martedì 2 dicembre 2014

Scrivere per essere ascoltati – Scrittevolezze


Un commento di Jamila al racconto Gli occhi delle ragazze innamorate mi ha invogliato ha scrivere questo post di scrittevolezze.

Può capitare di scrivere un racconto destinato a essere ascoltato?
A me è capitato piuttosto spesso.
Per il programma radiofonico Siamo in Onda (che purtroppo oggi non esiste più) ho scritto racconti che venivano trasmessi, recitati da un attore.
È capitato che mi fosse chiesto di scrivere racconti che venivano letti nelle più diverse occasioni (Gli occhi delle ragazze innamorate è stato letto a chiusa di un incontro di sensibilizzazione sul tema della violenza domestica).
Durante le presentazioni dei romanzi a volte viene chiesto di leggere qualcosa, è meglio, in questi casi, avere qualcosa di breve e di autoconclusivo tra le mani, pensato proprio per l'ascolto.

Conoscere qualche trucco su come scrivere un racconto destinato all'ascolto può sempre venire utile, magari per inserire un brano dal sapore particolare all'interno di una narrazione più lunga o caratterizzare un testo.


Cosa tenere presente quando si scrive un brano destinato all'ascolto?

Un racconto destinato all'ascolto deve essere breve. A meno di non avere le capacità di scrivere un vero e proprio monologo teatrale (che è comunque il nostro modello di riferimento) e un attore in grado di supportarlo, meglio non superare le 5000 battute. 
I miei racconti radiofonici di solito non arrivavano alle 2000.

Usare frasi brevi, con il soggetto esplicitato (meglio se a inizio frase). L'ascoltatore deve poter capire di chi si sta parlando e cosa sta accadendo. Periodi di quindici righe possono funzionare se devono essere letti, ma per leggerli ci vuole un campione mondiale di apnea e un ascoltatore super attento.
Due cose che probabilmente non avrete a disposizione.

Raccontare bene poche cose. 
Guerra e Pace non si presta molto all'ascolto, così com'è.
Meglio decidere bene cosa si vuol raccontare, capire qual è il cuore di ciò che si vuole trasmettere e cercare di raccontarlo nel modo più comprensibile possibile.
Per esperienza personale, al netto della banalità, di solito la sincerità paga. Se nelle poche righe a disposizione si riesce a condensare qualcosa che davvero pensiamo, che per noi è importante, di solito l'ascoltatore lo coglie.

Le ripetizioni possono aiutare.
Se devo scrivere un racconto destinato all'ascolto, spesso ripeto più di una volta una frase, magari con variazioni. L'idea è quella di creare un ritmo, oltre che un'associazione d'idea, come con l'epiteto omerico.

Tenere conto della musicalità delle frasi.
Questa è una banalità, ma tanto vale scriverla. Provate a leggere il testo a qualcuno. Sentite come suona, se le frasi suggeriscono un ritmo. Rendetevi subito conto se sia o no comprensibile (io lo chiamo "il test della nonna", se anche la nonna segue il racconto, allora va bene).

Evitare parole lunghe, termini desueti o tecnicismi.
Leggendo un brano ci si può fermare, controllare su un vocabolario o su un'enciclopedia. Si può rileggere una frase e accertarsi di averla compresa. Ascoltando no.
Non è questo il momento di dare sfoggio della vostra cultura. Non è il caso di usare pteranodonte, anche se si tratta proprio del temine più adeguato. Dinosauro volante andrà benissimo e la lezione di scienze la farete un'altra volta. Apotropaico è tra le mie parole preferite, ma magari in un racconto destinato all'ascolto anche no. Persino io, in questi casi, mi astengo dagli avverbi in -mente.
Possibile eccezione: rendere un termine particolare centrale per il racconto e spiegarne il significato in modo semplice.

Qualcun altro di voi si è cimentato nella scrittura di racconti destinati all'ascolto? Che espedienti tecnici avete usato?

Nella pagina Liberi nella rete trovate sette dei racconti che ho scritto per Siamo in Onda, destinati quindi all'ascolto.

