettivamente legata al tomone di cui vedete la copertina, vecchissima edizione Nord, che conteneva, in quella che tutt'ora ritengo la traduzione migliore (Roberta Rambelli) i primi tre romanzi.
Si tratta di un ciclo narrativo composto da cinque romanzi e alcuni racconti pubblicati tra il 1968 e il 2001, ambientati nel mondo-arcipelago di Earthsea (o, in alcune traduzioni, Terramare). Del ciclo e dei singoli romanzi esistono varie edizioni italiane. Ci sono i primi romanzi, pubblicati singolarmente in collane per ragazzi, in collane per adulti (con improbabili copertine), volumi che raccolgono tra, quattro, cinque romanzi. Che io sappia, della raccolta di racconti del 2001 esiste solo un'ormai introvabile edizione Urania (o qualcuno ha notizia di altre edizioni?).
La saga ha inoltre due sfortunate trasposizioni, un'improbabile serie televisiva rivolta a non si sa che pubblico e un'incredibile occasione mancata, un film dello studio Ghibli. Il progetto era partito con grande entusiasmo da parte dell'autrice stessa, ma poi dal maestro Hayao la regia era passata al figlio Goro e il risultato ha causato anche un litigio tra i due. Il lungometraggio ha disegni splendidi e una trama tra l'improbabile e il confuso.
Il film dello studio Ghibli ha disegni splendidi. La trama, però...


LA SAGA VISTA DA VICINO
Con un'elaborazione durata decenni, la saga di Earthsea è tutt'altro che un'operazione commerciale o una saga fantasy nel senso che siamo abituati a dare oggi al termine. Anche se alcuni personaggi sono ricorrenti (e uno è presente in tutti i romanzi e in uno dei racconti), ogni opera è indipendente e completa in se stessa, diversa anche per tono e pubblico di riferimento dalle altre. La lettura consequenziale lascia spiazzato il lettore, perché ogni opera è frutto della meditazione di un'autrice in un dato momento della sua vita e, in un arco di tempo così lungo, sguardo, prospettiva e riflessioni non possono che cambiare. Rimane la stessa la sensibilità di fondo, l'amore per i personaggi e il loro mondo, lo sguardo disincantato e allo stesso tempo dolce sulla società (quella della narrazione e quella della realtà). Quello che non bisogna mai dimenticare, infatti, è che Ursula Le Guin è un'autrice che parla sempre al suo oggi, impegnata e meditativa. Non è e non vuol essere un'autrice d'evasione. Se parla di un altrove, è perché a volte è la via più rapida per raggiungere il cuore delle cose.
Il mago di Earthsea – 1968. Il primo romanzo della saga. Ged è un ragazzino portato per la magia e pertanto instradato alla scuola di magia di Roke (mamma di tutte le scuole di magia della letteratura fantasy, fino ad Harry Potter). Qui, però, sfidando un compagno, libera qualcosa dall'oltretomba che inizia a perseguitarlo (?). È una meditazione molto laica sulla morte e sull'accettazione della propria mortalità, scritto come la trascrizione di un racconto orale, come avrebbe potuto farla un etnologo di Earthsea
Le tombe di Atuan – 1971. Tener è una giovane sacerdotessa di un simpatico culto dedito, tra l'altro, al sacrificio umano, guardiana di un labirinto sotterraneo che si dice nasconda un tesoro. Quando trova e imprigiona un ladro, dovrebbe, secondo le tradizioni, ucciderlo. Il ladro è Ged, ora giovane mago (appena un po' più saggio di com'era nel romanzo precedente). Le cose vanno come ci si aspetta che vadano solo fino a un certo punto. Incontro con l'amore e meditazione sui propri ruoli, quelli sociali, ma anche le aspirazioni personali. Perché a volte non sempre deve finire con un bacio e un matrimonio.
La spiaggia più lontana – 1972. Ged è ora arcimago, riverito più o meno come il papa. Alla sua corte arriva un ragazzo con uno strano messaggio: nelle isole più lontane la magia non ha più potere e i morti tornano in vita. Ancora la morte al centro della narrazione, declinata però come ciò che dà senso alla vita. Sarebbero migliori le nostre vite da immortali?
L'isola del drago – 1990 (titolo originale: Tehanu). Troviamo Tenar, che alla fine non aveva sposato Ged, ma un altro. Ora è vedova e si prende carico di una bambina maltrattata. Un drago le recapita anche Ged, che alla fine del libro precedente aveva perso tutto i propri poteri. Tre persone "finite", una vedova, una bambina scampata alla morte, un uomo senza potere, che si ritrovano e vanno avanti.  Cosa determina l'importanza di un individuo? Cosa fa di un uomo un uomo e di una donna una donna? È, inutile negarlo, di gran lunga il mio preferito.
I venti di Earthesea – 2001 Di nuovo la morte al centro della riflessione, ma anche culture che si incontrano e si scontrano, saggezza di paese e saggezza di corte. E muri da abbattere, cosa sempre salutare.
Le leggende di Earthsea – 2001 raccolta di racconti che riempie un bel po' di buchi e risponde a parecchi interrogativi. Di una bellezza e di una dolcezza struggente, raccontano di come un gruppo di libertari abbia finito per gettare le basi per nuova segregazione, di come curare le mucche possa essere più gratificante che fare il mago di corte e di altre sovversioni di ordini costituiti.

