lunedì 19 ottobre 2015

A cosa servono le regole di scrittura creativa

Devo essere affetta da qualche oscuro problema genetico che mi rende del tutto incapace di programmare i post del blog. Ormai non ci tento più se non a livello di meri appunti mentali. Tanto anche quelli finiscono accartocciati e buttati.
Il post di oggi nasce dai commenti seguiti alle mie osservazioni sul libro L'esorcista e in particolare dai commenti di Marina da cui è sorta una riflessione su cui avevo già fatto un post taaaanto tempo fa sul vecchio blog, che forse è il caso di rivedere e di correggere.

MA A COSA SERVONO LE REGOLE DI SCRITTURA CREATIVA DI CUI SONO PIENI I MANUALI?

Sostanzialmente a rendere un testo il più fruibile possibile.
Volendo proprio semplificare al massimo (mi perdonino teorici, grammatici e grandi letterati tutti), le possiamo dividere in tre grandi macroaree.

Regole di scrittura, ortografiche e sintattiche.
Servono a garantire una comprensione base. Che una parola abbia proprio quel significato, che "casa" sia casa e non "cassa", identificare chi compia l'azione, chi la subisca, quale sia l'azione e chi dice cosa. Seguirle permette a chi legge di capire un testo e di seguire il percorso mentale dell'autore. Non seguirle crea grossi fraintendimenti di base. 
Ricordiamoci il famoso "salva la nonna": "vado a magiare, nonna" NON equivale a "vado a mangiare nonna" che è roba per cannibali.

Regole di gestione della trama.
Studi approfonditi su un numero impressionante di narrazioni orali e scritte hanno mostrato che in qualsiasi luogo e in quasi qualsiasi epoca le narrazioni sono più facilmente comprese se strutturate in un certo modo. Si tratta, semplificando all'osso, della famosa e famigerata "struttura a tre atti" che si può girare, smontare e riassembrare più o meno all'infinito, ma quando si cerca di eliminarla del tutto sono guai. Stesso dicasi per le altrettanto famose e famigerate funzioni di Propp. Anche qui possiamo giocarci all'infinito, ma alla fine quasi in tutti i testi le troviamo e al 90% c'è il "ritorno a casa con l'elisir" (ho fatto un po' fatica a individuarlo, ma alla fine sì, anche nel La luna e i falò è presente)

Tecniche di gestione del testo narrativo.
Gestione del punto di vista, narratore e narratario, lettore ideale, gestione delle linee temporali etc.
Permettono al lettore di capirci qualcosa, aiutano lo scrittore a creare un testo fruibile.
Non sono scritte col sangue e col fuoco, ma, del resto, neanche le altre. Semplificano la vita a chi legge.

Se un testo è scritto in modo conforme alla grammatica, alle regole della gestione della trama e del testo narrativo sarà un testo fruibile e facilmente leggibile. 
Banalmente, il lettore capirà cosa c'è scritto e cosa lo scrittore voleva raccontare. 
Il testo sarà bello o brutto a seconda dell'abilità dello scrittore, ma almeno sarà chiaro.
Come nei temi "corretto, pertinente ma poco personale" è meglio di "buone le idee, ma trattazione confusa e piena di errori". Da prof nel primo caso do la sufficienza, nel secondo no.

MA È POSSIBILE SCRIVERE DEI BUONI TESTI INFRANGENDO QUESTE REGOLE?

Assolutamente sì!
La letteratura non è una scienza esatta. Non solo, a volte infrangendo volontariamente alcune regole si creano dei testi assai suggestivi.
I futuristi se ne fregano della grammatica, anche di quella base, anche dell'ortografia.
Saramago scrive i dialoghi come gli pare e i piace, di fatto come se non fossero dialoghi. Ha comunque vinto il nobel.
Tutto il flusso di coscienza va in direzione contraria rispetto alla scansione in tre atti classica.
L'Iliade, il più antico testo della letteratura occidentale, non segue la scansione in tre atti e se ne frega delle funzioni narrative, eppure sono millenni che viene letto e apprezzato.
Vi sono miriadi di autori che fanno quello che vogliono con il punto di vista, sabato ho citato L'esorcista, potrei tirare in ballo un sacco di mostri sacri, ma il primo esempio che mi viene in mente è Almost Blue di Lucarelli che truffa in modo bieco con la gestione del punto di vista.

