venerdì 4 dicembre 2015

Utopiche proposte di sostegno ai giovani autori

Oggi va così.
Ho un po' di febbre, quindi niente uscita alla ricerca dei regali di Natale. Ieri sono stata male in classe e, per fortuna, ero nell'aula più vicina al bagno! Oggi meglio, ho più o meno anche fatto lezione, ma il pomeriggio rintanata in casa non mi fa bene. Il nipotino è via, il marito è rapito dal lavoro. Domani ho il super incontro a Stresa, quindi vietato strafare e fregarsene della febbriciattola. Il risultato è che si finisce per pensare al lavoro incerto e a tanti altri, troppi, "se" che costellano il mio presente.
Quindi adesso, nell'attesa che il marito torni a casa, un po' di utopia!
Qui ci eravamo chiesti se la scrittura stia diventando solo un hobby per ricchi.
Per me no, non dove farlo. Perderemmo tutti, come lettori. 
E allora coraggio, quali proposte concrete possiamo fare per sostenere i giovani autori?
Nota aggiunta al post (5/12/2015): a scanso di equivoci, per giovani autori intendo giovani autori, ragazzi sotto i 30 anni, che, immagino, abbiano ancora più difficoltà di me e dei miei coetanei a districarsi tra lavoro e scrittura

RESIDENZE PER SCRITTORI E VERI E PROPRI FINANZIAMENTI
Qualche tempo fa (forse ancora oggi, ma non ho controllato) la Francia aveva un programma per sostenere i giovani scrittori.
Per accedervi bisogna avere meno di una data età e aver già pubblicato un libro non a pagamento. Si inviava un progetto e se si veniva selezionati si aveva diritto a un finanziamento che poteva avere la forma di una sorta di borsa di studio (per un anno, se non ricordo male, con cifre di poco inferiori ai 1000€ al mese), oppure della possibilità di risiedere gratuitamente in una residenza per scrittori messa a disposizione dalla stato (per sei mesi o un anno), infine c'era anche la possibilità residenza + borsa.
Anni fa ho guardato il bando, ma, dato che il tutto era finalizzato alla scrittura di un romanzo in francese ho rinunciato.
Non mi risulta che ci sia nulla di simile in Italia, anche se esistono resistenze per artisti. Eppure quale giovane autore non sognerebbe di potersi prendere un anno sabbatico retribuito (magari non molto, ma abbastanza per vivere) per scrivere il proprio romanzo?
Certo, rimarrebbe lo scoglio della selezione. Mi sembra che un limite di età + invio romanzo precedente + progetto possono essere dei buoni punti di partenza. 
Servirebbe ovviamente un impegno da parte dello stato a credere che l'investimento nella cultura sia importante.
Senza di quello purtroppo, poco o niente si può fare.

CORSI GRATUITI DI NARRATIVA E/O EDITING IN LICEI E UNIVERSITÀ
Ho detto e scritto più volte di essere molto grata al mio prof di italiano del liceo, uno che ci ha dato un metodo (quello strutturalista) per capire e decodificare i testi letterari. Tuttavia ricordo ancora la sua risposta schifata alle lamentele di una mia compagna per il fatto che si facessero SOLO analisi del testo: "qui si studia letteratura, non si fa scrittura creativa".
Ecco, io credo che scrittura creativa andrebbe fatta, al liceo e ancor più all'università. Al peggio avremmo studenti che sanno scrivere decentemente (e non universitari che vanno in panico all'idea di scrivere 50 pagine di tesina). Al meglio si potrebbero scovare precocemente dei talenti narrativi. In ogni caso si darebbe ai ragazzi la possibilità di toccare con mano le difficoltà della scrittura e anche il suo straordinario fascino.
Ho tenuto in un liceo per due anni corsi simili, con grande soddisfazione reciproca, il problema era come farseli pagare! Ora, a meno di non avere degli scrittori (possibilmente con anche delle buone basi teoriche di didattica della narrazione, perché saper insegnare a scrivere non è uguale a saper scrivere) che si offrano di fare volontariato non ci sono che due strade possibili:
– Usare delle risorse pubbliche per attivare gratuitamente corsi simili 
– Chiedere una sponsorizzazione alle case editrici (e qui andiamo al punto successivo)
In ogni caso serve, di nuovo, l'idea che si debba investire sulla cultura letteraria.

