sabato 22 agosto 2015

Sulla spendibilità della cultura tutta

Quello che accade quando non c'è trasmissione culturale.
Installazione a La Rochelle – Foto: Tenar



"Michelangelo, caro, lo so che ti piace scolpire, ma che utilità ha per la società? Tutto questo tuo ostinarti a studiare l'arte antica, roba morta e sepolta... Dai retta a me, impara a costruire ponti. È più remunerativo per te e più utile a tutti!"

"Signor Fermi, cos'è questo suo sghiribizzo di studiare fisica! Forse è perché lei ha fatto il classico, liceo inutile che l'ha rimbambito con tutte quelle robe vetuste! Bisogna studiare scienze applicate, che sono utili, mica roba teorica. Ma lo sa quanti ingegneri minerari mancano in Italia?"

Puntuale, con l'avvicinarsi della riapertura delle scuole arriva la polemica italiana sulla "cultura che serve e la cultura inutile".
Arriva, puntuale, il politico a proporre l'abolizione del vetusto liceo classico e si arriva anche ad affermare, da parte di voci autorevoli, come vicedirettori di quotidiani (qui il link al post) che affrontare certi studi non sono è inutile. È dannoso.
La tesi è semplice, gli studi umanistici non servono a niente e non producono ricchezza, chi li intraprende non avrà carriere utili e remunerative, quindi investire su questo genere di cultura non sono è inutile, è un peso per la società. 
Studiare letteratura, storia dell'arte, musicologia è dannoso. La bellezza tutta è dannosa, non produce ricchezza. Studiare storia, conoscere il proprio passato è dannoso. Studiare sociologia, capire come funziona e come si modifica la società pure.
Viviamo in uno strano paese, l'Italia, che non sono non sfrutta le sue risorse, se ne vergogna. Si vergogna della propria bellezza. Altrove si fanno serie tv sulla musica classica (Mozart in the jungle), cosa che suppongo abbia il suo bell'indotto e il suo tornaconto economico (e immagino che sceneggiatori, registi, musicisti e costumisti siano tutti laureati in ingegneria), noi ci vergogniamo della lirica e del bel canto. Chi va all'opera non lo fa tanto sapere in giro, essere giovani e ascoltare Verdi dà l'idea di essere più perverso che frequentare locali di scambisti.
Non cerchiamo, non restauriamo, non curiamo e non valorizziamo il nostro patrimonio. Lasciamo che  Pompei vada in pezzi, che l'opera d'arte italiana più conosciuta e vista al mondo sia La Gioconda che sta al Louvre, mentre gioielli come il Brera (tanto per citare uno dei miei musei preferiti) agonizzino a lato dei circuiti turistici principali. Poi ci lamentiamo che la Francia (con i suoi musei impeccabili, i suoi monumenti lindi e il suo orgoglio quasi irritante per il proprio patrimonio) sia lo stato europeo che attrae più turismo internazionale. Immagino che la gente vada in Francia per spiagge e discoteche, no?
Non abbiamo nessun programma di incentivo per i giovani autori, perché, si sa, la gente legge poco e i libri sono inutili, che dai libri poi si traggano sceneggiature di successo, film, serie tv e quant'altro è un dato del tutto secondario. L'intellettuale italiano che più negli ultimi anni ha fatto parlare di se e delle sue opere in Italia e all'estero, Saviano, lo si accusa di dare una brutta immagine del paese.
Intanto i vari Dan Brown continuano a mietere milioni di euro e di dollari romanzando Leonardo e Dante, segno che alcuni nomi simbolo della cultura italiana sono da soli dei brand in grado di generare ricchezza, anche quando sono usati assolutamente a sproposito. Comunque noi, nel dubbio non li utilizziamo affatto, sia mai. Anzi, che idiozia rimanere ancora ancorati all'idea che leggerlo, Dante, sia un buon uso del nostro tempo. Potremmo fare che toglierlo direttamente dai programmi scolastici! Infatti immagino che le agenzie pubblicitarie che facevano a botte per mandare i propri spot sulla RAI prima e dopo le letture della Divina Commedia fatte da Benigni lo facessero per masochismo, non perché la Divina Commedia fosse in grado di generare ascolti e, quindi, ricchezza.
Il fatto che gli studi umanistici non possono generare ricchezza è una di quelle classiche profezie che si auto avvera. Non credo che possano generare ricchezza, non ci provo, quindi constato che non genero ricchezza e sconsiglio chiunque dal provarci.

