mercoledì 28 maggio 2014

Scrittevolezze - Secondari ma non troppo


Quando per la prima o le prime volte si inizia a costruire una storia l'attenzione è tutta concentrata sul fuoco dell'azione e sui protagonisti. Il rischio è quello di trascurare tutto ciò che vi è a margine. 
Tanto i personaggi secondari sono, appunto, secondari, no?
SBAGLIATO!
Pensiamo ai Promessi Sposi. Alzi la mano a chi pensa subito a Renzo e Lucia. Don Abbondio e la Monaca di Monza sono personaggi che rimangono molto più impressi, che si sono guadagnati uno spazio immortale nell'immaginario degli italiani. C'è persino Perpetua che ha finito per dare il nome a tutta una categoria di persone. A ben vedere, I promessi sposi deve il proprio successo molto più ai personaggi secondari che ai protagonisti.
Prendiamo La serie di Montalbano. Chi non ricorda subito Catarella, quello che sbaglia sempre i nomi? E nel Signore degli Anelli è proprio Frodo il personaggio più carismatico?
La saga di Harry Potter quanto deve ai suoi mille personaggi secondari?
Sono sicura che adesso tutti voi stiate pensando a qualche personaggio secondario particolarmente simpatico o, al contrario, assolutamente odioso, che ha fatto la fortuna di romanzo, un film o una storia a fumetti.

Quali sono le caratteristiche di un buon personaggio secondario?

Pochi tratti ben definiti
Un personaggio secondario, che magari appare spesso, ma sta poco in scena non ha spazio per mostrare mille sfaccettature. Il suo carattere deve essere ben definito in pochi tratti. L'autore deve averlo chiaro in testa e saperlo riassumere in una/due righe. Pensiamo a com'è ben tratteggiato don Abbondio nella frase "vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro". Di lui non sappiamo molto, neppure ci interessa, il suo carattere è chiaro: è vigliacco e sceglie sempre la strada più facile.
Come autori, conviene perdere un attimo di tempo per scegliere bene il carattere dei personaggi secondari in modo che risultino altrettanto chiari al lettore.

Poche caratteristiche riconoscibili
Un buon personaggio secondario ha dei tratti (attenzione, non più di uno o due) del fisico o del carattere che lo rendono immediatamente riconoscibile. Catarella sbaglia sempre i nomi. Sempre. Per libri, libri e libri. Ben prima che il lettore abbia imparato a riconoscerne il nome, riconosce il personaggio è "quello che storpia i nomi". Stando sempre nel commissariato di Montalbano, Fazio è quello "con la sindrome dell'anagrafe" che infarcisce sempre le proprie relazioni di dati anagrafici inutili. Stessa cosa succede nel commissariato parigino di Adamsberg dove c'è il poliziotto violento e razzista, la poliziotta fortissima dal nome dolce e così via.

L'evoluzione psicologica non sempre è necessaria
I personaggi secondari servono anche a rassicurare il lettore, a farli sentire a casa. Abbiamo detto che la loro caratteristica principale è la riconoscibilità, quindi non è necessario che abbiano un'evoluzione psicologica, niente schema in tre atti per loro, non sono coprotagonisti. Don Abbondio non diventa coraggioso al termine dei Promessi Sposi. Catarella non va a fare un corso di dizione. Il saggio Elrond, ne Il signore degli anelli non diventa avventato.
Nell'arco di un romanzo un personaggio secondario può avere un'evoluzione in una sola delle sue caratteristiche. Legolas e Gimli, l'elfo e il nano de Il signore degli anelli passano dal non sopportarsi a diventare grandi amici, ma altro di loro non sappiamo.
Se si lavora su un arco più lungo, di più romanzi, i personaggi secondari possono acquisire pian piano importanza, si scopre qualcosa di loro, ma con calma, senza snaturarli. Difficilmente cambieranno radicalmente. Alcuni di loro rimarranno sempre uguali a loro stessi. Nella saga di Harry Potter Neville viene presentato all'inizio come personaggio secondario e poi, romanzo dopo romanzo, acquisisce spessore e introspezione fino a diventare, a tratti, un comprimario. Il guardiano Gazza, invece, rimane sempre uguale a se stesso, irascibile e untuoso. Così la McGranitt rimane severa, ma dal cuore d'oro per tutti e sette i libri della saga.

Voi cosa ne pensate? Quali sono i vostri personaggi secondari preferiti?

PS: che rabbia quando uno scrittore affermato ti pubblica un romanzo ambientato dove tu ambienti i tuoi. Con la differenza che tu ci vivi e lui no! Questo lago sta iniziando ad essere un po' troppo affollato dagli scrittori!
(Con tutta la stima per l'autore in questione che sicuramente avrà scritto un ottimo libro)

15 commenti:

  1. Sto pensando all'anime Naruto, dove Naruto è sì il protagonista, ma non certo il personaggio più carismatico. E' comunque difficile disegnare una gerarchia, perché i personaggi che si incontrano vengono quasi tutti messi sotto la lente d'ingrandimento, magari per cinque minuti o una puntata, perciò quando ci ripensi hai l'impressione di una storia corale, in cui non rinunceresti a nessuno dei cento personaggi. Le comparse lì sono davvero poche. Chissà se in un romanzo si potrebbe fare questa stessa scelta senza penalizzare il coinvolgimento del lettore. Se il lettore è come me, il punto focale gli serve.

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    1. Sì, penso che la lunghezza di Naruto permetta un approfondimento di tanti personaggi. Un singolo romanzo non ha lo stesso respiro. Alla fine se penso a don Abbondio, lo trovo perfetto, pur nella sua non evoluzione e nel suo essere definito in così pochi tratti. Un'analisi più accurata della sua psicologia sarebbe stata solo distraente

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  2. Sono d'accordo con la tua analisi.
    Dipende tutto dall'economia della storia, se così vogliamo: un personaggio secondario può crescere, evolversi, diventare di livello più basso... a seconda di come serve^^

    Moz-

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    1. Sì, l'importante è che tutti i personaggi siano curati e pensati in base al ruolo che devono ricoprire.