CORSI GRATUITI DI NARRATIVA E/O EDITING CURATI DALLE CASE EDITRICI
Mi rendo conto che è un investimento non da poco, ma deve essere visto, appunto, come un investimento.
Io casa editrice, magari specializzata nel YA (faccio une esempio) mi lamento di essere intasata da manoscritti pessimi? Mando i miei editor o i miei autori migliori a fare dei corsi gratuiti per i liceali degli ultimi anni. Con un po' di fortuna qualche anno dopo (o anche poco dopo, perché parliamo di ragazzi di 18/19 anni, potenzialmente già in grado di scrivere un buon romanzo) uno degli alunni sarà diventato un autore. Conoscendo editor e autori di quell'editore gli verrà naturale inviare il proprio testo proprio a quell'editore. 
Quello delle scuole è ovviamente un esempio che mi viene spontaneo per deformazione professionale. Ogni casa editrice deve capire dov'è il bacino dei suoi possibili autori e andare a investire lì.
Delos da tempo ha creato una rete di siti specializzati per i generi di cui si occupa, dove ha promosso l'interazione tra appassionati. Ha curato corsi di scrittura on-line e dal vivo e forum dove sia davano consigli di scrittura e ci si scambiava pareri sui propri scritti. Ha promosso concorsi letterari di vario tipo. Quando è nata Delos Digital, con la sua massa di pubblicazioni settimanali non credo abbia fatto fatica a trovare gli autori: se li era cresciuti in casa. Non scrivo questo perché pubblico con Delos, ma perché è una realtà che conosco. Spero non sia l'unica. 
Un editore che sa quello che vuole dovrebbe curare la crescita dei propri autori sin da quando sono solo "aspiranti".

AGEVOLAZIONI PER GIOVANI AUTORI
Sei un giovane autore, stai firmando il tuo primo contratto editoriale? Magari l'editore non ti propone un anticipo perché sei un giovane sconosciuto? Ebbene potrebbe però proporti altri benefit quali sconti sull'acquisto di libri, sugli ingressi al cinema, ingressi gratuiti alle fiere dell'editoria per un tot di tempo (un anno?). 
In questo modo il giovane autore è aiutato innanzi tutto economicamente con un sostegno alle sue spese culturali, ma anche incentivato a tenersi in contatto con il mondo della letteratura e a frequentare ambienti potenzialmente arricchenti.
Penso pertanto a qualcosa che non sia limitato solo alla propria realtà editoriale, ma che sia una sorta di "pacchetto di benefit obbligatorio per il primo contratto editoriale".
Ovviamente lo stato deve aiutare in qualche modo gli editori o almeno quegli editori disposti a proporre questo genere di contratto. 
L'editore, d'altro canto, essendo obbligato a un minimo dei esborso oltre al pagamento dei diritti d'autore dovrebbe essere incentivato a promuovere il giovane autore che ha deciso di pubblicare. A me non è mai successo nulla del genere, ma sento troppo spesso di autori che pubblicano con case editrici non a pagamento e che poi non sono per niente seguiti o promossi. Immagino che tali editori pensino che le vendite "fisiologiche" dovute a parenti e amici dell'autore bastino ai loro guadagni. L'obbligo di garantire dei benefit all'autore dovrebbe spingerli a impegnarsi un pochino di più.

