venerdì 5 febbraio 2016

Le nostre storie e il test di Bechdel – Scrittevolezze


Chi vive dal di fuori il mondo della scuola dubito sappia davvero cosa c'è dietro una pagella. Gli studenti immaginano gli insegnanti riuniti più o meno come in un meeting di cattivi di un film di Bond che malignamente sogghignano contando le insufficienze. Le realtà degli scrutini sono altre. Ci si riunisce, ci si interroga, si discute. Spesso i toni sono tra la psicanalisi e la seduta spiritica: "come reagirà il ragazzo a questo o a quel voto? Con quale scelta influiremo di più e meglio sul suo processo di crescita?". A volte insorgono delle preoccupazioni pratiche: "Io quella pagella non la consegno da sola alla famiglia, il padre di X non sarà contento e pesa due volte più di me!". A volte si discute più che animatamente. Ma mai si danno insufficienze a cuor leggero. E mai o quasi si fa in fretta. 
Non del tutto guarita dall'influenza oggi mi sono fatta gli scrutini di cinque classi. Avevo intenzione di fare un bel post, ricco e sentito, ma le forze un po' mi mancano. Come sempre faccio quel che posso.

Sapete cos'è il test di Bechdel?
Qui un bel post informativo.
Per i più frettolosi, la spiegazione made in Tenar.
Il test di Bechdel non è nulla di scientifico, nasce da un fumetto, ma è un semplice e veloce indicatore per capire se in una storia è stato dato spazio alle figure femminili.
In pratica una storia supera il test se:
– Tra i personaggi ci almeno due personaggi femminili con un nome proprio
– Le due donne parlano almeno una volta tra loro, ma non di un uomo (non importa se marito, figlio, amante o capo).
Insomma, una storia passa il test se due personaggi femminili importanti parlano tra loro di affari loro che non abbiano un uomo come argomento principale.

Il test di Bechdel NON  è un indicatore di qualità...
Un sacco di ottime storie non passano il test, che tra l'altro è nato da alcune battute di un fumetto, non da alti studi filosofici. Molte di quelle opere sono tra le mie preferite: Il signore degli anelli, Il nome della rosa, Il segno dei quattro, I tre moschettieri... Potrei continuare quasi all'infinito, ma sono stanca. Ho solo dato un'occhiata alla mia libreria.

... Ma dà un'idea dell'importanza che la storia attribuisce alle donne.
In pratica una storia che non supera il test è una storia che considera:
a) le donne in funzione degli uomini, e quindi solo in grado di parlare tra loro di uomini
b) le donne non importanti o non interessanti se non come funzioni narrative
c) le donne importanti come personaggi forti delle eccezioni che nel migliore dei casi non sono destinate a incontrarsi. 
In passato era praticamente impensabile, se non nei rari casi di storie scritte per un pubblico femminile, che una storia passasse il test. I personaggi femminili erano o funzioni narrative (la bella da salvare, piuttosto che il premio da raggiungere) o erano viste solo in funzione maschile (la moglie di, la figlia di, la fidanzata di, al meglio la segretaria di) o eccezioni e quindi sole.
Molto spesso anche nelle storie pensate per le donne, il cuore dei dialoghi dei personaggi femminili erano comunque uomini. 

Oggi le cose sono cambiate?
Ni.
Sicuramente le cose cambiano, ma vecchi pregiudizi permangono, anche nei luoghi più impensati. Immaginate i seguenti dialoghi: due manager d'azienda che parlano delle fluttuazioni di borsa. Un investigatore e il medico legale che parlano della vittima di un omicidio. Due chirurghi che discutono di un caso clinico. Un mafioso e un sicario che prendono accordi. Uno spacciatore interrogato da un poliziotto. Tutti dialoghi credibilissimi in una narrazione. Alzi la mano chi d'istinto ha immaginato due donne. Non è implausibile, anzi. Eppure spesso non ci pensiamo.
È curioso come nessun editor mai questionerebbe sul fatto che in un giallo l'investigatore, il giudici istruttore e il medico legale siano tutti e tre uomini, mentre se fossero tutti e tre donne direbbe probabilmente che non è plausibile. Anche se sappiamo tutti che ci sono giudici, detective e medici legali donne. Eppure avere tutte e tre queste figure chiave insieme femminili sarebbe quanto meno peculiare. Di sicuro una cosa subito notata. In effetti a me non viene in mente nessuna storia gialla in cui tutte le figure chiave della squadra investigativa siano donne. Se ce n'è già una forte è tanto. Se è la protagonista è un mezzo miracolo. Al suo fianco però al 99% dei casi ha il rude poliziotto tutto d'un pezzo con quale presto o tardi si crea tensione sessuale.

