lunedì 1 giugno 2015

Mad Max, fury road – Visioni


Non ho mai visto i precedenti film della serie Mad Max e non avrei visto neppure questo. Ovunque mi girassi, però, sentivo una sola parola "CAPOLAVORO". Quindi ok, andiamo a vedere se una pellicola su un pazzo in fuga in un mondo post atomico girato da un tizio poco soddisfatto di un lavoro di trent'anni prima e nel frattempo diventato ricco con maialini e pinguini parlanti è davvero in grado di stupirmi.
Sono uscita dal cimenta frastornata con gli occhietti un po' allucinati e la testa che girava.
Ok.
Lascio ad altri il giudizio tecnico sulla parte action del film. Come ho letto, gli altri sono film d'azione, questo è una categoria a parte.

Molto, molto in breve, è tutta una lunga fuga. Un uomo che sente le voci e vive in un desertico mondo post atomico viene catturato da un gruppo che si è impossessato di una delle rarissime oasi e usato come rifornimento di sangue sano. La sua storia interseca quella della fuga di Furiosa, donna di fiducia del boss dell'oasi, che però ha scelto di tagliare la corda su un'enorme camion cisterna a bordo del quale si trovano le mogli-schiave del boss. E scappano.
Scappano in un deserto dove reale e digitale si mescola senza strappo alcuno, scappano da dei tizi folli, ripresi in modo folle, intenti in acrobazie coreografate in modo ancora più folle.

Da narratrice l'unica cosa che mi sento di aggiungere alle mille considerazioni che potete trovare nelle mille recensioni presenti in rete è una riflessione sulla scrittura di questa follia.
Tanto è magniloquente e ridondante l'apparato visivo, tanto è essenziale quello narrativo.

Mostrato e non raccontato.
In una storia come questa, dove non c'è un attimo di tregua e lo spettatore rischia di morire in apnea perché non osa respirare, bisogna portare allo stremo la solita massima "mostrare e non raccontare".
Di raccontato ci sono due minuti iniziali in voce-off in cui il protagonista spiega due cose di sé. Non so se fossero una sorta di "marchio di fabbrica" della serie originale, ma sono i due minuti peggiori del film. Poi si parte. Nel fantasy o nella fantascienza arriva inevitabile lo spiegone. Perché le cose funzionano così e bla bla. Niente bla bla. Niente le cose funzionano così. Lo vedi come funzionano le cose e te ne fai una ragione.
I personaggi scappano, sbattono l'uno contro l'altro, si pestano e poi scappano insieme (perché il nemico avanza, non per altro). Hanno giusto due minuti in fondo per dirsi chi sono e da dove vengono, ma lo fanno a frasi spezzate, con sguardi e silenzi. E tanto basta.
La vera colonna portante del film è Furiosa, donna guerriera senza un braccio in cerca di redenzione (da cosa lo spettatore lo può solo intuire). La Theron è bravissima a far intuire con uno sguardo o con un silenzio tutto un mondo interiore che viene taciuto, ma non banalizzato. Hardy viene un po' cannibalizzato e forse non lascia altrettanto intuire il proprio inferno interiore, che però sentiamo e vediamo in sequenze orrorifiche che in una manciata di secondi definiscono tutto ciò che c'è da definire. 
Il non spiegato la fa da padrona, anche sul finale, con l'ultimo sguardo di Max, in mezzo alla folla, e crea il fascino, perché si intuisce che le motivazioni esistono, i personaggi non sono costruiti di carta velina e ciò che non è esplicitato lo spettatore lo può intuire.