"ADOZIONE" DI GIOVANI AUTORI
Negli anni passati sono stati tentati vari esperimenti, e-book che proponevano un testo di un autore affermato + testi di esordienti, presentazioni in tandem, autore affermato + autore esordiente, ma bisognerebbe creare qualcosa di più organico. Un vero programma di "adozione di giovane autore". Un congruo numero di autori affermati "adotta" un giovane autore e per un periodo X (sei mesi almeno) se lo porta sistematicamente dietro in ogni presentazione/programma televisivo/intervista.
Perché parliamoci chiaro, si fa presto a dire che la promozione oggi deve essere diversa, fatta in rete, ma è oggettivo che un passaggio da Fazio vale in termini di vendite cifre che nessuna soluzione fai da te potrebbe mai garantire. Immaginate se ogni autore famoso che va da Fazio si portasse con sé un esordiente sconosciuto...
Ovviamente si deve trattare di autori con una qualche affinità tra loro per genere e sensibilità. Per funzionare deve trattarsi di un'iniziativa vasta, che coinvolga più autori, più gruppi editoriale e possibilmente con un patrocinio statale.

Insomma, per come la vedo io, la parola chiave è investimento sensato (cioè evitando di buttare i soldi a pioggia o in tante iniziative una tantum) e fare rete (stato + editori, editori + editori).
Mi rendo conto che un investimento prevede che qualcuno ci metta dei soldi e che quel qualcuno possano essere solo stato ed editori. Questo rischia di tagliare fuori il mondo del self. Ma penso anche  e sempre più che anche Amazon (per dirne una) sia un editore. Un editore che gioca un po' sporco, accetta tutte le proposte indiscriminatamente, che magari lascia il 70% dei guadagni agli autori (ma che si tiene comunque il 30%), ma pur sempre un editore. E che quel 30% di guadagno su ogni pubblicazione self potrebbe anche reinvestirla in progetti volti a migliorare la qualità delle opere, come questi.

Queste, infine, sono proposte fatte da una che "è vecchia dentro", ha una fantasia limitata ed è a casa con la febbre. Sono sicura che da voi possano nascere idee migliori. Scrivete tutto ciò che vi viene in mente, chissà che qualcuno non passi e non legga!

E RICORDATEVI CHE DOMANI VI ASPETTO TUTTI ALLE 16.00 AL GIGI BAR DI STRESA

31 commenti:

  1. Interessanti considerazioni. Io pensavo che l'obiettivo fosse scrivere, se scrivi qualcosa di buono si venderà da solo. Nulla di più falso, scrivere è la prima di una fase, poi dovrebbe venire la promozione. È da un po' che mi chiedo quale sia il punto di svolta, quello che ti fa conoscere fra tanti. Bravi sconosciuti ce ne sono, ma se leggo su wattpad trovo tanti scritti buttati giù di fretta, fastidiosi da leggere perché mancano di regole e struttura.
    Mi rendo conto che hai ragione, non basta scrivere per essere scrittori, ci vuole tanto lavoro e tanta passione. Tanto editing. Le recensioni positive su Amazon aiutano, ma già arrivare ad averne è un successo. Vero anche che gli editori dovrebbero intravedere il talento e coltivarlo. Insomma, tutte parole piene di saggezza le tue.

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    1. Bisogna imparare a scrivere e avere il tempo e le energie per dedicarcisi.

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  2. Le residenze per scrittori e i finanziamenti sono una realtà che da un paese come la Francia ti puoi aspettare. Quanto sarebbe bello se esistessero anche qui?
    L'"adozione" di giovani autori è geniale!

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    1. Sotto ho fatto un commento più ampio, comunque le residenze per artisti esistono anche da noi. Personalmente non mi sono imbattuta in Italia in bandi per scrittori, ma non è detto che non ne esistano o che non si possano fare.

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  3. Bell’argomento Tenar. Nella nostra parte del mondo ha avuto successo più d’ogni altro il pensiero liberista. Che significa? Significa che in base ai talenti, all’impegno e alla “leale” concorrenza, gli imprenditori ce la devono fare da soli. Questo essere lasciati soli, anche se può apparire spietato, ripaga la società in termini di professionalità e competenza. Come dire: pochi ma buoni. Poi, ci sono fattori terzi che rompono un meccanismo idealmente valido (corruzione, clientelismo, ecc.)...

