mercoledì 3 ottobre 2018

Piovono Libri – Il tulipano nero e Capitan Alatriste

Non tutte le idee apparentemente geniali si rivelano poi tali.
L'idea geniale, da me caldamente appoggiata, del gruppo di lettura era fare durante l'estate una lettura comparativa tra un feuilleton ottocentesco e una sua rivisitazione moderna.
I prescelti?
Il tulipano nero di A. Dumas – feuilleton classico
Capitan Altriste di A. Perèz-Reverte – rivisitazione moderna

Il problema è sorto, credo, dal fatto che tutti noi siamo stati influenzati dal cartone animato della nostra infanzia, La Stella della Senna in cui il "Tulipano Nero" era un personaggio maschile che si aggirava mascherato ai tempi della Rivoluzione Francese. Diciamo le cose come stanno, anche chi ha scelto la copertina che ho riportato deve aver pensato alla serie animata. L'errore ci sta per dei membri di un gruppo di lettura, un po' meno se sei un copertinista.
In ogni caso, quando ho avuto il romanzo tra le mani e ho scoperto che era davvero uno storia di bulbi e tulipani, ambientata in Olanda, ben prima della Rivoluzione Francese, ho avuto un moto di sconforto che mi ha fatto del tutto disinnamorare dell'incolpevole romanzo.
Una cosa simile deve essere accaduta anche agli altri (certo, bastava controllare su wikipedia, ci siamo detti poi...). Fatto sta che solo una temeraria lettrice ha letto tutto il romanzo di Dumas, trovandolo per altro orribile.
E qui è caduto il motivo d'essere principale della lettura estiva, cioè il confronto.

È sopravvissuto Il capitan Alatriste, romanzo che io ho letto ormai anni fa e ho molto amato.
Ho voluto riportare la copertina dell'edizione spagnola, perché (lei sì, fatta bene) è, da sola, una dichiarazione d'intenti.
Il capitan Alatriste è il primo romanzo di una serie ambientata nella Spagna del '600 che vuole essere in tutto e per tutto una rivisitazione moderna del romanzo d'avventura ottocentesco, con lo scopo dichiarato di far ritrovare quel senso di meraviglia che avevano i lettori quando per la prima volta prendevano in mano I tre moschettieri.
Per quel che mi riguarda, almeno per i primi libri della serie (che è molto lunga e con una storia editoriale italiana piuttosto tribolata), la scommessa è pienamente vinta.

Nella Spagna del '600 un ragazzino viene affidato in punto di morte dal padre a un commilitone, il Capitan Alatriste, appunto. Per gli incerti del destino, però, quando il ragazzo, Inigo va a vivere con Alatriste, quest'ultimo pratica l'assai poco nobile professione di assassino. Un assassino tutto particolare, però, con un suo senso dell'onore da cui non può transigere. Cosicché capita che Alatriste si trovi a difendere la persona che era stata pagata per uccidere.
Da qui parte il romanzo, che si interseca meravigliosamente con la storia letteraria e artistica spagnola (il romanzo è corredato da poesie apocrife e da continui rimandi a opere d'arte reali) e con la trama de I tre moschettieri e permette pertanto al lettore di giocare su più livelli.
Al di là del piacere intellettuale, rimane comunque impressa la malinconia di Alatriste, assassino d'onore, costretto ad adattarsi a un mondo assai meno puro di lui. Alatriste è, infatti, uno di quei personaggi iconici, che rimangono dentro, con la sua consapevolezza che non c'è un senso nel suo combattere, che non potrà che finire malissimo (fin da questo primo romanzo sappiamo che la storia personale di Alatriste finirà malissimo) e che pure rimane fedele a qualcosa che è ormai meno di un ideale, un senso dell'onore che è tutto ciò che lo tiene in vita.
Altrettanto azzeccato è lo sguardo di Inigo, che per motivi anagrafici non capisce, ma intuisce. Cresce per certi versi più cinico e disilluso del proprio tutore e forse, per questo, un po' più adatto alla vita.

Si tratta di un romanzo che ho letto in un anno particolare della mia vita, il 2003, l'anno in cui per certi versi sono diventata adulta perché ho dovuto iniziare a fare delle scelte sulla base della situazione, non felicissima da un punto di vista della salute, della mia famiglia. Come altre letture di quell'anno mi è rimasta dentro, mi è rimasta dentro la determinazione di Alatriste ad andare avanti per la propria strada, coerente con se stesso, anche nella consapevolezza dell'errore. Credo di essermi sentita per certi versi, nel periodo immediatamente successivo, un po' Alatriste, molto sola, con molti dubbi sul fatto che le mie scelte fossero giuste, ma determinata a seguire la mia strada, anche a costo di sbagliare.
Nel mio amore per questo romanzo, quindi, c'è anche molto di personale.

Come dicevo è il primo di una serie. In Spagna la serie è famosissima, ne hanno tratto un film (tristissimo, molto più dei romanzi, che invece virano sempre sull'ironia, anche se amara) e una serie televisiva.
In Italia è una serie gestita male a livello editoriale. I primi tre romanzi sono stati pubblicati da Salani in una collana per ragazzi. Già il secondo romanzo, con i protagonista che rischia seriamente il rogo, non era molto adatto, il terzo, ambientato durante l'assedio di Breda, con tutte le cose simpatiche di una guerra nel seicento ben raccontate, stupri e saccheggi annessi, non era per nulla per ragazzi. Comprensibilmente Salani non ha mai pubblicato il quarto. Anni dopo è apparsa una nuova edizione presso un altro editore e al momento ne ho perse le tracce. Alcuni romanzi li ho letti in spagnolo per disperazione, anche se non ho mai studiato spagnolo, ma alla fine ho dovuto desistere.

A conti fatti, quindi, per quanto mi riguarda, Capitan Alatriste ha un bel posto nella torre dei libri. Il tulipano nero, invece, nella torre non ci è neppure entrato, ma non per colpa sua.

4 commenti:

  1. Ciao! Ho letto "il tulipano nero" questa estate e a me invece è piaciuto molto. Certo, non aspettarti un romanzone tipo "i tre moschettieri", ma io l'ho trovata comunque una lettura molto piacevole.

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    1. Non ne dubito. Fessa io che non avevo guardato neppure wikipedia. Comunque è qua in casa che attende tempi migliori.
      PS: benvenuta!

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  2. Quando la copertina e il titolo di un romanzo colpiscono l'immaginario portando agli antipodi della storia che racconta, questo mi sembra il caso de Il tulipano nero. Mi è capitato qualcosa di analogo con Via dalla pazza folla, volevo leggere il romanzo ma mi è capitato di vedere il film (che non mi è neanche dispiaciuto) ma io mi immaginavo tutta un'altra storia...

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    1. Io vorrei che la copertina avesse quanto meno un vago sentore del libro. Se mi dai una sorta di zorro e poi invece mi parli di bulbi, un problema c'è

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