mercoledì 17 maggio 2017

Ognuno ha il proprio Ulisse (chiacchierando con i ragazzi di Arona su La spada, il cuore e lo zaffiro)


Non sono una fan delle presentazioni tradizionali dei libri, lo ammetto. Mi è difficile parlare a una platea che, il più delle volte, perché così vuole l'etichetta, interloquisce solo nei momenti finali dell'incontro. Mi piace farlo qualche volta, ma sono sempre in imbarazzo.
Quando incontro i ragazzi, sopratutto se posso avere una classe o due alla volta, invece, ne risulta sempre un dialogo e ho sempre l'impressione di uscirne più arricchita io di loro (loro spero sempre di non averli annoiati a morte).
Questa volta è toccato a una classe seconda del Turistico di Arona. Ragazzi coraggiosi, che hanno letto la mi antologia.
Dovevo fare un'incontro di un'oretta, siamo andati avanti due ore a parlare di mitologia.
Tutto è partito dal fatto che loro, senza saperlo, sono dei grandi fruitori di mitologia classica. Quasi tutti avevano visto come ultimo film una pellicola di super eroi, I guardiani della galassia e Logan andavano per la maggiore. Il nuovo Alien era il prossimo della lista.
Per un'oretta buona abbiamo chiacchierato di eroi e super eroi, perché tra gli eroi omerici e i super eroi Marvel non c'è alcuna differenza. L'essenza è sempre quella, esseri che sono più di uomini e meno di dei, condannati dal fato. Ammirati per capacità che non hanno scelto e che spesso creano loro più dolore che gioia.

La prima riflessione uscita è che queste storie ce le raccontiamo da millenni, sempre più o meno uguali e ci affascinano sempre. Non importa da dove veniamo, qual è il colore della nostra pelle, la nostra cultura di riferimento, nell'essere affascinati dalle storie siamo sempre uguali.

La seconda riflessione è che le storie che amiamo, ci pongono sempre dei quesiti etici e ognuno, mentre fruisce la storia, si mette alla prova, dando una propria risposta. Non ha importanza quanto vecchia sia la storia o quanto fantastica, una storia mitologica ci mette sempre alla prova. Oggi.
Già che bazzicavamo di eroi abbiamo fatto una digressione omerica e ci siamo messi per un attimo nei panni di Ettore. È un uomo che deve sfidare un eroe. Achille ha sangue divino è ovvio che vincerà e lo ucciderà. Andromaca glielo dice. Perderai, morirai, io verrò fatta schiava, tuo figlio verrà ucciso, lo sai che ho ragione. Ma Ettore si vergogna della figura che farebbe di fronte ai concittadini fuggendo dal combattimento e va lo stesso.
Nel dilemma di Ettore ci siamo riconosciuti tutti, trasposto nelle situazioni più diverse. Quella che mi è piaciuta di più è l'interrogazione programmata per cui so che non ho studiato. Andrà malissimo e i genitori si arrabbieranno, ma non andando deluderei i compagni e qualcun altro verrà interrogato al posto mio. Che faccio?
Ognuno ha dato la propria risposta sulla scelta di Ettore, ognuno, immagino, trovando una risonanza, millenni dopo, con la propria vita.

La terza riflessione è che il mito, non importa quanto sia fantastico, parla sempre del nostro presente. I nostri super eroi oggi sono gli sportivi, che fanno cose impensabili per noi, vengono osannati dalla folla, se vincono, ma a che prezzo? E se non vincono quando tutti se lo aspettano? Dalla Marvel da cui eravamo partiti ci siamo trovati a parlare di doping e di Roberto Baggio. Il peso della pressione per un rigore non deve essere diverso da quello sentito da Ettore prima di andare a combattere Achille.