    Ora, vivere di scrittura si può. In queste settimane (mesi) ho conosciuto un sacco di persone che vivono solo della propria scrittura. Certo, alcuni provengono da una famiglia benestante (benestante non significa ricca), ma fondamentalmente con i proventi della sola scrittura guadagnano mensilmente più di un impiegato o di un insegnante (scusa il paragone ma è per intenderci). Certo, la crisi ha ridotto i semi-professionisti (quelli che si stavano affacciando al mondo editoriale, o che non avevano abbastanza talento per vivere solo di scrittura) a livello di dilettanti: come quantità dei proventi, intendo. E ha costretto i professionisti ad accettare ogni lavoro possibile, magari sottopagato, quando anche solo dieci anni fa potevano permettersi di rifiutare quelli pagati peggio o poco interessanti. Tuttavia, di scrittura, continuano a vivere.

    Certo, bisogna intendersi: cosa significa vivere di scrittura? Se con “vivere di scrittura” si intende fare i “romanzieri”, come nell’Ottocento, ammesso che quella figura sia realmente esistita, forse non è possibile. Se, invece, intendi guadagnare denaro dal proprio mestiere di scrittore, in questo caso “scrittore” in senso lato, allora si può benissimo. Benissimo: ammesso di avere talento, mestiere, e di coltivare quei contatti necessari e consueti in ogni ambiente lavorativo fatto di professionisti. Gli avvocati, ma anche i medici specialisti, eccetera, devono procacciarsi i clienti, instaurare rapporti collaborativi tra colleghi, gestire i contatti con le istituzioni... si chiama: lavoro. Molti questo non lo capiscono o non lo vogliono fare. La maggior parte dei giovani autori ha la pretesa di pubblicare un romanzetto in self credendo con questo d’essere automaticamente riconosciuti come geniali dal mondo intero. Non funziona così. Non funziona così non solo nella scrittura, ma in qualsiasi ambiente lavorativo.

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  4. Detto questo, le tue proposte: ricevere uno stipendio come giovane scrittore (a parte che giovane non sono) non mi piace. Prima mi dai uno stipendio, da fame probabilmente, poi pretenderai di dirmi cosa scrivere e come scriverlo... Queste cose stataliste non mi garbano. L’idea della casa per scrittori è affascinante, ma per motivi terzi. Mi fa venire in mente, ad esempio, un racconto, di cui non ricordo più l’autore, in cui un gruppo di scrittori stava in una sorta di villaggio/lavoro. Ognuno aveva il proprio bungalow, nessuno doveva preoccuparsi del cibo o della lavanderia. Quello che dovevano fare era semplicemente scrivere immersi in un ambiente tropicale, da villaggio vacanze per intenderci. È un’idea attraente, ma per motivi diversi da quelli che presumo intendessi tu.

    Per quanto riguarda i corsi gratuiti di narrativa, anche qui: bisogna intendersi. L’istruzione, per quanto mi riguarda, è un diritto. Inserire dei corsi di narrativa al liceo o all’università (cosa che in alcuni posti magari c’è già) non è una brutta idea. Tuttavia, avendo frequentato un corso alla Holden e uno con Mozzi, posso dire che secondo me il valore di un corso non è trasmettere delle “procedure” sulla creazione di un racconto o di un romanzo che tanto non esistono, ma il confronto con chi un certo mestiere già lo pratica. È l’impatto con il maestro a creare quella tensione che, in alcun casi, può tramutarsi in potenza creativa. Nella scrittura, invece, non ci sono regole. Ognuno deve trovare il proprio modo. Quindi, più che corsi di scrittura, io proporrei corsi di lettura: in cui si insegna a leggere bene, cioè a scegliere il libro giusto per sé; si parla di libri e di narrativa; si cresce da un punto di vista culturale, senza però quella inibizione data dalla pretesa di doverci poi sostenere un esame o un interrogazione.

    Le case editrici in genere non possono permettersi di organizzare corsi gratuiti, ma anche potessero la domanda istintiva è: perché farlo? Fra cento autori che mi mandano le loro proposte editoriali io sceglierò quello che è già, per istinto o per esperienza, capace di creare dei prodotti vendibili. Se poi gli autori che si propongono sono mille o diecimila, tanto meglio...

