Fonte: wikipedia |
Vi sono esperienze che si possono raccontare e tuttavia, per quanto si possa essere abili a intessere emozioni con le parole, il racconto non sarà che un pallido riflesso di un'eco di ciò che è stato.
Quasi tutti conoscono cos'è Lascaux, la più famosa delle grotte dipinte di Francia. Un dedalo di cunicoli decorati con immagini di cavalli, bisonti, mammut e tori selvatici durante l'ultima era glaciale, circa 15000 anni fa.
Da moltissimo tempo, ormai, Lascaux non si può visitare, così come le altre grandi grotte dipinte. La presenza dei visitatori, l'umidità dei loro aliti, la luce dell'illuminazione, il semplice passaggio di aria dall'esterno, metteva a repentaglio la conservazione di opere d'arte che erano sopravvissute per millenni. Un po' ovunque, in Francia e in Spagna, le grotte dipinte sono state chiuse al pubblico, per il quale sono stati preparati delle copie, delle riproduzioni perfette.
Come in ogni storia che si rispetti, tuttavia, ci sono delle eccezioni.
È, ne abbiamo avuto il sentore fin da subito, una faccenda per iniziati.
Nessuno ne fa troppa pubblicità, i depliant non si trovano se non già sul posto, le ricche indicazioni turistiche se ne dimenticano, bisogna seguirne gli accenni per trovare la strada, ma c'è ancora una grotta dipinta con pitture policrome magdaleniane (cioè risalenti all'ultima glaciazione) visitabile in Francia e una grotta ancora più spettacolare, dove i colori sono quasi tutti scomparsi, ma restano, nitide e bellissime, le incisioni. Sono Font de Gaume e Combarelles.
Nella prima sono ammessi una cinquantina di visitatori al giorno, nella seconda 35, a gruppi di sette.
Arrivarci è già di per sé un viaggio iniziatico.
Non è una questione di prezzo. I biglietti hanno un costo assolutamente accessibile. Non si possono prenotare via internet. Pare che ve ne sia un esiguo numero in prevendita non si sa dove il giorno precedente. Pare. Perché qualsiasi ufficio del turismo lo negherà e nessuna delle persone con cui ne ho parlato ne ha trovato traccia.
L'unico modo comprovato per garantirsi un accesso è acquistare un biglietto per il giorno stesso in un anonimo cassotto al lato di una strada dall'aspetto trasandato e dalle pareti scrostate. Come tutte le questioni iniziatiche quindi, puoi arrivarci solo se un altro iniziato ti dà qualche dritta.
E, come per tutte le questioni iniziatiche, c'è una prova da superare.
Io, il Nik e l'amica ranger ci siamo presentati sul piazzale della biglietteria alle ore 7,30 del mattino. Trenta persone erano già lì che aspettavano. Molti hanno dormito in camper direttamente nel vicino parcheggio. Non c'era un biglietto da prendere per attestare la propria posizione in coda, si poteva solo chiedere, come dal medico, chi era l'ultimo. La biglietteria apriva alle 9,30.
Per le 8,00 eravamo già più dei fatidici 50 ammessi a Font de Gaume, infinitamente più dei 35 prescelti per Combarelles. Se tra i primi arrivati si erano ormai già stretti legami per la vita (per tutto il resto della giornata, rincontrandoci per la regione ci saremmo calorosamente salutati in quanto appartenenti alla stessa setta), intorno alla soglia limite iniziavano a volare i coltelli.
A quel punto si è levato un teutonico capo scout incrociato con Obelix che, dall'alto della sua mole, è riuscito a imporre la preparazione di una lista. Ciascuno doveva scrivere il proprio nome e poi passare la sacra penna alla persona arrivata esattamente dopo di lui. Io, Nik e la ranger ci siamo guadagnati le postazioni 31, 32 e 33. Litigi e urla dietro di noi.
Alle 9,30 in punto la frusta porta della biglietteria si è aperta rivelando quello che avevamo sempre sospettato. Come ogni covo segreto che si rispetti, l'interno era lindo, spazioso e all'insegna della tecnologia. Da lì è un uscito un energumeno, certo ex legione straniera a cui il capo scout-Obelix ha fatto rapporto e consegnato la sacra lista. Sulla base di questa siamo stati chiamati per nome e messi in fila. Il bigliettaio legionario ha ascoltato le lamentele di chi riteneva di avere una posizione ingiusta e le ha rapidamente tacitate con metodi che non ho visto né voglio conoscere.
Alle 10,30 avevamo i biglietti per Font de Gaume e per Combarelles.
Da qui in poi non si può più fare ironia, è un'esperienza mistica. Non c'è altro modo per definire l'incontro, all'interno del budello di roccia, con una marcia di bisonti vecchia di 15000 anni. Nel freddo ancestrale delle caverne (15° Font de Gaume, 11° Combarelles, in una giornata che all'esterno ne faceva 35°), con la sola torcia della guida come luce, mentre si vedono balenare animali estinti di una nitidezza impressionante non si può rimanere impassibili.
Da buona studentessa di archeologia, per l'esame di Paleontologia Umana ho studiato le diverse ipotesi sul significato di queste caverne. Le ho studiate con freddezza. Da una distanza di 15000 anni si può stabilire il come siano state dipinte, il cosa comporta a livello pratico (quante persone, per quanto tempo con quali tecniche e quindi quale società possa averle prodotte), ma non il perché.
Mi sembrava persino arrogante il volersi cimentare in ipotesi.
