Così diceva mia nonna, quando qualcosa andava storto nella maglia che stava sferruzzando e doveva disfare tutto e ricominciare da capo.
Immagino che valga più o meno lo stesso anche con la scrittura.
L'estate scorsa mi ha tenuto compagnia la stesura di "una storia piena di streghe". Doveva essere il secondo capitolo di un progetto praticamente già andato in porto, così sicuro che l'editore ha cambiato idea. E quindi mi trovo con il capitolo due di niente.
In più il mio bel lago è stato preso d'assalto da altri scrittori, al punto tale che si è reso necessario un cambiamento d'aria. Cambio d'ambientazione, dunque. Cambio d'ambientazione che comporta un cambio di cast. Dei tre personaggi principali, due non hanno senso senza il "capitolo uno". Non sono cose da poco. Di fatto, si tratta di prendere il romanzo, buttarlo nel cestino e scriverne un altro, salvando magari qualche mezza pagina qua e là. Nel clima generale di questi giorni, con una riforma della scuola che minaccia di lasciarmi a piedi nonostante l'abilitazione e tanti "se" e "forse" in vari ambiti della vita, non la prospettiva più entusiasmante.
C'è, però, il buon senso della nonna a salvarmi.
Fare e disfare.
Quindi ho ritagliato tre ore sotto la pioggia per fare un sopralluogo approfondito alla nuova location, che è sempre un lago, ma non il mio abituale, quello della Scuola col Pontile. Del resto abito in una zona con un surplus di laghi.
Respirando l'aria umida, mentre scendevo lungo i vicoli tortuosi, l'entusiasmo è tornato. La sensazione, vaga, eppure presente di aver ritrovato la corrente giusta.
Tanti piccoli particolari che sgomitano per entrare tra le pagine. Il vecchio olmo secolare al centro della piazza. Due oche dall'incedere regale che presidiano il parco giochi. Le ossa di granito del paese, che gli danno un sentore di antico, di cose in attesa appena sotto la superficie.
Certo, c'è ancora molto da fare.
Non sono neppure lontanamente vicina al momento di scrivere la scaletta. Mi sfugge ancora qualcosa nel carattere del personaggio maschile di punta (questa volta la protagonista sarà una lei) e finché non l'afferro non posso andare avanti. Mi sfugge anche il suo nome. Roberto? Alberto? Forte indecisione, dal momento che il personaggio in sé è già presente in un racconto come Roberto, ma nel cast è già presente un Riccardo, personaggio meno importante, ma più definito.
Mi sfuggono ancora gli antagonisti, che sono almeno tre, e di questi solo uno ha un nome e un carattere.
Sento tuttavia che qualcosa si è sbloccato. Inizio a visualizzare scene, dialoghi.
Ho un'atmosfera, proprio quella uggiosa e malinconica della fotografia. Credo pioverà parecchio nel romanzo, cosa che crea a me e alla protagonista non pochi problemi tecnici.
Sopratutto, cosa tutt'altro che abituale, ho il titolo, prima ancora di iniziare a scrivere, cosa che non mi era mai successa.
Gli scheletri di Montorfano.
Come dicono i vecchi di montagna, con passo lento e regolare si va su dappertutto.
RispondiEliminaGodspeed :)
Speriamo!
EliminaNon sono cose da poco, no. Però che palle sti editori che cambiano idea!
RispondiEliminaTutto sommato però vedo che stai recuperando l'entusiasmo e ne sono contenta, perché il bello di scrivere è scrivere e anche lavorare a monte, passeggiando per i tuoi laghi. Cosa non da poco neppure questa. Buoni scheletri allora. Sandra
Sì, ho un po' dovuto riprendere l'entusiasmo, prendere distanza dalla mia storia per guardarla da un'altra prospettiva. Forse anche questo piccolo spostamento di location ha aiutato.
EliminaA parte il fare e disfare, vedo che la voglia di scrivere, quasi l'impazienza, ce l'hai tutta, quindi le indecisioni verranno presto superate, vedrai ;-)
RispondiEliminaSì, la voglia non manca mai. Il tempo, invece, spesso latita...
EliminaConosco bene la sensazione di vedere piccoli tasselli smuoversi e andare al proprio posto. Ogni volta che mi sento bloccata a un punto morto nella stesura del romanzo, la soluzione arriva spontaneamente, solo "annusando l'aria". E la sensazione che provo è molto simile a quella dello scarico del lavandino dopo che ci è stato versato cui hanno versato dell'idraulico liquido per sciogliere un tappo pieno di schifezze...
RispondiEliminaNon sono ancora al momento dello "strumento" del blocco. Diciamo che inizio a intravedere una strada. Ancora non so percorrerla, ma almeno so che esiste
EliminaIn alternativa potremmo sempre scavare una fossa bella larga e riempirla d'acqua... Il libro lo potresti intitolare: "Gli scheletri nel fosso". Che te ne pare? :)
RispondiElimina?
EliminaIn realtà per la storia in sé non ho bisogno di acqua o di lago. È solo che abito a metà strada tra due laghi, su uno ci lavoro e quindi passo a bordo acqua parecchio del mio tempo, mi farebbe strano non avere un lago nella mia storia.
Secondo me era un bel titolo... -.-
EliminaCon il mio secondo romanzo, in corso, sono partita subito dal titolo; cosa strana, perché di solito quello viene dopo, a fine scrittura. Una sorta di procedimento inverso: racconto una storia che arrivi a spiegare il titolo che le ho dato. Il tuo sembra un buon punto di partenza, buona continuazione!
RispondiEliminaTi ringrazio! E speriamo di avanzare...
EliminaCome dicono in Veneto: a piuméta a piuméta, se pela l'ocheta.
RispondiEliminaCi vuole taaanta pazienza e a volte si deve ripartire, ma vedo che l'hai già fatto quindi, per stare in tema di proverbi, chi ben comincia è a metà dell'opera!
E le oche che si sono prese di forza un ruolo tra i personaggi non sembrano avere un gran che voglia di farsi spiumare!
EliminaSe ti pesa l'incertezza, sappi che leggendo il tuo post percepisco solo il fascino della storia in gestazione. Forse cambiare lago ti farà bene! La delusione, però, ci sta tutta. Sono contenta che tu sia già oltre. :)
RispondiEliminaSperiamo! Al momento mi sto incastrando sulla scaletta per un problema botanico...
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