lunedì 17 agosto 2015

Leggere da autori – scrittevolezze


Penso spesso, quando mi confronto con alcuni lettori forti, di non leggere abbastanza. 
Il fatto è che io con i libri perdo tempo. Quando finisco un libro che mi è piaciuto, quasi sempre lo ricomincio da capo. Oppure rileggo libri che ho già letto. Sento la necessità di fare immersioni retrospettive in questo o quell'autore, per vedere com'è cambiato nel tempo, quali invece sono rimasti i suoi punti fermi.
Leggo, ma, sopratutto, rileggo. Questa è, credo, la migliore e più economica palestra di scrittura, quello che mi tiene in costante esercizio. Leggere, ma leggere da autrice.

Una volta con il cuore, una volta con il cervello
Quando leggo per la prima volta un libro che mi prende, penso a una sola cosa: come andrà a finire?
Al diavolo tecniche, punti di vista, artifici linguistici, cosa succede dopo? E fazzoletto a portata di mano, perché la lacrima è sempre in agguato.
Non tollererei di leggere "per migliorare la mia scrittura" o "per studiare uno stile". Io leggo perché mi piace farlo, perché voglio immergermi in quella storia.
Poi posso sempre rileggere, allora può venir fuori tutto il resto, l'analisi, la retrospettiva, l'indagine. Ma mai uccidere una prima lettura con un occhio troppo critico.

Alla ricerca di emozioni, non di tecnica
Anche quando rileggo, non cerco la tecnica, ma le emozioni.
Cos'è che mi è davvero piaciuto? Perché mi ha colpito quel passaggio?
Se trovo una risposta al perché il passo più grande è fatto. Capire, prima di un testo, me stessa, perché quel dato testo ha fatto risuonare qualcosa di profondo nel mio animo. Cosa. Leggere con attenzione è quasi sempre una sorta di auto analisi, perché il primo oggetto d'indagine non è il testo, sono io. Le mie reazioni al testo. Non importa che sia un mostro sacro o un romanzetto, per prima cosa è necessario capire perché mi abbia colpito, perché "Il canto notturno di un pastore errante dell'Asia" di Leopardi mi incanta e le Operette Morali mi fanno addormentare è importante come capire perché nonostante tutto quella becera storia d'amore mi abbia commosso.
A volte la risposta mi porta lontanissimo dalla scrittura. Perché quella frase, quel personaggio, mi ricorda mio nonno e io ancora rimpiango di non aver conosciuto a fondo. Non ho imparato nulla sulla scrittura, ma qualcosa su me stessa. È già qualcosa, suppongo.
A volte, però, una volta capito quale corda dell'animo quel testo faccia risuonare, si può ragionare sul come.
Il come non è necessariamente una tecnica da manuale. Magari è un'applicazione particolare, anche una trasgressione da una tecnica. Guarda come imbroglia con in punti di vista Lucarelli in Almost Blue! Già, però funziona. Almost Blue è un maledetto grande inganno, gioca sporchissimo sulla tecnica, però ogni volta che lo prendo in mano mi emoziono. Proprio per questo vale la pena di vivisezionarlo un po' e capire anche perché i seguiti, scritti con altrettanto controllo, non emozionino neppure la metà.

Si impara di più dai libri imperfetti
Ho scoperto a mie spese che dalla perfezione è difficilissimo imparare. Perché tutto si incastra a meraviglia e non si riescono a scomporre le parti. I capolavori formano un tutt'uno di indecifrabile bellezza. Uno dei libri che ritengo più elegante, che per certi versi per me è la perfezione letteraria, è Memorie di Adriano. Ma non ho imparato nulla dalle continue riletture di Memorie d'Adriano. La scelta della prima persona, la ricerca linguistica e lessicale, la ricerca storica, il peso emozionale della confessione dell'imperatore morente... Mi piace tantissimo, Memorie d'Adriano, ogni volta che lo rileggo scopro qualcosa, ma rimane una sorta di monolite alieno, splendido, ma costruito con tecniche che mi sfuggono. Meno mi è piaciuto Come l'acqua che scorre, raccolta di opere giovanili di Marguerite Yourcenar. In racconto lungo Anna, soror... è sicuramente meno perfetto. Quindi più analizzabile.  Il quadro storico e l'ambientazione non si fondono alla perfezione con la vicenda narrata e proprio per questo intuisco quanto un'ambientazione perfettamente integrata nella narrazione possa essere vincente. C'è troppa distanza nei confronti dei personaggi e delle loro passioni proibite e represse. L'autrice tiene il freno a mano tirato e il racconto ne risente. Nelle imperfezioni di una grandissima si intravedono l'ordito e la trama della sua prosa e c'è spazio di apprendimento per il lettore.
Per certi versi ho letto con più attenzione Tempi Glaciali, di Fred Vargas, che ho recensito qualche giorno fa, perché per la prima volta ho visto delle imperfezioni nelle sue storie funamboliche e perfette. Posso sicuramente imparare di più da questo romanzo che dai miei preferiti.
Allo stesso tempo un libro mediocre con un unico aspetto davvero riuscito (un personaggio, la trama a orologeria, l'ambientazione...) è una manna dal cielo per un autore, perché può isolare il singolo elemento riuscito e studiarlo con calma.

Voi rileggete spesso? Cosa guarda il vostro occhio critico di autori?

14 commenti:

  1. Io rileggo quasi sempre. Preferisco la qualità alla quantità. Preferisco al termine della mia esistenza aver letto 3000 libri come si deve, cioè metabolizzandoli a fondo, piuttosto che averne letti 30.000 magari in modo frettoloso per fare a gara a chi legge più libri.