Questa situazione non è nuova in Italia, ma sta raggiungendo ora dei livelli preoccupanti. Fino a poco tempo fa gli unici accusati di inutilità e non spendibilità erano gli studi umanistici. Le scienze tutte ne erano assolte. Adesso ad ogni notizia che giunge dallo spazio si assiste a inquietanti articoli e servizi tv su quanti soldi siano stati spesi per così miserabili obiettivi. Quanto costano due fotografie da Plutone? Tantissimo, in termini assoluti, pochissimo in termine di euro/persona. Il progetto europeo Rosetta è costato a ciascun cittadino EU circa un euro (qui un articolo di approfondimento leggero, ma fondato). Quali sono le ricadute per la società di tutti questi soldi buttati per lo sfizio di andarsi a prendere un campione di cometa? Questo articolo mi conferma che moltissimi oggetti di uso comune e di ritrovati medici, alcuni dei quali di indubbia utilità come la risonanza magnetica, derivano dagli studi fatti per lo spazio.
Il semplice fatto che fare due foto di Plutone sia difficilissimo porta a studiare strategie nuove e creative che poi verranno applicate a usi civili. Mi sento un po' cretina a scrivere queste cose che mi sembrano di una banalità imbarazzante, ma quando il tg4 mi offre un servizio che fa passare per pazzi incoscienti che sperperano i nostri soldi gli scienziati che esplorano il cosmo, mi faccio un sacco di domande.
Perché in Italia assistiamo a questo sistematico denigrare la cultura? Perché qualsiasi cosa che non sia  ovviamente indispensabile, come saper curare una malattia o tirar su un ponte, viene visto come un inutile sfizio che solo i ricchi sfaccendati possono permettersi? È solo stupidità o c'è una precisa volontà di controllo?
Com'è possibile che questo sia in atto proprio in Italia, terra di artisti, letterati, esploratori e scienziati? Gente che si è dedicata studi artistici, letterari o scientifici oggi considerati velleitari.

Ma ve li immaginate questi teorici della spendibilità della cultura a spiegare al giovane Michelangelo o al giovane Fermi cosa dovevano studiare?
Sicuramente avrebbero con grande lungimiranza prodotto ricchezza utile per il paese!

19 commenti:

  1. Capisco l'orticaria che hai dovuto tenere a bada per scrivere questo post. E' la stessa che viene quando si sentono quelli che si vantano di non leggere, perché è una perdita di tempo, perché hanno altre cose più importanti da fare.
    Sembra quasi che i tg e questi programmi di fuffa ci vogliano capre ignoranti... ma ho la strana sensazione di virare al paranoico.
    Vogliamo parlare della polemica delle assegnazioni a direttori europei (mi rifiuto di scrivere "stranieri" che suona così spocchioso) di musei italiani?
    Come se solo gli italiani sapessero guidare scrigni di cultura mondiale...

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    1. Anch'io mi scopro a virare al paranoico. Poi penso che sia solo stupidità. E che tutto sommato era meglio la paranoia...