Le storie di Tenar e il test di Bechdel
Le mie storie sono le prime vittime del test di Bechdel.
Per tutto il comparto sherlockiano è pura utopia. Stiamo parlando di un'epoca in cui le donne non avevano diritto di voto, raccontata in prima persona da un personaggio maschile. Ogni volta che riesco a inserire un buon personaggio femminile grido al miracolo. Sono molto soddisfatta dei personaggi femminili del romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico e di Avventura a Parigi, ma in nessuna di queste due storie le donne si trovano da sole per parlare dei fatti loro.
Il problema è anche che il romanzo La roccia nel cuore non supera il test. I protagonisti sono uomini. Le donne vengono narrate per lo più quando interagiscono con loro.
Il romanzo che ho appena finito di revisionare supera il test, ma non è stato così ovvio. La protagonista è una lei, ma a conti fatti ho solo tre scene in cui delle donne parlano tra loro (non di uomini). È un giallo e, come dicevo prima, è difficile per molti motivi immaginare un giallo nell'Italia di oggi in cui tutte le figure chiave siano femminili. La protagonista stessa è guardata come un'eccezione in quanto donna e tutti i carabinieri graduati con cui si rapporta sono uomini. Vi sono (per fortuna) altri personaggi, testimoni, parenti delle vittime, amiche, con cui la protagonista si rapporta e di certo non sono solo propaggini maschili. Tuttavia mi fa ragionare il fatto che, se mai sarà pubblicato, questo romanzo sarà considerato "molto femminile", eppure in 450000 battute ci sono solo tre scene esclusivamente femminili. Sono molte di più quelle esclusivamente maschili.

Le conclusioni che non so trarre
Tutto ciò mi ha fatto pensare. Posto che il test di Bechdel non è un indicatore di qualità, mi ha colpito costatare sulla mia pelle quanto sia difficile e/o poco comune in una storia non necessariamente rivolta a un pubblico femminile avere più donne sole in scena che non parlino di uomini. I motivi sono molti. Alcuni hanno a che fare con la realtà della nostra società che vede ancora le donne minoritarie in certe posizioni. Altri hanno a che fare con la percezione che ci fanno ancora immaginare più facilmente uomini piuttosto che donne in determinate posizioni. Altri ancora sono più sottili. Se già molti lettori uomini diffidano delle storie scritte dalle donne, figuriamoci se sono interessati a storie cui gruppi di donne parlano dei fatti loro! Come se le storie femminili non potessero essere interessanti. Eppure noi donne leggiamo normalmente storie in cui gruppi di uomini parlano dei fatti loro (magari anche scritte da uomini) e lo troviamo normale.
Insomma, non sono arrivata ad alcuna conclusione, ma alcuni pensieri si sono messi in moto.
Di certo farò più attenzione a questo aspetto. 
Voi che ne pensate?
Le vostre storie superano il test di Bechdel?

43 commenti:

  1. Tendenzialmente non lo superano. Infatti, tempo fa, scrissi apposta un paio di raccontini per il blog, proprio per superare il test e provare a me stesso che ne ero capace. :)

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    1. Ecco è curioso che un autore uomo debba provare a se stesso di essere in grado di scrivere di donne che parlano tra loro non di uomini. Un'autrice donna non in grado di scrivere di due uomini intenti a parlare tra loro non di donne fa prima a darsi all'ippica.
      (Sia chiaro che non è assolutamente una critica a te, anzi, è solo che la cosa mi ha colpito, perché la trovo molto vera, ci sono autori che in tutta una carriera non hanno mai dovuto scrivere di due donne intente a parlare tra loro)

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    2. Com'è ovvio, in quanto uomo faccio meno fatica a "produrre" personaggi maschili. Il test, poi, è fatto a modo suo: protagonista di un mio romanzo è una coppia, che presenta un problema medico. Ci sono due dottoresse, che lavorano sul caso. Quando parlano di lui, il test non lo supero; però è incidentale: che sia lui o lei non cambia nulla (per i curiosi: le dottoresse parlano anche di lei, in altre scene - test superato, credo).

