PAPAIA!
La nostra storia occidentale è segnata dalla mela. Frutto zuccherino, certo, ma tutto fibre e acqua, un po’ stopposo, scelto spesso perché più comodo che buono.
E se invece avessimo camminato sulla via della papaia?
Papaia.
Solo il nome, considerate solo il suono, lancia verso tutto un altro universo di significati.
Papaia.
Potrebbe essere una danza sud americana, di quelle in cui le donne ancheggiano e agli uomini si gonfiano gli occhi a guardarle.
Papaia!
Potrebbe essere un grido di guerra polinesiano, di un qualche popolo che si lanci alla battaglia sulle canoe.
Papaia! Papaia la pagaia per spappolare i tuoi nemici! Papaia!
Se lassù, nel giardino dell’Eden, Dio avesse negato all’uomo l’albero della papaia, non ci sarebbe stato bisogno di nessun serpente tentatore. Al primo spargersi del profumo delizioso, Adamo sarebbe salito direttamente al paradiso, arrampicandosi nuvola su nuvola per reclamare col creatore la sua papaia. E Lui, nella sua magnanimità, avrebbe constatato che tutto si può negare all’uomo, tranne la papaia. Tutti insieme avrebbero fatto un bel festino, Dio, Adamo, Eva col serpente a fare il boa attorno al collo e i leoni con gli agnelli. Poi forse i leoni si sarebbero accorti che l’agnello in fricassea con la papaia è una gran cosa, ma sarebbe stata tutta un’altra storia, molto più rilassante per le donne e i serpenti.
Guglielmo Tell non avrebbe potuto essere obbligato a colpire una mela posta sulla testa del figliolo. I cattivi di questa storia, infatti, sarebbero impazziti nel tentativo di posizionare l’anarchica papaia sulla capoccia del fanciullo. Prova dopo prova, si sarebbe fatta sera e i bravacci, affamati, avrebbero finito per mangiarsi la papaia e, distratti dal magico sapore, non si sarebbero accorti del bambino che fuggiva.
Allo stesso modo neppure la strega di Biancaneve avrebbe resistito al richiamo della papaia. Ingorda, si sarebbe mangiata tutto il cestino proprio sotto gli occhi della fanciulla che avrebbe visto poi la vecchina trasecolare e schiattare per il veleno. La cosa sarebbe stata archiviata come funesta indigestione, ma magari un principe ottuagenario sarebbe passato di lì a rompere l’incantesimo con un bacio, regalando anche alla strega un lieto fine.
Se Newton si fosse seduto sotto un albero di papaia, innanzi tutto non si sarebbe fatto male, ma si sarebbe al massimo sporcato un po’ i capelli di dolce sugo. Non avrebbe iniziato tristi discorsi di gravi, gravità e gravitazioni. Avrebbe alfine compreso che tutto il sistema solare se ne sta vicino perché il sole ed i pianeti vogliono rubare alla Terra la papaia. Questa dal canto suo non si vuole far fregare e perennemente li respinge, tenendoli tutti alla debita distanza.
Non sarebbe sorta nessuna Grande Mela, alta di grattacieli, snob di finanza, tra le fibre un po’ razzista coi suoi quartieri ben divisi. Nessun rampante giovane in carriera, nessuna modella imbalsamata nella sua bellezza avrebbe potuto vivere nella città di un frutto dalla pelle gialla e un po’ gibbosa, visibilmente appesantito ai fianchi. La Grande Papaia sarebbe stata grassoccia e accogliente, città indulgente per viveur incalliti, troppo impegnata a godersi la vita per dettare regole al mondo.
Nessuno avrebbe cercato l’anima gemella, l’altra metà della stessa mela, poiché ogni papaia è unica e varia anche al suo interno in infinite sfumature dal giallo al rosso scuro. Non saremmo stati allora in perenne ricerca di una metà mela a cui incollarci per essere felici. Saremmo stati paghi di essere uniche papaie, in pace con noi stessi e con gli altri, come papaie, uguali e diversi a noi.
Evviva Donna Papaia, dunque! Molto divertente il tuo racconto, grazie e buon ferragosto anche a te. Un abbraccio.
RispondiEliminaBellissimo! Viva la papaia, tra l'altro ottimo frutto! ;)
RispondiEliminaBuon ferragosto. :D
:)
EliminaAhahahahah!!! Proprio carino, evviva la papaia! Condivido il pensiero di essere uniche papaie, in pace con noi stessi e con gli altri, e su l'onda di questo pensiero papaioso, ti auguro un buon ferragosto con dolci papaie succulente dalle mille sfumature.
RispondiElimina:)
Eliminaper puro caso pochi giorni fa ho mangiato una deliziosa papaia!
RispondiElimina:)
EliminaSteve Jobs mordicchiando una papaia avrebbe trovato succoso e dolce il suo nettare, ma coriacea è amara la sua buccia. «Non va bene per un logo, a nessuno piace la buccia della papaia. Peccato, avevo un prodottino niente male da commercializzare, ma mi manca il logo. Pazienza, aprirò un baracchino di gelati: limone al retrogusto di papaia, cioccolato al retrogusto di papaia, mela verde al retrogusto di papaia. Sarà un successone, dal baracchino passerò in poco tempo a una multinazionale retrogusto di papaia, la chiamerò Steve papaya's»
RispondiEliminaGiusto!
EliminaCredo che questo racconto risalga all'epoca antecedente l'iphone, quando la ditta della mela era ancora relativamente poco invasiva. Adesso urge l'aggiunta!
Sì, ma vuoi mettere il Mango?
RispondiEliminaPurtroppo "mango" ha un suono meno evocativo. Però, anche ieri non è mancato sulla mia tavola!
EliminaMolto simpatico!
RispondiEliminaAnche la pubblicità di una famosa casa di veicoli a due ruote sarebbe stata diversa: Chi Vespa mangia la... papaia?
Sai che non ce l'ho in mente? Guardo troppa poca tv, temo...
EliminaE' roba vecchissima, a cavallo tra i '60 e i '70. Ma è diventata anche una pubblicità storica, ricordata in qualunque opera tratti l'argomento.
EliminaAi miei tempi era un vero tormentone e pare che abbia fruttato parecchio, anche se correva voce che al suo inventore non fossero toccate che le briciole o anche meno.
Ora che mi ricordo l'ha usata anche Vasco Rossi:
Elimina"...chi non Vespa più e si fa le pere"
Ho enormi lacune nella cultura pop...
Eliminacarinissimo!!!! Brava!
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