    Sulle agevolazioni per autori concordo in pieno e sottoscrivo. Più che entrate gratis al cinema però, a me interesserebbe essere defaticato dalle complicazioni e dai costi della burocrazia. Tutto questo si traduce in: tasse, e spese per capire come e quante pagarne...

    L’adozione dei giovani autori invece non mi piace; come idea mi pare simile allo “stipendio” statale che proponevi poco sopra... Chi è bravo emerge. Quasi sempre...

    Per quanto riguarda la febbre, ricorda un passo di Conan il barbaro: ciò che non uccide, fortifica! ;)

    P.S. Scusa la lunghezza; ho dovuto dividere il commento in due.

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    1. Mi sa che ti ho risposto più che altro nel commento più in basso. Un sono appunto, qui. Io parlavo di borse o finanziamenti, quindi limitati nel tempo. Tre mesi, sei mesi, massimo un anno. Un aiuto per partire, non uno stipendio statale. Da studentessa che ha usufruito abbondantemente di aiuti di questo tipo (ad esempio la borda Erasmus, che mi ha permesso di vivere 6 mesi in Francia, da cui, anche la mia conoscenza delle iniziative francesi) e che non avrebbe potuto farne a meno, come posso essere contraria?

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    2. PS: i corsi di lettura si dovrebbero chiamare "ore curriculari di letteratura".
      A me al liceo sarebbe piaciuto fare dei laboratori di scrittura creativa. Sono, quanto meno, cose che male non possono fare. SI fanno, è vero, ma a macchia di leopardo, come un sacco di cose nella scuola italiana, per iniziativa di singoli.

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  5. Quella del supporter tipo cantante che apre il concerto di un collega già affermato è molto valida. Giovane non sono, però! Sono talmente amareggiata che troverei efficaci almeno tempi di risposta umani, per non buttare via troppo tempo. Spero tu stia meglio per la giornata fantastica che ti aspetta oggi. Un abbraccio Sandra

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    1. I tempi di risposta umana dovrebbero essere il minimo sindacale!

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  6. Inizio con un rispostone collettivo.
    Allora, sì, ho aggiunto nel post che mi riferisco proprio ai giovani, più giovani (ahimè) di me. Le mie proposte sono tutte un "aiuto a partire" poi che ognuno cammini sulle sue gambe. L'unica proposta che si può estendere è quella del "contratto esordienti" con dei benefit al posto dell'anticipo che potrebbe essere applicata a pioggia a tutti coloro che stipulano per la prima volta un contratto editoriale.
    – Le RESIDENZE PER ARTISTI sono una realtà anche in Italia. Ci si accede per bando e, Salvatore, non ti foraggiano per chissà quanto tempo, ma per un periodo limitato che dovrebbe servire a portare a termine un progetto. Quest'estate ho collaborato con un progetto simile, c'erano artisti qui sul Lago d'Ora che sono stati in residenza per alcune settimane e hanno creato delle installazioni a tema (io ho dato loro degli spunti di carattere storico). In questo momento una mia cara amica è a Berlino in una residenza per artisti, anche se lei si occupa di architettura, con un supporto volta a cercare finanziamenti per il suo futuro progetto (in pratica la aiutano a cercare dei partners). Non vedo perché non si possa fare anche per la scrittura, considerato che so per certo che, almeno alcuni anni fa (quando io avevo meno di 30 anni) in Francia si faceva.
    – Io sento costantemente gli editor professionisti lamentarsi della quantità e della qualità delle opere che giungono a loro. Tanto che alcune case editrici (io ho citato Delos e il comparto edicola di Mondadori perché questo conosco) si sono attivate in questo senso. Perché non fare di più?
    – Io ho vissuto per alcuni mesi di scrittura. Ho scritto un libro su commissione di cui sono anche fiera, 100 articoli sull'idraulica, un numero x di articoli di critica cinematografica e varie cose per comuni e associazioni, ma non è un periodo che ricordo con particolare piacere, sinceramente. Non ho scritto che qualche riga di narrativa, ma queste sono considerazioni personali. In ogni caso per vivere di scrittura devi avere un minimo di curriculum, che va costruito e un aiuto in questa fase male non può fare. Io quei lavori li ho trovati perché ho fatto il master biennale Holden (quello a tempo pieno di tipo universitario) e l'ho potuto fare solo grazie alla borsa di studio statale (essendo un master di stampo universitario c'erano, almeno all'epoca, gli stessi aiuti statali che si potevano avere all'università), in caso contrario non me lo sarei potuto permettere.
    – Sull'esordiente adottato, forse sono un po' scettica anche io, ma vedo che invece Sandra è entusiasta. Del resto nella musica funziona così da una vita e, per quel che ne so, un po' funziona.

