lunedì 12 ottobre 2015

La giornata del camminare – la mia scrittura è fatta con i piedi


Ogni giorno è la giornata di qualcosa. A starci dietro si potrebbe fare un blog solo su questo, con un post a tema quotidiano. Ci sono giornate che hanno doppia o tripla dedicazione, come una volta si faceva con i santi e ognuno poteva scegliere quale quel giorno gli era più simpatico.

Ieri era la giornata del camminare.

Era probabilmente anche la giornata di molte altre cose, probabilmente più serie, ma era anche la giornata del camminare e io l'ho passata camminando.

È ormai 10 anni che Ecomuseo Cusius organizza Girolago, con passeggiate guidate alla scoperta del Lago d'Orta e dei suoi dintorni. Escursioni a passo calmo, in cui ci si ferma a visitare e a scoprire luoghi nascosti, a fotografare, senza l'ansia di arrivare prima o dopo, senza classifiche da esporre.

Ieri siamo partiti in cento da un paese che è forse a 5 minuti d'auto da casa mia. Il percorso era nuovo, anche per me che faccio parte dello staff. In quanto tale avevo un'aria saputa. Siamo a 5 minuti da casa mia. In questo paese ci ho anche insegnato. So tutto io.
In macchina si va da A a B e ogni deviazione è una perdita di tempo. A piedi, camminando, è il percorso ciò che conta. Vi sono scorci nascosti, monumenti semi dimenticati che stanno praticamente accanto alla strada asfaltata. Necessiterebbero una deviazione misurabile in una manciata di minuti, che però non ci sono mai.
E così mi sono trovata, immersa nei colori dell'autunno, a poche centinaia di metri dalla scuola dove ho insegnato a guardare a bocca aperta una pieve romanica ormai senza il tetto, uno di quei luoghi magici che sembrano richiamare fate e spade leggendarie.
Eppure io non solo quella deviazione non l'avevo percorsa mai, ma neppure conoscevo l'esistenza della chiesa. Come ignoravo la presenza del "masso delle streghe", dove pare si riunissero a congreghe certe signore. Né ero mai entrata nella chiesetta affrescata di un paese vicino, che pure tutti nella zona frequentiamo anche troppo, perché sede di una prestigiosa clinica riabilitativa e a tutti è capitato di doverci andare a trovare qualcuno. Mia madre c'è stata due mesi, al momento vi è ricoverata un'anziana zia, ma della chiesetta con i suoi affreschi del '400 neppure avevo sentito parlare.
Camminare, da soli o in gruppo, significa riapriopriarsi della terra in cui viviamo, ricreare un legame col territorio che non si limita all'abitare. Si impara a riconoscere l'odore peculiare del terreno e del luoghi, sentirne la storia direttamente sotto i piedi, sentire come una cosa viva il passaggio di chi è venuto prima di noi.

LA MIA SCRITTURA È FATTA CON I PIEDI
Più che di cuore e di cervello.
In un certo senso scrivo con i piedi.

Per anni ho praticato la corsa di resistenza, il mezzofondo a livello agonistico e ancora oggi mi piace correre. Mi rendo sempre di più conto, però, che tra impegni e tempo che passa potrei dover rinunciare alla corsa. Lo penso con rimpianto, sperando che non accada, o che accada il più tardi possibile, ma lo metto in conto. Non è un pensiero che mi provochi disperazione.
Rinunciare a camminare, invece, sarebbe come rinunciare a respirare.
È una mia impressione assolutamente ascientifica, ma il movimento del piede mi sembra che porti direttamente il sangue al cervello, ossigenando i neuroni. Mi bastano tre passi per calmarmi. Non c'è quasi pensiero triste che sopravviva a un quarto d'ora di passeggiata, anche in città, anche in condizioni non ottimali. Dopo mezz'ora, se non sono bagnata (nel rapporto con la pioggia sono molto gatto) sono in pace con il mondo.
E quando cammino penso.
Non alle cose che devo fare, non, ad esempio, alla spesa o alla verifica da preparare. Non c'è verso. Quando cammino penso a delle storie. Non so dove nascano, ma credo da qualche parte all'altezza del tallone. Ci deve essere nel mio corpo un ancora non studiato muscolo della trama che si sollecita con la camminata. Dopo cinque minuti di esercizio si attiva.
Non è sempre comodo avere il muscolo della trama nel tallone.
È una costante che mi si dica che sono stata salutata e non ho risposto. Non è maleducazione. Non è neppure, in senso stretto, disattenzione. È che non ero lì. Ero da qualche parte, in qualche altrove narrativo in cui filtrava appena un poco del paesaggio del reale e contingente.