In letteratura tutte le regoli sono frangibili, nel senso che possono essere infrante. Più ci allontaniamo dalla "norma", tuttavia, e più creiamo un testo respingente. La leggibilità e la fruibilità del nostro testo cala. Sta a noi autori decidere se la cosa ci stia bene oppure no.

Da millenni L'Odissea è più letta dell'Iliade, perché più fruibile, ci si perde meno nella lettura. Nell'Odissea è ben riconoscibile la struttura in tre atti (anche se intrecciata in modo non banale).
I testi futuristi non sono il massimo della fruibilità e un sacco di epigoni di questa strenua lotta alla grammatica sono finiti nel dimenticatoio perché risultavano di rara pesantezza.
Io amo molto Saramago, ma ammetto che la sua prosa ha la densità del plutonio. Personalmente non ho letto nessun altro che non segnali neppur minimamente i dialoghi.
Proust è notoriamente molto citato e poco letto.

Più ci allontaniamo da quelli che sono "gli standard" e più richiediamo attenzione al lettore. Difficilmente si proseguirà nella lettura di un testo respingente se questo non ha caratteristiche di eccezionalità.

TENAR E LE REGOLE DI SCRITTURA CREATIVA

Basta scavare un poco nel mio animo per trovare una vena di anarchia, tuttavia il mio consiglio sincero è di pensarci non una, non due, ma mille volte prima di buttare al macero le regole della scrittura narrativa.
Scrivere infrangendole è come sciare fuoripista, cosa che ogni anno causa un bel numero di incidenti. Prima di farlo sarebbe utile essere degli sciatori esperti. Stessa cosa con la scrittura. 
Qualcuno si è dannato per capire come rendere un testo il più comprensibile possibile al lettore. Ringraziamo il cielo di avere questa messe di informazioni e usiamola al meglio. Quando poi ce ne sentiamo pienamente padroni, possiamo anche sperimentare e lasciare le piste più battute.

Personalmente non so se mi sentirò mai così brava. Non è nei miei programmi vincere un nobel, né rivoluzionare la letteratura. A me già basta fare letteratura di intrattenimento ben congegnata. Pertanto, al momento, gioco secondo le regole, cerco di padroneggiarle al punto di non doverci più neppure pensare. Poi, un domani, chissà.

Voi cosa ne pensate?

36 commenti:

  1. Ma soprattutto: le regole VANNO infrante!!
    Il modo per rendere un testo comprensibile al lettore è renderci lettori di noi stessi... :)

    Moz-

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    1. Con consapevolezza, non tanto per fare. Se no non si capisce niente!

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  2. Credo che le regole di scrittura, oltre a rendere il testo comprensibile per il lettore, vadano un passo oltre, aiutando la storia a collegarsi al lettore dal punto di vista emozionale. Non solo comprensione, insomma, ma anche gradimento, o almeno un aumento delle sue probabilità. Se però dovessi dire in due parole a cosa servono queste regole, direi "a scrivere in modo più consapevole", anche se poi decidi di fare di testa tua. :)

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    1. Non avevo pensato al legame emozionale... E anche pensandoci non saprei, d'istinto direi che hai ragione, ma non so spiegare perché.
      Sono d'accordissimo per la consapevolezza, che secondo me è la base della scrittura. Se c'è quella, tutto si può fare.

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  3. Del tutto d'accordo. Penso a Picasso, che disse di averci messo tutta la vita per imparare a dipingere come un bambino (era lui, vero?). Le regole sono come le righe e i quadretti: dopo aver riempito tanti quaderni di astine si può anche scrivere a mano libera su un foglio bianco. Prima, al massimo, ci possiamo disegnare una patata :)

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    1. Una patata?! Scarparo, lei è troll e maniaco.

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    2. Regole di scrittura creativa è un bell'ossimoro.

