domenica 20 novembre 2016

Piovono libri – Il giovane Holden

Questo mese il libro prescelto dal gruppo di lettura è stato Il giovane Holden. Romanzo dal formato assai congeniale, facilmente leggibile anche con la pupattola in grembo (commento della pupattola: "questo libro fa addormentare, mamma", commento di mamma: "ottimo motivo per leggerlo, quindi").
Libro generazionale, celeberrimo, che ha dato il nome anche alla scuola di narrazione che io pure ho frequentato, ma che non avevo mai letto. Non si tratta di uno di quei libri che non ho mai letto per caso, si tratta di un libro che ho, fino a questo momento, evitato con cura e dedizione. E perché mai?
Ebbene, al gruppo di lettura si è capito che c'è chi è stato Holden o si è sentito vicino ad Holden e chi Holden non lo è mai stato. Per me è pure peggio. 
Io sono, da sempre, il professore di storia.

Partiamo dall'inizio. 
Edito nel 1951, Il giovane Holden è forse tutt'oggi il libro migliore che descrive la crisi adolescenziale. Holden è un sedicenne che, appena prima di Natale, viene cacciato, per l'ennesima volta da scuola. Non volendo affrontare subito i propri genitori, finisce per vagare da solo per New York, alla ricerca (vana) di qualcuno che lo possa capire.
Lentamente emerge il dolore mai superato per la morte del proprio fratello minore, il senso di inadeguatezza nei confronti di una famiglia di vincenti, di un fratello maggiore sceneggiatore e in generale l'insofferenza per l'ipocrisia del proprio mondo altoborghese.
È, senza dubbio, un romanzo epocale, che entra nella mente di un adolescente mostrandola per quello che è, confusa, arrabbiata, ossessionata dal sesso, piena di desiderio e di repulsione per il mondo degli adulti. Holden è un'anima ferita che non sa dare un nome a un proprio dolore, che si aggira alla ricerca di un'anima amica, senza trovarla. Cerca in continuazione un contatto, chiama persone, amici, conoscenti, vecchi professori, sperando che qualcuno possa dargli, più che un conforto, una spiegazione per questa cosa confusa che è la vita. 
Come si vede dalla fotografia, il titolo italiano non ha nulla a che vedere con quello originale. Concordo che l'originale fosse intraducibile, ma è un peccato. Si tratta della storpiatura di un verso di una filastrocca e suonerebbe più o meno come "il prenditore nella segale" e fa riferimento a uno dei momenti più toccanti del romanzo, in cui Holden si immagina come colui che salva dei bambini in un campo di segale, impedendo loro di cadere in un burrone

Se è un bel libro, ed è un bel libro, allora qual è il mio problema con lui?
Nelle primissime pagine, prima ancora di lasciare la scuola, Holden va a trovare l'anziano prof di storia e commentano insieme il tema improponibile scritto dal ragazzo. A cosa pensava Holden mentre il prof spiegava? Alla possibilità che in inverno un tir portasse via le papere da un laghetto di Central Park.
E io ho pensato: come i miei alunni! Io spiego e loro pensano alle papere! Hanno la testa piena di piume!
Questo è il mio problema. Io sono il prof, non Holden. 
Sono stata un'adolescente infelice? Certo. Ma la rabbia indiscriminata, acritica e autolesionista di Holden non l'ho mai provata. Holden non analizza, non cerca cause o soluzioni, procede a tentoni, sperando che giunga qualcuno a salvarlo, non in grado di sapere non si dice ciò che vuole, ma neppure ciò che non vuole. Dice di odiare l'ipocrisia, ma non ne cerca le cause né aspira a una vita che ne sia priva, se non come mero sogno irrealizzabile. Non ha alcun ideale a cui tendere, nessuna aspirazione da raggiungere 
Leggendo questo libro, suppongo, ci si dovrebbe riconoscere in Holden. Io ci riconosco i miei alunni più snervanti. Quelli che mentre spieghi sembrano seguirti ma, nel migliore dei casi, pensano alla loro (o alla tua) vita sessuale. Quelli che si inventano le scuse più improbabili per i compiti non consegnati o fanno solo quello che a loro piace. Quelli che, perché a loro è capitato qualcosa di brutto, pensano che tutto il mondo sia colpevole. Quindi, invece di immergermi in Holden, pensavo sempre di più a quanto fosse difficile rapportarsi con lui, a quanto fosse snervante, a quel santo del suo amico che va da lui in piena notte solo per venir trattato male e che tuttavia si sforza di dare al ragazzo dei buoni consigli. 
Per carità, mi ha anche rassicurato. Non sono i ragazzi di oggi, evidentemente gli Holden ci sono da sempre. Come dice lui stesso non è colpa del professore di storia, tu puoi spiegare nel modo migliore del mondo, ma se questi pensano alle papere...