Quando poi torno a casa, si tratta solo di mettere in ordine quella trama già pensata e chiudere in parole la storia.
Finché potrò camminare continuerò a inventare storie. È quasi involontario.
Io scrivo con i piedi.

18 commenti:

  1. Ah, chapeau! :)
    Avercene, di muscoli così... altro che palestra!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ho detto che produca buone trame o trame fatte e finite. Produce trame a getto continuo. Spesso pessime.

      Elimina
    2. Chi lo sa? Però lasciati invidiare percorsi, camminate e tallone "storico" ;)

      Elimina
  2. Beh, gli scorci nascosti e i monumenti dimenticati sono ottimi luoghi per ambientare qualche racconto fantastico. Senza contare "il masso delle streghe": sai che storie lì!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche realistico, sotto il masso delle streghe io già ci piazzavo un bel corpo di un assassinato...

      Elimina
  3. Camminare è di grande ispirazione anche a me, soprattutto se resto in silenzio. Che bella la pieve! Mi ha fatto tornare in mente San Galgano in Toscana, oppure Tintern Abbey. Ho una passione per le chiese con il prato per terra e il cielo aperto sopra, magari con tanto di stelle. :).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono davvero luoghi magici, anch'io rimango incantata ogni volta che ne scopro una.

      Elimina
  4. Anche per me camminare (ma anche guidare) è fonte di ispirazione. In entrambi i casi ci deve essere anche della musica, che trasporta le idee.

    Quando vado nella casa in Piemonte, sulle Langhe, faccio sempre qualcuno dei percorsi collinari predisposti con tanto di frecce e segnali. Alcuni durano anche 4 ore... E qui a Sanremo mi dedico soprattutto alle camminate (o pedalate) in pista ciclabile. Forse è meno selvaggio, ma il mare è meraviglioso, mi riappacifica con l'universo intero. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo ammetto, io odio guidare. Lo faccio solo per estrema necessità (ahimè, più volte al giorno) e al massimo posso ascoltare della musica, ma azionando freno e acceleratore il muscolo della trama non viene sollecitato.
      Invece per camminare va bene tutto, tu che hai il mare non caschi poi così male, credo.

      Elimina
  5. Mi accodo alla schiera dei pensatori erranti: camminare ormai è un piacere che difficilmente riesco a concedermi: si vive di corsa e bisogna andare forte. Anche al telefono non riesco a stare seduto, se non mi metto a girolzolare è come se le parole non uscissero :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi piace la definizione di "pensatore errante"!
      Una delle cose che mi piace di più della scuola in cui lavoro adesso è che il parcheggio se ne sta 800 metri a monte e bisogna salire e scendere a piedi. Ci sono colleghi che vivono la cosa come una maledizione, per me invece è il miglior modo per iniziare e finire la giornata scolastica.

      Elimina
    2. Io parcheggio la vespa a un metro dall'ingresso, quindi capisco benissimo i tuoi colleghi :D Comunque l'unico momento in cui riesco a entrare in quel "mood" è quando esco a correre la mattina. Non è come camminare, ma riesco a creare come una bolla di sapone (vabbè, facciamo uno scudo energetico ;-) ) per concentrarmi solo su un pensiero alla volta (che ti assicuro non è affatto banale :^) )

      Elimina
  6. Anche a me piace camminare (purtroppo dalle mie parti scarseggiano i luoghi suggestivi come quello che hai proposto). Non so se aiuti la mia scrittura, però provo a camminare quanto più possibile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me aiuta, anche quando il paesaggio intorno non è gran che

      Elimina
  7. A me succede quasi il contrario, rispetto a te. Sarà perché quando cammino sto quasi sempre insieme alla mia ragazza, e preferisco parlare con lei che pensare ad altro, ma è raro che l'ispirazione mi venga in giro, anche se qualche volta è successo (dopotutto, spesso camminiamo per luoghi molto suggestivi). Al contrario, a me le storie vengono in mente a risposo, la sera mentre, al buio, aspetto di dormire, oppure nei momenti morti della giornata, quando ho poco da fare. Sarò un caso unico :D ?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Evidentemente il tuo muscolo della trama non sta nel polpaccio!

      Elimina
  8. Anche a me capita di scrivere con i piedi, specialmente se cammino sola ascoltando musica con gli auricolari, ma le idee non si fissano nella memoria. Quando torno a casa sono già scivolate chissà dove. Devo trovare un modo di segnarle al volo, ho provato a registrare e scrivere note sul telefono ma fatico a recuperare l'entusiasmo contenuto nell'idea iniziale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Con la musica di fondo anche a me le idee scivolano via. Ho constatato che è la musica che mi distrae, senza ragiono meglio e in tutto si fissa di più.

      Elimina