domenica 14 maggio 2017

I libri che amo

Oggi ho deciso di raccontare i libri che amo, non per il loro contenuto, ma in quanto oggetti.
Non entro qua nella disputa, che sta diventato eterna, tra digitale e cartaceo. Posso amare il contenuto di un e-book, ma posso amare un e-book? Leggo volentieri in digitale, ma non ho mai di aver tra le mani un libro mio, ma qualcosa che maneggio solo in via temporanea, un po' come i libri presi a prestito alla biblioteca.

Ma com'è il mio libro ideale?

Meglio tascabile che rilegato
Avete in mente i vestiti delle grandi occasioni che vi facevano mettere da bambini, alle cerimonie o alle feste? Quelli con cui non potevate correre, inginocchiarvi e giocare, con cui magari era bello pavoneggiarsi un poco allo specchio e posare per le foto, ma che poi, con le continue raccomandazioni dei genitori a non rovinarli, diventavano un peso? Ecco le belle edizioni rilegate per me sono così. Sono belle da vedere, meravigliose da tenere in biblioteca, ma scomode da leggere. Idealmente comprerei libri rilegati solo di opere che ho già letto, edizioni sontuose, con tavole a colori, da consultare e sfogliare ogni tanto. Per leggere, leggere davvero, tascabile tutta la vita. Comodo, trasportabile ed economico. Se gli succede qualcosa mi posso sempre consolare col pensiero che lo posso ricomprare senza andare in bancarotta. Io leggo mentre mangio, molto spesso, e a volte mentre cucino. Ho pagine molto amate macchiate di sugo o di olio, proprio come le comode tute, compagne di gioco nella mia infanzia.

Meglio carta non troppo bianca
Non mi piace la carta patinata, né quella troppo sbiancata che, all'aperto riflette troppo la luce. Ho la sensazione che mi affatichi la vista, ma probabilmente è solo una questione estetica. Preferisco una tinta tra il giallino e l'avorio. La mia preferita era quella delle vecchie edizioni tascabili BUR, ma trovo anche che i tascabili Einaiudi o Adelphi non siano male, quanto a tonalità della carta.

Meglio usato che nuovo
Adoro i libri usati, mi piace aprirli e scoprire magari gli ex libris dei vecchi proprietari. Recentemente, ne ho trovato uno bellissimo, con una pantera nera, sulla prima pagina dell'edizione usata de Il tormento e l'estasi di cui ho parlato qualche post fa. Qualche volta ho trovato dei fiori secchi, trifogli o quadrifogli. Le sottolineature e le annotazioni (se a matita) dei vecchi proprietari non mi disturbano, ma anzi, mi aprono una piccola finestra su di loro. Amo i libri più vecchi di me, mi danno una sensazione di solidità, c'erano prima e ci saranno dopo la mia dipartita. Alla pupattola lascerò montagne di libri carichi di vita vissuta.
Allo stesso modo amo i libri che sono invecchiati con me. Per vari motivi ho cambiato relativamente spesso casa, credo di averne abitate otto. Escludiamo la prima, da cui mi sono trasferita da piccola, rimangono sette abitazioni e alcuni volumi sono venuti con me in tutti e sette. Sono libri che ho amato da ragazzina e magari non riprendo in mano da moltissimo, ma per il solo fatto di essere parte della mia storia sono tra gli oggetti che amo di più.
Infine, ho ereditato da mio nonno montagne di libri ormai definibili antichi, qualche volume risale al '700, uno al '600, ma per la maggior parte sono ottocenteschi. Anche se rimangono per lo più a casa dei miei è inteso che, per l'amore per la carta stampata che ho ereditato dal nonno materno, essi mi appartengano. Tra di loro ho i miei preferiti, che non sono i più pregiati o quelli in migliori condizioni, ma, al contrario, i più usati e vissuti. C'è ad esempio un'edizione dei Promessi Sposi (quella, per intenderci, con le illustrazioni "classiche") che deve essere stata usata a scuola da svariati studenti e a lato delle pagine di sono appunti e scarabocchi. Alcuni, probabilmente, fatti da qualche fratellino più piccolo dello studente. Per quegli scarabocchi, io lo amo di più.