Essenzialità di mezzi narrativi.
"Se c'è una pistola in scena, prima o poi dovrà sparare" è un'altra massima di sceneggiatura portata all'estremo.
In un mondo post atomico le risorse sono poche. I personaggi non avranno presumibilmente a disposizione arsenali infiniti a cui attingere. Gli stessi avversari non possono ad ogni sequenza portare una minaccia più temibile di quella precedente. Non si può, quindi, giocare d'accumulo come nella maggior parte dei film d'azione, dove ad ogni sequenza si carica la precedente con qualcosa in più. Qui, al massimo, si gioca in sottrazione. I mezzi che i personaggi (tutti quanti) posso usare saranno sempre meno via via che la storia procede.
Quindi ogni elemento scenico mostrato viene usato una, due, tre, quattro, cinque volte di cui almeno una in modo funzionale in una scena d'azione. Non c'è nessun deus ex machina, nessun oggetto necessario che capita per caso tra le mani di un personaggio al momento giusto. Tutto è dove è stato lasciato là dove lo spettatore l'ha visto lasciare. Questo è lavoro di scrittura.
È sbagliato pensare che i film d'azione non abbiano una sceneggiatura. I pessimi film d'azione non hanno una sceneggiatura. Nei buoni film d'azione tutto deve tornare, deve essere comprensibile la logica dell'azione. 
Le tenaglie o il pugnale nascosto nel cambio tornano infinite volte, usati in infiniti modi per risolvere le più varie situazioni. Lo spettatore può contare i proiettili sparati e sapere quando stanno per finire. 
In un film mostrato a ritmo accelerato, dove tutto corre, salta e esplode, non si perde mai il senso dell'azione. Immagino che, rivista la pellicola un paio di volte, sia possibile ricostruire lo schema esatto dei movimenti di ogni singolo personaggio. 
Questa è scrittura cinematografica. 

Una storia archetipa dagli infiniti spunti
Questa è una storia achetipa di quelle più antiche, dallo svolgimento lineare.
Appartiene alla formula "uno straniero arriva in città" in cui un personaggio esterno (Max) si inserisce in un contesto (la fuga di Furiosa) e ne spezza gli equilibri.
Questa storia è già stata raccontata infinite volte, così come l'opposizione maschile/femminile, che qui domina la scena.
A lato degli eventi principali, nel non raccontato, ma nel mostrato ci sono infiniti spunti narrativi, al punto che mi è venuto spontaneo paragonare questa pellicola a Birdman. Anche in questo caso c'è un elemento stilistico (la scena d'azione, come là c'era il piano sequenza) portato all'eccesso per raccontare una storia che suggerisse varie e conflittuali interpretazioni. Mad Max non è così complesso, ovviamente, ma non è neppure banale. Crea suggestioni, riflessioni, linee di pensiero che varieranno anche di molto da spettatore a spettatore.
A me ha colpito il tema dei figli. L'opposizione tra padri che vedono i figli come proprietà, madri che vedono i figli come il futuro e in mezzo un personaggio che ha perso i propri figli, Max e una Furiosa che... (non li può avere? Non li ha voluti avere? Li ha uccisi?) ... Sicuramente è una donna non madre. Mad Max non è un film sulla genitorialità, certo, ma anche lo è, profondamente, se lo si guarda nella giusta direzione. Così come, guardato da altre angolazioni, svela altri aspetti, alcuni ovvi, altri meno.
Mi fa un po' ridere, ad esempio, che un film vietato ai minori di 17 anni possa essere descritto anche così: "è una favola ecologista girata da un regista amante delle storie per bambini in cui le donne sparano meglio degli uomini". Non ho mentito, l'ho solo guardato da un'altra angolazione.

Alla fine, c'è poco da fare. Avevano ragione quelli che hanno obbligato a vederlo.
Mad Max è un film che va visto. Anche se non amate le macchine che esplodono, anche se i kamikaze calvi e dipinti di bianco vi causano un misto di senso di orrore e di ilarità. Va visto perché è gran cinema. A livello di montaggio, fotografia e coreografia delle scene d'azione ha in assoluto ben pochi competitori (voglio vedere come giustificano un oscar al montaggio a un'altra pellicola...). Ma anche sulla pura scrittura ha parecchio da dire.

Mi fanno solo paura gli inevitabili emuli che finiranno per invadere le sale...

14 commenti:

  1. Se ci fossero emuli di film di questo tipo, torneremmo un po' ai b-movies anni '80 (anche italiani) e sarebbe una bellissima cosa... *__*

    Moz-

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    1. Non so, io ho il terrore di orde di film con scene d'azione a montaggio accelerato che poi stoppano di colpo, rallenty e poi di nuovo velocissimo. Credo che non una regia dalla mano appena meno ferma il mal di mare sia assicurato...

