Il primo di maggio è partito ufficialmente il progetto "una storia piena di streghe", con la stesura della sinossi. Entro il fine settimana, consigli di classe permettendo, dovrei scriverne le prime righe.
È un momento strano, quello dell'inizio di un progetto, pieno di entusiasmo misto a timore. C'è una storia che mi piace, personaggi che voglio incontrare o ritrovare, il desiderio forte di mettersi alla prova. E poi le domande-tarlo. Sarò in grado di scriverlo? Uscirà una schifezza? Troverà mai una casa?
Troverà mai una casa? è, in questo momento, la domanda principe, non solo per la storia piena di streghe.
In questo momento ho ripreso a fare presentazioni de LA ROCCIA NEL CUORE e la domanda che salta sempre fuori è se scriverò altro, se avrà un seguito, domande sempre poste col verbo al futuro.
La verità è che LA ROCCIA NEL CUORE è stato seguito già da tre romanzi completi, il thriller storico, l'apocrifo sherlockiano e "una storia piena di struzzi".
I tempi dell'editoria hanno poco a che fare con i tempi di lettura e sono pieni di incertezza.
Si invia un romanzo che, nel migliore dei casi, viene valutato mesi dopo. Sempre nel migliore dei casi viene edito mesi e mesi dopo la valutazione. Nel migliore dei casi passa un anno.
L'apocrifo sherlockiano è forse un esempio del migliore dei casi. Terminato ad agosto 2013, il libreria se va tutto bene a ottobre 2014, come il suo protagonista, è un ragazzo che ha bruciato le tappe.
Tutto il resto è più indeciso e più vago.
Tra un paio di settimane, se va tutto bene, andrò a un incontro per decidere il futuro di "una storia piena di struzzi" e, di riflesso, al suo seguito "una storia piena di streghe". Inutile dire che la parola chiava per descrivere il mio stato d'animo è ansia. Da un lato c'è l'enorme privilegio di parlare di un progetto in nascendo e il desiderio forte di sognare. Dall'altro la paura di ripiombare nella nebbia e ricominciare tutto da capo. Invio, attesa, contatto, attesa.
Obbiettivi prendibili è la definizione chiave, in questo caso, cioè porsi degli obbiettivi che possano essere realizzati. È inutile sognare di diventare la nuova Camilleri o cose simili che non sono alla portata del mio talento. Il problema è che non so quali siano per me gli obbiettivi prendibili.
I miei libri in libreria, in una libreria qualsiasi, alla portata del lettore qualsiasi, credo.
Storie scritte bene, a cui potersi appassionare, con personaggi che rimangano dentro. Storie che lascino nel lettore il desiderio di averne ancora e ancora.
Per il primo, c'è poco che io possa operativamente fare, la realizzazione del secondo, invece, è tutta in mano mia. Non mi resta che mettermi a scrivere.
E chiedere a voi quali sono i vostri "obbiettivi prendibili" per i progetti di scrittura (e non solo).
I miei obbiettivi prendibili credo siano simili ai tuoi: avere i miei libri in libreria, non nelle pile all'ingresso, esposti a volte bene, a volte meno bene a seconda dell'estro del libraio (di cateno o non) ma comunque trovabili senza dover fare chissachè. E avendoli in mano trovare poi buone storie, ben scritte, che mi consentano il grande salto che non è vivere di scrittura, come vedi anch'io tendo a un certo realismo, ma lavorare part time, per poter avere + tempo x la scrittura e ciò che comporta (scrivere, ma anche fare promozione). Cene tempestose come temevo si sta arenando in una distribuzione diffiicile, organizzatori di eventi molto vip che lo vogliono (infilare nel titolo il cibo aiuta a coniugare eventi mangerecci) ma si fa fatica a trovare l'accordo giusto con l'editore, mentre l'autore osserva da bordo campo con malcelato mal di stomaco ben deciso a non elemosinare spazio: io ho scritto il romanzo, il resto mi compete poco. Gli altri due libri sono ormai da 3 mesi in mano all'agenzia che ormai ha persino smesso di rispondere alle mie mail, vagamente insistenti circa un "a che punto siamo?". Spero che a te vada meglio tra struzzi e streghe. Un bacione Sandra
RispondiEliminatre mesi sono molto pochi per un'agenzia. Per "una storia piena di struzzi" si sta muovendo qualcosa ora, a 5 mesi dall'invio, anche perché la mia agente tende a evitarmi false speranze. Mi comunica i no e le loro motivazioni e i forse solo quando sono concreti.