In copertina meglio un disegno che una fotografia
Non saprei dire perché, ma preferisco i libri che in copertina hanno un disegno piuttosto che una foto. Mi sembra un trattamento più personale. Un disegnatore deve averlo letto e dalla proprie sensazioni ha tratto un'opera unica, adatta solo a quel libro. La fotografia, anche se so per esperienza personale che può non essere così, mi dà l'impressione del freddo lavoro di un grafico, che magari non ha idea di quale sia il contenuto dell'opera per cui sta lavorando.

Ecco dunque l'identikit del mio libro ideale. Qual è il vostro?

20 commenti:

  1. Certo ci sono molti libri di formazione che adoro proprio come oggetti e che sto passando, ma solo in prestito, ai nipoti. Li riprendo in mano quasi regolarmente. Ho faticato non poco a recuperarne alcuni che avevo letto a scuola e sono riuscita a trovare (o me li hanno procurati) all'usato. Come te amo la carta un po' giallina avorio, quella bianca bianca generalmente costa pure meno a volte è proprio abbagliante fastidiosa. Foto o disegno? Non ho preferenze in tal senso, non amo molto i primi piani di donna molto in voga attualmente con un trionfo di lentiggini. I vecchi BUR li amo molto anch'io, ne ho diversi che belli che erano. E poi ho amato anche certe enciclopedie anni 70 come I QUINDICI e il CONOSCERE, i miei ne avevano una, be' c'è ancora, con una parte di disegno sulla costa e mettendo i volumi nell'ordine giusto formavano una figura, solo che chissà perché non erano mai nell'ordine giusto e la cosa non si percepiva. Adoravo metterli in ordine. Sandra

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    1. Io ho recuperato tutta un'enciclopedia a fascicoli degli anni '50 appartenuta a mia madre. Ho sognato tantissimo sui numeri dedicati alle maschere tribali o ai totem dei nativi americani!

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  2. Abbiamo due punti in comune, e due diversi.
    Anche io amo la carta non troppo bianca (magari riciclata) e preferisco un disegno a una foto, in copertina. La scelta di immagini d'archivio ha spesso portato a una scissione tra la copertina e il contenuto, che interferiva con i miei processi immaginativi. Per esempio, mi trovavo la foto di una biondona stile pin-up e poi la protagonista veniva descritta come mora e minuta...
    Invece, per quanto concerne l'aspetto del libro, preferisco le edizioni rilegate, anche se non amo la copertina separata, che finisce sempre per scivolarmi via. E mi piace che il libro sia nuovo, perché lo rendo completamente mio, con sottolineature e personalizzazioni (anche se di recente ne ho comprato uno usato).

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    1. Io invece sottolineo di rado, se non per i testi che uso per la didattica (anche per la didattica della scrittura), ma apprezzo le sottolineature altrui...

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  3. Anche a me piace la carta color avorio, e anche i libri usati. Infatti acquisto a volte edizioni di romanzi ormai introvabili su ebay, oppure sulle bancarelle. Mi è capitato di leggere delle dediche oppure date davvero molto vecchie, scritte con un pennino e inchiostro. Ho conservato i libri d'inglese di mio padre, su cui aveva studiato in Inghilterra durante la guerra pur essendo prigioniero in un campo, con le sue annotazioni a matita: ad esempio, e anche un corso.

    Piace molto anche a me avere un disegno in copertina anziché la foto, ma è una scelta quasi obbligata essendo romanzi storici. La foto non mi disturberebbe per nulla però, quello che invece non mi piace molto sono le copertine realizzate con la computer graphic: mi sembrano fredde e tutte uguali.

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    1. Anche a me non piacciono le copertine in computer graphic, ottime da fare senza avere la più pallida idea del contenuto del libro. Mi piace l'idea di un disegnatore che abbia letto il libro prima di lavorare.
      E le bancarelle sono il mio regno

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  4. La carta troppo bianca non piace neanche a me, spara troppo e penso stia meglio per alcuni fumetti.
    Usati prendo i libri che non si trovano più nuovi.
    Per la copertina dipende. Per fantasy o fantascienza meglio un disegno, in altri casi meglio una foto.
    Il mio libro ideale è cartaceo, rilegato, pieno di inserti :)
    Mi piacciono un sacco anche le edizioni da biblioteca, quelle cartonate con fregi in oro.