13 commenti:

  1. Quando era in vita mio nonno, negli ultimi anni nonvedente, faceva spesso ricorso agli audiolibri ed io spesso mi sedevo ad ascoltarli insieme a lui. La mia impressione è sempre stata che anche romanzi già editi fossero in un certo senso semplificati. Non so se però si è trattata di un'intuizione corretta.
    Chiusa parentesi, davvero molto interessante questo post. Non ho mai scritto racconti destinati all'ascolto ma se dovesse capitare tornerò qui a consultare il tuo vademecum :)

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    1. In teoria gli audiolibri non dovrebbero modificare il testo, però si avvalgono di attori professionisti (cosa che aiuta molto). Inoltre la fruizione dell'audiolibro dovrebbe simulare quella della lettura: l'ascoltatore è concentrato e ha la possibilità di riascoltare un dato pezzo esattamente come l'ha sentito la prima volta.
      Nei contesti in cui ho lavorato io si trattava di un singolo ascolto non ripetibile (almeno non nell'immediato), rivolto a un pubblico magari un po' distratto. In radio ci ricordavano che la maggior parte degli ascoltatori era con ogni probabilità in auto. Non doveva rischiare un incidente per capire il nostro racconto!

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  2. E' un argomento interessante, anche per via del pubblico di persone anziane, sempre in crescita; ma ci sono persone giovani che ascoltano libri mentre sono in macchina o sulla cyclette. Mi piacerebbe avere una versione di questo genere dei miei romanzi, insieme a cartaceo ed ebook. Deve essere un'esperienza particolare sentire la storia raccontata da attori.

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    1. In effetti sì, anche se non mi è mai passata per la testa l'idea di ascoltare un romanzo in auto...

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  3. Ottimo post, Tenar!
    In effetti non ho mai provato a scrivere qualcosa che deve essere "recitata" da un solo lettore.
    Ma sulla musicalità siamo d'accordo a prescindere, perché ci bado sempre, di qualunque natura sia il testo!^^

    Moz-

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    1. Anche secondo me la musicalità è comunque sempre da tenere presente, sopratutto nei racconti.

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    2. Esatto. Perché comunque il lettore legge con la mente, bisogna creare una melodia piacevole.
      Altrimenti... stona :)

      Moz-

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  4. I tuoi consigli mi sembrano molto validi.
    Io, stando dall'altra parte, mi sono trovata nella situazione: "Oddio, come faccio a leggere questa frase, così lunga, in modo che l'ascoltatore mi segua?"
    Di recente ho registrato la lettura di un racconto per una presentazione. L'autore stesso, dopo la prima prova, ha preparato una versione ridotta e con frasi più brevi, perché si era reso conto che il racconto così com'era non era adatto ad essere ascoltato.

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    1. Che bello poter vedere il punto di vista di chi sta dall'altra parte!
      Di solito per noi autori è sempre un po' traumatico dover modificare un testo dopo che è considerato "finito". Quindi, forse, meglio ragionarci a monte e predisporre già il brano per la lettura.

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  5. Ieri sera ho scritto un commento ma non mi pare di vederlo, riprovo:
    Io ascolto audiolibri ma non di fiction perché non riesco a seguire il filo della storia. Le biografie invece sono perfette per essere ascoltate, non saprei dire perché, forse perché so già come va a finire!
    Ho letto "Quello che gli uomini sognano", è molto bello, ha quell'aria magica da favola, e penso che non avresti potuto spiegare meglio gli elementi di questo tipo di scrittura.

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    1. Ti ringrazio.
      Ammetto di non essere una fruitrice di audiolibri, però penso che il "seguire il filo della storia", sopratutto se li si ascolta facendo altro, sia un punto critico, proprio perché il testo non è nato per quella fruizione.
      Da autrice, però, penso che mi sentirei limitata nello scrivere un intero romanzo nell'ottica di una fruizione orale... O, comunque, è un problema che non mi ero mai posta prima d'ora per le storie lunghe...

      PS: quel golosone del mio blog deve aver trovato proprio gustoso il tuo commento

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  6. Una volta ho dovuto leggere un brano del mio romanzo per radio e in effetti ho avuto difficoltà a sceglierlo, soprattutto per il problema dell'auto-conclusività. I tuoi consigli avrebbero potuto tornarmi utili, in futuro te terrò conto :)
    Non ho mai provato ad ascoltare audiolibri, ma forse potrebbe essere un'esperienza interessante!

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    1. Per me l'esperienza della radio è stata molto formativa proprio perché avevamo un responsabile che ci faceva notare queste cose (e riscrivere il racconto se non andava bene).
      Per gli audiolibri anch'io non ho esperienza, ma credo di distrarmi troppo facilmente per riuscire a seguire tutto un romanzo solo con l'ascolto.

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