      La cosa mi fece pensare più che altro per colmare una mia mancanza: di cosa discutano i maschi "da soli" (e soprattutto dei tipi di relazione che instaurano) ne ho esperienza diretta. Delle donne non potrò mai averlo, a meno di spiare. :)

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    3. Anche questo è curioso, che ancora spesso uomini e donne vivano vite parallele.
      Non so. Io mi sono sempre "infiltrata" alla pari in gruppi maschili, tanto che parlano "delle donne", dimenticandosi di me... Il mio problema è piuttosto che anche con le mie amiche temo di non fare molti discorsi tipicamente femminili, siamo tutte piuttosto nerd e immagino che disquisire di cannibalismo rituale o di armi medioevali non sia prettamente femminile...

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  2. Domanda: non parlare di un uomo significa che non viene nemmeno nominato o che non se ne parla in termini amorosi o affettuosi?

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    1. Il test nasce da un fumetto, non è nulla di scientifico. Però penso che se, ad esempio, sia hanno due segretarie che parlano male del capo o due figlie che discutono del padre non sia comunque superato, perché le figure femminili sarebbero comunque viste come "in funzione di..."

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    2. Quasi tutti i miei racconti non lo passerebbero... tranne uno!
      E forse ho speranze per il futuro romanzo.
      Non sarà scientifico ma è una riflessione molto interessante da fare.

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    3. Sì, o, almeno, ha fatto pensare me. E pensare, di solito, fa sempre bene.

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  3. La mia blog novel il test lo passa alla grande, visto che la maggior parte dei protagonisti sono donne e anche se a volte parlano di uomini, spesso parlano di tutt'altro.
    Ma credo di passarlo senza difficoltà anche nel mio romanzo. Anche lì abbondano le figure femminili dotate di nome proprio e che parlano di varie cose.
    In realtà, se si eccettua me stesso, i primi personaggi a prender forma in un mio scritto sono sempre donne.

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  4. Non sapevo dell'esistenza di questo test.
    Siamo ancora lontani a una equa parità di ruoli nel sociale, ci sono, esistono, infatti una donna può fare: il poliziotto, il soldato, l'astronauta ecc. Restano però confinati sui diritti, non realmente nella nostra testa, non nell'immaginario e per giunta, ora, a mio avviso, c'è a livello mondiale un ritorno prepotente a vecchi schemi molto restrittivi.
    Proprio per questo, sto elaborando una fiaba, che ha come protagoniste un gruppo di donne, nella fiabe è un po' più semplice.
    Ovvio che le mie fiabe non andranno più in là del blog, però quando ho cominciato a scriverle ho proprio pensato a creare storie, dove il personaggio femminile non fosse una fatina barbiaeggiante, nella speranza di creare qualcosa che piaccia anche hai maschietti, cosa molo ma molto difficile, visto che conquistano solo me.
    Bellissimo post.

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    1. Trovo il tuo commento molto vero. Alcuni vecchi modi di pensare stanno tornando in modo preoccupante (o che, almeno, preoccupano me).

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    2. Cavolo!! Tenar mi sono scappati un paio di orrori ortografici. La mia mamma (Bisnonna Uffa) mi stava chiamando, e ho scritto in fretta prima di chiudere. Ahahaha è proprio da me!
      Comunque sì, io avverto aria di regressione, o per lo meno non stiamo progredendo.
      Il tuo post sul test, mi ha fatto ulteriormente riflettere. Noi donne non ci barrichiamo, accettiamo sia personaggi maschile che femminili. In genere leggiamo di tutto, guardiamo ogni genere di film, mentre per la maggior parte degli uomini non è così. Se c'è un personaggio femminile forte, stai pur certa che quel libro o quel film avrà un pubblico prevalentemente più femminile.
      Non si deve per forza di cose inserire personaggi che non centrano con il contesto, o che non va di scrivere. Ma riflettere sul perché no, è opportuno, soprattutto se ambientato hai nostri tempi.