EliminaLa distribuzione, invece, è davvero un punto nodale. A un certo punto io sono arrivata alla conclusione che a me, come autrice, i problemi che sicuramente ci sono in questo campo interessano poco. Se un editore garantisce il libro in libreria bene, se no tanti saluti e arrivederci. Le case editrici a cui ho inviato LA ROCCIA NEL CUORE le ho selezionate così e infatti il romanzo si trova in Piemonte senza alcun problema, spesso è già in libreria e altrove lo si ordina e in qualche giorno arriva. Per l'apocrifo idem, gli altri libri dell'editore li ho sempre comprati in libreria senza problemi, al limite ho dovuto ordinarli, con arrivo in tre giorni. Poi, per carità, se si può accorciare la filiera e invitare chi vuole ad acquistare direttamente sul sito dell'editore o nelle librerie amiche, lo faccio volentieri, ma questo non può essere l'unica strada.
In bocca al lupo per i libri in agenzie, vedrai che troveranno casa.
Io ti faccio il mio in bocca al lupo, cara Tenar!
RispondiEliminaHai dei progetti ben delineati, complimenti.
Io paradossalmente sarà in vendita tra poco, ma sono una goccia in un oceano (racconto brevissimo in una antologia di quasi 400 racconti...)
Però, dai... è qualcosa :)
Moz-
Credo che tutti abbiano iniziato così. Con i racconti brevi si fa un sacco di esperienza e queste antologie permettono un sano confronto. Il bocca al lupo, quindi, anche a te e al tuo racconto!
EliminaMi sento molto vicina al tuo sentire, anche se mi trovo in un periodo in cui sto cercando di ridefinire i miei obiettivi prendibili. Al di là delle mete che mi pongo, però continuo a vivere un forte senso di incertezza riguardo al futuro dei miei scritti, consapevole che solo il "tentare" una strada è in mano mia, il resto è affidato alla fortuna o destino, comunque lo si voglia chiamare...
RispondiEliminaLa fortuna gioca sicuramente un buon ruolo, ma io mi rifiuto di credere che tutto si riduca alla fortuna. Io voglio credere a un mondo in cui il duro lavoro paghi. Voglio crederci così tanto da imporre questa visione al mondo stesso. Mi rendo conto che il duro lavoro possa portare solo fino a un certo punto, ma almeno a quel punto voglio arrivare!
EliminaMi sento molto vicina anch'io, Tenar! Il problema nel definire gli obiettivi prendibili è che non possiamo sapere quali lo siano e quali no. Volare bassi non ci è di stimolo, e poi perché autolimitarsi? Ci pensa già la realtà a farlo. Volare alti fa sentire bene, ma il tonfo è spesso doloroso in un mondo difficile come quello dell'editoria. Quindi credo che tu abbia ragione a cercare un giusto mezzo, ma su di me non funziona: continuo a domandarmi "cosa scrivo a fare se poi mi leggono in venti?". Non trovo risposta, ma intanto continuo a scrivere...
RispondiEliminaBe', il mio sogno è avere le mie storie in libreria, facilmente acquistabili e ben promosse. Se a quel punto mi leggono in venti, forse la storia non funziona, non so, forse sono io che l'ho letta male.
EliminaIo voglio credere a questo come un'obbiettivo prendibile. Non è il nobel, la gloria eterna o il diventare ricchi. È solo avere le proprie storie facilmente accessibili ai lettori. Spero proprio che sia attuabile!