Neil Gaiman è un autore di culto. Nel senso etimologico del termine. Credo ci sia gente con in casa un altare dedicato a Gaiman su cui ogni sera accende le candele. Lettori disposti a giurare che ogni singola riga uscita dalla sua penna sia più di un capolavoro, quasi le parole di un vate. Nel mondo di oggi, dove la scrittura vale poco o niente, può contare su una venerazione degna di una rock star.
Io non faccio parte di questo culto. Lo stimo moltissimo. Ho adorato American Gods e Buona apocalisse a tutti (scritto a quattro mani con quell'altro geniaccio di Pratchett), ho apprezzato I ragazzi di Anasazi e molti racconti. Ho però fatto una fatica improba a finire Stardust e ho abbandonato qualche altro romanzo, sopratutto quelli per ragazzi, che piacciono un po' a tutti, ma, evidentemente, non a me.
Poi c'è Sandman. E quando si parla di Sandman, ecco, penso che una candelina, in fin dei conti, potrei accenderla anch'io al genio di Gaiman.
Facciamo un passo indietro.
Gaiman esordisce nel lontano 1989 quando aveva meno di trent'anni come sceneggiatore di una serie di fumetti di casa Vertigo-DC. DC, quella di Batman e di Superman, sì. Come questo sia possibile, che Sandman viva (meglio esista) nello stesso universo di Superman è uno dei grandi misteri dell'umanità. Perché il fumetto a cui Gaiman dà vita è qualcosa di al di fuori di ogni schema, che si muove con leggerezza estrema tra alta letteratura e surrealismo.
Sandman è Oneiros, Sogno degli Eterni, un'entità che preesiste agli dei, figlia del tempo, e che governa i sogni. Ha infinite manifestazioni, tante quante le creature che possono sognare (meraviglioso è il Sogno dei gatti), ma appare preferibilmente nella serie come un uomo pallido vestito di nero. È malinconico e umorale, capace di immani errori e di quel misto di tenerezza e insensibilità che è tipico delle divinità del mito classico.
Perché questo è Sandman, un mito classico riportato in vita, a cui si aggiungono tutte le mitologie più recenti (compresi, in un certo senso, i supereroi DC). Quando leggo Sandman mi sento esattamente come un antico che al tramonto, nell'agorà di una qualche città arcaica, ascolta degli amori di Giove o degli dei che si fanno la guerra sulla piana di Ilio e ne rimane affascinato, anche se l'essenza stessa degli dei continua a sfuggirgli. Questo è il potere evocativo delle storie di Sandman.
Dopo anni, dopo i romanzi che l'hanno quasi mitizzato, Gaiman torna a scrivere di Sandman con questa Overture, che di pone prima dell'inizio della serie classica (che vedeva Sogno tornare libero dopo una lunga prigionia) e ambientata nel 1915 (per quanto poco il tempo degli uomini possa influenzare le vite degli Eterni...).
Sogno e il Tempo. E tutto si fa relativo. |
Una delle manifestazioni di Sogno, il Sogno delle piante senzienti di un pianeta lontano, viene uccisa. Qualcosa di profondamente "sbagliato" sta accedendo nell'universo e Sogno deve indagare su cosa sia. Un inizio classicissimo per una storia che ha nel surreale il suo tratto distintivo. Tra il Tempo che osserva tutto quanto accade da un ottica, ovviamente, esterna al tempo stesso, Sogno che raduna tutte le manifestazioni di se stesso e si mette a discutere se sia in atto un dialogo o un monologo, il lettore non ha molte alternative al lasciarsi cullare dalle le meravigliose tavole di J. H. William III. L'artista riesce a dare vita al mondo degli Eterni con disegni dai mille richiami artistici, che spaziano dal liberty all'astrattismo, con, ovviamente, largo spazio al surrealismo. È, il caso di dirlo, un sogno quello in cui ci si immerge. Un viaggio di cui non importa tanto la meta (che comunque, si sa, finirà male, presumibilmente con la cattura di Sogno), ma il vagare per l'universo nella dimensione degli Eterni, accompagnati da Sogno e dal Sogno dei gatti, che coesistono e sono uno allo stesso tempo, alla ricerca, pare, di una stella impazzita.
In viaggio con Sogno e Sogno dei Gatti |
Mi raccomando, cliccate sulle immagini per gustarvele appieno!
RispondiEliminaNell'ultima immagine sembra di fare ingresso in uno dei mondi del grande Moebius :)
RispondiEliminaMoebius è certamente tra gli ispiratori di queste pagine, ma c'è anche tanto di Little Nemo e di artisti noti e meno noti, tutto il secondo capitolo sembra un delirio di Dalì
EliminaSandman è il mio fumetto preferito di sempre, ed Overture non è da meno.
RispondiEliminaComplimenti per il post.
Io ho solo poche storie (al momento sto rileggendo "La stagione delle nebbie") anche perché i volumetti costano una schioppettata. Però sono opere che ti rimangono dentro, con la forza propria dei classici.
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