lunedì 10 dicembre 2018

Scrittura emozionale con Antonio Ferrara


Era da tempo, e precisamente dalla lettura del saggio Scrivo dunque sono di Elisabetta Bucciarelli che desideravo fare un corso sulla scrittura emozionale.

Cos'è (o cosa ho capito che sia) la scrittura emozionale
La scrittura emozionale e, ovviamente, la scrittura delle emozioni. Cioè una serie di tecniche e esercizi mirati non alla costruzione di una trama o di un prodotto narrativo più o meno spendibile e leggibile, ma al fare emergere un vissuto. Una sorta di auto analisi, per certi versi, o l'apertura di un canale di comunicazione per riversare all'esterno e quindi far leggere ciò che per troppo tempo si è tenuto dentro.
Sapevo da tempo che la scrittura emozionale è usata in vari campi, anche come sorta di "primo contatto" tra terapisti e ragazzi problematici all'interno di percorsi psicoterapeutici di vario tipo.

Si tratta quindi di una materia delicata, che ha a che fare con le parti più sensibili dell'anima umana e quindi sapevo da tempo che non sono mille le persone che ne possono parlare e trattare con competenza. Dato che la mia vita di mamma - prof - scribacchina è già abbastanza sovraffollata di impegni così com'è, la possibilità di seguire un corso mi sembrava più affine alla fantascienza.

A fine anno scolastico scorso, però, è saltato fuori  un sondaggio su quali corsi d'aggiornamento avremmo voluto fare e, dato che chiedere non costa niente, ho proposto proprio un corso di scrittura emozionale giocandomi la carta "uno dei migliori abita a due passi da noi".

Antonio Ferrara è uno scrittore per ragazzi che in passato ha lavorato in comunità alloggio per minori e che si occupa, tra l'altro, di scrittura emozionale in collaborazione con uno psicoterapeuta dell'età evolutiva. Insomma, una persona che sa quello che fa e che oltre tutto abita a Novara, il nostro capoluogo di provincia.

E quindi, per una volta, il corso che volevo seguire si è trasformato in un corso d'aggiornamento!
Ora, spero che i colleghi che si sono trovati dentro non mi odino per questo, ma finalmente io ho capito come funziona la scrittura emozionale.

Il corso si articola in tre incontri, per il momento ne abbiamo fatto uno, in cui abbiamo provato un esercizio di scrittura emozionale.

Come funziona questo esercizio? Come si fa a portare le persone a scrivere dei loro sentimenti profondi anche se di base non si tratta scrittori o aspiranti tali?

Di fatto il "trucco" sta nei vincoli. Vengono date una serie di suggestioni indirizzanti e un tempo breve (10 minuti) che ti obbliga a focalizzarti sulla prima idea.

Nel caso specifico i vincoli stavano in un titolo dato e nell'obbligo di inserire tre parole e tre espressioni da una lista. Il titolo ci indirizzava verso la famiglia e la lista delle parole e delle espressioni riportava all'affetto e alla perdita.
Non è stato un caso, quindi, che, parlando con i colleghi alla fine, quasi tutti abbiano pensato a un lutto importante e agli affetti perduti. Alcuni hanno pensato a cose troppo personali per sentirsi di condividerle. Personalmente ho scartato la primissima idea per lo stesso motivo, una cosa a cui non pensavo da molto tempo, accaduta poco dopo la morte di mio nonno. 

Si tratta quindi di creare una serie di suggestioni e dare un tempo così limitato che si finisce per forza per stappare quelli che io chiamo "i tombini dell'inconscio" perché, nella fretta di terminare l'esercizio non c'è il tempo di capire esattamente cosa stiamo andando a stappare.

Mi riservo di scoprire nei prossimi due incontri e nello studio del materiale che ci è stato lasciato le ricadute didattiche di quello che mi sembra uno strumento potente e pericoloso.
A voler lavorare bene con dei ragazzi sulla scrittura emozionale credo sia necessaria la presenza di un insegnante che gli alunni percepiscano come una figura sicura. Il rischio, infatti, sopratutto lavorando con degli adolescenti è che non siano preparati alla carica emotiva che riversano sulla carta. Infatti i racconti di una collega che ha già provato con una sua classe un percorso simile ci dicono che a volte i suoi alunni si sono trovati a scrivere cose che a mente fredda non avrebbero voluto condividere.

Un'altra questione puramente didattica, ma non solo, se vogliamo, è che la scrittura emozionale non può essere valutata (o non può essere finalizzata a una narrativa spendibile). Meglio, non è detto che da questi esercizi non vengano fuori spunti e frasi riutilizzabili altrove, ma non è proprio questo lo scopo. È uno strumento di auto conoscenza. Io mi sono accorta, rileggendo il mio esercizio, di non essere stata sincera come avrei dovuto essere, perché comunque non ho staccato il mio io scribacchino e ho comunque tenuto un occhio sulla forma di ciò che stavo scrivendo. L'altro aspetto da tener presente è che si scatenano delle emozioni e ciò è sempre in qualche modo pericoloso.

Dato che so che siete curiosi, non posso che lasciarvi con i vincoli dell'esercizio proposto. Ricordate che il tempo a disposizione è di 10 minuti.

SCRIVERE QUALCOSA DI AUTOBIOGRAFICO.
TITOLO: NELLA CASA DI MIO PADRE ESISTONO DIVERSE DIMORE
PAROLE:
Lontano
levigato
buio
severo
riarso
abisso
serrato
riconoscente

ESPRESSIONI:
lungo il pendio franoso
importante e delicato
potenza lieve
tenerezza perduta
un abbraccio rapido e silenzioso
solo per non scomparire
scrivo i miei giorni
parole affilate come coltelli
per sempre 
un topo e una montagna

4 commenti:

  1. Grande opportunità, troppo interessante questo corso. Ho sempre pensato che i paletti fossero un vero stimolo non un limite

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    1. Sì, molto interessante. Vi terrò aggiornati sui prossimi incontri.

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  2. Scrivere di getto seguendo delle parole precise in dieci minuti credo porti a scrivere davvero le proprie emozioni più sopite. Questo corso mi sembra molto bello...

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