      I manuali possono servire per struttura e trama, soprattutto per la letteratura di genere. Molti romanzi non di genere vivono su altre logiche. Il rischio di applicare un unico schema, valido in un campo, a qualsiasi narrazione traspare da molti interventi in rete, purtroppo. Ed è un eccesso di regolamentazione. :)
      Per esempio una struttura a tre atti non può essere considerata una regola valida per ogni narrazione. Funziona bene in certi casi, ma non in tutti.

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    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    4. Test di Rorschach, oggi, a casa Helgaldo :-P

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    5. Farfalla, pozzanghera, ippopotamo, pentadodecaedro, nuvoletta, sangue. :-D

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    6. @Michele: patata!? Quoto Hel! Maniaco!
      @ Hel: la struttura in tre atti è abbastanza pervasiva, in realtà, non a caso è stata individuata non dai linguisti, ma dagli antropologi, come punto di contatto tra narrazioni diversissime. Questo, ovviamente, non vuol dire che non se ne possa fare a meno!
      Troppi schematismi sono la morte della creatività. Qualche schema di base, però, può essere una rete di salvataggio. O, almeno, io la penso così. Può essere che il fare l'insegnante nuoccia un po' alla mia elasticità mentale...

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  4. Che le regole debbano essere sempre seguite, o viceversa necessariamente infrante per conseguire un determinato proposito (nello specifico, scrivere un testo narrativo) la trovo una visione semplicistica, e la polemica che ne nasce di conseguenza sterile.
    Le regole dovrebbero essere viste come un aiuto più che un'imposizione, e le eccezioni valutate caso per caso, ma se sono funzionali ben vengano. Le eccezioni stesse, quando sono fallimentari, danno però un'idea di quanto le regole siano utili. Chiamiamole indicazioni se questo ci fa sentire più liberi. Resto comunque dell'idea che prima di essere infranta una regola vada bene assimilata.
    Un ultimo appunto: queste sono regole empiriche, sono già insite nel nostro linguaggio, o sbaglio? Tra 2000 anni potrebbero essere del tutto diverse.

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    1. Sono d'accordissimo.
      Sul tuo ultimo appunto dipende.
      La grammatica è modulata sull'uso, cambia la lingua, cambia la grammatica, chissà come parleremo tra 2000 anni
      Le tecniche di scrittura semplificano la comprensione qui e ora, in futuro chissà.
      La struttura in tre atti, come scrivevo sopra, e le funzioni narrative sono state individuate dagli antropologi mettendo a confronto narrazioni diverse di gente e di epoca diversa. Alcuni pensatori cognitivisti ritengono pertanto che il nostro cervello sia fatto per recepire più facilmente narrazioni strutturate in un certo modo. Prendi il tutto, però, con beneficio d'inventario, ho letto qualcosa in merito, ma sono un'archeologa, non un'antropologa, né una linguista.

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  5. prendo appunti da tutto quello che hai scritto e dai commenti qui sopra

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    1. Sono contenta che ne sia uscita una bella discussione!

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  6. Grazie, Antonella, questo è un argomento che mi vede da un lato critica, dall'altro disposta ad accettare di avere un'opinione sbagliata. Non ho mai creduto fino in fondo alle regole famose della scrittura creativa, perché sono punti di riferimento, non imposizioni (come scrive Seme Nero), quindi valide ma non determinanti o necessarie. Però ammetto che per poter fare di testa propria uno scrittore debba prima padroneggiarle alla perfezione, dunque conoscerle innanzitutto. Sarebbe presuntuoso pretendere di essere capiti dal lettore se scrivessimo in un modo del tutto personale solo perché la creatività opera in totale anarchia.
    Anch'io trovo difficile leggere i dialoghi di Saramago che si prende la libertà di non identificarli con gli appositi segni e una volta ho letto Simone de Beauvoir in un testo completamente privo di punti e virgole,un flusso di pensieri continuo e illeggibile.
    Noi esordienti dovremmo andarci cauti. Forse non solo da esordienti! Uscire troppo dalle regole, poi, sembra quasi un capriccio perdonabile solo in capo al grande autore.