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  2. Solo tu puoi convincermi a vedere un film del genere! Dovresti fare la pubblicitaria!
    Anch'io ormai guardo i film prestando più attenzione alle tecniche narrative che al resto. Mi sono accorta che preferisco sempre più film un po' datati, tipo di una decina d'anni fa, perché i più recenti sono talmente veloci e bombardano i sensi al punto che mi viene l'ansia. Guardarli non è un divertimento, è un impegno!

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    1. Non fraintendetemi, questo è un film di regia, adrenalinico, con le più belle scene d'azione degli ultimi dieci anni almeno. È talmente veloce che fa venire in mal di mare, all'inizio non riesci letteralmente a respirare. Quando arriva la prima pausa, dopo 40 minuti, sembra irreale.
      Non volevo fare un pappine tecnico sulla regia e il montaggio (cielo, il montaggio!!! Il montaggio è meraviglioso!!!), perché è nelle sale da un po' ed è già stato scritto tutto.
      È che alcuni hanno pensato che, dal momento che la trama era lineare e i dialoghi pochini, non ci fosse un lavoro di scrittura. Invece il lavoro di scrittura è fatto benissimo ed è l'ossatura su cui si regge il tutto.

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  3. La riflessione sul mostrato di questo film l'avevo fatta anch'io parlandone dopo la visione (stavolta non ci siamo incrociate al cinema però ^^). Quando dico che scrivendo immagino le scene come se le vedessi in un film è questo che intendo, la capacità di rendere tutto logico e chiaro senza spiegoni, di creare sequenze anche spettacolari ma verosimili...

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    1. Credo che per noi scribacchini sia normale porci queste domande.
      Ho notato il Angelize questo tuo modo molto veloce e coerente di procedere e l'ho apprezzato molto. Gli spieghino spesso ammazzano il fantastico! A me non capita spesso di scrivere pezzi adrenalinici e quando capita mi trovo in grande difficoltà...
      Mi chiedo, però, se in narrativa si possa lavorare sul non detto come nel cinema. I film che amo di più sono quelli che lavorano tantissimo sul sottotesto per immagini e non credo che si possa replicare l'effetto al 100% su carta. L'economia di mezzi narrativi, l'utilizzare più volte in modo diverso uno stesso elemento invece credo che possa essere una grande lezione anche per noi narratori...
      Non ci siamo incrociate... In realtà ho rischiato proprio di non vederlo questo film, ma dopo il post dell'Atzori non potevo perdermelo!

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  4. direi che mai avrei pensato di poter andare a vedere un film di questo genere, però ammetto che dopo quello che hai scritto mi hai convinto e probabilmente andrò a vederlo

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    1. Vale per te quanto ho scritto a Lisa. Questo è un film d'azione, violento, veloce e adrenalinico. Però è un gran film, di quelli in cui semplicità non fa rima con banalità. E figure femminili così forti non se ne vedevano da un po'.

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  5. Sono rimasto affezionato all'originale con Mel Gibson e dubito che andrò a vedere questo remake. Il tuo post mi induce a supporre che non lo apprezzerei.

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    1. Non ho visto i film precedenti quindi non ti saprei dire. Di certo è gran cinema e di scontenti ne ho sentiti pochi...

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    2. Non è un remake, è un nuovo episodio. Resta comunque insuperabile la prima trilogia. Mad Max è Mel Gibson. Punto.

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  6. A me è piaciuto, ma ho preferito i primi 3 di Mad Max. Diciamo che il nuovo personaggio non ha quasi nulla di Mad Max, tanto che avrebbero dovuto fare questo film come uno spin off.
    Io l'ho trovato folle, per me va visto, quindi.

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    1. Certo che va visto! E folle è proprio l'aggettivo migliore per definirlo...
      I tre Mad Max li devo recuperare (mi intriga in particolar modo il secondo), speravo che li passassero in tv proprio in concomitanza dell'uscita del film, ma, se così è stato, me li sono persi.

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    2. Non sembra neanche a me che li abbiano fatti in TV... di solito fanno così, ma stavolta no.

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