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    3. Molto d'accordo.
      In realtà oggi come oggi i personaggi femminili forti ci sono spesso anche in storie molto maschili, ma spesso sono eccezioni e, in quanto tali rassicuranti. Del resto la figura dell'amazzone guerriera c'è sempre stata, ma va bene fino a che è una. Quello che mi spaventa è il permanere della divisione monto degli uomini/mondo delle donne e che se le donne devono in qualche modo interessarsi al mondo degli uomini, agli uomini non è richiesto (anzi!) il contrario. Ma è possibile che ancora non riusciamo a incontrarci da pari come semplici esseri umani?

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  5. Secondo me questo test dovrebbe essere usato come motivo per iniziare un riflessione, invece di essere applicato come se fosse un principio scientifico.
    Ci sono alcune storie in cui, per ragioni proprie del contesto, dare tanto spazio ai personaggi femminili risulterebbe forzato. Parlo ad esempio delle storie ambientate in epoche storiche in cui le donne non erano considerate (a meno che non si voglia parlare della condizione femminile all'epoca) oppure film tipo "L'attimo fuggente" che è ambientato in un collegio maschile (in cui i personaggi femminili hanno poco spazio perché appunto la maggior parte della storia si svolge all'interno della scuola).
    Però, nelle storie ambientate al giorno d'oggi o in mondi alternativi che non dovrebbero avere un impianto maschilista, ben vengano le storie che danno spazio al punto di vista dei personaggi femminili. Anche e soprattutto come avvocati, medici, astronauti, scienziate, guerriere ecc... cercando di stereotiparle il meno possibile. Ecco, in italiano non ci aiuta che i termini siano tutti maschili: ci vorrebbe una forma neutra, ma nella nostra lingua temo che suonerebbe malissimo.
    Insomma, secondo me inserire donne per forza solo per rendere una storia "politically correct" non è giusto. Ritrarre i personaggi femminili in modo realistico, invece, è molto auspicabile e spero che venga fatto sempre più spesso. Anche perché, secondo me, uomini e donne non sono così tragicamente diversi tra loro come alcuni li vogliono dipingere...

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    1. Il nome del test viene da un fumetto: alla faccia della scientificità!
      Ed è ovvio che non è un indicatore di qualità. Ci sono un sacco di storie che adoro dove non c'è neppure una donna importante (vedasi appunto, L'attimo fuggente).
      Semplicemente mi ha fatto riflettere.
      Il politicamente corretto non lo sopporto. Mi fanno sorridere certe serie americane come Criminal Mind in cui nella squadra investigative ci deve essere la quota rosa, la quota nera, la quota latina... Però è curioso come le donne siano spesso relegate a "storie per donne", mentre è del tutto normale che una donna legga e guardi "storie di uomini". Mi stupisce come il mio stesso immaginario fatichi a immaginare molte donne tutte insieme in ruoli importanti, così come noto che anche autrici donne, specie se scrivono per "pubblico misto" prediligano personaggi maschili, mentre il contrario è molto più raro.
      Insomma, nessuna conclusione, solo ragionamenti che si sono attivati e che volevo condividere.

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  6. La storia che sto scrivendo attualmente non lo supera, il che sarebbe peraltro difficile: è tutta narrata dal punto di vista di un protagonista uomo, quindi forse non si troverebbe in un dialogo tra due donne.Tuttavia, la co-protagonista è un personaggio femminile che ho cercato di rendere non stereotipato; è inoltre la figura più positiva dell'intera storia, meglio sicuramente del protagonista.

    Per il futuro ho inoltre in mente di scrivere una storia con una protagonista donna. Sicuramente quella potrà passare il test di Bechdel :) .

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    1. È ovvio che se abbiamo il punto di vista di un uomo è difficile avere in scena solo donne! Come si diceva non è un indicatore di qualità, anzi.

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  7. Molto interessante, da me, è noto, le donne trionfano per cui lo passano sto test di cui non conoscevo l'esistenza, ma essendo ormai bollata col rosa era pure facile. Sandra

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    1. Infatti secondo me il problema è che sei bollata come rosa, mentre in realtà fai commedia sofisticata di qualità che dovrebbe poter essere apprezzata da qualsiasi pubblico e non solo dalle donne.