NAVIGANDO TRA ISOLE DI SIGNIFICATO
Ci sono due tematiche principali che attraversano tutte le opere della saga: la morte e l'adesione al ruolo sociale.
La morte è trattata in modo assolutamente laico. L'oltretomba di Earthsea, così com'è presentato nel primo romanzo è un ade di tipo greco, in cui le anime permangono in puro nome, in cui gli amanti possono incontrarsi senza riconoscersi e madri e figli si ignorano. È inevitabile e tanto più intollerabile proprio perché rappresenta non una possibilità, ma una certezza. Eppure la vita eterna non è una soluzione. Da ragazzina, quando mi sono per caso avvicinata alla saga, sono rimasta incantata dalla bellezza delle isole, dal mare scosso dal vento, dall'ansia di vita di Ged. Tutto ciò è così struggente perché ne è tangibile la precarietà. La vita è un attimo che si assapora un'unica volta, prima di un oblio ineluttabile. Anche l'ultimo romanzo, che pure apre prospettive al trascendente lascia al massimo la speranza dell'ignoto, nessuna certezza ultraterrena. Ne consegue un'etica laica, di chi sa di agire, per dirla alla De André "non per un dio, ma nemmeno per gioco", in un mondo fragile, non per sé, ma per le generazione future. Un'etica, che, proprio perché non è imposta dall'alto, non è garantita dalle autorità (che, invece, cercano di utilizzare e incanalare le superstizioni della gente) è allo stesso tempo fragile e preziosissima. Al contrario di Gandalf o di Albus Silente, Ged ne "La spiaggia più lontana" non ha alcuna certezza da offrire al suo giovane compagno di viaggio. Io, che sono vecchio, che ho fatto ciò che dovevo fare, che sto alla luce del giorno, in faccia alla mia morte, alla fine di ogni possibilità, so che c'è un solo potere reale, il solo che valga la pena di possedere. E non è il potere di prendere, ma quello di accettare. 
Accettare la certezza della propria morte, tuttavia, non vuol dire, tutt'altro, accettare la vita che altri hanno scelto per noi. Non vuol dire neppure essere per forza eroi.
Tenar, il personaggi a cui ho chiesto in prestito il nome, sacerdotessa di divinità oscure, prende in mano la sua vita, ma non diventa né la moglie dell'eroe né un'eroina a sua volta. Sceglie per se stessa una vita semplice, in un'isola periferica. Sposa un uomo comune, dove nessuno conosce il suo passato. Questo non la svilisce. Kalessin, il signore dei draghi la cerca e le si rivolge come pari. L'eroismo di Tenar non sta nel compiere azioni gloriose, ma di essere ciò che si vuole essere e lottare perché anche gli altri possano esserlo. C'è un passo struggente, ne "L'isola del drago". Tenar ha adottato una bambina gravemente deturpata da un'ustione. Le consigliano di avviarla alla carriera da sarta, un lavoro che si può fare al chiuso, dove nessuno la vede. Tenar dapprima acconsente, con l'ansia comprensibile della madre che deve assicurare un futuro a un figlio disabile, poi si ribella, regala alla bambina un vestito di stoffa pregiato, perché non si debba mai nascondere. Come lei, la piccola deve avere il diritto di scegliere la propria strada.

Il tutto è calato in un mondo fantasy delineato con poche pennellate. Poche frasi descrittive, aggettivi che si ripetono come epiteti omerici ci portano in un arcipelago di isole montuose e povere, a metà tra le Ebridi e l'Egeo di Omero, dove gli uomini vivono temendo i venti di tempesta e i poteri della terra. Cieli solcati da quelli che per me rimangono i migliori draghi della fantasy, creature di pura volontà, al di fuori dell'etica umana, che scelsero la libertà e l'essere, invece del conoscere e del creare, come gli uomini.
La magia che pervade Earthsea, è la lingua della creazione che, se pronunciata, riesce a mutare e a ri tessere la realtà. Con tutti i rischi che un uomo che, di fatto, gioca a fare dio può immaginare. 
È un fantasy diverso da qualsiasi altro, che alterna passi che lo avvicinano, per certi, versi al Silmarillion e all'epica antica e altri decisamente più intimisti, con una magia talmente inesistente che quasi il lettore se ne dimentica. Se il primo romanzo è l'ipotetica trascrizione di un racconto orale, il quarto è quasi un romanzo Jane Austen in un contesto povero e solo vagamente fantasy.