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  2. Ci stavo riflettendo giusto stamattina. Secondo me è un problema della cultura generale della massa: c'è tanta mediocrità e tanta invidia, in questo paese, e quando qualcuno vuole studiare per uscire dalla mediocrità e farsi una cultura (che sia scientifica, umanistica o di altri tipi poco importa) non è visto di buon occhio. Prendiamo per esempio la Cristoforetti: è stata la donna che ha passato più tempo nello spazio della storia e dovrebbe essere un orgoglio per la nostra nazione. Invece, molti non fanno altro che pontificare sui costi della missione (irrisori, ad esempio, rispetto alle perdite all'evasione fiscale dei piccoli commercianti - ma quella è giusta perché "vaffanculo lo stato"), dire che una donna dovrebbe stare insieme alla sua famiglia o sottolineare che sia brutta (e se anche fosse, che importanza avrebbe?). E' proprio per questa mentalità che in Italia la cultura è vista con un occhio cattivo e reputata inutile: tutta una questione di mediocrità e invidia, a mio avviso :) .

    C'è anche da dire, dall'altra parte, è vero che spesso gli studenti si annoiano quando gli viene insegnata la Divina Commedia o i Promessi Sposi, ma non credo che sia colpa delle opere in sé, quanto più del metodo educativo stesso, che non trasmette passione e insegna solo nozioni che si mandano a memoria e poi si dimenticano il giorno dopo l'interrogazione. Non ho i mezzi per dire come migliorare questa situazione; credo però che il problema culturale di cui sopra migliorerebbe se si facesse qualcosa in tal senso. Ma siamo in Italia: difficile che qualcosa cambi :( .

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    1. Le polemiche sulla Cristoforetti hanno rasentato l'assurdo, ma capisco che ognuno posti sui social quello che vuole. Mi spaventa quando certe affermazioni arrivano da telegiornali o organi di stampa...

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  3. Mi associo a questo sfogo così ben argomentato cara Tenar, indignandomi troppo spesso per la ricchezza culturale, in senso ampio, non sfruttata a dovere, in un paese che si fa presto a dire che potrebbe vivere di turismo, intanto non lo fa. Non sono di parte, non ho una formazione umanistica, ma quel poco che ho studiato, mi ha arricchita molto e poi ho sempre scelto di approfondire da me, in molti modi. Che tristezza e che grande cecità. Sandra

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  4. Manca l'educazione civica.
    Siamo un paese di ignoranti in senso doppio: ignoranti nel senso di "colui che ignora" (incolto) e ignoranti nel senso di arroganti maleducati.
    Il senso civico in molte parti d'Italia (prescindendo dalla classe sociale di appartenenza) è assente, c'è tanta superbia, menefreghismo e totale assenza di rispetto per gli altri, per l'ambiente e per le regole del vivere comune. La maggioranza pensa solo alla pancia propria e se ne frega degli altri, ed è disposta a infrangere ogni regola di buon vicinato e lealtà pur di ottenere il proprio tornaconto.
    É questa mentalità all'origine di tutto: se ci fosse educazione civica ci sarebbe anche rispetto e quando c'è il rispetto è difficile ipotizzare che uno apra bocca tanto per parlare, tanto meno se si tratta di offendere il suo prossimo. Invece c'è ignoranza e arroganza, ed ecco che l'ignorantone al quale rode perché deve pagare mezza tassa in più decide di prendersela con tutte le spese "inutili" (inutili a suo avviso ovviamente, ma essendo arrogante è convinto che sia l'assoluta verità) che dal suo punto di vista sono quelle che hanno a che fare con attività "inutili" (come sopra) quali letteratura, arte, scienze teoriche.
    Il guaio è che questa gente rappresenta la maggioranza nel nostro paese, infatti gli studenti a scuola (e tu lo saprai) spesso sono i primi a essere infastiditi dalle materie "inutili" come la storia, l'italiano e la geografia...

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    1. Credo che tu abbia proprio ragione.
      Mi spaventa, di queste polemiche, però non la critica in generale ma l'esplicito invito a non studiare determinate cose rivolto a chi, invece, lo vuole fare.
      Il liceo classico lo si vorrebbe chiudere non perché ha pochi iscritti (cosa per altro fisiologica per una scuola oggettivamente impegnativa) ma perché inutile. Così come le facoltà umanistiche o le scienze teoriche. Sarebbe preoccupante se, come dici tu, gli studenti non volessero più saperne, ma qui è ancora peggio: si accusano gli studenti che vogliono cimentarsi di buttare via delle risorse. In uno stato che ha meno laureati dei suoi vicini europei mi sembra molto, molto triste.