Tutto questo perché c'è un racconto nella mia antologia, Ulisse e la tartaruga, in cui c'è Ulisse.
Ulisse, come tutti i personaggi mitologici, è patrimonio dell'umanità e ognuno può trovare il suo. Nella carrellata di rivisitazioni di Ulisse, da Dante, a Foscolo fino a Guccini e a Star Trek abbiamo ragionato insieme sul perché questi autori abbiamo sentito la necessità di reinventare un loro Ulisse. Perché ognuno ha il suo, ma anche perché ognuno si è sentito Ulisse.
Dante lo condanna e lo ammira, lo caccia all'inferno, ne condanna "il folle volo", ma sotto sotto, tra le righe, sentiamo che Dante vorrebbe essere Ulisse e come lui andare là "nel mondo sanza gente" (dove nessun uomo è mai stato prima, come dice la sigla di Star Trek).
Foscolo si sente affine a lui per la terra d'origine da cui è separato, la sua Zacinto è come l'Itaca di Ulisse. Abbiamo malignato sul fatto che sia Foscolo che Ulisse un po', a volte, i loro guai se li sono andati a cercare ed è per questo che, anche che Foscolo si sente come Ulisse (un ligio primo della classe dubito che sceglierebbe Ulisse come alter ego). Ma Ulisse torna nella sua Itaca, mentre Foscolo non lo sarà, la vita reale è sempre più dura del mito.
Infine, dopo aver discusso sul fatto che senza Odissea non avremmo fantascienza (del resto 2001, Odissea nello spazio non è un titolo dato a caso) e aver toccato Joyce di striscio, abbiamo ascoltato Guccini:
Solo un uomo ormai anziano (e che nella vita deve aver fatto le sue idiozie) può scrivere una canzone di questo tipo ed essere in tutto e per tutto lo stanco Ulisse che va perdendo la memoria di cui racconta.

Mi ha colpito il fatto che alla fine la letteratura "pesante" non lo sia poi così tanto. Ridendo e scherzando questi poveretti si sono beccati in un colpo Iliade, Odissea, Divina Commedia e Foscolo, cioè cose considerate la crème de la crème della noiosità e ci hanno riconosciuto i film che loro guardano, i loro eroi sportivi e loro stessi (ognuno ha le proprie Colonne d'Ercole, da superare a rischio e pericolo, ci siamo detti).
Il commento finale?
"Ci sta".

In tutto questo non vi ho detto una parola sul mio Ulisse. Essendo il mio, ha a che fare con le mie paure, che sono assai poco mitologiche e molto reali, ma mi serviva Ulisse per metterle in scena. La mia storia, quella di Ulisse e la tartaruga, ha una forma leggera, quasi comica, ma il finale non lo è. Perché così, spesso, è la vita.
Se volete scoprire il mio Ulisse, lo dovete cercare qui

6 commenti:

  1. Molto bello questo post. Mia sorella voleva chiamare il primogenito Ettore, ma mio cognato ha detto che non si danno nomi da perdendo, trascurando tutta la magia di Ettore che tu riassumi così bene, grazie per avermi fatto pensare alla mitologia in questi termini.
    Sandra

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, l'idea di Ettore come di un perdente mi fa un po' di raccapriccio, ma del resto ognuno interpreta il mito alla sua maniera...

      Elimina
  2. Bellissimo questo confronto con i ragazzi e quello che ne è scaturito. Mi ricordo che l'ora di Epica alle medie era una di quelle che amavo di più perché volavo con la fantasia e immaginavo di essere accanto a questi eroi che pure erano umanissimi, nella battaglia più cruenta e nelle astuzie con cui superavano le difficoltà. Naturalmente tifavo per Ettore e detestavo Achille...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come abbiamo commentato, non dev'essere facile neppure essere Achille con tutti che ti dicono: "però morirai giovane..."

      Elimina
  3. Sei stata anche fortunata visto che per ricevere risposte adeguate in un confronto del genere occorrono ragazzi quanto meno partecipativi. Quando andavo a scuola io c'erano certe classi che, in un confronto di questo genere, avrebbero passato tutto il tempo tenendo la faccia imbronciata e a ogni quesito per coinvolgerli avrebbero risposto "Boh!"

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Immagino che la classe sia stata scelta in quanto pensante. Del resto hanno una bravissima prof

      Elimina