La saga di Earthsea non è il capolavoro di Ursula Le Guin. Ha al suo interno istanze differenti, nasce come narrazione per ragazzi, poi approfondisce alcune tematiche, senza però trovare una vocazione unitaria. I romanzi sono tanto diversi da lasciare spiazzati. Ha una prosa limpida, più evocativa che descrittiva che però non ha la precisione chirurgica che la Le Guin ha tirato fuori in altre occasione.

TENAR E LA SAGA DI EARTHSEA
Razionalmente, so spiegare perché non sia un capolavoro. Rimane il fatto, però, che a distanza di così tanti anni, con tutta la fantasy che ho letto da allora, Earthsea continua ad avere un posto speciale nel mio cuore. È fondante, nel mio immaginario fantastico, tanto quanto Il signore degli anelli.
C'è anche un valore affettivo e un raro legame tra me e questi libri. Ne ho sempre trovato il giusto volume nel giusto momento della mia vita.
Avevo nove anni quando in una collana della Mondadori per ragazzi ho trovato Il mago di Earthsea. Un'età in cui odiavo cordialmente i compagni della classe in cui ero stata inserita dopo il trasferimento della mia famiglia. Ged ero io. Il pastorello sbalzato nella scuola di magia, che voleva a tutti costi primeggiare sugli altri per dimostrare il proprio valore, antipatico e consapevole di esserlo. Ero io, al 100%. Come lui, però, mi facevo anche domande non banali, a cui gli adulti non volevano o non potevano rispondere.
Da adolescente, qualche anno dopo, ho trovato il volume di cui ho messo l'immagine, in cui ho trovato il libro della mia infanzia e i seguenti due romanzi. Allora io ero Tenar, adolescente in cerca di identità, che si innamora, ma non vuole essere ingabbiata neppure dal proprio amore. Vuole vivere, capire, scoprire il mondo, vuole essere se stessa, prima di qualsiasi altra cosa. Ed ero anche Arren, il ragazzo del terzo romanzo, che vuole essere qualcuno, che vuole essere speciale, ha il terrore della morte e non osa dirlo.
Più grande ancora, ho messo le mani sul quarto romanzo. La Tenar che ancora mi rappresenta. Infine, sono arrivati gli altri due. 
Ogni libro mi ha incontrato al momento giusto. Sono cresciuta e diventata donna navigando tra le acque di Earthsea e nessun'altra storia mi ha avvolto così bene, per così tanto tempo, penetrando fin nel profondo del mio essere.

Non so se sia il post più lungo che abbia mai scritto, ma immagino che non sia lontano dall'esserlo, vi posso solo chiedere se ci sono storie così anche nella vostra vita, che vi hanno accompagnato nella crescita e nella vostra formazione.


14 commenti:

  1. Ho il volume coi 5 romanzi e ho letto solo il primo. A me non ha entusiasmato. Non ricordo assolutamente nulla, eccetto il viaggio del ragazzo. Non mi ha coinvolto, non sono riuscito a farmi un'idea dei luoghi. Vorrei comunque leggere anche gli altri 4, ma non so quando.

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    1. Conoscendoti, se li hai tra le mani, parti dai racconti. Hanno uno stile un po' più "moderno" (i primi romanzi sono pur sempre opere per ragazzi degli anni '70, e gli ultimi due sono molto femminili, conoscendoti capisco che possano non piacerti). Se "il Trovatore" non ti commuove... Beh, allora non so cosa dirti...

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    2. Non ho i racconti, sono in un'antologia a parte?
      "Il Trovatore" è uno dei racconti? Non so se mi commuoverà, ma non tutti ci emozioniamo con le stesse cose :)

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    3. È a parte e non so dove li puoi trovare. "Il Trovatore" è uno dei primi racconti, anche "Nell'alta palude" è splendido. Sono i miei preferiti.
      Il titolo dell'antologia è "Le leggende di Earthsea", anche se forse c'è anche un'edizione successiva "Le leggende di Terramare"...
      Comunque, conoscendoti, potresti leggere piuttosto la produzione di fantascienza della Le Guin. Ti consiglio "La falce nei cieli" e "I relitti dell'altro pianeta" (che una maledizione colga chi ha deciso per l'edizione italiana questo titolo...).