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    1. Sì, sono d'accordo. I miei libri che siano davvero miei, assaporati fino in fondo.

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  2. In realtà no, non rileggo spesso. Le ragioni per cui mi innamoro dei libri che leggo coincidono con le tue, ma poi, in me scatta una sorta di alchimia che mi fa chiudere l'esperienza in quell'arco di tempo in cui la vivo. Riprenderla sarebbe come rovinare quel momento, perché magari, nel frattempo, la mia prospettiva è cambiata, anche la mia predisposizione per quel tipo di storia. Sai, invece, cosa rileggo volentieri? I classici, perché risalgono ai tempi scolastici o poco più e ho piacere di riscoprire la narrativa che mi ha lasciato un bel ricordo, ancorché allora non compartecipato.

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    1. Io ho proprio bisogno di rileggere, a volte proprio di studiare dei libri, dei passi, capire fino in fondo il "come funziona". Questo non toglie che la prima lettura, quella emozionale, sia unica. Anche se a volte rileggo per il puro gusto di riprovare quelle emozioni, come riguardo fino alla nausea i miei film preferiti.

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  3. Rileggo con piacere dopo anni per ritrovare la magia. Nei libri altrui da autrice mi infurio principalmente per la sciatteria e quando la storia, anche promettente, non decolla. Apprezzo e cerco sempre l'originalità, nella trama e nel linguaggio, sono elementi abbastanza immediati, di solito non serve una rilettura, che, come ho detto, rimane una fonte di piacere, non di studio. Un bacio Sandra (tornata)

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    1. Io mi infurio poco, qualche volta, quando un libro delude le aspettative. A prima lettura sono completamente presa dal racconto, non riesco a fare alcuna valutazione, ce ne vuole sempre almeno una seconda per iniziare a capirci qualcosa...

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  4. Purtroppo per me è diverso: più imparavo le regole della scrittura e meno riuscivo a "spegnere il cervello" e concentrarmi solo sul libro(ma questo è un problema che va al di fuori del campo della lettura). Questo significa che ora praticamente guardo molto anche alla tecnica, oltre che alla trama, e sono bravissimo a trovare anche i più piccoli refusi. Ciò da una parte è avvilente, e mi chiedo ogni tanto se non sarebbe meglio tornare a quando i libri me li gustavo e basta; da un altro punto di vista però è meglio così, visto che questa sofisticazione mi consente di scrivere in maniera almeno decente (spero :P ).

    Per quanto riguarda la rilettura, non sono il tipo che lo fa spesso; più che altro mi piace rileggere quella manciata di romanzi che reputo tra i miei preferiti. Per esempio, ho riletto almeno cinque-sei volte il Silmarillion di Tolkien e almeno un paio la saga della Fondazione di Asimov (che sicuramente rileggero, un giorno non troppo lontano). Di norma però non rileggo, preferisco scoprire cose nuove :) .

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    1. Forse perché analizzi già in prima lettura. Io prima mi faccio trascinare, poi rileggo, ragiono, viviseziono.
      I refusi non li trovo comunque.

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  5. Non rileggo quasi mai, ma mi riprometto sempre di farlo. E' verissimo che dai difetti altrui si impara tanto, più che dai loro capolavori. E il momento in cui cerco di capire le mie reazioni alla storia è bello quanto leggere la storia, certe volte. :)

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    1. Secondo me si impara tantissimo dai libri imperfetti degli autori molto bravi, perché hanno quella sbeccatura che permette di entrare nelle maglie della loro prosa e vedere com'è fatta.
      E sì, capire se stessi mentre si sta leggendo è una delle cose più belle della lettura!

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  6. In gioventù rileggevo, ma poi mi sono accorta che c'è talmente tanta offerta che non ho il tempo per leggere tutto quello che vorrei, figuriamoci rileggere! Ma ultimamente risfoglio alla ricerca di certi passaggi (se non li ho segnati con matita e linguetta)... È comunque vero che è molto più facile imparare dagli errori, anche altrui, che dalla perfezione. Ma non è impossibile!

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    1. Io penso che da sempre, in tutte le arti, le imperfezioni, gli incompiuti e i lavori preparatori dei grandi siano estremamente didattici e ci diano davvero una spaccato della loro tecnica.
      E poi rileggere mi piace proprio, sia i capolavori che i libri che semplicemente mi sono piaciuti, come mi piace riguardare più volte uno stesso film!

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  7. In passato, rileggevo spesso. Adesso ci sono molti libri che vorrei riprendere, ma da quando bazzico Amazon ci sono sempre nuovi romanzi che attirano la mia curiosità. Prima di andare a Ischia, ne ho comprati una decina. E ora, nella wish-list, ne ho di nuovo 15... Da quando il kindle mi consente di ammortizzare i costi sono diventata compulsiva.
    In linea di massima, però, devo dire che riesco a concentrarmi contemporaneamente sulla trama e sulle questioni tecniche (Maria Teresa te lo può confermare), quindi spesso una sola lettura mi basta. Se necessario, prendo nota di particolari passaggi e poi torno ad analizzare quelli lì. Quindi, rileggerei i romanzi comprati qualche anno fa, quando ancora ero poco esperta e leggevo con uno sguardo differente. :)

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    1. Io appartengo alla categoria delle persone che quando legge si immerge completamente nella trama, dimenticandosi tutto il resto.
      C'è anche da dire che i libri che mi piacciono li voglio conoscere quasi a memoria, non proprio parola per parola, certo, ma devono arrivare a fare intimamente parte di me, da cui le continue riletture.

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