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    1. Anche per i fumetti, se sono in bianco e nero, preferisco la carta avorio, persino per quelli a colori preferisco delle tonalità non troppo candide (mi piacciono le edizioni Lizard ad esempio, che anche con le tavole colorata non usano una carta troppo bianca). E se fregio in oro deve essere, allora copertina (o almeno dorso) in pelle (non simil pelle plasticosa, però).

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  5. Potendo scegliere, per quanto riguarda i libri di narrativa non ho particolari pretese, mi adatto anche ai tascabili con carta riciclata (anzi, a volte li preferisco). Niente copertina rigida, preferisco la flessibile.
    Ma se parliamo di libri d'arte e illustrati, allora cambia tutto. Per quelli prediligo copertina rigida, carta lucida e formato ampio.

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    1. Ecco, non pensavo ai libri d'arte, in effetti. Quelli fanno categoria a sé, ovvio che la qualità dell'immagine deve venire prima di tutto.

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  6. Io che tratto i libri come se fossero beni preziosi tengo molto a tenerli intatti: niente segni, niente piegoni, persino il segnalibro dev'essere sottile e discreto per non lasciare segni. Figurati a che livello sono! Va da sé che le belle edizioni e i libri con una rilegatura particolare mi siano più congeniali, anche se poi, in pratica, ho libri di tutti i tipi, nella libreria. Non amo i libri usati, lì voglio nuovissimi. La carta anch'io non troppo bianca e anche sulla copertina sono d'accordo: le foto non mi piacciono, poi sono persino capace di scartare un libro se in copertina presenta foto di figure femminili o maschili: hai presente i primi piani su bocche rossettosissime o su muscoli scolpiti?

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    1. Io non ho mai scartato un libro per la copertina, anche perché a volte ai miei autori preferiti ne sono state appioppate di davvero brutte, però preferisco i disegni e mi spiace quando magari nella nuova edizione vengono sostituiti con delle foto. Invece io sono distratta e disordinata, quindi è inevitabile che i miei libri più amati prendano un aspetto vissuto, ma non solo non mi spiace, ma lo ricerco anche nei nuovi acquisti!

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  7. Libri usati tutta la vita *-* Anche a me piace avere tra le mani un libro usato, mi sembra che abbia una storia, una sorta di vita.
    Invece non mi piacciono le pagine troppo bianche e i primi piani in copertina, preferisco quelle con un'opera pittorica.

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  8. Anch'io preferisco i tascabili, i libri che puoi mettere in borsa senza romperti una spalla da tirare fuori per poterlo leggere all'occorrenza.
    A volte non ho comprato dei libri proprio perché erano troppo pesanti o eleganti che stavano bene solo nello scaffale di uno studio. Mi piacciono i libri nuovi perché amo annusare l'odore della carta, ma non disdegno i mercatini di libri usati che raccontano una loro storia. Una volta ho comprato un libro di Paulo Coelho in un mercatino colpita dalle frasi sottolineate che c'erano e che, in un certo senso, "raccontavano" il precedente lettore. Per la copertina non faccio differenza tra disegno o fotografia, l'importante è che mi colpisca in qualche modo, che risvegli qualcosa dentro me.

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    1. In realtà la copertina non va davvero a influire sull'acquisto, anche se ho le mie preferenze. Però amo moltissimo immaginarmi le vite dei precedenti possessori a partire dalle poche note a margine

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  9. Condivido pressoché tutto, mi lascia perplessa solo il passaggio sulla predilezione dei libri usati. A meno che non siano pubblicazioni vecchie o antiche, preferisco i libri intonsi, da "inaugurare".
    Io direi di avere una predilezione per le copertine rigide, di sostanza, per una veste tipografica di qualità. Insomma, l'oggetto libro deve accordarsi col suo contenuto. :)

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    1. I libri usati hanno una vita e una personalità loro e qualcuno, come me, ne rimane stregato...

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  10. Il mio libro ideale ha la copertina con i risvolti ed è stampato su carta... anabbagliante. Se è usato, deve essere in ottimo stato, perché spesso sottolineo. Deve anche essere scritto in un font non lillipuziano, con margini e interlinee umani. Ultimamente mi sono capitati diversi libri in formato tascabile quasi illeggibili per mancanza di spazio bianco.

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    1. La cosa buffa è che a me piacciono i libri scritti fitti fitti e piccolo piccolo... Peccato che poi mi vada insieme la vista!

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