Da decenni, quindi, conoscendone spannometricamente la trama, me ne sono tenuta lontana per evitare di guardare con gli occhi del professore di storia chi diceva di sentirsi o essersi sentito come Holden.
Voi l'avete mai letto? Vi siete mai sentiti Holden (tranquilli, non vi do 3 se mi dite di sì)?

17 commenti:

  1. Confesso che non ho letto Il giovane Holden però dalla tua descrizione riconosco i sentimenti della mia adolescenza anche se rispetto ad altri adolescenti era piuttosto tranquilla. Credo sia una fase che abbiamo attraversato tutti, ma crescendo le asperità si smussano ed è normale poi riconoscersi nel professore di storia, io per esempio ho letto il diario di quando ero adolescente e nonostante la consapevolezza di essere io non mi riconoscevo più e avrei voluto bacchettare là me stessa di allora...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so. Dal confronto al gruppo è emerso un gruppo che si immedesima tutt'ora facilmente in Holden, un gruppo che ora non si immedesima più, ma ci riconosce il se stesso adolescente e il gruppo dei "vecchi dentro", che non sono mai stati Holden. Io dentro ho la Beghina, altro che Holden...

      Elimina
  2. Non vorrei riaprire vecchie ferite, ma Inchiostro, fusa e draghi da una parte e Il giovane Holden dall'altra si sono già incontrati per colpa di Helgaldo.

    Non mi rivolgo a me e a te, ma forse qualcun che non l'ha ancora letto, protrà trovarne un ulteriore motivo per leggerlo qui:

    https://dadovestoscrivendo.wordpress.com/2015/01/10/holden-e-gli-adolescenti-silenziosi/

    Come ho già scritto, non mi sono mai sentito Holden. Ma tramite Holden e te, mi sono sentito un po' come i tuoi ragazzi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il tuo post è molto bello. Di Holden rispetto il dolore e la rabbia. Non la non volontà di capire il mondo, di trattare tutti come idioti. Di adolescenti ne conosco molti, tanti, purtroppo, a 13/14 anni hanno già subito dalla vita batoste che abbatterebbero un elefante. La maggior parte di loro hanno una forza che invidio. Quello che voglio dire è che non tutta l'idiozia di Holden si può spiegare con il lutto, in parte ha proprio la testa piena di piume. Mi ha ricordato un ragazzo che conosco che ha bigiato scuola e poi, non sapendo dove andare, ha passato la giornata nel garage dei suoi, o altri (racconto freschissimo) che, sempre bigiando, sono andati a sbattere contro una loro prof perché hanno avuto la bella idea di andare a passare la mattinata "libera" davanti alla sede centrale della scuola. Ecco, rispetto il dolore, non la testa piena di papere.

      Elimina
  3. Non ho letto "Il giovane Holden".
    Ora ne avrei un'irrefrenabile voglia. Vado?
    Mi piace tantissimo il gruppo di lettura. A trovarlo. :/
    Pensa che bello confrontarsi dove aver letto il libro.
    :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Noi ci troviamo a Novara e in città ce ne sono altri oltre al nostro, conosco altri due gruppi di lettura molto vivaci nel Varesotto. Non so dove abiti, ma secondo me qualcosa c'è anche dalle tue parti (o puoi fondarne uno). È davvero una bella esperienza. Io ero un po' scettica, avevo paura di incappare in mattoni che poi non sarei riuscita a finire e Novara per me è quasi a un'ora d'auto, quindi pensavo non ne valesse la pena. Invece no. È il sogno di tutti noi lettori forti.
      E Il giovane Holden è un gran libro, leggilo (anche se sei tra quanti prenderebbero a sberle Holden).