Come ha detto la guida, poi, le caverne rimaste sono senza dubbio solo una minima parte di quelle originariamente dipinte. Le pitture sono rimaste nelle caverne e non in esterno per ovvi motivi di conservazione e benché alcune caverne abbiano pitture coeve e forse riconducibili a uno stesso gruppo umano (che si "firma" con un simbolo preciso che ricorda vagamente una capanna), altre sono state dipinte a millenni di distanza.
Tutto ciò è molto vero, molto razionale e non ha nulla a che vedere con quello che si prova dentro.
Sono fatti degli studi statistici e si è scoperto delle corrispondenze tra gli animali rappresentati e la profondità della grotta.
Le renne, gli animali più cacciati dai magdaleniani, sono quasi assenti, rappresentate di raro, ma con corna smisurate.
All'ingresso trovi i cavalli, poi appaiono i bisonti, i buoi selvatici. Ancora più avanti vi si mescolano i mammut, rari rinoceronti lanosi, qualche orso. Gli uomini sono pochi, piccoli, stilizzati e periferici in un mondo di spiriti ancestrali.
In fondo alla caverna attendono i leoni.
È così a Lescaux in profondità, al temine di un cunicolo in cui si può solo strisciare, ed è così a Combarelles.
Nel punto più profondo della grotta (almeno della parte fino ad ora esplorata) da una parte c'è una spaccatura a cui pare abbeverarsi un'immensa renna, insieme ad altri erbivori. Dall'altra parte c'è un leone, nitido, bellissimo, pronto a balzarti addosso dall'alto dei suoi 15000 anni.
E allora sì, capisci che quello che hai compiuto è stato proprio un viaggio iniziatico. È lui, il leone, il padrone di casa e pochi sono quelli ammessi alla sua presenza. Ancora meno quelli che riescono a guardarlo negli occhi.
Che gli altri si accontentino di scontrarsi con i cavalli o con i bisonti.
In fondo alla caverna il leone attende, per chi è chiamato ad incontrarlo.
Pur non essendo appassionata alla preistoria mi rendo conto che sì, deve essere davvero un'esperienza quasi mistica e molto coinvolgente. Immagino la frustrazione del 36^... bacio Sandra
RispondiEliminaImmagino anch'io...
EliminaComunque è un'esperienza impressionante che ha poco che fare con l'essere o meno appassionati, all'uscita tutti hanno commentato che risveglia sensazioni e paure ancestrali.
Deve essere stata un'esperienza fantastica.
RispondiEliminaLe nostre grotte dei Balzi Rossi (agli onori della cronaca nell'ultimo mese per questioni poco edificanti) sembrano nulla al confronto. :)
Balzi Rossi è bellissima e la sepoltura del "principe" è uno dei ritrovamenti paleolitici più importanti di sempre.
EliminaPare che anche alcune grotte liguri fossero dipinte, ma l'aria di mare non deve aver fatto esattamente bene alle figure...
Nella regione del Perigord, invece, le grotte hanno mantenuto un microclima stabile che ha preservato le pitture, tutto qui.
Al di là dell'importanza storica, però, l'avanzare un'ora dentro una una grotta buia e fredda, seguendo solo la torcia minuscola della guida che a tratti si ferma per far apparire ai lati branchi di animali estinti è un'esperienza emotiva senza pari.
Pensa che ora l'intera zona dei balzi rossi è occupata dai migranti (che non danno fastidio a nessuno e si comportano bene) e dai centri sociali, che invece danno fastidio e hanno preso a sassate un amico giornalista...
EliminaQui da noi sono famose anche le grotte di Toirano, per le stalattiti e le stalagmiti.. le hai mai viste? Bellissime! :)
Viste, bellissime! Anche lì ci sono resti di frequentazione paleolitica e non è escluso che fossero dipinte, ma su quel tipo di grotta "viva" le decorazioni non si conservano.
EliminaPS: ho visto anche il museo dei balzi rossi, molto bello.
E mi spiace per i disagi causati dai centri sociali, per la serie dicono di voler aiutare e creano guai aggiuntivi in una situazione già complicata di suo...
Bellissimo Toirano, viste pure io, meglio di Frassassi. Sandra
RispondiEliminaBellissime sia Toirano che Frasassi!
EliminaBello, mi sembrava di essere in fila con voi... Leoni? Qui in Europa c'erano leoni? Sono di un'ignoranza sovrumana! I continenti non erano ancora divisi? Non mi ricordo nulla di quel periodo storico, chissà se a scuola c'ero o sognavo ad occhi aperti come mio solito, e pensare che sono cose molto interessanti, chissà perché io non ero curiosa di queste robe? Per fortuna non è mai troppo tardi per imparare, adesso vado a documentarmi se trovo qualcosa.
RispondiEliminaLe pitture risalgono a 15000 anni fa, che, geologicamente parlando, vuol dire questa mattina presto, i continenti erano già tutti dove li conosciamo, con qualche variazione del livello del mare dovuto alla glaciazione.
EliminaI leoni, poi, sono vissuti in Europa fino all'epoca storica, come confermano anche le varie leggende greche con Eracle contro il leone. Mi sa che sarebbero rimasti fino ad oggi, se non li avessimo cacciati tutti...
Perdona la modalità spiegane, che in una prof come me si attiva un po' a tradimento. La verità è che il leone, per certi versi, ci risulta più insolito persino del mammut o del rinoceronte lanoso e quando te lo trovi davanti sulla parete della caverna è un'emozione enorme.