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    1. Infatti l'idea che volevo comunicare era quella: cautela. Non sono scritte col fuoco o col sangue, ma semplificano la vita allo scrittore, quindi, prima di far loro guerra, forse è meglio conoscerle e saperle applicare.

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  7. l'apprendimento di alcune regole, anni fa, è stato davvero illuminante, ora, dopo tanto esercizio, ne applico una buona parte e sono diventate un naturale automatismo. Io sono una grande fan dei corsi di scrittura creativa e relative regole. Sandra

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    1. A me a dire il vero piacerebbe osare di più, ma non mi sento abbastanza brava.

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  8. L'Iliade però non è un romanzo. Comunque sono d'accordo, il problema si pone quando l'autore infrange le regole perché non le conosce.

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    1. Parlavo in generale di narrazione. Lo studio delle strutture narrative, poi, è stato fatto in gran parte su narrazioni orali, fiabe ed epica.
      Il confronto tra Iliade e Odissea per certi versi è illuminante. Sono splendide entrambe, personalmente amo di più l'Iliade (almeno alcuni pezzi). All'esame di letteratura greca all'università, però, il prof era solito leggere un pezzo (di solito un paragone) e chiederci in che canto si trovasse. Tutti noi speravamo che uscisse l'Odissea perché è oggettivamente più facile muovercisi dentro, dato che ha una struttura più inquadrabile.

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  9. L'importante è fissare alcune regole imprescindibili, e di tanto in tanto... infrangerle. :-)

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  10. Il secondo commento sotto Scarparo era rivolto a tutti, non so perché è finito proprio lì...

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    1. Sei stato in ogni caso un ottimo animatore della discussione
      :)

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  11. Penso di non avere abbastanza competenza per infrangere le regole.
    Al massimo posso permettermi di sbagliare un paio di congiuntivi per rendere più realistici certi dialoghi nei bassifondi.
    Però ammetto che, in fase di prima stesura, mi piace divertirmi un po'. E per semplificarmi la vita, ho infilato tre atti in ciascuna delle tre sezioni del romanzo. In questo modo mi sembra di avere la narrazione un po' più sotto controllo (povera illusa!)...

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  12. Non mi ritengo abbastanza brava da potermi permettere di buttare le regole dalla finestra, anche se penso che un eccessivo attaccamento sia altrettanto dannoso.
    Spesso mi fisso così tanto con le regole di scrittura che produco roba illeggibile. Un esempio: sono ossessionata dalla gestione temporale. Se è notte, devo ribadirlo almeno quaranta volte in un capitolo, altrimenti non sono contenta. Ovviamente poi passo con il machete.
    Lo stesso discorso posso farlo con lo "show, don't tell". Va bene mostrare, ma se arrivo a dire quanti peli ci sono sulle braccia del mio personaggio e come si piegano al vento... Forse c'è un problema :)

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  13. Sono per il rispetto delle regole fondamentali, però so apprezzare gli autori che le sfidano e talvolta ci ho provato anch'io (il mio racconto "Iperbole" è impubblicabile su amazon perché implica giochi tipografici e un'impaginazione a colonne che è fattibile solo sul cartaceo).
    Opere come "Le onde" di Virginia Woolf o "Pedro Paramo" di Juan Rulfo hanno la loro ragion d'essere solo in quanto sfide alle regole narrative tradizionali.

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    1. Certo! Meno male che c'è chi le regole le ha infrante!
      PS: non conosco Rulfo, è tanto grave, vero?

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  14. Arrivo tardi ma ci tengo a ringraziare per le grasse risate che mi sono fatta con la storia della patata.
    @Ryo: attento a svelare così le tue risposte al Rorschach... ci vuole un attimo a rovinare una reputazione :D

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    1. Non è che posso tutte le volte dire macchia-macchia-macchia-macchia-macchia :D

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    2. hehehe, è vero, però dai.. "sangue"... è da manuale.. ti mandando subito la neuro a prenderti con la camicia di forza :D

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    3. Vero :D Come le domande alla visita militare... tanto lo sanno tutti che cosa si deve rispondere e che cosa no.

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    4. Niente "sangue"? Ops... Pipistrello?

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