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  7. L'unica mossa seria sarebbe quella di promuovere la lettura nelle scuole, invece di farla odiare. :-/

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    1. Guarda che non tutti noi prof la facciamo odiare!
      ;)

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    2. Vero, ma non esiste un piano condiviso, è lasciato alla discrezione del singolo. Perché non ci sono libri degli ultimi 50 anni nei programmi scolastici? (O adesso ci sono?)

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    3. Ce ne sono un sacco! Le scuole sono cambiate dai nostri temi, se "letteratura" è ancora, secondo me giustamente, "storia della letteratura" ci sono un sacco di altre iniziative. La scuola dove lavoro ha adottato lo scrittore per ragazzi Antonio Ferrara, ad esempio.

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    4. Beh, è un'ottima notizia.
      PS: ricordo che alle medie il maggior sponsor "libresco" era il professore di matematica :D

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  8. Per quanto riguarda il primo punto mi sembra di aver letto qualcosa di simile: in Francia un gruppo di scrittori s'era riunito per scrivere un romanzo collettivo in un castello. Non mi ricordo però che età avessero, e può darsi non c'entri con la tua riflessione sui giovani autori. Il dato di fatto è che comunque in Francia ci sia un occhio di riguardo a livello statale per la cultura in generale.

    In bocca al lupo per oggi, e soprattutto guarisci dalla febbre!

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    1. Quando ero in Erasmus in Francia (nel lontano 2001) avevo letto i bandi e c'erano dieci posti disponibili per un anno di residenza + borsa, di fatto un anno da dedicare alla scrittura. Il romanzo, in lingua francese, doveva avere dei legami con il luogo della residenza e c'erano anche dei progetti collettivi.
      Credo (nel senso che non ho il tempo di controllare che sia effettivamente così) di aver letto un romanzo francese frutto di questi progetti ed era un gran romanzo (L'orda del vento).

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  9. Nonostante la febbre ti sono venute un sacco di idee interessanti!
    Secondo me i corsi di scrittura creativa universitari o nei licei potrebbero essere un buon investimento. Io vedrei bene anche l'inserimento di un esame universitario di scrittura creativa dove l'elaborato finale, che dà diritto ai crediti formativi, sia un breve romanzo o racconto rientrante in un certo genere con un certo numero di numero di cartelle e nel rispetto di determinate regole. In una facoltà di lettere lo vedrei bene. Stessa cosa si potrebbe fare per i corsi nelle scuole superiori. Le residenze per scrittori in Italia le vedo molto più impegnative in termini di costi perché diventino una cosa strutturale. Certo che se ogni liceo "adottasse" uno scrittore sarebbe carino e molto produttivo per i ragazzi della scuola.

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    1. Le residenze per artisti esistono già, ne ho una a pochi km da casa e ne conosco altre in Italia e in Europa, bisogna solo implementare i bandi per gli scrittori.
      Molti licei e scuole medie già adottano uno scrittore ed è una delle cose che funziona di più, il problema è se mai per gli autori che non scrivono per questo target e/o non possono andare nelle scuole in orario lavorativo.
      Sui corsi universitari so che qualcosa si sta muovendo. Nei paesi anglosassoni sono la norma, qui invece c'è ancora l'idea dello scrittore vate che trae ispirazione dall'aria e dal cielo e non ha bisogno di esercitarsi...