      Elimina
  4. Grazie per i consigli. Mi metto alla ricerca.

    RispondiElimina
  5. Mi piace un sacco la tua recensione e l'analisi che ne fai e capisco e condivido tutto. Però, però, però... io adoro Holden. Da ragazzina, quando l'ho letto la prima volta, l'ho snobbato tanto che mi sono dimenticata di cosa parlasse davvero. Riletto da grande, è diventato uno dei miei libri preferiti. La causa, senza dubbio, è che ero io stessa una giovane Holden. Indubbiamente più razionale, ma pur sempre una Holden. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io probabilmente no. A Holden manca un sogno, anche irrealizzabile, una passione, qualcosa a cui tendere, anche scrivere è una cosa che gli viene bene, ma di cui si cura assai poco.
      (A sedici anni io facevo atletica a buon livello, mi facevo un mazzo tanto per far quadrare tutto e quelli che bighellonavano in giro stile Holden già allora li avrei presi a calci nel sedere)

      Elimina
  6. Non è stato un romanzo di formazione per me, l'ho letto tardi, ma l'ho molto molto molto amato anche per lo stile. Domanda, qualcuno ha letto la nuova traduzione di Matteo Colombo (traduttore che ho conosciuto di persona e mi ha molto impressionata in positivo) io ho la vecchia edizione Einaudi tradotta da Adriana Motti ma sono molto curiosa circa lo svecchiamento fatto da Colombo. Grazie Sandra

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io ho letto solo la nuova traduzione, quindi il confronto mi è difficile. Anche nel gruppo c'erano edizioni nuove o edizioni inglesi per chi l'ha letto in lingua originale. In generale scorre molto bene, anche se è evidente che alcune espressioni gergali americane sono intraducibili. Così nella versione italiana Holden chiama tutti "il vecchio/la vecchia ..." anche se sono ragazzini e la cosa alla lunga mi suonava un po' ridicola. Per il resto, però, scorre bene ed è ovvio che a livello stilistico è un grandissimo libro.

      Elimina
  7. L'ho letto da adolescente e ne ho un ricordo adolescenziale. Vorrei rileggerlo, tuttavia, perché ho idea che anch'io, adesso, mi metterei più nei panni del professore di storia. Mi era piaciuto, però, tanto: io ne ho un'edizione vecchia che mi fu regalata per un compleanno e che non sto trovando nella mia libreria (vuoi vedere che il libro è dentro uno dei tre scatoloni rimasti chiusi in garage per mancanza di spazio? No, ma adesso voglio ritrovarlo).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dai, è un'ottima scusa per prendere la nuova edizione ri tradotta!

      Elimina
  8. Sono una lettrice tardiva de Il giovane Holden, nel senso che l'ho affrontato alcuni anni fa... e quindi non rientravo certamente nella categoria adolescenziale. Ne avevo talmente sentito parlare, e come di un capolavoro, che mi son detta: "Ora o mai più."

    Mi ricordo che mi piacque per il linguaggio originale, che rispecchia davvero un certo modo di esprimersi, e anche per quelle reazioni tipiche di un ragazzo: integralismo a tutto tondo contro ipocrisia adulta. Io di qua e voi di là, senza ponti nel mezzo. Per quanto mi riguarda, è molto valido per il discorso della memoria: di solito tendo a dimenticarmi come ci si sente a quell'età, esattamente come ci si dimentica che cosa si prova da bambini. Per questo motivo non sarei mai in grado di scrivere un romanzo per YA o letteratura per bambini.

    Non sono mai stata un Holden arrabbiato, più una specie di Brutto Anatroccolo, direi. :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io ricordo abbastanza la me stessa adolescente, ma ero della categoria dei sognatori che avrebbero cambiato il mondo.

      Elimina
  9. Anche io l'ho letto da adolescente, e lo ricordo pochissimo. Credo però che presto lo riprenderò. Ogni volta che mi capita di rileggere un romanzo, anche a distanza di anni, le sue parole sono per me incredibilmente familiari.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente vale una rilettura.Se poi non fai il prof te lo godi di più...

      Elimina