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  5. Sì è davvero sconfortante vivere in un paese pieno di bellezza, arte, cultura e terribilmente sottovalutato, non valorizzato e spesso denigrato. Quando poi con la solita mentalità pressapochista si comincia a danneggiare la scuola (tra l'altro il liceo classico credo dia la formazione migliore per qualsiasi facoltà umanistica e scientifica) è davvero avvilente. A volte evito di guardare certi telegiornali perché mi viene l'orticaria, solo che purtroppo non basta cambiare canale per cambiare l'Italia o almeno non farla peggiorare oltre.

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  6. Se si uniscono questo bombardamento psicologico pressapochista e un adolescente insicuro... ecco che viene fuori una bella scelta di liceo - o falcoltà - sbagliata. Non dico che rovini la vita, ma di certo complica alcune cose.

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    1. Pensa che a me avevano pubblicizzato Beni Culturali come la facoltà del futuro con la previsione di 50000 assunti da lì a dieci anni (giuro, ho ancora il volantino). Per questo non ho fatto la più banale lettere. Così adesso posso insegnare alle medie, ma non alle superiori, pur avendo sostenuto anche l'esame di letteratura greca...

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  7. Una decina di giorni fa sono stata convinta a partecipare a una convention di Amway, non so se sai cos'è. Al di là dei loro prodotti, che sono ottimi, sono rimasta inorridita dall'atteggiamento dello speaker.
    In primis, ha esordito dicendo che studiare non serve a niente.
    In secondo luogo, è uscita la frase "voi potete scegliere se essere dottori , ingegneri o persone di successo": bene, allora se hai l'appendicite fatti operare dai tuoi amichetti venditori, imbecille!
    La persona che mi ha portato lì giustificava queste affermazioni dicendo che lo speaker era straniero. Io invece ritengo che il suo intento fosse quello di sminuire la cultura per acquisire nuovi adepti.
    Poco dopo l'incontro ho discusso del mio disappunto con alcune persone. Una di loro ha detto: "A cosa serve scrivere in italiano corretto? L'importante è avere le basi della grammatica..."
    Beh, io pensavo che avere le basi della grammatica significasse proprio scrivere in italiano corretto. Che povera illusa!

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    1. Appunto, la cultura è inutile, l'importare è solo vendere e comprare. Ecco, io da questa filosofia sono proprio terrorizzata.

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    2. Personalmente penso che in un'epoca in cui qualunque informazione sia disponibile gratuitamente, grazie alle biblioteche fisiche e virtuali, l'ignoranza sia una scelta.
      E la cosa, sinceramente, mi terrorizza.
      Ho studiato al liceo classico e lo rifarei mille volte.

      P.S. A proposito, bello il tuo post sulla natura nel mondo classico. Solo che non so come commentarlo! :-D

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    3. L'illusione è proprio che, dato che la cultura è accessibile, non sia necessario avere basi specifiche. Così poi non si sa distinguere un articolo scientifico da uno che dice che è tutta colpa degli alieni...

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    4. Persino il mio capo, che è ingegnere, una volta ha detto che la cultura è troppo specifica e che dovremmo essere dei "tuttologi". Questo perché avevo difficoltà con un calcolo di pertinenza della contabilità...

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  8. Concordo su tutto. Secondo me c'è la volontà di creare un popolo ignorante. Una volta c'erano gli esami, adesso in alcuni contesti ci sono i quiz...
    Volevano anche togliere il latino nelle scuole, io invece lo rimetterei fin dalle medie.
    Noi potremmo campare col turismo, ma finché ai vari governi si alternano incompetenti e incapaci e finché si sperpera denaro per cose non necessarie, la situazione resterà questa.

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    1. Io non so se ci sia una precisa volontà di creare un popolo ignorante. E, ribadisco, se non c'è è pure peggio, perché contro la svogliatezza immotivata proprio non si può combattere.

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