martedì 1 ottobre 2013

Perché scrivere un romanzo (e perché no)


Visti i commenti, sia qui che su fb, eccomi dunque alle prese con il post sul romanzo, sempre senza pretese di verità rivelate, solo ragionamenti scrittevoli strettamente personali e messi giù senza ordine.

UNA SFIDA PERSONALE E UN VIAGGIO INTERIORE
Perché sì
Scrivere un romanzo è una delle esperienze introspettive più profonde che possiate fare. Non importa se la vostra storia non parla di voi, non importa neppure se parla di voi. Dovrete trovare in voi stessi in ciascuno dei personaggi (compresi quelli più oscuri), dovrete vedere il loro mondo con i loro occhi.
Dovrete darvi un metodo e un ritmo perché è un lavoro lungo e snervante e portarlo in fondo richiede impegno e dedizione, ma offre anche soddisfazione
Perché no
Portare a termine una maratona (giusto per rimanere in un ambito che conosco) dà molta soddisfazione, ma non ci garantisce un posto in nazionale. Non basta essere arrivati in fondo ai 42 km per avere un biglietto per le olimpiadi in mano.
Eppure qualcuno è convinto che per il solo fatto di aver portato a termine un romanzo questo debba essere pubblicata, senza rendersi conto di essere magari come quelli che finiscono una maratona in otto ore (impresa lodevole, ma non, appunto, da nazionale). Se volete scrivere per pubblicare, se è quello ciò che vi muove, il vedere il vostro nome in copertina, non fatelo. Chi corre una maratona deve amare in primo luogo la fatica in quanto tale, non gli applausi

HO UNA STORIA DA RACCONTARE
Perché sì
Io scrivo quando sono ossessionata da una storia. Posso liberarmene solo mettendola su carta. Ho bisogno di vivere insieme ai miei personaggi.
Allora mi pongo una domanda: qual è il respiro di quella storia?
Ogni storia ha uno stile che la può rendere al meglio e quindi un respiro diverso. Vi faccio un esempio: una settimana in un'isola tropicale è fantastica, un mese sarebbe un incubo. Per attraversare gli USA un mese può essere il tempo giusto. La vostra storia bellissima può essere un atollo o una transiberiana. Io ho appena finito un racconto che nelle sue 12000 battute sta comodo. In 20000 sarebbe una sbrodolata, in un romanzo, illeggibile. È un atollo ed è bello (spero) così, senza neppure una battuta in più.
Se la vostra storia è una transiberiana e non potete vivere senza metterla su carta, allora il suo respiro è quello del romanzo.
Perché no
Quanto è interessante la mia storia? Io la leggerei? Conosco persone che la leggerebbero? Se la risposta è no, lasciate stare.
Se la vostra storia parla di voi, allarme rosso. O avete avuto una vita davvero straordinaria o scrivete da dio, o è meglio desistere. In sostanza, o siete Hemingway o lasciate stare. 

MI SONO INNAMORATO DI UN PERSONAGGIO
Perché sì
Mi intriga, non lo conosco e lo voglio esplorare meglio, sento che ha una storia affascinante. È sfaccettato, non tutti i suoi aspetti mi piacciano, ma lo voglio esplorare. Ecco, questo è un buon punto di partenza per iniziare a pensare una storia, che potrà essere atollo o transiberiana, ma è una storia che vale almeno la pena di essere pensata
Perché no
È la persona che vorrei essere
È l'uomo/donna di cui mi innamorerei
È l'uomo/donna che vorrei al mio fianco
È come me, ma con i superpoteri
È perfetto.
No. 

MI SENTO PRONTO PER FARLO
Perché sì
Leggere è per me più importante che respirare. Scrivo da tempo. Ho fatto approfonditi esperimenti di scrittura. Ho una buona conoscenza delle tecniche di narrazione (poi magari non le rispetto, magari le odio, ma almeno le conosco). Allora, perché no?
Tutto ciò non è sconsigliato. È indispensabile. Oppure, se non siete d'accordo, provate prima a correre una maratona senza allenamento...
Perché no
Se non leggo e non scrivo abitualmente per quale autolesionistico motivo dovrei voler scrivere un romanzo? Meglio correre la famosa maratona senza allenamento. Soffrirete di più in meno tempo, raggiungendo il vostro scopo.