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    2. Grazie per queste parole. Mio marito che figurati il rosa, l'ha bandito da casa persino sulla biancheria, apprezza i miei lavori. ps. grazie mille per le info su Delos, che ho passato all'agente visto che da contratto deve occuparsi anche di ciò. Sandra

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  8. Un post interessantissimo, anche sotto l'aspetto delle dinamiche scolastiche che io vivo un po' per interposta persona: una una cara amica che fa l'insegnante e spesso mi confessa di sentirsi in trincea nella sua scuola e qualche volta ha perfino paura (molti suoi studenti e studentesse sono quasi teppisti)...non è una che esagera. Tornando al test di Bechdel penso che i miei romanzi superino il test, il primo soprattutto, parla di una donna piuttosto indipendente e forse per questo poco amata dagli uomini. Anche il secondo a suo modo parla di donne, anche se c'è un protagonista maschile che ha una parte preponderante...

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    1. Sono più che convinta che non esageri!
      Al momento, per fortuna, no, ma è capitato anche a me di aver paura e anche di essere minacciata da una mamma per strada...

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  9. Donne che parlano dei fatti loro? No, non pervenute nei miei romanzi: nel primo, credevo di avere l'esempio adatto da fare, perché c'è una scena, che si svolge nelle toilette di un locale, in cui tre donne si ritrovano a parlare fra loro, ma... il fulcro della discussione ruota attorno a una figura maschile; in quello che sto scrivendo adesso i personaggi sono diversi, ma le interazioni sono tutte maschio/femmina, femmina/maschio.
    Non conoscevo questo test: interessante!

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    1. Non è un indicatore di qualità, però mi fa pensare il fatto che anche noi autrici tendiamo a non considerare interessanti scene in cui vi siano sole donne che discutono di qualcosa che non sia un uomo...

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  10. Questo test m'è piaciuto parecchio, anche se le mie storie prendono un bruttissimo voto nel test di Bechdel. Sigh! :-( C'è da dire a mia discolpa che, dovendo seguire la Storia, purtroppo le donne sono sempre state bistrattate in lungo e in largo, e ancora continuano a esserlo in molte parti del mondo. E questo si riflette nella narrazione.

    Però spero di rifarmi con il Libro III, tutto al femminile, dal titolo "Le regine di Gerusalemme". Le donne parleranno dei loro uomini e anche della lotta per il potere.

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    1. Allora attendiamo Le regine di Gerusalemme!
      :)

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    2. Già nel libro ii c'è una figura femminile sui generis,piuttosto inquietante. :-)

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  11. Questa Bechdel è una femminista? :D
    Credo di aver letto e scritto parecchie storie in cui non si verifica quella situazione, ma, caso strano, nel racconto che ho scritto e che vorrei vendere in self c'è proprio una situazione come questa: 2 donne, con nome proprio, che parlano al telefono e non di uomini, ma di affaracci loro (che non riporto nel racconto). Oh, yeah!
    Non sono d'accordo che una storia senza quella situazioni non dia importanza alla donna, altrimenti dovremmo fare la stessa considerazione sulla situazione contraria.
    Dipende dalla storia, dai.
    Quando hai scritto dello spacciatore interrogato da un poliziotto, io ho pensato a Beckett di Castle :D
    Ora darò uno sguardo ai racconti pubblicati nel blog per vedere quale storia passa il test.
    E forse ne scriverò in un post.

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    1. Infatti è solo uno spunto di riflessione. Viene da una battuta di fumetto in cui una delle protagoniste dice all'altra di non voler andare al cinema a vedere un film che non supera questo test, quindi nulla di scientifico.
      È solo un'occasione per fermarsi a riflettere su quante storie girino ancora in cui le donne sono solo viste in funzione dei personaggi maschili.
      Del resto sono pochissimi i romanzi che io abbia letto in cui non ci sono MAI in scena due uomini che discutono non di donne (forse l'unico che mi venga in mente è Orgoglio e Pregiudizio, ma non sono sicura che non vi sia neppure una scena simile, in Emma, sempre della Austen, penso ve ne siano...).
      PS: che bello che ti venga in mente Beckett alla voce "poliziotto".