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  2. Se devo pensare a un autore che mi ha accompagnato nel corso degli anni, scandendo le varie fasi della mia crescita, il primo nome che mi viene in mente è quello di Carlos Castaneda. Ho acquistato i suoi primi libri nel 1980 e l'ho seguito in tutto quel che scriveva fino al 1998, anno della sua morte.
    Con Ursula Le Guin ho uno strano rapporto. Mi sono imbattuto per caso nel suo libro "La soglia" all'inizio degli anni '80 ed è stata una folgorazione. Mi sono innamorato di ogni pagina se non di ogni singola frase. L'ho riletto altre due volte, a distanza di circa dieci anni l'una dall'altra e penso che lo leggerò una quarta volta. Però stranamente non ho sentito l'impulso di leggere altro di lei, se non ho un saggio intitolato "Il linguaggio della notte" o qualcosa del genere, che non mi ha entusiasmato. A casa ho anche, da un bel po' di tempo, "Agata e la pietra nera". La trama mi piace, credo che mi deciderò presto a leggerlo visto che è anche poco più di un racconto.

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    1. Errata corrige:
      "se non ho un saggio"
      leggi:
      "se non un saggio"

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    2. Devi assolutamente leggere altri romanzi! La soglia è carino, ma è un'opera decisamente minore.Se ti è piaciuto recupera Earthsea!
      Agata e pietra nera è una storia realistica per ragazzi. Lo faccio leggere spesso in terza media e quasi nessuno dei ragazzi si accorge che è ambientato negli anni '70 perché sentono i due protagonisti molto simili a loro. È un libro molto delicato, con un finale insolito rispetto alle storie per adolescenti che girano oggi.

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    3. Sai, il mio sospetto è che mi sia piaciuto così tanto proprio perché è un'opera minore della scrittrice. Nel senso che sono stato catturato dalla sua struttura così scarna, minimalista. Credo che a trattenermi dal leggere altre opere della Le Guin sia stato proprio la sensazione che si tratti di un'eccezione nella sua produzione.

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    4. No, le sue trame sono sempre minimaliste. Lavora di sfumature e chiaroscuri. Infatti sono sempre libretti esili. In duecento pagine ti entra nel cuore, quando altri autori non riescono a farlo con 2000. Agata e pietra nera è di una storia semplicissima, eppure è uno dei pochi libri che piace anche ai ragazzi di oggi.
      Earthsea, se poi ti è piaciuta "La soglia", ti stregherà.

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  3. Dopo la lettura de "La mano sinistra delle tenebre" e "I reietti dell'altro pianeta" ho deciso di leggere anche questa saga. Ravano su Amazon, vado in libreria, ma i dubbi sono mille: quale edizione? Quale traduzione migliore?
    Dici che quella che hai letto tu è per te la migliore, ma è una questione oggettiva o magari dettata dall'affetto/nostaligia?

    La scelta più comoda sarebbe quella di prendere il nuovo volumone "Terramare" di Mondadori, che contiene tutti i romanzi e i racconti a un prezzo abbordabile, la qualità del volume è pessima ma, essendo orientato ad acquistare l'eBook, questo è un dettaglio trascurabile :-)

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    1. Forse c'è l'effetto nostalgia, ma la traduzione Nord mi sembra più poetica e più affine allo spirito dell'opera.
      C'è anche da dire che se il volumone di Mondadori ha anche i racconti non c'è storia. L'ultimo racconto dell'antologia si colloca tra il 4° e il 5° romanzo ed è un raccordo indispensabile (gli altri racconti, invece, anche se cronologicamente ambientati prima, vanno letti tassativamente dopo i romanzi).
      PS: sulla storia editoriale, sui titoli e le copertine della Le Guin in Italia si potrebbe scrivere una tesi di laurea, credo. Ho scoperto per questo post delle vecchissime edizioni della saga con copertine indirizzate a un pubblico adulto. Chissà che delusione per quei lettori scoprire che la fanciulla prosperosa e scollacciata del secondo romanzo si sarebbe rivelata una ragazzetta pudica che non si concede neppure un bacetto!

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  4. Voglio rileggere anch'io la saga, anche perché credo di essermi fermata a "La spiaggia più lontana". Reggerà alla rilettura? Sono convinta di sì. La Le Guin mi piace tanto, e anch'io la metterei accanto a Tolkien nella mia fomazione.

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    1. Rileggi, rileggi e vai avanti! Vedrai che può solo migliorare e, con in quarto, parecchie prospettive cambieranno...

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  5. Mi sto preparando a iniziare la saga, finalmente! Però non mi è chiaro dove si collochino i 4 racconti, se alla fine di tutto o internamente:

    1) The Word of Unbinding
    2) The Rule of Names
    3) Dragonfly
    4) Leggende di Earthsea

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