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  10. Ho letto un libro recentemente in cui il protagonista andava in uno di quei residence di cui parli, era come per i ritiri spirituali: un posto isolato, immerso nel verde e nel silenzio, ogni artista aveva una camera e lui, lì, trovava la concentrazione per scrivere.
    Quanto mi piacerebbe andare in un posto del genere! Disintossicarsi dalla caotica quotidianità scrivendo: utopia pura!

    L'adozione dei giovani scrittori è un'idea simpatica. L'esordiente e il suo supporter! In qualche caso potrebbe diventare lo scrittore famoso e il suo supporter! Ma gli scrittori sono tutti invidiosi: un autore al top che si augura che qualcuno si faccia strada col rischio di prendere il suo posto, uhmm! :)

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    1. Di solito le residenze per artisti sono in dei bei posti, ma non necessariamente isolati. Una mia amica in questo momento è nel centro di Berlino in una di queste residenze! Quando avevo la giusta età ci ho pensato sul serio, ma i bandi per scrittori erano tutti all'estero per testi in lingua straniera :(

      Spero che non tutti gli autori siano invidiosi e acidi! Cavolo, se c'è un ambiente in cui conviene fare squadra è questo: nessun lettore forte abbandona il suo autore preferito, ma è sempre disponibile a far spazio a nuovi libri!

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  11. Residenze per scrittori? Mi sembra meraviglioso, vivere vicino ad altre persone che scrivono... ma credo di avere in mente un quadro del tutto irreale, da film americano. Davvero bello, però, che il sostegno in Francia ci sia (o ci sia stato). Anche le altre idee mi sembrano ottime.

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    1. Di solito sono bellissimi posti, in borghi affascinanti o progetti architettonici particolari nelle città.

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  12. Sono interessanti quanto, appunto, utopistiche. Nessuno ci rientra coi soldi, perché in Italia è meglio spenderli per altro.

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    1. Rientrare con i soldi no. Dare un sostegno ai giovani, però, non credo sia sbagliato.

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    2. Non è sbagliato infatti. Ma governo e case editrici non vogliono fare beneficienza, questa è la realtà.

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    3. Investire non è beneficienza.

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    4. Non riesco a farmi capire, oggi :)
      Neanche per me lo è. Ma che ci guadagna il governo a spendere soldi per i giovani autori? Nulla. Quindi non investe. Fossi io capo del governo, metterei in pratica quei punti. Idem per un editore: fatica ad arrivare a fine mese: come può spendere risorse per fare corsi gratuiti agli autori, che magari proporranno altrove i loro manoscritti?

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    5. Sono io che oggi vado di fretta, tra una riunione e l'altra.
      In parte questi programmi statali già ci sono. Le residenze per artisti esistono. Non mi pare (ma potrei sbagliarmi) che in Italia oggi ci siano bandi specifici per scrittori. In generale i bandi sono europei (un'amica è tornata in questi giorni da Berlino dov'è stata con un bando sull'architettura), ma in ambito di scrittura la lingua è un po' una barriera (io non saprei scrivere un romanzo neppure nella lingua straniera che conosco meglio).
      Anche alcuni editori si stanno muovendo, creando forum di confronti gratuiti, organizzando corsi e seminari a prezzi accessibili, così come pure delle associazioni (qualche mese fa ho partecipato a un corso sul romanzo storico di una giornata e ho paga 15€, cifra assolutamente ragionevole, il docente era Franco Forte, non proprio il primo che passa). Insomma, qualcosa già c'è. Manca, secondo me, un po' di coordinazione e l'idea diffusa che queste iniziative possano servire.

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  13. D'accordissimo sul fatto che sia necessario far rete. E chissà che poi qualcuna di queste iniziative non si possa concretizzare. Per la n.1, farei una bella petizione! :)

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