Sbocciano i primi fiori e si avvicina anche la Pasqua, con il suo breve, ma apprezzato corollario di vacanze.
Ci sono gite da fare, in queste vacanze, e racconti da scrivere (con terrore). Il blog si prende quindi qualche giorno di riposo.
Vi lascio con i miei più CARI AUGURI DI BUONA PASQUA per voi e le vostre famiglie.
Vi lascio inoltre un racconto con cui ho uno speciale rapporto sentimentale. Scritto anch'esso per il programma radiofonico Siamo in Onda sul tema "Luna" è stato registrato da una ragazza allora giovanissima che poi ne ha parlato anche nella sua tesina alla maturità. Colgo l'occasione per ringraziarla ancora per aver dato vita alle mie parole.
LA RISPOSTA DELLA LUNA
Sì, somiglia la mia vita alla vita del pastore.
Mi muovo nel vuoto percorso da orfane particelle e vedo stelle, soli lontani, pianeti e l’azzurra terra e altro mai non spero.
E no, poeta, non so a che vale al pastore la sua vita o la mia vita a voi. E ignoro, poeta, dove tenda la tua vita e dove porti la mia, che ai tuoi occhi appare immortale e immortale non è.
Sono nata sola in questo nero che mai sbiadisce, qua, dove la luce delle stelle è fredda, dall’aggregarsi delle polveri del cosmo. Prigioniera dell’attrazione di questo pianeta azzurro, sul quale i mari si innalzano a salutarmi al mio passaggio, senza mai sperare di sfiorarmi. Abbastanza vicina da spiare una ad una le vostre vite, ascoltare ciascuna delle vostre domande disperate. Troppo lontana perché voi possiate sentire le mie risposte.
Unico satellite di questo vostro pianeta, guardo le stelle lontane come il pastore guarda le greggi. E mi chiedo se siano sole, se sentano la noia o la paura della fine. E mi pare, a volte, di sentire sussurrare tra gli atomi rarefatti del cosmo in un inintelligibile linguaggio. Il canto delle stelle dal quale la luna è esclusa.
Tu, poeta disperato, che consideri fatale all’uomo il dì natale, che accusi i genitori di consolare i figli del fatto di essere nati, considera questo. Sono nata dalla gravità e dalle forze impersonali. Nessuno mai è venuto a consolare i miei vagiti di neonato. Nessuno mai è venuto a tergere le mie lacrime, ogni volta che un asteroide mi ha percosso. Persino adesso, non ho speranza di risposta a queste mie parole e tu, poeta, già ti lamenti, laggiù, che io non ti ascolto.
E se tutti andiamo verso quell’abisso orrido di cui tu parli, poeta, preferirei farlo come voi. Potendo sfiorare con la mia pelle altra pelle.
Scegliere qualcuno a cui camminare a fianco, per farci coraggio a vicenda.
Auguri anche a te.
RispondiEliminaGrazie mille!
EliminaBel racconto, delicato. Buona Pasqua a te e famiglia!
RispondiEliminaGrazie mille!
EliminaMolto bello. Serena Pasqua, di cuore.
RispondiEliminasinforosa
:)
Elimina(Ormai sono in ritardo per ricambiare gli auguri)