HO UNA STORIA ORIGINALE
Perché sì
Ho una vasta conoscenza della letteratura o almeno del genere a cui voglio dedicarmi e ritengo di aver qualcosa di innovativo da dire in merito. Un contributo, anche piccolo, che posso dare solo io.
Perché no
Se non ho una vasta conoscenza della letteratura o del mio genere, come faccio a sapere che la mia è innovativa?
Obiezione: ci sono un sacco di cloni di romanzi di successo.
Sì, ma quella non è letteratura, è prostituzione letteraria. 

HO IL DIRITTO A SCRIVERE QUELLO CHE VOGLIO E, SE IL CASO, A METTERLO SUL MERCATO COME EBOOK AUTOPRODOTTO 
NO 
Tutti hanno il diritto di scrivere, ma il lettore ha il diritto a leggere testi ben scritto o quanto meno corretti.
Se hai paura del giudizio e del rifiuto, per favore, non scrivere. Sarebbe come correre una maratona e pretendere di non essere superati anche se non si è allenato.
Autoproduciti solo se per te l'indipendenza è indispensabile e se hai la certezza di avere un prodotto curato. Fallo per i lettori, ti prego.

TANTO È UNA STORIA DI FANTASIA
NO
Non importa quando e dove la tua storia è ambientata. Se non pensi di voler passare giornate intere a documentarti non iniziare neppure. La coerenza interna è tutto.
Tolkien ha inventato la grammatica dell'elfico prima della trama del Signore degli Anelli. Non era pazzo, faceva solo i compiti a casa.

SENTO IL BISOGNO DI ESPRIMERMI
Ni
Perché proprio il romanzo? Perché non il flicorno, il canto tradizionale corso, la pittura olistica, la scultura di statue di ghiaccio?
Solo perché per fare un romanzo bastano fogli, penna e computer? NO

Qualche ultima notazione. Io corro, ma non ho mai fatto e credo mai farò una maratona. Correre la maratona è più figo, ci si può pavoneggiare con parenti e conoscenti infinitamente di più che per la vittoria in una 5 km. Per cui spesso rispondo alla domanda: perché non preparo una maratona? Perché non ho il tempo per allenamenti di due ore e più, perché ho un ginocchio che sta insieme per miracolo e vorrei tenermelo e perché ritengo di essere più portata per distanze minori. Nonostante il fatto che molta gente cerchi di farmi capire che atleticamente mi manca qualcosa, vivo felice lo stesso. Senza infortuni.

Aver scritto un romanzo non vuol dire che sia degno di essere letto. Non significa che verrà pubblicato. Quasi certamente non ci darà fama e gloria né tantomeno denaro. 

Scrivete un romanzo solo se siete consapevoli che ci lavorerete anni e che nessuno vi assicura il premio finale. Fatelo per il percorso, non per gli applausi


6 commenti:

  1. per il percorso certo, ma sperando in fondo (nel doppio senso di in fondo alla gara, e in fondo nel proprio profondo) negli applausi!! : ) condivido tutto

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    1. L'importante è sapere che gli applausi non sono un diritto

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  2. Sono arrivata anche io alla conclusione che l'atteggiamento interiore che si dovrebbe tenere quando si scrive un romanzo sia quello di cui parli, vivendo quest'esperienza come un percorso più che guardando agli applausi finali. Eppure, al di là del fatto che comunque vada a finire, scrivere un romanzo ti dà molto, non si può non provare il desiderio di condividere con altri quello che hai scritto. Non parlo tanto di applausi ma forse più del sostegno delle persone, attenendomi alla tua metafora, di chi ti attende magari alla fine del percorso. Insomma, si sente il bisogno di far leggere quello che scrivi, di uscire dal guscio dell'esperienza solitaria è la scrittura.
    Comunque, condidido tutto quello che hai detto ed espresso in modo stupendo :)

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    1. Forse non avrei dovuto usare "applausi" quanto "ingaggio". La scrittura è comunicazione e quindi la sua natura è uscire dal cassetto per essere letto. Questo non vuol dire che qualsiasi cosa sia pronta per essere letta a pagamento. Tutti possono correre e farsi applaudire, pochi finiscono in nazionale. Invece tantissima gente pubblica a pagamento e si autoproduce e poi pretende di vendere la propria opera senza assicurarsi neppure che sia leggibile.
      Prima di far pagare per i propri scritti, secondo me, ci vogliono alcuni passaggi obbligatori. E è alla portata di tutti mettere gratuitamente a disposizione i propri testi, magari sugli appositi siti per ricevere commenti e consigli.

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  3. Hai dimenticato quelli che scrivono un romanzo, e lo vogliono vedere pubblicato, senza aver mai letto un libro.

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