venerdì 10 aprile 2015

Prima che venga il gelo – Parte quinta

Parte Prima
Parte Seconda
Parte Terza
Parte Quarta

Riassunto breve: Ven Sender è un giovane pastore della Ley del Nord. È lui a ritrovare il figlio del Leylord, gravemente ferito. Scopre così e poco lontano da lui si è ordita una congiura. Il governatore della Ley ha ucciso il Leylord e ha tentato di uccidere anche suo figlio, in quanto non adatto al governo. Per il giovane principe, nascosto da Ven nella propria capanna, il governatore non aveva altro scopo che impedire che il sovrano si rendesse conto delle sue ruberie ai danni della popolazione. Ven, diciottenne analfabeta, non ha la possibilità di stabilire dove stia la verità, ma è lui ad avere la possibilità di salvare il giovane erede o di consegnarlo ai soldati del governatore.

Questo racconto è, per me, il prequel di un prequel. Visito in mondo in cui è ambientato da una decina d'anni e i miei primi protagonisti appartenevano alla generazione successiva rispetto a quella di Ven e Amrod. Non l'ho scritto, quindi, con l'intenzione di stupire con i colpi di scena, perché pensavo di farlo leggere solo a persone che già conoscevano quanto sarebbe accaduto dopo. Questo è, ovviamente, un forte limite narrativo. Volevo, però, raccontare Ven, in questo momento di stasi apparente. È un personaggio ignorante, ma non inconsapevole o ingenuo e sa che, qualsiasi cosa accada, il mondo di Amrod non potrà mai essere il suo e non c'è nulla che un sovrano possa dargli che a lui interessi davvero.

  Ven e Puk percorrevano i pascoli nel pomeriggio autunnale. L’erba aveva quella colorazione caratteristica, tra il verde e il grigio, che assume prima che venga il gelo. Le nubi, basse nel cielo di soffusa luce giallo arancio del tramonto, potevano essere un presagio di neve.
  Non c’era davvero molto da fare mentre Puk radunava le pecore, in modo che non sconfinassero. Dal pomeriggio prima non vi aveva badato e alcune si erano allontanate troppo. 
  Dare ordini al cane, ascoltarlo abbaiare, contare i capi via via che li vedeva. Era quello che Ven faceva. Che avrebbe continuato a fare quando loro se ne sarebbero andati.
   Adesso che aveva visto una ragazza cucinare con le braccia nude, una strega che si muoveva sola in un territorio percorso da truppe ostili, come sarebbe tornato a guardare le ragazze del proprio villaggio? Certe cose, certe persone, pensò, piacciono fino a che non si capisce che ce ne possono essere di diverse. Persone diverse. Vite diverse. Orizzonti non fatti solo di pecore e nubi.
  Puk prese ad abbaiare in un tono allarmato.
  Non solo pecore e nubi. Un uomo a cavallo era apparso sulla cima della collina. 
 Ven richiamò il cane. Non poteva fare altro, su quelle colline spoglie, senza alberi, non c’erano molti posti per nascondersi. Quello doveva essere proprio il pensiero del cavaliere, un’altra guardia del leyler. Orami dovevano essere arrivati alla conclusione che qualcuno nascondesse il principe.
  Ven decise di prevenire la domanda.
  – Sono già passati ieri – disse, quando il cavaliere gli si fu avvicinato. Era terribilmente alto. – Non ho visto nessuno.
  – Ne sei sicuro? – chiese la guardia.
 Non era uno dei tre uomini del giorno prima e aveva optato per una tecnica migliore. Non alzò la spada, ma un sacchetto gonfio di monete.
  – Sono tutti delfini d’oro – aggiunse.
  Ven ne soppesò le dimensioni.
  Quanto valevano le vite di persone che aveva conosciuto appena ieri? Tutti i loro pascoli e i loro greggi non valevano quanto quelle monete… Il principe si sarebbe fatto ammazzare comunque, prima o poi. Quanto sarebbe durato in una guerra quel ragazzetto piagnuccoloso? E lui? Sarebbe rimasto con la sua giornata da ricordare, con l’immagine delle braccia di Vilaya e i debiti della propria famiglia da ripagare.
  – Ti sei incantato? Dilemma morale? – azzardò l’uomo.
  – Non ho mai visto un sacchetto di monete tanto grande – replicò Ven, con assoluta sincerità.
  Avrebbero riparato il tetto. Avrebbe comprato a sua sorella quella stoffa rossa che desiderava tanto. Non rossa come la gonna di Vilaya, ma incomparabile con la lana non tinta delle loro pecore. Forse, senza più debiti, avrebbe trovato marito. Forse, sapendo che non erano più a un passo dalla schiavitù, le ragazze avrebbero sorriso di più persino a lui… 
  – Allora? – la guardia stava perdendo la pazienza.
  – Io… Davvero, quel denaro mi cambierebbe la vita… A me e ai miei… Sto cercando di pensare se c’è qualcosa che ricordo che possa valere tanto… Ma la verità è che ho visto solo le mie pecore.
  Idiota. Pensò Ven. Non ti ricapiterà più un’occasione del genere. Mai più. Dovevi prendere il denaro e fuggire.
  La guardia annuì.
  – Adesso sai che le informazioni vengono pagate bene. Ripasseremo. Chi altro abita in zona?
  Indirizzare l’uomo verso l’abitazione più vicina, a due ore da lì, fu semplice. 
  Per tutto il tempo in cui spiegò la strada, lo sguardo di Ven rimase fisso sul sacchetto delle monete. E la voce nella sua testa che gli dava dell’idiota non taceva.
  La guardia gli sorrise.
 – Potrebbe scatenarsi una guerra. Questa potrebbe essere un’opportunità per un ragazzo grande e forte come te. Cercheremo dei soldati. La paga non sarà eccessiva, ma potrai lasciarti alle spalle tutto questo.
  Al contrario degli uomini del giorno prima, questo era un quarantenne dallo sguardo gentile e franco. È questo che stai scatenando, pensò Ven, una guerra in cui morirà un sacco di brava gente.
  – Ci penserò, signore. Grazie – rispose.
  Non poteva dire che stava già combattendo.

Continua e finisce il prossimo fine settimana.

Siamo quasi arrivati in fondo alla storia di Ven (per fortuna, ho quasi finito le mie foto con le pecore...). Potete pensare se, per i successivi fine settimana, preferite fermarvi nel Leynlared o visitare un altro mondo.

3 commenti:

  1. Prequel di un prequel... di qualcosa di pubblicato? Mi sono persa qualcosa?

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    Risposte
    1. In realtà di pubblicato c'è pochissimo. Per lo più sta tutto nei miei archivi (e per lo più lì rimarrà)

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