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  12. A occhio e croce forse un paio di racconti, in tutto quello che ho scritto finora, passano il test.
    Non è una critica al tuo articolo, che anzi mi ha fatto piacere leggere e ha specificato più volte che non è un criterio di qualità; ma mi sembra che giudicare una storia in base a quante e quali donne presenta mi sembra un po' come giudicare il gusto di un pomodoro in base a quanti semini ha.
    Forse quello che mi disturba è:
    1) considerare un personaggio femminile come una donna vera copio-incollata in una storia. Confondere la rappresentazione con la realtà. Certi tipi di personaggio hanno personalità, ruoli, "colori" tali che rappresentarli in forma femminile facilita la caratterizzazione. Una donna vera non è una figura femminile, così come non è donna vera la modella di intimo sul mega-cartellone pubblicitario. Siamo prima di ogni cosa esseri umani, e tutto il resto, almeno secondo me, è in gran parte una costruzione a posteriori. Non capisco perchè sia "naturale" che i maschi si immedesimino/vogliano immedesimarsi più facilmente in personaggi maschili, e allo stesso modo le donne con i personaggi femminili. Forse non ci arrivo.
    2) investire la narrativa di aspettative etiche/ideologiche che secondo me non dovrebbe avere. Se vivo un mondo in cui le donne hanno poco potere, lo rappresento, e penso che l'arte non debba fare altro - invece che guardare quanto un romanzo sia politically correct, bisognerebbe guardare quanto è politically correct la realtà.

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    1. Certo che potrei rileggere i commenti prima di inviarli!

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    2. È solo una battuta tratta da un fumetto, però mi ha fatto pensare.
      È ovvio che se scrivo di Sherlock Holmes il test di Bechdel posso anche buttarlo dalla finestra. Ed è altrettanto ovvio che io considero gli esseri umani solo esseri umani. Proprio per questo mi irrito quando scopro che gli uomini non ritengono interessante leggere storie di donne o anche solo scritte da donne (questo lo dicono le statistiche, non io, purtroppo).
      Infine anch'io non amo il politicamente corretto, anzi. Come ho scritto non ho conclusioni da trarre, solo pensieri ancora in movimento. Immagino, però, che aumenteranno le mie produzioni riguardanti storie femminili.

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  13. Il romanzo in stesura sì, lo supera. Ma solo perché mi sto dannando l'anima affinché le energie maschile e femminili siano ben bilanciate. :)

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  14. Nessuna delle mie storie passa il test, credo, e sono ben consapevole della mia difficoltà a proporre figure femminili interessanti. Del resto anche nei film e nei romanzi altrui faccio fatica a trovarne, e così anche nella mia famiglia. Per questo incontrare una Lisbeth Salander è un conforto. Sarà anche estrema, ma un sapore definito ce l'ha, e Larsson riesce anche a farla sembrare credibile. Faccio molta fatica a dotare le mie figure femminili del carisma che vorrei.

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    1. Anch'io ho faticato parecchio a trovare una protagonista femminile che mi soddisfacesse. La cosa mi ha fatto molto pensare, perché se anche noi donne fatichiamo a raccontare le donne...

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  15. "In passato era praticamente impensabile, se non nei rari casi di storie scritte per un pubblico femminile, che una storia passasse il test."
    E che dire dei libri della Austen e delle sorelle Bronte, allora?
    Comunque il mio futuro romanzo sembra aver passato per un soffio il test. :)

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    1. La Austen e le Bronte sono autrici preziosissime proprio perché hanno sfondato un muro in tempi in cui sembrava impensabile

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  16. Be' io scrivo storie di donne per le donne, pensa se non dovessi passare il test... XD

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    1. :)!
      Il realtà a me fa un po' tristezza l'idea di scrivere di donne per donne, mi piacerebbe un mondo in cui ciascuno sceglie la storia che più gli piace e lo studio del target fosse impossibile, ma qui andiamo sull'utopia bella e buona.

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  17. Stavolta passo a pieni voti com laude... scrivo solo di donne dai caratteri ben definiti che interagiscono tra loro! :D

    Non conoscevo questo test, interessante!

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