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  3. Grazia cita Naruto, io cito One Piece, altro anime: sono innamoratissima del personaggio di Jimbei, un essere mezzo uomo e mezzo pesce che, in alcune saghe, offre un aiuto importantissimo a Rubber!
    In ogni caso, trovo questo post assolutamente interessante, al punto che ho deciso di stamparlo. Il romanzo che sto scrivendo occupa un lunghissimo arco temporale, ed i personaggi secondari, così come i comprimari, sono moltissimi. Alcuni di essi devo ancora definirli. Altri, sorgeranno forse in seguito. Intendo rappresentare la nostra società così com’è, e come si è evoluta in questi dieci anni. Dovrò dunque arricchire il più possibile la galleria umana. So che il rischio dello stereotipo becero è dietro l’angolo, ma spero di mantenere l’equilibrio fra familiarità e personalizzazione.

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    1. Secondo me anche lo stereotipo può essere utilizzato per rendere un personaggio riconoscibile, l'importante è che sia utilizzato con consapevolezza e parsimonia. Un personaggio secondario stereotipato ci può stare, tanti rendono il libro illeggibile.

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    2. Si, di questo avevamo già parlato anche sul mio blog... però penso che ci siano diversi modi per creare lo stereotipo: ci sono quelli abusati e volgari, e quelli che riescono comunque a mantenere una certa originalità.

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  4. Continuo a citare Harry Potter, un personaggio minore che adoro è Neville Paciock, molto ben definito, che incontra perfettamente quanto dici nel tuo post molto ben scritto dall'analisi profonda che condivido in pieno. Quando leggerai Cene tempestose troverai Corinna personaggio secondario che resta impresso, sul quale ho speso molte energie. Non ho capito di quale romanzo lacustre tu stia parlando... bacione Sandra

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    1. Ho letto Cene Tempestose! Sei indubbiamente molto brava a gestire un alto numero di personaggi, dando a tutti il giusto spazio, infatti i tuoi personaggi rimangono con facilità nella memoria del lettore.
      PS: ti chiedo scusa per il fatto che ho deciso di non recensirlo, anche se mi è piaciuto. Appartiene a un genere che non mi è abituale (mi sento di definirlo una commedia brillante ambientata ai giorni nostri e, per gusti personali, non ne avevo mai letti altri di questo tipo) e quindi non sono abbastanza ferrata. Una delle prime cose che ho imparato al corso di critica cinematografica è che la recensione si nutre di confronti e non si può dare un giudizio critico se non si conosce a fondo un genere.

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    2. Cara Antonella, neppure io ho recensito "La roccia nel cuore" che ho letto con piacere e apprezzato. Oggi avrai letto da Gaia il post - che dopo di te vado a commentare - sul recensirsi a vicenda e altre cose poco simpatiche. Non è questo che vogliamo, per cui non ti scusare. Sono felice per i tuoi complimenti e perfettamente consapevole che scriviamo in maniera e genere differente. Pensa che ogni tanto mentre scrivevo mi chiedevo "dunque... di quale personaggio è da troppo tempo che non parlo?" Sì è stata una bella impresa, che probabilmente non ripeterò. Grazie a te. Sandra

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  5. A volte i personaggi secondari restano più impressi, è vero. Come dici, sono più riconoscibili dei protagonisti, con caratteristiche più marcate e a volte sopra le righe. In generale io preferisco quelli non statici, che subiscono dei cambiamenti nel corso della storia come i protagonisti, e che come loro hanno degli obiettivi, anche se piccoli.

    PS Lo sai che anni fa anche io avevo scritto un post intitolato come il tuo proprio sui personaggi secondari? Si vede che la pensiamo uguale sull'argomento...

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    1. Ah, non volevo rubarti il titolo, l'ho fatto involontariamente!
      E anch'io preferisco i personaggi che hanno un'evoluzione, ma a presentare solo personaggi così credo si rischi di essere dispersivi.

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    2. Eh sì, si corre questo rischio, anzi forse sarebbe giusto dare un peso diverso ai personaggi secondari, a seconda del loro ruolo nella storia, e quindi trattarli in modo appropriato. Cmq io mi diverto sempre molto di più con loro che con i protagonisti, quando scrivo :)

      PS Ma che figurati!

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  6. Di recente avevo scritto un post sul mio blog relativo ai primi eroi letterari della nostra infanzia, e quindi, come sai, mi è venuta voglia di rileggere “Capitan Tempesta” di Emilio Salgari, il primo personaggio che avevo presentato (a proposito di tempeste…). A parte l’emozione provata nel riaffiorare di certi passaggi, ho notato immediatamente un personaggio secondario, che è papà Stake, un marinaio veneziano piuttosto vecchio, ma coraggioso e chiacchierone, che accompagna la protagonista da un certo punto della storia in avanti. Oltre al fatto della riconoscibilità, quindi, e che siano personaggi rassicuranti che difficilmente cambiano, uno dei ruoli dei personaggi di contorno è proprio quello di offrire la nota comica per dissolvere la drammaticità della storia e strappare il sorriso, proprio come avviene con Catarella in Montalbano. O, anche, come avviene con la cosiddetta “spalla” in un duo comico.

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    1. Mi ricordo papà Stake, sin dalla prima lettura infantile mi è piaciuto un sacco. Ed è vero quello che scrivi, spesso i personaggi secondari servono anche ad alleggerire il testo e spezzare la tensione.

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